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Rischio-Italia, gli investitori alzano le protezioni | Linkiesta.it
Il rischio Italia spaventa gli investitori. Oltre a Piazza Affari e ai Btp c’è di più. L’effetto più significativo delle ultime elezioni si è registrato sul mercato dei Credit default swap (Cds), i derivati finanziari che fungono da polizza assicurativa contro l’insolvenza di un emittente di titoli. I dati della Depository trust & clearing corporation (Dtcc), il cui database registra giorno per giorno il mercato globale dei Cds, lasciano poco spazio all’ottimismo. Per la prima volta nella storia sono stati superati i 14.000 contratti attivi di protezione sul debito pubblico italiano. Solo un anno fa erano meno di 10.000. A intimorire gli operatori è il quadro di ingovernabilità, unito a una recessione la cui portata non accenna a diminuire. E sullo sfondo c’è anche la preoccupazione nel caso di un riscadenzamento del debito italiano.
Cds sull’Italia sono destinati ad aumentare. Come spiega a Linkiesta un trader di Société Générale, «il rischio Italia è tornato a farsi sentire sui mercati finanziari ed è chiaro che, tanto nel breve quanto nel medio termine, gli operatori decideranno di comprare protezione sul debito italiano». Il motivo è semplice. L’appeal dei bond italiani sul mercato obbligazionario non è dato in calo, grazie soprattutto alla Banca centrale europea (Bce) e alla nascita delle Outright monetary transaction (Omt), il nuovo programma di acquisto di titoli di Stato sul mercato secondario. Gli investitori comprano ancora i bond italiani perché ritengono credibile la sorveglianza di Mario Draghi. Nel frattempo, tuttavia, si proteggono dal rischio insolvenza. Non esattamente il quadro migliore per l’Italia.
Il rischio Italia spaventa gli investitori. Oltre a Piazza Affari e ai Btp c’è di più. L’effetto più significativo delle ultime elezioni si è registrato sul mercato dei Credit default swap (Cds), i derivati finanziari che fungono da polizza assicurativa contro l’insolvenza di un emittente di titoli. I dati della Depository trust & clearing corporation (Dtcc), il cui database registra giorno per giorno il mercato globale dei Cds, lasciano poco spazio all’ottimismo. Per la prima volta nella storia sono stati superati i 14.000 contratti attivi di protezione sul debito pubblico italiano. Solo un anno fa erano meno di 10.000. A intimorire gli operatori è il quadro di ingovernabilità, unito a una recessione la cui portata non accenna a diminuire. E sullo sfondo c’è anche la preoccupazione nel caso di un riscadenzamento del debito italiano.
Cds sull’Italia sono destinati ad aumentare. Come spiega a Linkiesta un trader di Société Générale, «il rischio Italia è tornato a farsi sentire sui mercati finanziari ed è chiaro che, tanto nel breve quanto nel medio termine, gli operatori decideranno di comprare protezione sul debito italiano». Il motivo è semplice. L’appeal dei bond italiani sul mercato obbligazionario non è dato in calo, grazie soprattutto alla Banca centrale europea (Bce) e alla nascita delle Outright monetary transaction (Omt), il nuovo programma di acquisto di titoli di Stato sul mercato secondario. Gli investitori comprano ancora i bond italiani perché ritengono credibile la sorveglianza di Mario Draghi. Nel frattempo, tuttavia, si proteggono dal rischio insolvenza. Non esattamente il quadro migliore per l’Italia.