Le rassicuranti bugie di Draghi | Phastidio.net
Assai più prosaicamente, come vi spiegavamo ieri, i mercati stanno scontando un mutamento di scenario in Eurozona, che poggia su alcuni eventi. In primo luogo, i forti scostamenti negativi dagli obiettivi fiscali che pressoché tutti i paesi hanno fatto segnare implicano che il 2013 vedrà una pausa nel processo di consolidamento fiscale. I tedeschi sono d’accordo, dovendo arrivare con le minori turbolenze possibili alle proprie elezioni politiche, a settembre. Le condizioni per ottenere questo rinvio saranno con buona probabilità molto lasche, anche perché vi sono paesi, come la Francia, che già oggi possono vantare (almeno sul piano negoziale) una correzione strutturale del saldo di finanza pubblica che eccede l’obiettivo minimo.
Il nostro paese è in pareggio di bilancio corretto per il ciclo, quindi ha raggiunto in orario i propri obiettivi di consolidamento fiscale, oltre a disporre di un avanzo primario (eccedenza di entrate sulla spesa pubblica al netto della componente per interessi) che quest’anno dovrebbe collocarsi intorno al 3 per cento del Pil. Quanto al “pilota automatico”, esso è relativo soprattutto al fatto che dal primo luglio scatterà un aumento Iva. Se da un lato questo darà il colpo di grazia ai consumi del paese, dall’altro dovrebbe riuscire a produrre gettito fiscale aggiuntivo. Lo sappiamo, le cose potrebbero andare assai diversamente: ad esempio, il crollo di attività economica potrebbe essere tale che il gettito fiscale diminuirà anziché aumentare ma queste sono speculazioni, e comunque luglio è lontanissimo.
Non confondetevi, e non chiamate il dottor Pangloss per festeggiare, però: non c’è ancora alcun “contagio positivo” dai mercati all’economia reale. Lo ha ammesso oggi lo stesso Draghi. I tassi d’interesse sono ancora stratosfericamente elevati, in Spagna ed Italia,
dove è pure in atto un pesantissimo credit crunch su cui la Bce e la Commissione Ue dovrebbero fare una approfondita riflessione, prima che sia troppo tardi. Ma resta che, qui ed ora, non c’è acuzie di finanza pubblica ed i mercati restano tranquilli, dando prova della loro caratteristica miopia. Per panicare e vendere c’è sempre tempo, e comunque il cerino se lo becca sempre qualcun altro.
Sul piano del teatrino politico, questo significa che abbiamo di fronte un periodo non breve di stato confusionale, a cui anche l’ultimo arrivato partecipa attivamente, con i suoi stralunati proclami rivoluzionari, in attesa di andare a sua volta a fracassarsi sugli scogli della realtà. Prendetela come una bollicina spazio-temporale, l’ennesima, in attesa della resa dei conti.