scusate, ma io non ho capito una cosa fondamentale del metodo "Cipro".....quando dicono che i depositi sopra 100k€ son stati "tassati o tosati" intendono solo i soldi a conto corrente oppure han sequestrato e venduto a mercato anche il deposito titoli superiore a 100k€?
Perchè sinceramente se fossero solo i soldi cash che uno ha a conto corrente allora non c'è da preoccuparsi basta investire la parte eccedente i 100k€ che va a finire nel Monte dei Titoli e quindi non sequestrano proprio nulla.
Qualcuno quindi mi dice priam di spaventare o spaventarsi a Cipro se han toccato solo i soldi cash oppure han sequestrato il Monte dei Titoli cipriota e han venduto a mercato i BUND tedeschi per esempio poichè il deposito titoli era maggiore di 100k€. Grazie
Il deposito titoli per me è sacro, mentre il conto corrente sinceramente solo un folle terrebbe piu di 100k€ liquidi al massimo li parcheggia in CTZ o BOT semestrali e li affida al Monte dei Titoli ma non alla banca
cmq aspetto una delucidazione riguardo il metodo Cipro
Posto per intero l'articolo non certo per creare allarmismo ma, per avere una visione più chiara, basandosi anche su una ripartizione della ricchezza
e degli investimenti degli italiani. Di congetture se ne possono fare infinite,
il buon senso per far fronte ai ns. problemi è uno solo e, perdonatemi l'ironia ma, quale occasione migliore dell'attuale, con 10 "saggi" a disposizione per l'Italia?
"MARTEDÌ 26 MARZO 2013
LA SALVEZZA E' SOLO FUORI DALL'EUROPA. DELLE BANCHE AL POTERE
Leggetevi questo Dagoreport, appena sfornato, scritto da qualche "bene informato".
La filosofia che l'ispira è proprio quella "tuteliamo le banche a spese dei correntisti". E dei risparmiatori privati. Perchè comunque, dicono, c'è da preservare la permanenza dell'euro..altrimenti l'inflazione ci mangia i capitali! L'inflazione???
Dissentiamo fieramente da questa impostazione inesatta e terroristica che ipotizza implicitamente un'inflazione superiore al 20% nella fase post-euro; perchè, se fosse altrimenti, com'è in effetti attendibile ritenere, si dovrebbe convenire che conviene uscire dall'euro.
Ed infatti, noi sappiamo che la svalutazione della moneta e la conseguente inflazione non coincidono nella misura. Nel 1992, addirittura, dopo una svalutazione complessiva di circa il 20%, l'inflazione diminuì.
Anche ammesso che le condizioni dei costi di impresa, non certo per il fattore lavoro peraltro, siano oggi differenti, sia in termini di competitività finanziaria e tecnologica (di impianti irreversibilmente dismessi o obsoleti per il blocco degli investimenti) che di andamento dei costi energetici (il cui trend ora non è però caldo, mentre il dollaro non ci tiene affatto a rafforzarsi, anzi), il pass-through potrebbe andare da 0,1 a 0,3, secondo le tesi statisticamente più credibili.
Ma quello che è da temere è che le banche siano sempre più al governo: in assenza di ciò, senza ricorrere a nessuna patrimoniale straordinaria, basterebbe fare una rapida riforma con la riseparazione delle banche commerciali dalle banche finanziarie-merchant di investimento e nazionalizzare le prime. Costerebbe molto meno. Specialmente se uscissimo dall'euro e potessimo ricorrere alla spesa pubblica in tal senso, emettendo liquidità con una politica monetaria al servizio dei cittadini in quanto riconquistata al governo.
E col parallelo collocamento del debito di nuova emissione presso la stessa Banca d'Italia, ente pubblico strumentale, ad alta expertise tecnica, ma soggetto all'indirizzo politico stabilito in Costituzione. Cosa che consentirebbe anche di allentare da subito gli oneri fiscali e previdenziali sul lavoro, contando sull'aumento di gettito determinato da una rapida espansione di occupazione e fatturati (cioè della base imponibile).
Ma il Dagoreport ci conferma molte cose e ci indica una direzione purtroppo probabile dell'azione di governo nelle prossime settimane. Sottolineando anche la alta opinabilità dello stesso rischio di default e della capacità risolutiva di una siffatta patrimoniale pro-banche, il cui gettito non sarebbe idoneo, se correttamente calcolato, ad abbattere il debito sotto il 100%.
Il debito pubblico in mano alle famiglie è infatti meno del 9% del totale, mentre le attività finanziarie, in liquidità e titoli, ammontano, inclusi i titoli del debito, in totali 3242 miliardi di euro (dati Bankitalia 2010). Precisamente la composizione è questa:
La base imponibile lorda...include le seguenti tipologie:
1) obbligazioni private, titoli esteri, prestiti alle cooperative, azioni, partecipazioni e fondi comuni di investimento (44,2% del totale);
2) contante, depositi bancari e risparmio postale (29,8%);
3) titoli in debito pubblico (5,3% del totale).
Da questa base saranno da scorporare sia i fondi di investimento, sia i "prestiti alle cooperative" (art 45 e 47 Cost.) che, ragionevolmente, le "azioni e partecipazioni" di controllo, cioè titoli non detenuti per investimento (altrimenti avremmo delle espropriazioni di imprese e abbassamento delle garanzie del credito).
E non avrebbe senso procedere al taglio del valore patrimoniale dei titoli del debito pubblico per i soli residenti.
Insomma con le cifre non ci saremmo, dato che gran parte di questo attivo delle famiglie non sarebbe economicamente liquidabile o non legittimamente assoggettabile a un prelievo.
Resterebbe quel 30% circa di contante e depositi bancari e risparmio postale, che, unito a parte delle azioni e obbligazioni di investimento, darebbe luogo, all'aliquota massima del 20%, ad un gettito approssimativamente di 195 miliardi. Facendo scendere il debito, diciamo per essere "ottimisti", a qualcosa di più di 1800 miliardi, pur sempre ben al di sopra del 100% del PIL.
Ma in compenso avremmo una recessione fortissima, perchè il PIL verrebbe inciso per 190 miliardi con un moltiplicatore di circa 1, il che porterebbe nel solo anno di prelievo, una recessione aggiuntiva di 12/13 punti di PIL (con un totale oltre i 14 punti)! Una recessione che provocherebbe, per sicuro crollo dei consumi, disoccupazione alle stelle e drammatico calo del gettito anche negli anni successivi. Cioè recessione galoppante alla "greca". E che rimanendo nell'euro, sarebbe oggetto di pretese di "cura" mediante violenta austerity aggiuntiva. Tanto per cambiare. Insomma, un suicidio. Per salvare le banche.
Del Dagoreport vi riproduco i passaggi essenziali:
"Il governo Monti ha garantito (alle banche tedesche e francesi) il rimpatrio del debito pubblico italiano su investitori domestici (Banca d'Italia, banche commerciali e privati), sollevando le banche e gli investitori europei dai rischi di un default del paese.
Il default dell'Italia si trasformerebbe in una patrimoniale sui residenti italiani (banche e privati), con l'aggravante del default a catena di tutte le istituzioni bancarie estere che ancora hanno posizioni creditorie nei confronti delle banche italiane.
La soluzione "cipriota", con una tassazione dei patrimoni (liquidità e titoli) dell'ordine del 15/20% permetterebbe di evitare il default delle banche italiane, di preservare il diritto alla permanenza nell'Euro, di abbattere il debito pubblico al di sotto del 100% del PIL, di diminuire la spesa per interessi sul debito pubblico e di abbattere l'imposta media sul PIL.
Una soluzione simile fu prospettata da Alessandro Profumo a settembre del 2011 ed era probabilmente il compito di Mario Monti al momento della nomina a Primo Ministro nel novembre dello stesso anno.
Assomiglia molto alle proposte di Beppe Grillo sul default dell'Italia sul debito (almeno per gli effetti sull'economia) quando lui dichiara di non promettere facili arricchimenti ma anzi periodi di consapevole povertà, con la sola differenza che la ventilata uscita dall'Euro come proposta base per il ritorno alla sovranità monetaria sembra giustificata esclusivamente dalla necessità di battere moneta sovrana, presupposto per il ritorno a momenti di ulteriore distruttiva inflazione monetaria.
L'Italia è, insieme alla Germania, uno dei pochi paesi al mondo con avanzo primario. L'avanzo primario consistente (ed il miglioramento dello stesso) sono la garanzia di solvibilità sul debito pubblico, a condizione che questo non superi determinati livelli.
La riduzione del debito pubblico attraverso prelievo forzoso porterebbe un rapido peggioramento delle condizioni economiche ma garantirebbe una veloce uscita dalla costante situazione di insolvenza imminente in cui si trova il paese, grazie alle enormi risorse ancora presenti nel sistema industriale del paese."
Pubblicato da Quarantotto a 20:38
Tratto da:
Orizzonte48: LA SALVEZZA E' SOLO FUORI DALL'EUROPA. DELLE BANCHE AL POTERE
http://www.dagospia.com/rubrica-3/p...anche-nostrane2-il-governo-monti-ha-53075.htm