Letture
C'è stato un tempo in cui le obbligazioni erano scritte in genovese, i banchieri internazionali parlavano toscano, i broker assicurativi sottoscrivevano polizze in veneziano. Era il tempo in cui gli italiani – pur suddivisi in tanti stati spesso in guerra fra loro – insegnavano al resto del mondo come accedere al credito senza incorrere nei fulmini ecclesiastici sull'usura, come consolidare il debito pubblico, come far fruttare i risparmi e come evitare di farsi rovinare da un naufragio. Era il tempo in cui un rapinatore finiva decapitato e fatto a pezzi; in cui il fallimento di una banca gettava sul lastrico centinaia di famiglie; in cui gli italiani – chiamati indistintamente lombardi e considerati sordidi usurai – incorrevano nelle ire dei re e nell'indignazione dei popoli, pesante fardello che sarebbe in seguito passato sulle spalle degli ebrei. Era la fine del Medioevo e l'inizio dell'Età moderna, quando i banchieri per lasciare ai posteri un buon ricordo di sé finanziavano i più illustri artisti della loro epoca: gli Scrovegni chiamano Giotto a Padova, come faranno vent'anni più tardi i Bardi e i Peruzzi nella fiorentina basilica di Santa Croce, e i Medici trasformano Firenze uno dei più importanti scrigni d'arte dell'umanità intera. L'Italia dà alla finanza moderna quasi tutti gli strumenti di cui ancora oggi ci serviamo: l'assegno, la girata, lo scoperto e, passando per la chiocciola di internet, la partita doppia, codificata da Luca Pacioli, un geniale matematico in saio francescano amico di Leonardo da Vinci.
Genova, Lucca, Siena, Firenze, Venezia e poi ancora Genova: sono queste le tappe dell'evoluzione bancaria, in un triangolo d'oro che unisce Liguria, Toscana e Veneto. I genovesi, forse i più geniali di tutti, danno il là a procedure che saranno in seguito sviluppate dagli altri. Ma quando già la finanza stava attraversando le Alpi e cominciando a parlare tedesco e olandese, nell'attesa di imparare l'inglese, proprio i genovesi diventano i tesorieri del re di Spagna e ne amministrano le enormi, favolose ricchezze provenienti dal Nuovo Mondo.
Lombard Street a Londra, rue des Lombardes a Parigi, Lombardenvest ad Anversa, la casa dei genovesi a Bruges, testimoniano ancor oggi il ruolo avuto dagli italiani; Michelangelo, Raffaello, Tiziano e Tintoretto non ci avrebbero lasciato i capolavori che conosciamo se alle loro spalle non ci fosse stato il denaro dei banchieri del Rinascimento.
Alessandro Marzo Magno - L'invenzione dei soldi