Titoli di Stato Italia Trading Titoli di Stato

In agosto le banche italiane hanno iniziato mostrare un comportamento senza precedenti per le fasi di tensione finanziaria sul Paese. Anziché comprare titoli di Stato mentre gli altri investitori vendevano, in modo da contrastarne la tendenza, gli istituti si sono uniti alla corrente. Si sono alleggerite di debito pubblico dell’Italia, anche a costo di contribuire all’aumento degli interessi a carico del Tesoro: in agosto l’esposizione del sistema creditizio nazionale, pur restando elevata, è scesa di quasi nove miliardi (in base all’ultimo bollettino «Moneta e banche» di Banca d’Italia). In altri termini, nel momento di bisogno da parte del governo, per la prima volta le banche hanno iniziato a praticare un’implicita forma di graduale separazione dai suoi destini. Di rado era successo in precedenza. Nel 2011 o nel 2012 e di nuovo nei primi mesi della fase di instabilità apertasi a maggio con la prima bozza del «contratto» M5S-Lega, gli istituti si erano mossi in direzione opposta. Avevano cercato di collaborare con le autorità. La loro esposizione sul debito pubblico era salita di 11 miliardi in maggio e di altri 17 in giugno, proprio mentre i titoli del Tesoro erano colpiti da un’ondata di vendite dall’estero con crolli dei prezzi che portarono i rendimenti a dieci anni a esplodere...
Manovra, ritocchi sui titoli di Stato. Le banche studiano un paracadute contro l’effetto spread Corsera/Fubini
 
Roma, 16 ott. (askanews) - Nonostante il deficit al 2,4 per cento del Pil quest'anno, nel progetto di Bilancio inviato all'Ue il governo prevede una discesa del debito-Pil sul triennio in esame, anche a riflesso degli ipotizzati "proventi da dismissioni ed altre entrate afferenti al Fondo di Ammortamento del Debito Pubblico, pari a 0,3 punti di Pil all'anno per il periodo 2018-2020".

"Tenuto conto di tali introiti - si legge - nello scenario programmatico la discesa del rapporto debito-Pil è attesa pari a 0,3 punti quest'anno, e quindi 0,9 punti nel 2019, 1,9 nel 2020 e 1,3 nel 2021. Il rapporto scenderebbe dunque dal 131,2 per cento del 2017 al 126,7 nel 2021".

Nelle tabelle allegate il debito-Pil viene indicato al 130,9% nel 2018, 130% nel 2019, 128,1% nel 2020 e 126,7% nel 2021.

Yahoo fa ora parte di Oath
 
Roma, 16 ott. (askanews) - Nel progetto di bilancio inviato all'ue il governo prevede una crescita economica "dell'1,5 per cento nel 2019, dell'1,6 per cento nel 2020 e dell'1,4 nel 2021. Il livello del Pil nominale nello scenario programmatico - si legge - è sensibilmente superiore a quello tendenziale lungo tutto il triennio di programmazione".

"La crescita del Pil nel prossimo triennio - afferma ancora il documento - sarà trainata dalla domanda interna e da una ripresa delle esportazioni dopo il marcato rallentamento subìto quest'anno".

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marketinsight.it - CINA - A SETTEMBRE PREZZI AL CONSUMO E ALLA PRODUZIONE IN LINEA CON LE ATTESE
L'ufficio di Pechino ha rilevato, per il mese di settembre, un
incremento dei prezzi alla produzione par al 2,5%, come si
attendeva il consensus. L'inflazione, ad agosto, era stata pari
al 2,3 per cento. L'indice dei prezzi alla produzione è invece
salito a settembre al 3,6% annuo, dopo il +4,1% di agosto.
Superate di poco [...]
Leggi la notizia sul sito marketinsight.it Buon giorno
 
Roma, 16 ott. (askanews) - La disoccupazione in Italia calerà sotto il 10 per cento il prossimo anno e, nel progetto di bilancio inviato all'Ue, il governo prevede che continui a scendere fino all'8,6 per cento nel 2021. "Il miglioramento dell'attività economica è atteso produrre i suoi effetti anche sul mercato del lavoro. Gli occupati - si legge - aumenteranno in media dell'1,1 per cento nel triennio 2019-2021 e il tasso di disoccupazione è atteso ridursi gradualmente fino a raggiungere l'8,6 per cento a fine periodo".

"La crescita della produttività (misurata sugli occupati) è attesa in aumento dello 0,5 per cento nel 2019 - afferma ancora l'esecutivo - per poi rallentare lievemente negli anni successivi. La dinamica del costo del lavoro resterà contenuta, di conseguenza il costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP), è atteso decelerare nel 2019 allo 0,9 per cento per poi aumentare lievemente poco sopra l'1 per cento".
 

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