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Ma Gianni Zonin non vi ricorda Trump?

Si sapeva che la vicenda dei bail-in avrebbe avuto un lungo strascico. E in questo numero sul Veneto non poteva mancare un’incursione in questo dramma fatto di imbrogli, ingenuità, suicidi e soldi bruciati dove però occorre fare anche dei distinguo. E in questo ci aiuta il giornalista del Corriere della Sera Stefano Righi, autore del libro Il grande imbroglio.

Le ferite dei risparmiatori fregati dalle sei banche fallite negli ultimi tre anni bruciano ancora, ma lontano dalle telecamere. Ne è riprova la burrascosa riunione romana dello scorso mercoledì al MEF tra il Ministro del rapporti col Parlamento Riccardo Fraccaro (M5S), il sottosegretario Alessio Bellarosa (economia) e i rappresentanti dei risparmiatori coinvolti, che hanno definito le attuali norme sui risarcimenti un “pantano legale”, un “campo minato

Già, la morale delle due banche venete è che ciascuna voleva diventare la più grande per gareggiare alla pari con le nazionali, ma alla fine si sono scassate a vicenda diventando boccone del pesce più grande, Intesa San Paolo, che le ha comprate per la simbolica e beffarda somma di un euro. Non è un po’ la stessa fine che stanno facendo alcune aziende venete azzannate dai cinesi, tipo la trevigiana Permasteelisa o il caso De Longhi?

Per risponderti sul parallelismo tra credito e industria devo fare un breve excursus storico. Il Veneto fino alla fine dell’800 era pura campagna; poi andò incontro a un’industrializzazione portentosa e l’arricchimento si fondava su due basi: il lavoro, tanto e ben fatto, e l’evasione fiscale. Questo ha portato al boom degli anni Novanta, dove il Veneto esportava quanto la Grecia. È però mancata cultura d’impresa; molto spesso c’erano aziende povere, ossia non patrimonializzate, controllate da imprenditori ricchi. Di imprese davvero grandi se ne contano poche – Benetton, ma è un caso mondiale – e il confronto con i mercati ti impone giocoforza di avere una certa massa critica oltre a sane e robuste capacità manageriali. Per esser chiari: oggi il principale brand veneto è il prosecco, ma la produzione attuale riesce malapena a coprire la metà di quello che uno dei principali importatori cinesi vorrebbe e potrebbe ordinare
 
Ma Gianni Zonin non vi ricorda Trump?

Si sapeva che la vicenda dei bail-in avrebbe avuto un lungo strascico. E in questo numero sul Veneto non poteva mancare un’incursione in questo dramma fatto di imbrogli, ingenuità, suicidi e soldi bruciati dove però occorre fare anche dei distinguo. E in questo ci aiuta il giornalista del Corriere della Sera Stefano Righi, autore del libro Il grande imbroglio.

Le ferite dei risparmiatori fregati dalle sei banche fallite negli ultimi tre anni bruciano ancora, ma lontano dalle telecamere. Ne è riprova la burrascosa riunione romana dello scorso mercoledì al MEF tra il Ministro del rapporti col Parlamento Riccardo Fraccaro (M5S), il sottosegretario Alessio Bellarosa (economia) e i rappresentanti dei risparmiatori coinvolti, che hanno definito le attuali norme sui risarcimenti un “pantano legale”, un “campo minato

Già, la morale delle due banche venete è che ciascuna voleva diventare la più grande per gareggiare alla pari con le nazionali, ma alla fine si sono scassate a vicenda diventando boccone del pesce più grande, Intesa San Paolo, che le ha comprate per la simbolica e beffarda somma di un euro. Non è un po’ la stessa fine che stanno facendo alcune aziende venete azzannate dai cinesi, tipo la trevigiana Permasteelisa o il caso De Longhi?

Per risponderti sul parallelismo tra credito e industria devo fare un breve excursus storico. Il Veneto fino alla fine dell’800 era pura campagna; poi andò incontro a un’industrializzazione portentosa e l’arricchimento si fondava su due basi: il lavoro, tanto e ben fatto, e l’evasione fiscale. Questo ha portato al boom degli anni Novanta, dove il Veneto esportava quanto la Grecia. È però mancata cultura d’impresa; molto spesso c’erano aziende povere, ossia non patrimonializzate, controllate da imprenditori ricchi. Di imprese davvero grandi se ne contano poche – Benetton, ma è un caso mondiale – e il confronto con i mercati ti impone giocoforza di avere una certa massa critica oltre a sane e robuste capacità manageriali. Per esser chiari: oggi il principale brand veneto è il prosecco, ma la produzione attuale riesce malapena a coprire la metà di quello che uno dei principali importatori cinesi vorrebbe e potrebbe ordinare
La mia personale opinione spassionata e che non ho legato al dito e mai taciuto ma che ha accresciuto la mia esperienza,anche nelle vita privata e di investitore in borsa,parlandone in famiglia e creare un bagaglio per non ripetere più l'errore MIO e mai attribuito al caso (Fonsai 2012 perso un 3% del capitale ed unico neo negativo in trenta anni di borsa)..anche a partire da Lehman,nonostante abbia recuperato tutto in poco meno di due anni.Noto che in questi casi "azionari" la prognosi è nefasta ed come è capitato a me ho dovuto pagare le spese dei miei legali ma se non mi fossi appellato chiudendola li mi avrebbero lasciato segni ben più pesanti..o magari avrei vinto chissà ma la posta in gioco era troppo alta!.Penso spesso ad una mia amica delle parti di Vicenza che ha perso "tutti" i soldi con azioni ed alla mia domanda ,ma perchè li avete messi tutti li?Lei ha risposto che si fidavano di quei quadri e presidenti di società che dovevano creare valore aggiunto ed invece si sono presi tutto lasciandogli un 9% che ha il sapore di uno schiaffo.In Italia mi sovviene dire che per provare a recuperare i propri denari bisogna spendere di quei soldi un 15% per iniziare una diatriba legale..e non è poco!Ora visto che il chapter 11 americano (il nostro fallimento in soldoni) doveva scuotere animi e cervelli oltreoceano si da il caso che non sia successo un gran che!!Si continua a favorire le grosse ditte ,banche,e quadri..con aiuti politici della serie "assolto per non aver commesso il fatto".IL sistema è ben fatto ed oliato e se non si unge si è esclusi dal gioco.A mio modo di vedere gli unici titoli da comprare in Italia sono quelli di stato(ed i più lunghi e che rendono di più e costano meno come il BTP2067) o quelle azioni di società che stanno bene ma non sono esenti da cali anche del 30%.La situazione farraginosa governativa è andata in direzione come i social network,un modo di vita sempre più atto a farne meno e godere sulle spalle degli altri con un twit o affermazioni online di poco conto ma che hanno sempre una direzione atta a sviare la massa di persone ..(il termine giusto per me è molte parole e poca ciccia in uno stato di emancipazione sociale che si tramuta sempre più in ignoranza finanziaria ).IL mio PTF da venti anni è imperniato su tre titoli ed negli ultimi tre è sceso al 60%(dal 90%) titoli di stato ed 40% azionario e scenderà ancora un po immagino ) che distribuiscono dividendi..ad un patto però!Bisogna studiare e studiare i loro bilanci societari in un mondo che ad ogni biennio o triennio cambia.Ognuno di noi li interpreti il meglio possibile anche sbagliando le entrate.Io l'ho fatto e lo faccio ;le azioni le compro a prezzi mediamente bassi;basta per il mio tenore di vita.Chissà se ad un magistrato gli basta.. tuonare una sentenza negativa ,condannando il cittadino a perdere i propri soldi e rifondere le spese vive ed chiudere una situazione che in Italia sembra essere sempre d'attualità e complicità e che a volte non bastano 10 anni per terminare un processo ..il tempo giusto perchè l'utente invecchi o muoia e mettere fine a tutto.Buona sera. Ps: Visto che in Italia ci sono le leggi ma non si eseguono a dovere,dei casi alla Maddoff non ne succederanno mai ..il signor Zonin continua dormire sonni tranquilli e addirittura da fonti certe i processi vengono fatti ed oscurati,proprio per non far sapere i loro interessi al popolo.
 
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(ANSA) - ROMA, 25 NOV - Una settimana cruciale, quella che si apre domani, per la Bce che vede avvicinarsi la data della decisione sul programma di acquisti di titoli (Qe), prevista nella riunione del 13 dicembre. Il presidente Mario Draghi sarà domani, lunedì, a un'audizione del Parlamento Ue mentre si moltiplicano i segnali di rallentamento dell'economia continentale, l'ultimo è arrivato dalla Germania in un contesto mondiale difficile a causa dei dazi. Poco prima della sua audizione sarà diffuso l'indice Ifo sulla fiducia delle imprese tedesche che fornirà un ulteriore tassello mentre venerdì arriverà il dato sull'inflazione dell'area euro. Nella riunione di dicembre la Bce fornirà i suoi dati aggiornati su crescita e inflazione e il mercato sta considerando sempre più probabile il varo di un nuovo programma di finanziamento a medio lungo termine (Tltro) che possa magari sostituire gradualmente quelli in scadenza e sostenere il comparto bancario. Una misura molto utile specie per gli istituti italiani.
 

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