Draghi meno colomba di Powell, ma socchiude la porta su tassi e Qe
FinanciaLounge | 06.06.2019
A differenza del suo omologo americano, il capo della Bce ha mantenuto la rotta discostandosi poco dalla linea recente, ma ha fatto capire che nel board si sta costruendo consenso su un nuovo allentamento
Se fosse una gara a chi fa più la colomba, questa settimana l’avrebbe vinta il capo della Fed Jay Powell, che martedì a Chicago si è detto pronto ad abbassare i tassi. Mario Draghi, due giorni dopo, si è limitato a spostare in avanti nel tempo, almeno dopo metà del 2020, una possibile mossa sui tassi, che nel vecchio continente sono già in territorio negativo, -0,4% quelli applicati ai depositi delle banche presso la Bce. Chi si aspettava novità clamorose, come ad esempio un accenno alla possibilità di ricominciare ad acquistare titoli dopo la fine ufficiale del QE il 31 dicembre scorso, o come l’annuncio di spingersi ancora di più in territorio negativo con il costo del denaro, è rimasto deluso. E infatti l’euro ha reagito con un’impennata, portandosi in vista di 1,13 contro dollaro, per poi in parte rientrare, mentre il mercato obbligazionario ha risposto con prezzi in calo e rendimenti in rialzo, incluso ovviamente lo spread italiano rispetto al rendimento del Bund tedesco.
DRAGHI PREFERISCE NON SPARARE SUBITO TUTTE LE CARTUCCE
Si può osservare che Powell è reduce da una spettacolare inversione a U – a dicembre prometteva quattro rialzi nel 2019 per passare dopo Natale alla famosa ‘pazienza’ – seguita nei giorni scorsi da altrettanto spettacolari testacoda, che hanno portato il mercato a iniziare il conto alla rovescia sul prossimo calo del costo del denaro negli Stati Uniti. Draghi invece ha mantenuto la rotta, limitandosi ad aggiustamenti coerenti con un’economia europea che fa molta fatica a ripartire e con un’inflazione europea che non ne vuol sapere di rialzare la testa. Ma evidentemente preferisce tenersi le non molte cartucce che gli sono rimaste, a differenza della Fed, per spararle in caso di vera emergenza, come un ritorno della recessione o una nuova grave crisi del debito...