Moody's lancia l'allarme: i titoli di Stato diventeranno carta che scotta
L'avvertimento lo lancia Moody's, ricordando che il contesto internazionale è sempre più imprevedibile per i 142 emittenti sovrani, a cui assegna un rating, e che rappresentano un ammontare di debito collocato pari a 63,2 mila mld di dollari
di
Roberta Castellarin
L'idea che i titoli di Stato non rappresentino più un porto sicuro per chi investe i risparmiatori italiani ce l'hanno ben chiara da quel famoso 2012, quando i Btp entrarono nel mirino della speculazione e videro salire alle stelle il differenziale con i Bund tedeschi. Ma presto la doccia fredda potrebbe arrivare anche per gli altri risparmiatori globali. L'avvertimento lo lancia Moody's con un report intitolato: "Per il 2020 l'outlook è negativo perché un ambiente politico distruttivo e imprevedibile rende più difficile il contesto per il credito". L'outlook è volto a rivelare quali sono le aspettative di Moody's sui fondamentali che guideranno il mercato del credito governativo nei prossimi 12-18 mesi.
In sintesi gli esperti dicono che: "Politiche domestiche e un contesto geopolitico imprevedibile e potenzialmente distruttivo stanno peggiorando il trend di rallentamento della crescita del pil mondiale, aumentando i rischi di shock economici e finanziari, anche tenendo conto dei colli di bottiglia strutturali che gravano da tempo sull'economia globale".
Nel dettaglio gli analisti di Moody's ritengono che: "La peggiore conseguenza delle tensioni geopolitiche è la distruzione del commercio, dovuta soprattutto alle mosse di Stati Uniti e Cina". Non solo. Un ambiente politico in cui i partiti si danno battaglia senza esclusione di colpi "sta indebolento le istituzioni globali e nazionali, abbassando la capacità di assorbire gli shock per i titoli di Stato di quei Paeso che presentano un elevato debito e pochi margini di manovra dal punto di vista delle politiche fiscali", dicono gli esperti.
La conclusione non rassicura: "Nel complesso il contesto internazionale è sempre più imprevedibile per i 142 emittenti sovrani a cui assegniamo un rating e che rappresentano un ammontare di debito collocato pari a 63,2 mila miliardi di dollari. Sta crescendo il rischio di eventi sfavorevoli, aumenta lo spettro di inversioni di trend nei flussi di capitale che finirebbe per cristallizzare le vulnerabilità dei titoli di Stato più deboli", avvertono gli analisti di Moody's.
Appare particolarmente interessante il capitolo dedicato ai Paesi svillupati, che cita anche il caso italiano. "In tutto il mondo, un tono sempre più populista sta minando l'efficacia della politica interna, indebolendo le istituzioni e aggravando rischi sociali e di governance. L'erosione del consenso geopolitico è stata rispecchiata dall'aumento tensioni politiche interne, in particolare (anche se non esclusivamente) nelle democrazie occidentali. Tali tensioni, dando origine a politiche non ortodosse o a un'inerzia politica, hanno conseguenze comuni dannose per l'efficacia del processo decisionale delle istituzioni. Le nostre valutazioni sulla forza istituzionale per i titoli sovrani globali sono generalmente peggiorate negli ultimi cinque anni, e questi rimarranno sotto pressione nel 2020 e oltre poiché probabilmente rallenterà la crescita economica e questo farà aumentare le pressioni sociali e alimenterà le agende politiche populiste", dice Moody's, ricordando che gli esempi sono vari.
Per esempio Moody's ricorda che "Tra le economie occidentali avanzate, i travagli domestici e gli scontri esterni dell'amministrazione guidata dal presidente Donald Trump continuano a distrarre i responsabili politici statunitensi dalle sfide fiscali a più lungo termine che dovrà affrontare il Paese, tra cui il crescente deficit del bilancio federale, un aumento del debito e una riduzione della sostenibilità del debito stesso. Nel Regno Unito la prevedibilità e l'efficacia delle politiche economiche e fiscali sono diminuite, ma i politici fanno fatica ad aggiustare il tiro, mentre lottano per gestire le divisioni interne legate al sentiment anti-europeo di una parte della popolazionem che continua a spingere il Regno Unito verso l'uscita dall'UE. In Italia (rating Baa3 stabile), l'ascesa dei partiti politici populisti, emersi da entrambe le parti dello spettro politico, hanno distratto i policymaker dalle riforme necessarie per affrontare quegli impedimenti strutturali profondi e radicati che impediscono la crescita. In Francia (rating Aa2 positivo), le proteste dei "gilets jaunes" hanno spinto il governo ad accelerare una riduzione delle tasse e a rallentare, contemporaneamente, il processo di tagli alla spesa rispetto a quanto inizialmente previsto".