camaleonte
Forumer storico
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Sono ben note le critiche di Keynes alla legge di Say, che sostiene che l’offerta crea la sua propria domanda. E il superciclo offertista è finito proprio perché si è visto che stimolare l’offerta ostacolando la domanda crea output gap e deflazione.
Succede però anche il contrario. I domandisti sono convinti che la domanda crei sempre la sua offerta ma non è sempre così, soprattutto se, mentre si stimola la domanda, si deprime l’offerta. Sarebbe bello un mondo in cui si presta uguale attenzione ai due fattori, domanda e offerta, ma storicamente è una circostanza poco frequente.
Detto questo, non è il caso di preoccuparsi oltre il dovuto per due fattori.
Il primo è che se la domanda trova un ostacolo nell’offerta di un prodotto, può sempre rivolgersi a un prodotto diverso. Se in questi mesi si sono accumulati risparmi un po’ in tutto il mondo e se gli spiriti animali ritornano a spingere la propensione a consumare, chi non trova un’auto dal concessionario e non ha voglia di iscriversi in una lunga lista di attesa finirà con lo spendere in altre direzioni.
Il secondo, evidenziato recentemente da David Zervos, è che la crisi, come tutte le recessioni, ha prodotto un significativo aumento di produttività, in particolare negli Stati Uniti. L’America nel primo trimestre 2021 ha prodotto di più, in termini reali, che nel primo trimestre 2020 e lo ha fatto impiegando 8.5 milioni di persone in meno. Tecnologia e riorganizzazioni hanno dunque permesso di creare un buffer di disoccupati che potranno ritrovare un impiego senza creare troppe tensioni inflazionistiche nella fase di ulteriore crescita che ci aspettiamo per i prossimi trimestri."
Sono ben note le critiche di Keynes alla legge di Say, che sostiene che l’offerta crea la sua propria domanda. E il superciclo offertista è finito proprio perché si è visto che stimolare l’offerta ostacolando la domanda crea output gap e deflazione.
Succede però anche il contrario. I domandisti sono convinti che la domanda crei sempre la sua offerta ma non è sempre così, soprattutto se, mentre si stimola la domanda, si deprime l’offerta. Sarebbe bello un mondo in cui si presta uguale attenzione ai due fattori, domanda e offerta, ma storicamente è una circostanza poco frequente.
Detto questo, non è il caso di preoccuparsi oltre il dovuto per due fattori.
Il primo è che se la domanda trova un ostacolo nell’offerta di un prodotto, può sempre rivolgersi a un prodotto diverso. Se in questi mesi si sono accumulati risparmi un po’ in tutto il mondo e se gli spiriti animali ritornano a spingere la propensione a consumare, chi non trova un’auto dal concessionario e non ha voglia di iscriversi in una lunga lista di attesa finirà con lo spendere in altre direzioni.
Il secondo, evidenziato recentemente da David Zervos, è che la crisi, come tutte le recessioni, ha prodotto un significativo aumento di produttività, in particolare negli Stati Uniti. L’America nel primo trimestre 2021 ha prodotto di più, in termini reali, che nel primo trimestre 2020 e lo ha fatto impiegando 8.5 milioni di persone in meno. Tecnologia e riorganizzazioni hanno dunque permesso di creare un buffer di disoccupati che potranno ritrovare un impiego senza creare troppe tensioni inflazionistiche nella fase di ulteriore crescita che ci aspettiamo per i prossimi trimestri."

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