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RISCHIO BOLLE: LA BCE VALUTA I COSTI DEL QE
La Bce inizia a valutare i costi del quantitative easing. Nella audizione al
Parlamento europeo il presidente Mario Draghi ha esaminato i rischi
sulla stabilità finanziaria degli acquisti di titoli di Stato. È un
punto importante, anche se è stata la stessa Commissione sugli affari
economici e finanziari a invitare la banca centrale a valutare anche
questo aspetto: ogni politica ha un costo, e va esaminato con grande attenzione.
La Banca centrale europea appare comunque molto tranquilla, sulla
questione della stabilità finanziaria: «Non ci sono segni che non ci
saranno abbastanza titoli di Stato da acquistare», ha innanzitutto
spiegato Draghi, escludendo quindi la possibilità che gli investitori
privati siano “spiazzati” dagli acquisti. «Ci sono condizioni di liquidità
differenti per i diversi segmenti di mercato delle obbligazioni - ha poi
aggiunto - se distingue fra corporate bond e bond sovrani. Non vediamo
condizioni di illiquidità per il mercato dei bond governativi e siamo
fiduciosi nella tranquilla attuazione» del programma. È evidente che il
quantitative easing incide sulle quotazioni, sui rendimenti e
quindi sulla valutazione dei rischi, ma la Bce non vede al momento
che questo possa alterare la struttura stessa del mercato.
I veri rischi riguardano però le turbolenze finanziarie, in altri termini la
possibile creazione di bolle. «Siamo in ogni caso consapevoli del fatto
che ci possono essere effetti collaterali non previsti sul sistema
finanziario. Per esempio, le quotazioni possono salire a prezzi che non
sono giustificati dai fondamentali, mentre periodi di bassi rendimenti e
bassa volatilità possono invitare a eccessive assunzioni di rischi da parte
degli investitori finanziari. A loro volta, questi sviluppi possano agire
come un meccanismo amplificatore per ogni eventuale instabilità finanziaria»
La Bce esamina molto attentamente questi problemi, ha aggiunto
Draghi, perché «la stabilità finanziaria è una precondizione per
un’applicazione efficiente della politica monetaria, ma «attualmente
questi rischi sono contenuti». Non si deve pensare però, ha aggiunto,
che ci sia un compromesso da raggiungere tra la stabilità dei prezzi e la
stabilità finanziaria. «Andamenti instabili dell’inflazione possono
complicare la formazione delle quotazione delle attività finanziarie e
confondere i segnali derivanti dagli aggiustamenti dei prezzi relativi di
questi assets con effetti negativi sull’allocazione delle riforme.
È per questo motivo che la Bce non intende affrontare eventuali
problemi alla stabilità finanziaria con la politica monetaria: non ci sarà
una riduzione degli acquisti o un aumento dei tassi per affrontare
eventuali rischi di instabilità finanziaria. Lo strumento scelto sarà quello
della vigilanza macroprudenziale, già introdotta in alcuni paesi di
Eurolandia, che la Bce può eventualmente completare.
Rischio bolle: la Bce valuta i costi del Qe - Il Sole 24 ORE
Buongiorno come le vedi adesso il tuo assolutamente BUY di un paio di settimane fa?
La discesa delle quotazioni e evidente e anche agli USA con il QE è avvenuta la stessa cosa, sono saliti sulle aspetative ma poi sono scesi travasando i denari sull'azionario.
Come dal grafico che ho postato ieri abbiamo le due lineee verdi come possibili target della discesa, speriamo che basti la prima cosi da poter salire ma non è detto a fare nuovi massimi.
Con questo QE siamo in una fase nuova, e forse dovremmo imparare a muoverci meglio, leggo molti incastrati, me compreso con una parte, e come forum dovremmo imparare ad essere più equilibrati secondo me, più riflessivi e a volte più critici ma in modo costruttivo.
Detto questo va anche considerato che il QE ha promesso un aumento dell'infla al 1.6 già dal 2016-7 e questo non può sostenere le quotazioni dei tf sopratutto dei lunghi che devono scendere di conseguenza, anche perchè se veraemtne in un paio di anni portano l'infla al 1.6 siamo sicuri che i 2 li facciamo in fretta e sappiamo che la droga in quel momento finirebbe anche se il buon Mario ha già detto che guarda più alla situazione economica piuttosto che al freddo numero dell'infla.
Quello che voglio dire è che se il QE da una parte sostiene le quotazioni nel breve avrà nel medio termine la conseguenza di un innalzamento dei rendimenti anche se non a livelli stratosferici ma perchè non ipotizzare una infla al 1.5% in 2/3 anni e un decennale al 3-3.2 ?
cosa ne pensate?