Titoli di Stato Italia Trading Titoli di Stato (14 lettori)

stefanofabb

GAIN/Welcome
"
Il comfort con cui gli investitori stanno abbracciando rendimenti negativi è simile al comportamento di coloro che erano stati i titoli tecnologici sottopeso nel 1999 prima di correre in, Nick Hayes, fund manager di AXA Investment Managers, dice in e-mail commenti.

Questi investitori pensavano, "forse dovrei comprare questi IPO perché sembrano sempre a salire, anche se i fondamentali economici sono poveri"
... E questo porterà a ...

Capitolazione di zona euro gli operatori del mercato obbligazionario governativo che in precedenza erano di breve durata significa posizionamento è più equilibrata rispetto al 2014.
... Che significa ...

Ciò significa mercato può "semplicemente cadere su se stesso" come Nasdaq nel 2000, e l'aumento dei rendimenti saranno soddisfatte con poca resistenza.
... E il grilletto può essere ...

Qualsiasi riprezzamento di USTS, e altre obbligazioni nucleo govt, potrebbero portare ad un selloff in più di reddito fisso globale."

http://www.zerohedge.com/news/2015-...ee-nasdaq-2000-style-collapse-axas-haley-says


Mercato European Bond Maggio vedere Nasdaq 2000 Style Collapse, Haley di AXA Dice
Una piccola panoramica Sergio sui due indici più importanti italiani obbligazionari.La bolla del 2000 è stata fatta ad hoc,secondo me proprio dagli Stati Uniti d'America..io lavoravo al mio BAR 12 ore al di e facevo incetta di btp ed appartamenti che si costruivano con le cedole guadagnate.. ma la New.Economy!!??..E_Biscom,Tiscali(vidi il rialzo del 1800%)tanto per dare un senso ai prodotti emessi in quegli anni che hanno mietuto molte vittime ignare del gioco fatto a regola d'arte(non avevo mai visto tanto ben di Dio sfumato come neve al sole) ma ci sono stato sempre alla larga. Spesso diamo per scontato che l’investimento azionario nel lungo periodo sia vincente rispetto al semplice investimento in tranquille obbligazioni governative.Queste affermazioni nascono in riferimento alla realtà americana ed in particolare al “premio per il rischio” storico dell’indice S&P500 o del DJIA(Dow Jones Index Average) rispetto ai titoli governativi. In effetti essendo le azioni più rischiose delle obbligazioni, nel lungo periodo, le prime hanno dato dei rendimenti medi decisamente superiore ai tassi di interessi e quindi l’assunzione di maggiore rischi in termini di volatilità, per l’investitore americano, è ben stata premiata. Questo ragionamento, purtroppo, regge poco se guardato da lato del risparmiatore italiano. Questo perché i rendimenti del mercato azionario americano, essendo calcolati in Dollari, non tengono conto dell’effetto cambio che subisce il nostro investitore convertendo i relativi guadagni nella propria moneta di conto e cioè l’euro.Gli stessi risparmiatori possono constatare quanto, anche a distanza di anni, la realtà dei propri investimenti azionari sia lontana dal “sogno” americano.
Per quanto riguarda l’analisi dei piani d’accumulo ad esempio, nel mercato azionario italiano sono stati considerati sia l’indice azionario Comit Globale, sia l’indice azionario Comit Performance.Nel lungo periodo la “bestia nera” da battere per l’investitore è l’inflazione, cioè l’aumento dell’indice dei prezzi al consumo. Battere l’inflazione significa riuscire ad ottenere un rendimento maggiore rispetto all’aumento dell’indice dei prezzi al consumo per tutelare il proprio potere d’acquisto. Se gli strumenti finanziari in cui si decide di investire non riescono in questo obiettivo, l’investimento stesso non ha senso. Per tale motivo e stato ricostruito il FOI (indice dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati ex. tabacchi), in quanto l’investitore nel lungo periodo deve tenere in considerazione l’inflazione, che è appunto l’aumento dei prezzi al consumo.
Sono stati quindi depurati dall’inflazione i rendimenti degli Indici Azionari Comit Globale e Comit Performance, ottenendo dei rendimenti “reali” utilizzati nel calcolo della capitalizzazione degli investimenti effettuati. Nel lungo periodo meglio ragionare in termini di tassi reali e non nominali.
Anche in questo caso si utilizzano rendimenti “reali” ossia al netto dell’inflazione.
L’arco temporale che ho preso in considerazione si riferisce agli anni ’90 nei quali si è assistito strutturalmente ad un periodo di accumulo e di crescita dei mercato azionario italiano che ha raggiunto il suo culmine con l’esplosione della bolla speculativa ed al successivo tracollo seguito da un inizio di ripresa, mentre i tassi di interesse e l’inflazione hanno seguito un lento e variegato percorso di discesa.
Ora si auspica che sia ancora la frase -Rien va plus- non ancora al capolinea,valga più che mai! una buona serata:up:
 
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Ray Strapazzo

"IL DEBITO BUONO CI SALVERA'" (Mario Draghi)
"Vigilanza macroprudenziale"

RISCHIO BOLLE: LA BCE VALUTA I COSTI DEL QE

La Bce inizia a valutare i costi del quantitative easing. Nella audizione al
Parlamento europeo il presidente Mario Draghi ha esaminato i rischi
sulla stabilità finanziaria degli acquisti di titoli di Stato
. È un
punto importante, anche se è stata la stessa Commissione sugli affari
economici e finanziari a invitare la banca centrale a valutare anche
questo aspetto: ogni politica ha un costo, e va esaminato con grande attenzione.


La Banca
centrale europea appare comunque molto tranquilla, sulla
questione della stabilità finanziaria: «Non ci sono segni che non ci
saranno abbastanza titoli di Stato da acquistare», ha innanzitutto
spiegato Draghi, escludendo quindi la possibilità che gli investitori
privati siano “spiazzati” dagli acquisti. «Ci sono condizioni di liquidità
differenti per i diversi segmenti di mercato delle obbligazioni - ha poi
aggiunto - se distingue fra corporate bond e bond sovrani. Non vediamo
condizioni di illiquidità per il mercato dei bond governativi e siamo
fiduciosi nella tranquilla attuazione» del programma. È evidente che il
quantitative easing incide sulle quotazioni, sui rendimenti e
quindi sulla valutazione dei rischi
, ma la Bce non vede al momento
che questo possa alterare la struttura stessa del mercato.


I veri rischi riguardano però le turbolenze finanziarie, in altri termini la
possibile creazione di bolle. «Siamo in ogni caso consapevoli del fatto
che ci possono essere effetti collaterali non previsti sul sistema
finanziario. Per esempio, le quotazioni possono salire a prezzi che non
sono giustificati dai fondamentali, mentre periodi di bassi rendimenti e
bassa volatilità possono invitare a eccessive assunzioni di rischi da parte
degli investitori finanziari. A loro volta, questi sviluppi possano agire
come un meccanismo amplificatore per ogni eventuale instabilità finanziaria»


La Bce
esamina molto attentamente questi problemi, ha aggiunto
Draghi, perché «la stabilità finanziaria è una precondizione per
un’applicazione efficiente della politica monetaria, ma «attualmente
questi rischi sono contenuti». Non si deve pensare però, ha aggiunto,
che ci sia un compromesso da raggiungere tra la stabilità dei prezzi e la
stabilità finanziaria. «Andamenti instabili dell’inflazione possono
complicare la formazione delle quotazione delle attività finanziarie e
confondere i segnali derivanti dagli aggiustamenti dei prezzi relativi di
questi assets con effetti negativi sull’allocazione delle riforme.

È per questo motivo che la Bce non intende affrontare eventuali
problemi alla stabilità finanziaria con la politica monetaria: non ci sarà
una riduzione degli acquisti o un aumento dei tassi per affrontare
eventuali rischi di instabilità finanziaria
. Lo strumento scelto sarà quello
della vigilanza macroprudenziale, già introdotta in alcuni paesi di
Eurolandia, che la Bce può eventualmente completare.

Rischio bolle: la Bce valuta i costi del Qe - Il Sole 24 ORE
 

camaleonte

Forumer storico
Una piccola panoramica Sergio sui due indici più importanti italiani obbligazionari.La bolla del 2000 è stata fatta ad hoc,secondo me proprio dagli Stati Uniti d'America..io lavoravo al mio BAR 12 ore al di e facevo incetta di btp ed appartamenti che si costruivano con le cedole guadagnate.. ma la New.Economy!!??..E_Biscom,Tiscali(vidi il rialzo del 1800%)tanto per dare un senso ai prodotti emessi in quegli anni che hanno mietuto molte vittime ignare del gioco fatto a regola d'arte(non avevo mai visto tanto ben di Dio sfumato come neve al sole) ma ci sono stato sempre alla larga. Spesso diamo per scontato che l’investimento azionario nel lungo periodo sia vincente rispetto al semplice investimento in tranquille obbligazioni governative.Queste affermazioni nascono in riferimento alla realtà americana ed in particolare al “premio per il rischio” storico dell’indice S&P500 o del DJIA(Dow Jones Index Average) rispetto ai titoli governativi. In effetti essendo le azioni più rischiose delle obbligazioni, nel lungo periodo, le prime hanno dato dei rendimenti medi decisamente superiore ai tassi di interessi e quindi l’assunzione di maggiore rischi in termini di volatilità, per l’investitore americano, è ben stata premiata. Questo ragionamento, purtroppo, regge poco se guardato da lato del risparmiatore italiano. Questo perché i rendimenti del mercato azionario americano, essendo calcolati in Dollari, non tengono conto dell’effetto cambio che subisce il nostro investitore convertendo i relativi guadagni nella propria moneta di conto e cioè l’euro.Gli stessi risparmiatori possono constatare quanto, anche a distanza di anni, la realtà dei propri investimenti azionari sia lontana dal “sogno” americano.
Per quanto riguarda l’analisi dei piani d’accumulo ad esempio, nel mercato azionario italiano sono stati considerati sia l’indice azionario Comit Globale, sia l’indice azionario Comit Performance.Nel lungo periodo la “bestia nera” da battere per l’investitore è l’inflazione, cioè l’aumento dell’indice dei prezzi al consumo. Battere l’inflazione significa riuscire ad ottenere un rendimento maggiore rispetto all’aumento dell’indice dei prezzi al consumo per tutelare il proprio potere d’acquisto. Se gli strumenti finanziari in cui si decide di investire non riescono in questo obiettivo, l’investimento stesso non ha senso. Per tale motivo e stato ricostruito il FOI (indice dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati ex. tabacchi), in quanto l’investitore nel lungo periodo deve tenere in considerazione l’inflazione, che è appunto l’aumento dei prezzi al consumo.
Sono stati quindi depurati dall’inflazione i rendimenti degli Indici Azionari Comit Globale e Comit Performance, ottenendo dei rendimenti “reali” utilizzati nel calcolo della capitalizzazione degli investimenti effettuati. Nel lungo periodo meglio ragionare in termini di tassi reali e non nominali.
Anche in questo caso si utilizzano rendimenti “reali” ossia al netto dell’inflazione.
L’arco temporale che ho preso in considerazione si riferisce agli anni ’90 nei quali si è assistito strutturalmente ad un periodo di accumulo e di crescita dei mercato azionario italiano che ha raggiunto il suo culmine con l’esplosione della bolla speculativa ed al successivo tracollo seguito da un inizio di ripresa, mentre i tassi di interesse e l’inflazione hanno seguito un lento e variegato percorso di discesa.
Ora si auspica che sia ancora la frase -Rien va plus- non ancora al capolinea,valga più che mai! una buona serata:up:


Buongiorno Stefano e a tutti.

Spesso ho scritto che preferisco concentrare le mie energie per cercare di capire dove andranno i tassi, perchè è questo che conta per me. Ho anche scritto che in questa fase di rendimenti al lumicino, preferisco stare fuori dai TDS. Sin da gennaio ho cominciato a investire in forze sull'azionario italiano in previsione della liquidità derivante dal QE e, il buon Baro che saluto, ha giustamente evidenziato che ci saranno storni. Non nascondo che finora ho avuto grandi soddisfazioni. Il mio modo di operare prevede entrate e uscite velocissime a secondo della tendenza in atto, non tengo i titoli nel cassetto rischiando di rimanere incastrato. Se so che un titolo può arrivare a 100, vendo a 70. La borsa insegna che solo l'umiltà può ripagare. Premesso ciò, ognuno faccia cosa vuole, perchè l'operatività è personale frutto della propria esperienza ed è una questione di metodo e di timing.

Premesso ciò, occorre valutare bene il contenuto di questa dichiarazione di Bullard:

Bullard (Fed): Tassi zero stanno creando bolla devastante

e, il commento di Icebergfinanza:

UNA BOLLA DEVASTANTE ALL?ORIZZONTE! | icebergfinanza
 

camaleonte

Forumer storico
EUROPA: FUGA DA ALCATRAZ! | icebergfinanza


"Ma ancora più attentamente leggete qui …
“Worth and I have a different view. We believe that Federal Reserve Vice Chair Stanley Fischer has carefully laid out a framework for interpreting the FOMC’s opaque communications as the committee moves closer to a rate hike. In a speech last October, Fischer made it clear that the Fed would “recognize the effect of (its) actions abroad and … minimize the negative spillovers (those actions will likely have) on the global economy” by clearly communicating its policy intentions in advance. If you read between the lines, the only way the Fed can give foreign central banks the opportunity to prepare for the likely FX shock that would follow a rate hike is to send the message in a way that the market does not immediately understand as overtly hawkish. This week’s announcement makes perfect sense when looked at through that lens.”
Noi ci stiamo preparando per il grande appuntamento di GIUGNO 2015!
Ieri il grido disperato di Bullard che chiede un immediato aumento dei tassi in America e oggi Evans che senza scomporsi più di tanto sussurra che non c’è alcuna ragione per aumentare i tassi almeno sino al 2016. Tutto e il contrario di tutto.
Tutto procede come da rotta tracciata in “Machiavelli 2015 esplosione deflattiva” mentre qualcosa sembra muoversi anche tra i rendimenti europei, in onore di quella che è la nostra bussola empirica all’inizio di ogni quantitative easing che si rispetti!
Draghi pensa di avere tutto sotto controllo e quindi anche i mercati. Bene non ci resta che attendere.
Fuga da Alcatraz, fuga dall’euro, da questa gabbia di matti!"
 

camaleonte

Forumer storico
Artificiale irripidimento della curva dei rendimenti del Fed"

The Fed's Artificial Steepening Of The Yield Curve | Zero Hedge


"In altre parole, la curva dei rendimenti artificialmente ripida è un riflesso di intenti politica non la realtà economica. Teoria monetaria suggerisce che influenzano il comportamento effettivo in questo modo porta alla realtà dall'illusione, ma il declino economico di questo secolo significa l'unico depistaggio ecco di teoria politica. L'inverso è quindi abbastanza schiacciante, come una curva appiattimento in opposizione di intenzioni politiche è del tutto rilevante in sé e per sé, soprattutto se si è sostenuto."
 

camaleonte

Forumer storico
Il petrolio è in forte rialzo, sia il WTI che il Brent: il future del greggio di riferimento per gli Stati Uniti è salito del 3,6% a 49,2 dollari il barile, nel corso della notte è salito ancora arrivando stamattina a 51,4 dollari. Il balzo è stato innescato dalla notizie in arrivo dallo Yemen, dove ormai è in atto una vera e propria guerra civile tra sciti, appoggiati dall'Iran, e sunniti, con l'Arabia Saudita pronta a intervenire a favore dei secondi. Lo Yemen è un modestissimo produttore di petrolio, è al trentanovesimo posto nella classifica dei paesi esportatori, ma si trova nel centro nevralgico dei commerci di gas e petrolio.
L'euro si apprezza leggermente sul dollaro a 1,98 da 1,97."

26/03/2015 06:59 - WS
 

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