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(Alliance News) - L'indice dei prezzi alla produzione per la domanda finale negli USA è aumentato dello 0,4% su base mensile a settembre, registrando il primo aumento in tre mesi e il doppio delle aspettative del mercato che prevedevano un aumento dello 0,2%. I dati sono stati rilasciati mercoledì dallo US Bureau of labor statistics. Il costo dei servizi è aumentato dello 0,6%, con i prezzi dei servizi di alloggio in aumento del 6,4%. Al contrario, l'indice della benzina è sceso del 2,0%. Di Maurizio Carta; [email protected] Copyright 2022 Alliance News IS Italian Service Limited. Tutti i diritti riservati.

Emissione News: 2022-10-12 14:46:22
 
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Sospeso per la seconda volta oggi.
 
A mio avviso il problema vero è la stima del recovery. Inutile fingere che non sia vero. Anche se improbabile sono i primi calcoli nel caso si entri in un titolo chiacchierato. Ora se tanto mi dà tanto applicherebbero stessa logica vista per la Grecia. La BCE converte i titoli in suo possesso in nuovi Isin che si salvano e gli altri pagano obolo. A quel punto quale sarebbe il recovery.... Con tuttI I BTP che hanno comprato recovery per gli altri vicino allo zero IMHO
 
(Teleborsa) - Il problema dell'inflazione eccessivamente alta "non andrà via con un piccolo rallentamento dell'economia: richiederà uno sforzo continuo da parte nostra (della BCE, ndr) e il Consiglio direttivo è unanime su questo". Lo ha detto Klaas Knot, presidente della Banca dei Paesi Bassi e membro del Consiglio direttivo della BCE, in un'intervista a Bloomberg TV, a margine degli eventi dell'FMI a Washington.

A una domanda su quanto restrittiva la politica monetaria debba alla fine diventare, ha detto che i funzionari "ci penseranno quando ci arriveremo".

"Abbiamo bisogno di almeno altri due aumenti significativi (dei tassi, ndr) prima di entrare nel range di valori plausibili per essere neutrali", ha detto Knot, aggiungendo che "questo ci porterà nel prossimo anno". I mercati stanno prevedendo che la BCE ripeterà lo storico aumento di 75 punti base, avvenuto a settembre, anche nella riunione del 27 ottobre.




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Emissione News: 2022-10-12 16:34:31
 
A mio avviso il problema vero è la stima del recovery. Inutile fingere che non sia vero. Anche se improbabile sono i primi calcoli nel caso si entri in un titolo chiacchierato. Ora se tanto mi dà tanto applicherebbero stessa logica vista per la Grecia. La BCE converte i titoli in suo possesso in nuovi Isin che si salvano e gli altri pagano obolo. A quel punto quale sarebbe il recovery.... Con tuttI I BTP che hanno comprato recovery per gli altri vicino allo zero IMHO
La applicano in modo soft la stima samantaao. :squalo: Cerco di portare il messaggio "non distorto" e quelle poche volte che ho "sbagliato" mi è stato notificato in solido..è una faticaccia.:perfido: Almeno ho previsto questo momento da mesi e non mi rimprovero nulla. Ti ho quotato per far capire che alla Grecia spero non si arrivi mai..gia questo processo basterebbe;anche perchè se si dovesse avverare la carta ellenica renderebbe un 10% circa e noi a ruota .:brr: Se a fine anno Giorgia sarà brava le agenzie viaggi confermeranno tutto quello che abbiamo in rating e andremo avanti ad oltranza con nostro fardello di debito ( 15 settembre 2022 - Nuovo record per il debito pubblico italiano nella rilevazione relativa al mese di luglio 2022Secondo quanto comunicato dalla Banca d'Italia a fine del periodo in esame il debito pubblico aveva superato i 2.770 miliardi di euro rispetto ai 2.768 miliardi (dato rivisto) di inizi ...

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Ho la speranza (non il ministro) che giri qualcosa e sono ottimista come sempre,ciao.
 
(Teleborsa) - S&P Global Ratings vede un rischio significativo che il conflitto militare Russia-Ucraina possa proseguire, aggravando la crisi energetica dell'Europa, mentre allo stesso tempo i tassi di interesse nei mercati sviluppati potrebbero essere costretti a salire ancora di più rispetto allo scenario di base per attenuare le crescenti pressioni inflazionistiche. Tutto ciò potrebbe portare a una recessione più profonda del previsto in Europa e, in misura minore, negli Stati Uniti, con un concomitante aumento della disoccupazione dai livelli storicamente bassi.

Considerando l'aumento dei rischi e il loro potenziale di concretizzazione, S&P ha sviluppato uno scenario al ribasso (cosiddetto downside scenario) - con una probabilità di verificarsi di circa uno su tre - basato su una serie coerente di proiezioni al ribasso presentate per le principali economie regionali per il periodo 2022-2025.

In Europa, questo scenario al ribasso vedrebbe prezzi energetici elevati e razionamenti. La Banca centrale europea (BCE) sarebbe spinta a seguire la Federal Reserve a causa della svalutazione dell'euro rispetto al dollaro americano, alimentando l'inflazione importata. Questo porterà alla recessione dell'eurozona, con una contrazione del PIL dell'1,3% nel 2023 - e la Germania subirebbe l'impatto maggiore (-3,4%). L'Italia segnerebbe un -1,5%, la Francia un -0,7%, la Spagna un +0,7%, il Regno Unito un -0,8%.

"L'impatto sulla Germania è il maggiore, poiché il lato della produzione deve affrontare un razionamento del gas più lungo, un calo della competitività e maggiori difficoltà per le esportazioni - si legge nel rapporto - In altre parole, più vicino all'epicentro dello shock (gas russo), maggiore è l'impatto. Ecco perché, dietro Germania, Polonia e Italia sono più colpite di Francia o Spagna, e perché l'economia del Regno Unito è meno colpita".

Negli Stati Uniti, il PIL subirebbe una contrazione dello 0,3% nel 2023. La crescita delle grandi economie dell'Asia-Pacifico - Cina, India, Giappone e Indonesia - sarebbe meno influenzata dallo scenario al ribasso, perché queste economie sono più orientate al mercato interno.

Tra i mercati emergenti (EM), lo scenario al ribasso di S&P vede il Messico subire l'impatto maggiore tra le economie in via di sviluppo dell'America Latina, mentre la Polonia sarebbe la più colpita tra gli EM europei, soprattutto a causa della sua esposizione diretta alle interruzioni dell'approvvigionamento energetico.

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Emissione News: 2022-10-12 18:47:34
 
Ho letto le dichiarazioni di Knot, il “falco” della BCE che ha assunto questo ruolo dopo Weidman: due aumenti da 0,75% entro fine anno. Il primo il prossimo 27. Forse avremo 0,75 + 0,50%, ma Knot non parla a vanvera. In più ci sarà maggiore attenzione ai deficit e alla qualità della spesa pubblica. Più spesa, specie nei bonus nostrani porta inflazione (vedi settore legato alle costruzioni); la svalutazione dell’euro su dollaro porta inflazione. Da qui non si esce. Quindi i tassi dovranno aumentare per ridurre l’inflazione importata da $ alto e la spesa andrà controllata, specie da noi, per contenere gli spread. È possibile che il nuovo governo avvii un percorso virtuoso? Teoricamente SI, in pratica NO. Ho poca fiducia che porti a termine le riforme richieste dal PNRR riguardo a fisco e concorrenza e, in generale, mancherà l’autorevolezza di Draghi nello stimolo ai ministri per i decreti attuativi. Facile quindi condividere l’idea prevalentemente nel Forum di uno scenario dei tassi simile a un decennio fa. Con uno spread inferiore, ma col tasso benchmark del Bund consistente. Il 6% lordo alcuni BTP lo hanno già superato. Non se ne parla ancora nel dibattito pubblico, perché l’argomento clou sono i vari alti profili (Meloni, Salvini, Calderoli, La Russa, Ronzulli, Bernini, Lollobrigida - non Gina - & C.) che dovranno guidare l’Italia tra qualche settimana. Ma diverrà presto il tema dominante
 

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