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marketinsight.it - USA - FIDUCIA MICHIGAN UNIVERSITY SALE A 97,2 PUNTI AD APRILE (FINALE)
Gli esperti dell'Università del Michigan hanno reso noto il
dato finale dell'indice sulla fiducia dei consumatori per il
mese di aprile, salito a 97,2 punti e superiore sia al consensus
degli analisti (97 punti) sia alla precedente rilevazione (96,9
punti).


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(ANSA) - ROMA, 26 APR - Lo spread fra Btp e Bund chiude in netto calo a 260,5 punti base dai 269 della chiusura di ieri. Il rendimento del decennale italiano è pari al 2,58%.
Scritto da: Ansa
 
L'Italia non cresce e il quadro rimarrà fragile e incerto anche nei prossimi mesi. E' il parere del Centro Studi Confindustria, secondo cui gli investimenti sono attesi in calo, i consumi interni deboli e anche le previsioni per le esportazioni non sono brillanti. E sulle scelte di politica economica elaborate dal governo, l'istituto di viale dell'Astronomia è scettico, sottolineando come il Documento di Economia e Finanza (Def), approvato lo scorso 9 aprile dal Consiglio dei ministri, sia sì realistico dopo il taglio delle stime di rescita, ma dice poco su come raggiungere gli obiettivi.

Lo scenario del II trimestre resta fragile e incerto
"Il Pil italiano nei primi mesi del 2019, come atteso, ha smesso di ridursi - rileva Confindustria nel suo ultimo rapporto sulla congiuntura, diffuso oggi - Ma lo scenario a inizio II trimestre resta fragile e incerto". La produzione industriale, seppur risalita e in recupero dal crollo di fine 2018, fa presagire una nuova flessione a breve, gli investimenti sono attesi in calo con un peggioramento delle condizioni in cui operano le aziende e i consumi interni deboli. Anche le esportazioni non sono brillanti, di riflesso alla frenata del commercio mondiale, dovuta a dazi e incertezza. E quindi le prospettive per l'export tricolore per i mesi primaverili sono fiacche: "Pesa l’indebolimento degli scambi mondiali e, in particolare, della domanda di prodotti italiani in Germania e Turchia".

Def realistico, ma dice poco
Secondo Confindustria, il Def elaborato dal governo è realistico, in quanto si inquadra in un contesto di consumi interni quasi fermi, investimenti privati attesi in calo e, in generale, un rallentamento dell’economia mondiale. Il governo sembra consapevole della difficile fase congiunturale e rivede, realisticamente, le stime del dicembre scorso: +0,1% la crescita tendenziale per il 2019 (da +1,0) e +0,6% per il 2020 (da +1,1), in linea con le stime degli altri previsori. Tuttavia, non dice quali politiche economiche intende adottare per realizzare gli obiettivi. I pochi interventi indicati nel Def, sottolineano da Confindustria, riguardano il rifinanziamento delle politiche invariate (per missioni di pace e maggiori oneri per il pubblico impiego) e una maggiore spesa per investimenti pubblici. Le coperture finanziarie necessarie deriverebbero da misure di contrasto allʼevasione fiscale e di spending review, ma in entrambi i casi si tratta di misure solo accennate.

Guardando al futuro, l'istituto si mostra preoccupato: "La scrittura della prossima manovra sarà un arduo esercizio; non ci sono opzioni né facili, né indolori".Il riferimento è innanzitutto agli aumenti dell’Iva e delle accise previsti dalle clausole di salvaguardia, che valgono 23,1 miliardi nel 2020. Secondo stime CSC, se scattassero gli aumenti delle imposte indirette farebbero diminuire la dinamica del Pil dello 0,3%. Il governo non dice, nel Def, come intende procedere. Si accenna a una riforma fiscale, che è una priorità, ma senza indicare dove recuperare le risorse. "L’assenza di decisioni crea incertezza, mentre andrebbe restituita fiducia", conclude Confindustria.

Fonte: Finanza.com
 
L'Italia non cresce e il quadro rimarrà fragile e incerto anche nei prossimi mesi. E' il parere del Centro Studi Confindustria, secondo cui gli investimenti sono attesi in calo, i consumi interni deboli e anche le previsioni per le esportazioni non sono brillanti. E sulle scelte di politica economica elaborate dal governo, l'istituto di viale dell'Astronomia è scettico, sottolineando come il Documento di Economia e Finanza (Def), approvato lo scorso 9 aprile dal Consiglio dei ministri, sia sì realistico dopo il taglio delle stime di rescita, ma dice poco su come raggiungere gli obiettivi.

Lo scenario del II trimestre resta fragile e incerto
"Il Pil italiano nei primi mesi del 2019, come atteso, ha smesso di ridursi - rileva Confindustria nel suo ultimo rapporto sulla congiuntura, diffuso oggi - Ma lo scenario a inizio II trimestre resta fragile e incerto". La produzione industriale, seppur risalita e in recupero dal crollo di fine 2018, fa presagire una nuova flessione a breve, gli investimenti sono attesi in calo con un peggioramento delle condizioni in cui operano le aziende e i consumi interni deboli. Anche le esportazioni non sono brillanti, di riflesso alla frenata del commercio mondiale, dovuta a dazi e incertezza. E quindi le prospettive per l'export tricolore per i mesi primaverili sono fiacche: "Pesa l’indebolimento degli scambi mondiali e, in particolare, della domanda di prodotti italiani in Germania e Turchia".

Def realistico, ma dice poco
Secondo Confindustria, il Def elaborato dal governo è realistico, in quanto si inquadra in un contesto di consumi interni quasi fermi, investimenti privati attesi in calo e, in generale, un rallentamento dell’economia mondiale. Il governo sembra consapevole della difficile fase congiunturale e rivede, realisticamente, le stime del dicembre scorso: +0,1% la crescita tendenziale per il 2019 (da +1,0) e +0,6% per il 2020 (da +1,1), in linea con le stime degli altri previsori. Tuttavia, non dice quali politiche economiche intende adottare per realizzare gli obiettivi. I pochi interventi indicati nel Def, sottolineano da Confindustria, riguardano il rifinanziamento delle politiche invariate (per missioni di pace e maggiori oneri per il pubblico impiego) e una maggiore spesa per investimenti pubblici. Le coperture finanziarie necessarie deriverebbero da misure di contrasto allʼevasione fiscale e di spending review, ma in entrambi i casi si tratta di misure solo accennate.

Guardando al futuro, l'istituto si mostra preoccupato: "La scrittura della prossima manovra sarà un arduo esercizio; non ci sono opzioni né facili, né indolori".Il riferimento è innanzitutto agli aumenti dell’Iva e delle accise previsti dalle clausole di salvaguardia, che valgono 23,1 miliardi nel 2020. Secondo stime CSC, se scattassero gli aumenti delle imposte indirette farebbero diminuire la dinamica del Pil dello 0,3%. Il governo non dice, nel Def, come intende procedere. Si accenna a una riforma fiscale, che è una priorità, ma senza indicare dove recuperare le risorse. "L’assenza di decisioni crea incertezza, mentre andrebbe restituita fiducia", conclude Confindustria.

Fonte: Finanza.com
confindustria era quella che prevedeva che se non passava il referendum di Renzi sarebbero arrivate le cavallette il meteorite i cavalieri dell'apocalisse, personalmente IMHO ritengo le loro previsioni molto sensibili all'input politico della presidenza
i dati reali dicono che oggi lo spread è sceso e il btp 37 è salito, speriamo bene su SP che non ci declassi
 
confindustria era quella che prevedeva che se non passava il referendum di Renzi sarebbero arrivate le cavallette il meteorite i cavalieri dell'apocalisse, personalmente IMHO ritengo le loro previsioni molto sensibili all'input politico della presidenza
i dati reali dicono che oggi lo spread è sceso e il btp 37 è salito, speriamo bene su SP che non ci declassi
Molte volte devo dire che non ho condiviso le analisi di confindustria.... Ma non questa volta.... Cmq spero che abbia ragione tu.....
 
(Teleborsa) - S&P ha confermato il rating dell'Italia a BBB, ma il giudizio sul nostro Paese continua ad avere un Outlook "Negativo", il che implica che il rating resta sotto osservazione.

Secondo l'agenzia, il Paese starebbe subendo un accentuato deterioramento delle condizioni finanziarie esterne che coinvolge il governo e le banche, mentre i continui cambiamenti politiciindebolirebbero il potenziale di crescita. Ad aver scongiurato la bocciatura ha concorso per ora il minor indebitamento del settore privato.

"L'Italia è sulla buona strada per diventare un creditore netto esterno entro la metà del decennio. Il governo italiano sta invertendo il processo di consolidamento di bilancio e rischi per la posizione di bilancio stanno aumentando. E' infatti previsto un aumento del debito/PIL mentre il debito del settore privato continua a scendere", afferma in una nota la S&P Global Ratings.

S&P nota che a causa del cambio di rotta delle riforme e di una domanda esterna volatile, l'economia tricolore si è spinta in zona recessione già dalla seconda metà del 2018. Nel breve periodo, l'agenzia ipotizza una fase di stallo per l'economia del nostro Paese, che durerà per tutto il 2019, con forti probabilità che le politiche del governo possano rafforzare la rigidità dei salari e del mercato del lavoro.

"Sebbene l'obiettivo fosse quello di fornire un maggiore slancio, le manovre di bilancio del governo sembrano essere state controproducenti per molti aspetti, dati i loro effetti negativi sulle condizioni finanziarie e sui costi di finanziamento per le banche italiane. A nostro avviso - commenta S&P - l'attuale politica economica e di bilancio del governo ha avuto un ruolo nell'ingresso dell'economia italiana in una recessione tecnica durante la seconda metà del 2018. A pesare anche l'incertezza riguardo il percorso dei conti pubblici che ha provocato l'aumento dei costi di indebitamento durante l'estate 2018."
 

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