Obbligazioni perpetue e subordinate Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sulle obbligazioni perpetue... - Cap. 3 (4 lettori)

vbrm

Forumer attivo
credo di interesse anche per l'investitore in sub e CoCo

FT - Should investors stump up for Deutsche and UniCredit’s fund raisings?

Over the next six months, two of Europe’s biggest banks are likely to ask for about €20bn of fresh capital. Should investors stump up? ...........

Both UniCredit and Deutsche are now valued at about a third of the book value of their net assets, up from a quarter a few months ago. To the casual observer, these two European lenders have a fair amount in common — the biggest banks in their respective countries, long unloved, but finally regaining a degree of popularity with investors. The parallels, though, are false. These are two very different banks, with even more different investment cases.

UniCredit is a pretty simple retail and corporate bank. Like its Italian peers, it has been laid low by a double-dip recession and has a glut of non-performing loans (nearly €80bn at the end of September). But the fix is under way. Jean-Pierre Mustier, its energetic new chief executive, has moved decisively, selling assets aggressively ahead of December’s package of restructuring and capital-raising.

Deutsche, despite its US settlement and the market’s newfound optimism, faces a long list of challenges. Chief executive John Cryan has been in the job for an exhausting 18 months. Another legacy legal issue looms, relating to a $10bn “mirror-trade” scandal in Russia. Most serious perhaps is Deutsche’s reliance on areas of investment banking that are challenged by tighter regulation. Critics have long complained there is no convincing alternative strategy. Noises about refocusing on Germany ring hollow — Deutsche has neglected its home market for decades.....................

If an investor had to choose, it is hard to imagine Deutsche winning out.
 

Fabrib

Forumer storico
La probabilità delle inadempienze probabili

Si apre il nuovo anno in cui il sistema bancario entra senza avere risolto i problemi derivanti dai crediti deteriorati che è duplice: la cessione delle sofferenze -a valori non troppo distanti da quelli di carico per non richiamare altri aumenti di capitale (vedi Unicredit e popolari venete)- e la gestione dei crediti classificati come inadempienze probabili, cioè con una forte probabilità di trasformarsi in sofferenze. Questo articolo si sofferma sul secondo problema, perché mentre la soluzione delle cessioni di NPL si è messa in moto anche senza l’intervento di Atlante, la gestione delle inadempienze probabili è il prossimo grave snodo da affrontare con impatti rilevanti sui conti bancari.

Facciamo prima il punto della situazione: in base alle ultime rilevazioni della Banca d’Italia le inadempienze probabili lorde sommano 120,4 miliardi al 3° trimestre 2016, in leggera flessione rispetto al picco di 128,5 un anno prima, in gran parte per la riclassificazione a sofferenze che sono cresciute al netto delle cessioni.



In base a quanto riportato nei bilanci delle principali 14 banche le inadempienze probabili (UTP) sono 101 miliardi, a cui vanno tolte però le componenti estere di Unicredit e Intesa non conteggiate da Banca d’Italia. Sono abbastanza diverse le percentuali di copertura delle UTP adottate dalle 14 banche come si nota dalla tabella e dal grafico seguente. Si va dal 34,8% di Unicredit al 22,1% di BPER. Le banche considerano quindi di recuperare €72,6 MLD SU 101,1.



Cosa accadrebbe se tutte le banche dovessero allineare le rettifiche al migliore della classe (Unicredit) sia sulla base delle rettifiche adottate al 30.6.2016 (34,8%) o addirittura al nuovo livello annunciato da Unicredit (45,8%) è calcolato nella tabella seguente.



Se le altre 13 banche seguissero l’esempio di Unicredit le rettifiche incrementali da adottare sullo stock di UTP al 30.6.16 comporterebbero un impatto di €6,7 miliardi o addirittura 14,8 miliardi al nuovo benchmark fissato da Unicredit.

La seconda parte del ragionamento sulle inadempienze probabili cerca di stimare quale percentuale degli UTP al 30.6 sia destinata a migrare nella categoria sofferenze. I valori possono essere molto diversi in funzione della qualità degli UTP ma soprattutto della capacità di gestire attivamente gli UTP per evitare il loro deterioramento. La dimostrazione è data prendendo i valori segnalati al 30.6.16 da 3 banche diverse, INTESA, BPER e Popolare Vicenza



Le pulizie pregresse e le buone pratiche di gestione di Intesa e BPER limitano il passaggio dello stock di UTP a sofferenza a valori inferiori al 20%, (in passato era mediamente del 30%) mentre la situazione fuori controllo a Vicenza segnala un valore di oltre il 30%. In parallelo le inadempienze probabili sono alimentate da nuovi ingressi e diminuite dai rientri in bonis (5-10%). Per gli ingressi Intesa mostra ancora un flusso contenuto (17%) rispetto a BPER (27%) e a Popolare Vicenza (un 85% causato da riclassificazioni forzate dalla BCE su tutto il portafoglio).

Questo passaggio e i suoi valori sono utili per stimare un secondo impatto sulle rettifiche che le banche italiane dovranno adottare a causa del deterioramento costante dei crediti anomali. I valori sono stimati nell’ultima tabella prendendo come valore medio di migrazione da UTP a sofferenze il 20% dello stock di UTP al 30.6.



La tabella finale indica che le ulteriori rettifiche derivanti da UTP sono comprese tra i 6,7 e i 14,9 miliardi per l’adeguamento delle percentuali di accantonamento sugli stessi UTP a cui vanno aggiunti tra 6,4 e 9,5 miliardi per i nuovi passaggi a sofferenza stimati in 20,2 miliardi complessivi (usando la percentuale media del 20%). Quindi un impatto minimo di 13 miliardi e massimo di 24 miliardi usando le percentuali più conservative scelte da Unicredit su UTP e sofferenze.

Ovviamente si tratta di un impatto teorico al momento perché non è affatto garantito che tutte le banche adottino le percentuali di rettifiche scelte da Unicredit proprio allo scopo di rallentare e diluire l’impatto sul conto economico. Dal punto di vista degli analisti è invece plausibile che calcoli simili vengano fatti per stimare l’effettiva qualità dei bilanci delle banche italiane.

Questi calcoli producono riflessioni sull’importanza della differenziazione in atto tra banche con differentiprocessi di gestione e monitoraggio dei crediti deteriorati e sull’impatto che queste differenze possono causare, ma ancora una volta come detto un anno fa sul fatto che sono le inadempienze probabili la vera sfida gestionale del sistema bancario. Per le sofferenze è solo questione di tempi e di valori di un mercato che si è messo in moto.
 

Cat XL

Shizuka Minamoto
ciao Cat, la 513 alias 6,375 nasce dall'ops del 2014. Il post call della 414 è piuttosto magro e ciò rende il rischio piuttosto asimmetrico.
Però Groupama è molto cambiata negli ultimi due anni e il rating riflette questo miglioramento complessivo dell'emittente.
Come discutemmo mesi fa, andrebbe rafforzato l'equity, perchè il solvency margin si basa un po' troppo sulle famose transitional measures.
Io sinceramente una puntatina sulla call la farei ma aspetterei la conference call di metà marzo quando sforneranno il bilancio 2016.
Un'altra via che potrebbero seguire sarebbe emettere preventivamente un nuovo perpetual per finanziare la call o fare una nuova proposta di scambio.
La faccenda è interessante e merita di essere seguita.

E' il motivo percui non la seguo piu' da tempo.
 

Quirino

Nuovo forumer
in un portafoglio


ciao Cat, oggi le subordinate Groupama hanno fatto un balzo, ma non sono riuscito a trovare qualche notizia sulle reali motivazioni. Forse qualche anticipazione su come hanno chiuso il 2016 ? Mah... mi sembra un po' prematuro.

Pagina 29 e seguenti.
 

Allegati

  • groupama_investor presentation_january 2017_version online.pdf
    1,1 MB · Visite: 258

angy2008

Forumer storico
Pagina 29 e seguenti.
grazie.
Per la 6,375% a me parrebbe che l'abbiano inserita nello specchietto solo per riassumere l'outstanding, mentre per la 6,298% propongono swap a 100% e la 7,875% a 109,5% ma con cap, comunque bisogna aspettare il 12 gennaio per sapere il tasso della nuova emissione.
La salita dei prezzi non mi pare giustificata da questa proposta di swap ma piuttosto dalla salita generalizzata dei prezzi.
Oppure qualcuno conosce già il tasso del nuovo bond e fà provvista e la 6,375% sale per contagio.
 
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