Io ho sempre creduto che l'Italia debba fare il proprio dovere ed onorare il debito fino all'ultimo centesimo. Cambiando, anche attraverso dismissioni beni pubblici (stimati in 500 miliardi), piu' incisiva lotta all'evasione (stimati oltre 120 miliardi/anno) e deregulation vera (lobbies notai, taxi, regioni, province, comuni ecc.) riduzione da quasi 1000 a 300 max parlamentari, ecc.
Premesso cio', un po' di storia dal grande Alessandro Fugnoli non guasta:
Quando fu l’Italia a condonare i debiti tedeschi
Il 27 febbraio 1953, a conclusione di un anno di lavori della Conferenza di Londra sul debito estero tedesco, l’Italia, insieme a 15 altri paesi, condonò alla Germania la metà dei debiti che questa aveva contratto tra il 1919 e il 1945. Il pagamento dell’altra metà, pari a 16 miliardi di marchi, fu dilazionato nei trent’anni successivi. Per usare un’ulteriore cortesia verso chi aveva pur sempre provocato due guerre mondiali si stabilì che i rimborsi annuali non avrebbero mai superato il 3 per cento dell’export tedesco e sarebbero stati sospesi se la Germania si fosse trovata in passivo commerciale. Queste clausole fornirono ai creditori un forte incentivo a comprare prodotti tedeschi e accelerarono in modo decisivo la ricostruzione della parte occidentale del paese. Quanto alle riparazioni della seconda guerra mondiale, si stabilì di rinviarne il pagamento all’unificazione tedesca, che nel febbraio 1953, con Stalin ancora in vita, appariva un evento impossibile. Quando l’unificazione si realizzò inaspettatamente nel 1990, il debito fu quasi completamente cancellato. Rimasero 239 milioni di marchi simbolici e pure questi furono dilazionati in vent’anni, tanto che la Germania finì di pagare nel 2010. La memoria storica tedesca, come quella di tutti, è selettiva. Ricorda certe cose e cerca di dimenticarne altre. Tra le cose che la Germania ricorda poco volentieri ne vogliamo citare due. La prima è che l’atteggiamento della Troika dei creditori Stati Uniti-Gran Bretagna-Francia, che supervisionò l’economia tedesca dal 1919 alla prima fase della guerra fredda (con l’eccezione dei 13 anni del nazismo), fu sempre decisivo, nel bene e nel male, nell’indirizzare le sorti della storia tedesca. Quando la Troika fu dura e vendicativa la Germania cadde puntualmente nel Settimanale di strategia Febbraio 1953. Anche l'Italia cancella metà dei debiti tedeschi. 2 ALTRI TEMPI caos e lo esportò nel mondo. Quando fu invece illuminata la Germania rifiorì in un attimo. Si consideri la storia della repubblica di Weimar, che spesso viene ricordata come un unico e che fu invece divisa in tre fasi completamente diverse tra loro. La prima, da Versailles all’iperinflazione (1919-1923), vide una Troika durissima e coincise non a caso con una serie infinita di tentativi di colpi di mano insurrezionali di destra e di estrema sinistra (questi ultimi con il rischio di una saldatura con la Russia rivoluzionaria che avrebbe cambiato la storia d’Europa). Quando la Reichsbank, seguendo le suggestioni protokeynesiane del cartalismo, provò a lenire le pene della popolazione stremata stampando denaro senza limiti, l’inflazione che ne seguì ridusse ulteriormente la capacità della Germania di servire il suo debito estero. In un soprassalto di intelligenza la Troika prese atto della situazione e ridusse drasticamente le sue richieste di austerità. Insieme alla fine istantanea dell’iperinflazione questo produsse la seconda fase di Weimar (1924-1929), i luminosi Goldene Zwanziger della ripresa frenetica, dell’estrema vivacità politica e intellettuale e del modernismo radicale che ancora oggi ammiriamo. La luce si spense però di nuovo dal 1929 al 1933, quando le banche americane chiusero improvvisamente i rubinetti del credito e la Troika ricominciò a martellare la Germania per cercare di estrarne quello che poteva. E così, mentre uno alla volta tutti iniziavano a svalutare per uscire dalla Grande Depressione, alla Germania si impose di mantenere la parità con l’oro, in modo da renderla meno competitiva e rubarle quote di mercato. Per rimanere competitiva a cambio fisso la Germania decise allora una svalutazione interna del 20 per cento, tagliando in pari misura le retribuzioni pubbliche e private, le pensioni e i servizi sociali. Poiché nessun partito volle prendere la responsabilità di queste misure, Hindenburg chiamò il tecnico Brüning e formò un governo del presidente che, avendo zero voti al Reichstag, governò esclusivamente per decreto. E qui veniamo al secondo punto che la memoria storica tedesca cerca di dimenticare, l’inflazione male relativo e la deflazione male assoluto. La Germania ricorda ossessivamente a se stessa e al mondo l’iperinflazione del 1923 e con questa cerca di giustificare il suo sadomasochismo monetario e fiscale di oggi. Fa quasi capire che Hitler arrivò al potere per colpa dell’inflazione, quando i nazisti nelle due elezioni del 1924, con la ricchezza finanziaria completamente distrutta, si fermarono al 3 per cento (mentre i partiti di sistema furono largamente confermati) e scesero addirittura al 2 per Bambini giocano con le banconote svalutate. 1923. Babylon Berlin, la terza fase di Weimar. 3 ALTRI TEMPI cento nel 1928. I nazisti esplosero invece sotto l’austerità di Brüning e si presero il Reichstag nel 1933. Mentre l’inflazione aveva colpito a morte i creditori ma aveva almeno fatto un enorme favore ai debitori (chi aveva un mutuo si trovò la casa regalata), la deflazione aveva colpito ricchi e poveri, industriali e operai, banche e depositanti.
Nonostante la tua sarcastica reprimenda, mi permetto di perseverare nel mio pessimismo. Che vuoi mai, sono cocciuto. Vorrei solo farti notare che se in molti ti dicono che stai sbagliando, il buon senso consiglia di meditare su quel che dicono.