un,dos,tres,un pasito bailante by mototopo

Verso un governo Saccomanni a tutela delle grandi banche ?


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30 settembre 2013 |
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Autore Luciano Lago | Stampa articolo

di Luciano Lago

Il capo dello Stato, l’ineffabile Giorgio Napolitano, nei colloqui mantenuti al Quirinale con Enrico Letta e soci, ha ventilato l’ipotesi di un possibile incarico al ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni. Si tratterebbe in pratica di una nuova edizione del “governo tecnico” tanto caro alle centrali di potere ubicate a Bruxelles e Francoforte perché sarebbe un esecutivo nominato dall’alto (come ormai consuetudine) per mantenere i conti pubblici e fornire garanzie alle grandi banche tedesche e francesi che hanno in mano i titoli del debito pubblico italiano.
Garanzie, sempre e comunque “garanzie”, questa la parola chiave che utilizzano gli amministratori politici fiduciari delle centrali finanziarie che dispongono tutti gli assetti economici italiani. Era la parola chiave che usava Mario Monti per coprire la sua politica tutta orientata a trasferire miliardi di euro dalle casse del tesoro a quelle delle varie istituzioni bancarie: dalla Stanley Morgan al M.P.S. per ripianare i debiti dei “compagni” di Mussari , Bersani , Amato e soci, al fondo ESM (Fondo di Stabilità europeo) una nuova istituzione finanziaria dove i governi europei sono obbligati a versare quote dei loro bilanci per sovvenzionare le banche in difficoltà. Garanzie sono quelle che presto richiederà l’ FMI per erogare un finanziamento straordinario per ripianare i debiti del bilancio pubblico e consentire al Tesoro di pagare i circa 100 miliardi all’anno di interessi passivi sul debito truffa maturato dallo Stato Italiano con le istituzioni finanziarie internazionali.
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Svizzera. La banca più potente al mondo annuncia il crash


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30 settembre 2013 |
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Autore Redazione | Stampa articolo
Fonte: http://www.ticinolive.ch/2013/09/25/svizzera-la-banca-piu-potente-al-mondo-annuncia-il-crash/?fb_ref=below-post&fb_source=message
25 settembre 2013

Con sede a Basilea, la BRI, la Banca dei regolamenti internazionali, promuove la cooperazione tra la banche centrali, fornisce servizi finanziari in qualità di “banca delle banche centrali” e opera come agente o mandataria nei pagamenti internazionali che le vengono affidati.In definitiva, nella sua veste di banca di tutte le banche, la BRI di Basilea è la banca più potente al mondo, quella che capta e dirige il clima della finanza a livello mondiale. E le sue ultime previsioni sono allarmanti. L’allarme lanciato dalla BRI settimana scorsa in un rapporto, fa stato di uno tsunami del debito che – nell’indifferenza generale dei governi e dei media – sta per abbattersi sui mercati, sulla finanza e sull’economia. Un crash dalle proporzioni ciclopiche.
E non sarà certamente il dietrofront del presidente della Federal Reserve Ben Bernanke, che ha rinunciato a ridurre la massiccia (quanto inutile) iniezione di 85 miliardi di dollari mensili nella disastrata economia americana che metterà a posto le cose.
L’annuncio della Fed di proseguire con il programma del Quantitative easing e con la stampa illimitata di moneta, conferma l’impotenza del governo americano nel rimettere in piedi una situazione economicacompromessa da tempo e che non è in grado di rinunciare all’illusorio sostegno di questi stimoli artificiali.
In parallelo, malgrado il proseguimento del Quantitative easing, la Fed ha rivisto nuovamente al ribasso la previsione di crescita per il 2013.
William White, ex economista presso la BRI, conferma le sinistre previsioni del rapporto dell’istituto finanziario : “Siamo tornati a una situazione peggiore di quella che prevaleva alla vigilia del crollo di Lehman Brothers, nel 2008. Tutte le situazioni di disequilibrio sono ancora presenti. I livelli di indebitamento pubblico e privato sono aumentati del 30% rispetto a cinque anni fa.”
Il debito mondiale viene quantificato in cifre tanto allucinanti quanto incomprensibili. Secondo il giornale The Economist sarebbe di 52 mila miliardi di dollari. E c’è chi lo quantifica ancora più alto, addirittura di 190 mila miliardi di dollari.


In pieno dibattito sul tetto del debito, il Congresso americano farà quello che ha sempre fatto : entro il 15 ottobre voterà a favore di un nuovo innalzamento del limite massimo del debito nazionale.
Cosa può fare d’altro? Se non voterà a favore, gli Stati Uniti andranno in default di pagamento.
Il Giappone prosegue la sua rovinosa fuga in avanti. Indebitato al 211% del suo Pil, il paese consacra oltre la metà delle sue entrate fiscali al rimborso dei soli interessi del debito nazionale. E il 46% del budget 2013 può essere finanziato unicamente con debiti supplementari.
In Cina, negli ultimi cinque anni i debiti privati sono saliti da 8 a 23 miliardi di dollari.
In Europa, in un anno il tasso d’indebitamento è aumentato da 88,2 a 92,2%. Il tutto mentre i governi della Zona euro si affannano a dichiarare che la crisi è passata e l’economia è in ripresa.
Davanti a noi si apre il baratro e gli artefici di questa gravissima crisi economica e finanziaria sono incapaci di trovare un rimedio.
Sinora, nei paesi più disagiati della Zona euro l’unico rimedio trovato dai governi è stato quello di proporre – e in taluni casi di attuare – il prelievo sui conti dei cittadini, per tentare di salvare il settore bancario e chiudere i buchi nelle finanze dello Stato. Cipro ne è un chiaro e tragico esempio.

(Redazione/Le.veilleur.com)
 
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Berlusconi si toglie il solito sassolino facendo cadere il governo: signoraggio


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30 settembre 2013 |
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Autore Redazione | Stampa articolo
Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/sistema-delle-banche-tradisce-i-risparmiatori.html
«Il sistema delle banche tradisce i risparmiatori»



Redazione - Mer, 28/09/2005 – 00:00



Ne aveva fatto una battaglia di principio e di sostanza: per Arrigo Molinari, nella veste di avvocato patrocinatore delle cause dei cittadini deboli contro i poteri forti, quella contro la Banca d’Italia e il suo governatore Antonio Fazio era diventata una sorta di sfida da vincere a tutti costi.
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E l’occasione giusta – come gli piaceva dire – era capitata di recente: per la causa intentata «nell’interesse degli eredi di Pallavicino Maria Teresa e Pallavicino Carlo che hanno numerosi contenziosi civili incardinati nei tribunali di Genova, Savona e Imperia, relativi a rapporti di conto corrente e di mutuo fondiario con numerosi istituti bancari».
Ci si era dedicato con lo stesso entusiasmo che aveva messo in tanti anni di carriera in polizia. Tanto più che, diceva spesso, «i risparmiatori sono stati traditi, e bisogna che si prendano la loro rivincita». Le sue argomentazioni parevano ineccepibili, magari un po’ ardue da decifrare, ma, di questi tempi, sparare sulle istituzioni creditizie private e pubbliche, nazionali ed europee, poteva incontrare solo consensi. Nel mirino, però, più di tutti, la Banca d’Italia, «un elefante con 8mila addetti che godono di stipendi da 75mila euro all’anno e il cui capo è di fatto completamente inamovibile. Il vero scandalo è una schiera di dipendenti annidati in un vero e proprio carrozzone».
Molinari aveva affondato il coltello nella piaga, facendo ricorso contro l’istituto centrale e le sue sedi decentrate di Genova, Savona e Imperia, ma accomunando nell’istanza anche la Banca centrale europea. Sosteneva infatti che Palazzo Koch «aveva privato i ricorrenti della tutela amministrativa prevista dalla normativa vigente in materia di vigilanza sugliistituti di credito, stante il conflitto di interesse che si è venuto a creare tra la Banca d’Italia stessa e gli istituti di credito soci della Banca d’Italia».
In particolare, sottolineava Molinari, «il dibattito che è scaturito sulla cosiddetta vicenda Fazio non è tanto sulla regolamentazione dei poteri e sulla durata in carica del governatore, quanto una meritoria presa di posizione dello Stato italiano di riappropriarsi di risorse, il cosiddetto reddito di “Signoraggio“, nella quale era stato, seppure in parte, espropriato in favore di soggetti privati. Invero e singolare se non addirittura assolutamente inaccettabile che l’istituto di emissione in uno Stato sovrano sia in primis una società per azioni commerciale, nonché partecipata per la maggioranza assoluta da soggetti privati che nulla hanno a che vedere con le ragioni pubbliche che dovrebbero presidiare ogni determinazione relativa alla Banca centrale».
Ed è questo soprattutto che a Molinari, ormai compreso perfettamente nella parte di paladino dei diritti dei risparmiatori, non andava proprio giù. «Le banche – insisteva l’ex vicequestore di Genova – sono diventate padrone dell’arbitro». Seguivano, nel ricorso, espressioni particolarmente pesanti nei confronti del sistema, definito senza mezzi termini «mafioso». E una vera e propria «cosca mafiosa», con tanto di «sicari» e base a Montecarlo, aveva in qualche modo minacciato «i danti causa dei ricorrenti». Per questo si chiedevano «provvedimenti urgenti in merito alla proprietà della moneta per conseguire il risarcimento del danno da parte della collettività derivante dall’illecita attribuzione del reddito da “Signoraggio“ in favore di soggetti che ab origine e per loro natura non hanno titolo a percepire alcun provento dalla circolazione monetaria». Leggi il resto di questo articolo »







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