un,dos,tres,un pasito bailante by mototopo

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AVEVAMO UNA BANCA! - BERSANI, LO SBRANATORE SBRANATO: DALLA LEGA A CASINI, TUTTI ADDOSSO AL PD PER IL MONTE DEI PACCHI - MARONI “AVVERTE” ANCHE RIGOR MONTIS: “SE UNA SOCIETA’ HA VIOLATO LA LEGGE NON PUO’ RICEVERE SOLDI PUBBLICI” - IL CALTA-PIERFURBY “SCARICA” MONTI E IL SUO CANDIDATO MONACI EX MPS: “L’HA CANDIDATO IL PROF, IO CORRO AL SENATO” - MONTIMER TENTA L’INSABBIAMENTO - GRILLO SALTA: “HANNO FOTTUTO IL TFR AI DIPENDENTI DELLA BANCA…”

M.Antonietta Calabrò per il "Corriere della Sera"
CASINI MONTI «Se la società ha fatto cose in violazione delle leggi, non può ricevere soldi pubblici, è una cosa così banale che anche il presidente del Consiglio Monti la può capire». Si è espresso così il leader della Lega Nord Roberto Maroni. Secondo Maroni, «se è vero quello che scrivono i giornali, ci sono responsabilità penali gravi».
«Alla banca lo Stato regalerà euro zero, e per ora ha prestato euro zero»: così il presidente del Consiglio, Mario Monti, ha risposto ad un cittadino che chiedeva al governo di non dare soldi al Monte Paschi di Siena, ma di impegnare le risorse previste (di circa 4 miliardi di euro) per la ricostruzione delle zone terremotate dell'Emilia. Il caso Mps infiamma la campagna elettorale.
monti casini Il leader Udc Pierferdinando Casini ha dichiarato «che la reazione del segretario del Pd Pierluigi Bersani è stata un po' sopra le righe: dei legami tra Pd e città e banca lo sanno anche i sassi a Siena, alla faccia della autonomia della realtà bancaria dalla politica». Ma Casini ha anche aggiunto che «dopo anni di dolo, con il sindaco Ceccuzzi, il Pd ha cercato di fare pulizia nella vicenda».
ALFREDO MONACI SIMONETTI ROBERTO Alla domanda di Maria Latella, su Sky, «chi si oppose al rinnovamento del Mps ora è candidato con Monti, lei che ne pensa»? Casini ha risposto: «Chiedetelo a Monti non certo a me. Io sono candidato al Senato», ha concluso Casini con riferimento ad Alfredo Monaci, candidato numero tre in Toscana per «Scelta civica», che è stato nel Cda di Mps dal 2009 al 2012. Bersani è rimasto sotto il tiro del Pdl. Il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, ha detto: «Spieghi i conti e non sbrani».
BERSANI E MUSSARI «Cos'ha da urlare, Bersani?», ha detto Maurizio Gasparri capogruppo pdl al Senato. La conseguenza del caso Mps, secondo Oscar Giannino, leader di Fermare il declino (Fid) è che «a oggi, com'è giusto, il Financial Times, cioè l'Europa e i mercati europei, di nuovo cominciano a sospettare del nostro sistema bancario».
ROBERTO MARONI CON LA SCOPA PADANA Il giornalista fa notare che «il nostro sistema bancario ha una sofferenza che va verso i 150 miliardi, cioè 10 punti di Pil e cosa vuol dire questo? Vuol dire che può scendere lo spread sui titoli tedeschi, ma siccome le banche hanno poco patrimonio, i soldi per le imprese e per le famiglie non ci saranno neanche quest'anno e l'anno prossimo».
L'URLO DI BEPPE GRILLO jpeg«Il Governo Monti, che dimostra di nuovo di essere il Governo dei banchieri, continua la immorale e disastrosa politica di socializzazione delle perdite e di privatizzazione degli utili», sostiene Gianpiero Samorì leader del Mir, lista alleata del Pdl. Sul caso è anche tornato anche Beppe Grillo (M5S) secondo il quale i dipendenti del Monte dei Paschi di Siena sono stati «fottuti del Tfr, perché sono stati costretti a comprare le azioni a cinque euro, mentre ora valgono 0,22». Parlando dei dipendenti della banca, Grillo ha aggiunto che «hanno le lacrime agli occhi perché ci potrebbe anche essere un fallimento», mentre «i piccoli azionisti sono distrutti».


OSCAR GIANNINO
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"tutti puliti e anche quelli che ne usciranno sporchi li ritroveremo tra qualche tempo nel bel mezzo del gotha della finanza o della politica perchè si sa, questi sono gli unici due mondi nei quali, se sbagli, gli altri pagano. "

In fin dei conti siamo coerenti.
Ma c' è una novità: l' uso del verbo sbranare.:D
 
dagospia

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1. TRA LA SINISTRA E LA DESTRA, A SIENA, HANNO SEMPRE PREFERITO IL CENTRO-TAVOLA- 2. DALLA MASSONERIA ALLA CHIESA, DALL’UNIVERSITÀ ALLA BORGHESIA INDUSTRIALE, DA BERLUSCONI A CALTAGIRONE, DA LIGRESTI A MONTI-RIFFESER, FINO ALLA GRANDE FINANZA NAZIONALE. E NATURALMENTE I PARTITI: NON SOLO IL PCI-DS-PD, MA ANCHE IL PDL, CHE QUI QUALCUNO DEFINISCE UN PD CON UNA ELLE IN PIÙ, TUTTI SI SONO SERVITI DEL MONTE- 3. SOLTANTO 110 MILIONI È COSTATA LA IMCO DI LIGRESTI, DI CUI SONO STATI RILEVATI I DEBITI- 4. L’AEROPORTO DI AMPUGNANO LEGATO A UN PROGETTO FARAONICO DI CAMPI DI GOLF SULLA TENUTA DI BAGNAIA, DI PROPRIETÀ DELLA FAMIGLIA MONTI-RIFFESER, PADRONI DEL GRUPPO EDITORIALE CHE CONTROLLA ‘’LA NAZIONE’’, IL ‘’RESTO DEL CARLINO’’ E “IL GIORNO”- 5. PER FAR FRONTE AL BUCO DI 200 MILIONI DI EURO DELL’UNIVERSITÀ DI SIENA SONO STATI VENDUTI ALCUNI GIOIELLI, COME IL COMPLESSO DI SAN NICCOLÒ. INDOVINATE CHI LO HA COMPRATO? FRANCO CALTAGIRONE, FINO A QUALCHE MESE FA VICEPRESIDENTE DEL MONTE, PER 74 MILIONI. E LO HA SUBITO RIAFFITTATO A 120 MILIONI PER VENTIQUATTRO ANNI-

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Alberto Statera per "la Repubblica"
Stefano Bisi Lasci via Luciano Bianchi, antico presidente del Monte dei Paschi, e ti dirigi verso Piazzetta Artemio Franchi, cui è dedicato anche lo stadio cittadino, attraverso un quasi ininterrotto circuito toponomastico massonico.
È tracciato con cura in un libro del Gran Maestro toscano Stefano Bisi, e vi incontri da Giovanni Amendola a Silvio Gigli, da Goffredo Mameli a Camillo Benso di Cavour. Non c'è ancora Giovanni Cresti, provveditore generale e dominus assoluto della banca dal 1975 al 1983, che favorì la prima ascesa da palazzinaro di Silvio Berlusconi, suo confratello nella Loggia massonica P2, concedendogli fidi sconfinati per costruire Milano 2 e Milano 3.
SILVIO BERLUSCONI - Copyright PizziLa ragione è che Cresti è morto da poco, il 6 febbraio del 2012, e forse non si è fatto in tempo a dedicargli una strada cittadina. Sua figlia Lucia Cresti, grande collezionista d'arte contemporanea, era assessore alla Cultura di Siena, ma è decaduta pochi mesi fa con le dimissioni del sindaco del Pd Franco Ceccuzzi. Dalla P2 alla P4 il passo è breve e nelle carte dell'inchiesta più recente, per la quale il piduista Luigi Bisignani ha patteggiato una pena di un anno e sette mesi, chi ti compare tra i possibili Bisignani boys? Alessandro Daffina della Banca Rotschild che fu advisor di un prestito per coprire l'acquisto di Antonveneta a un prezzo spropositato.
GIUSEPPE MUSSARI Ecco un piccolo test di portanza, come si dice, del pilastro massonico. Che tuttavia è soltanto uno di quelli che sorreggevano la "boriosa autosufficienza" di Siena, come la definì Ceccuzzi, prima che al Monte irrompessero Alessandro Profumo e Fabrizio Viola a tentare di scardinare il Sistema, permettendo di svelare lo scandalo dei derivati.
IL SINDACO DI SIENA FRANCO CECCUZZI NEL GIORNO DELLE DIMISSIONI DA PARLAMENTARE jpegSbaglierebbe chi pensasse soltanto a una storia di grembiulini, perché nel fango che viene giù da Rocca Salimbeni e da Palazzo Sansedoni e invade ormai Piazza del Campo c'è una sorta di "ritratto di famiglia italiana" che non esclude quasi nessuno: dalla Massoneria alla Chiesa, dall'Università alla borghesia industriale, dalla burocrazia fino alla grande finanza nazionale. E naturalmente i partiti: non solo il Pci-Ds-Pd, ma anche il Pdl, che qui qualcuno definisce un Pd con una elle in più.
Alessandro DaffinaDenis Verdini, a Rocca Salimbeni è come a casa sua, come lo è ancora il suo capo, che utilizza il Monte dei Paschi per pagare i conti delle olgettine. L'homo verdinanus al Monte è Andrea Pisaneschi, portato alla presidenza di Antonveneta, il boccone costoso e indigesto che ha terremotato i conti di Siena. Praticamente è lui il bancomat personale del coordinatore nazionale del Pdl, non solo per le inesauribili esigenze familiari, ma anche per quelle aziendali degli amici.
Come quel Riccardo Fusi dello scandalo dei Grandi eventi della Protezione civile, titolare di una società praticamente fallita, cui fu fatto pervenire un grazioso prestito di 150 milioni di euro. Soltanto 110 milioni è costata invece la Imco di Salvatore Ligresti, di cui sono stati rilevati i debiti. Tutti sapevano e tutti tacevano. Perché nessuno dei tanti chiusi nella "boriosa sufficienza" poteva dire di essere fuori dalle colate di fango del potere.
ALESSANDRO PROFUMO E FABRIZIO VIOLA Giuseppe Mussari, che l'assise dei banchieri volle suo presidente per la seconda
volta, è sotto processo con un'altra decina di persone anche per Ampugnano. Che cosa è? Immaginate la pista di tre chilometri di un aeroporto internazionale piazzata a Roma tra Piazza Venezia e Piazza del Popolo. Questo è più o meno il progetto Ampugnano, da realizzare, dopo la privatizzazione e l'assegnazione al Fondo Galaxy, alle porte del centro cittadino di Siena, per il quale l'ex presidente del Monte è accusato di turbativa d'asta.
MPS LINGRESSO DI ROCCA SALIMBENI SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA Presidente dell'aeroporto fu nominato, con l'assenso di Ceccuzzi, Enzo Viani, tesoriere del Grande Oriente d'Italia, la maggiore osservanza massonica in Italia, di cui è Gran Maestro l'avvocato ravennate Gustavo Raffi, che con il Monte ha rapporti professionali di antica data. Ex dipendente del Monte, Viani alle primarie per il sindaco di Firenze si schierò contro Matteo Renzi e a favore di Graziano Cioni, ex assessore fiorentino finito in una brutta storia sui terreni di Ligresti.
Riccardo Fusi I terreni, le speculazioni immobiliari, il cemento: dov'è che non fanno la storia? La fanno anche ad Ampugnano. La privatizzazione e il progetto sciagurato dell'aeroporto internazionale sono legati a un altro progetto faraonico. Quello sulla tenuta di Bagnaia, di proprietà della famiglia Monti-Riffeser, dove convolarono a nozze Pierferdinando Casini e Azzurra Caltagirone, che colà sta realizzando decine di ville per una clientela internazionale di golfisti, che ha bisogno dell'aeroporto sotto casa per arrivare da ogni parte del mondo. Operazione targata Mussari-Mps-Pd? Ma per carità, come al solito dentro ci sono tutti. Tanto più che Riffeser è padrone del gruppo editoriale che controlla La Nazione, Il Resto del Carlino e Il Giorno, di cui nessuno vuole perdere l'amicizia.
Salvatore LigrestiPer appoggiare l'operazione aeroporto internazionale al ministero e all'Enac viene assoldato il senatore del Pdl Franco Mugnai, molto amico dell'allora ministro dei Trasporti Altero Matteoli.
Se è vero quel che dice Mario Monti, che destra e sinistra non esistono più (ma non è vero) Siena è il laboratorio precursore della perdita delle diversità. Prendete la gloriosa Università, che naturalmente è rappresentata nella Fondazione Mps, insieme a Comune, Provincia, Regione e Arcidiocesi. Almeno tre rettori hanno contribuito a mettere insieme un buco di 200 milioni di euro, un dissesto per cui sono state rinviate a giudizio per peculato una ventina di persone, tra cui gli ex rettori Piero Tosi e Silvano Focardi.
AEROPORTO SIENA AMPUGNANOPer far fronte al buco sono stati venduti alcuni gioielli, come il complesso di San Niccolò. Indovinate chi lo ha comprato? Franco Caltagirone, fino a qualche mese fa vicepresidente del Monte, per 74 milioni. E lo ha subito riaffittato a 120 milioni per ventiquattro anni.
Ostriche e aragoste consumate in gran quantità con denari pubblici sono diventate un po' l'icona degli scandali seriali che l'Italia sta affrontando negli ultimi mesi. Potevano mancare in uno scandalo universitario? Figurarsi. E infatti negli atti d'accusa figura l'acquisto con soldi dell'ateneo di 360 chili di aragoste destinate alla contrada della Chiocciola. I magistrati, gentili, hanno scritto che sembra "materiale non pertinente".
y bag19 marisa monti riffeser zandaIntanto le rette sono diventate le più alte d'Italia. Tanto per gradire, infine, l'attuale rettore Angelo Riccaboni è al centro di un'inchiesta riguardante presunte irregolarità avvenute nelle votazioni per la sua elezione. Per pietà nei confronti dei lettori tralasciamo altre inchieste a carico di consiglieri d'amministrazione e semplici professori, come quella per rimborsi gonfiati per l'organizzazione di master e corsi di aggiornamento.
PIERFERDINANDO CASINI E AZZURRA CALTAGIRONE resize Giuseppe Mussari, prima di essere trasformato in banchiere, era un avvocato penalista. E di recente è rientrato nel ruolo per difendere un prete, don Giuseppe Acampa, accusato di una sulfurea vicenda: un incendio dentro la Curia vescovile per far sparire documenti relativi alla vendita di lasciti alla Chiesa e, in particolare, del complesso immobiliare del Commendone all'industriale delle scarpe padovano René Caovilla. Come penalista Mussari ha vinto e il suo assistito è stato assolto.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE GIUSEPPE MUSSARI Ma nella Chiesa senese gli strascichi sono devastanti, tra voci, sospetti, trame e scontri. "Una desolante caduta all'interno della comunità ecclesiale e in particolare del presbiterio", ha scritto al settimanale diocesano don Andrea Bechi, ex segretario dell'arcivescovo Antonio Buoncristiani. Lo scandalo del Monte spariglia ogni gioco. Nel paradiso denso di celestiali armonie, ora sono tutti contro tutti.
 
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di Stefano Di Francesco
28/01/2013 09:11:26​



La vicenda legata alla banca senese Monte dei Paschi di Siena (MPS) ha scosso in modo sostanziale il mondo politico e finanziario italiano, ma la gravità e la portata delle operazioni scellerate poste in essere dalla premiata ditta Mussari & co. potrebbero ed anzi dovrebbero avere eco anche internazionale.
La Banca MPS non è nuova a discutibili e discusse operazioni fin da quando, nel 2002, decise l’acquisto per incorporazione della Banca 121, pagandola circa 1,2 miliardi.
La Banca 121 assunse agli onori della cronaca per una serie di prodotti finanziari venduti ad ignari clienti facendo credere loro di star sottoscrivendo dei piani d’accumulo mentre in realtà erano dei veri e propri mutui, realizzando così una truffa di circa 2 miliardi di euro ai danni di 90.000 risparmiatori.
Malgrado i dirigenti MPS si affrettarono rapidamente a dichiarare la loro estraneità ai fatti, ciò gettò una alea di discredito su tutta la vicenda.
Il vero e proprio capolavoro fu però l’acquisto della Banca Antonveneta realizzato nel 2008, una banca che in realtà non godeva di ottima salute, che presentava una perdita d’esercizio di 6 milioni di euro, una forte riduzione della clientela e dei depositi.
La Banca Antonveneta era stata acquistata nel settembre del 2007 dal Banco Santander, per 6,6 miliardi di euro al termine di estenuanti e lunghe trattative sindacali.
Il MPS appena 4 mesi dopo, decise l’acquisto della banca padovana per una cifra pari a 10,3 miliardi di euro, cioè 3,7 miliardi in più del prezzo pagato dal Banco Santander.
Non solo. In realtà sono quasi 5 i miliardi pagati in più perchè MPS non pretese anche il controllo di Interbanca, il corporate dell'istituto di Antonveneta che da solo valeva forse 1,1 miliardi di euro (se si leggono i report di Reuters dell'epoca) e che rimase, invece, nelle mani di Botin gran capo di Santander (l'uomo più influente della Spagna). Se dunque Botin e Santander comprarono nel settembre Antonveneta per una cifra già esagerata di 6.6 miliardi era perché probabilmente sapevano che dopo due mesi l'avrebbero rivenduta per una cifra ancora più assurda di 11.4 miliardi a MontePaschi (10.3 mld + 1.1 mld).
Già la cifra di 6,6 miliardi per l’acquisto di Antonveneta era di per sé esagerata, assurda.
La Banca Antonveneta era stimata valere circa 10 volte gli utili come tutte le banche italiane all'epoca, cioè sui 4 miliardi e rotti, ma nel 2007, MPS la pagò quasi 5 miliardi in più di quello che Santander l'aveva pagata solo 2 mesi prima. Non bisogna farsi ingannare dalla finanza pensando che sia complicata: era un assurdità evidente. O qualcosa di peggio.
Evidentemente passare per questa doppia acquisizione di Antonveneta, prima di Santander a settembre e poi di MontePaschi subito dopo a novembre, era il modo più furbo per fare due cose:

1) gonfiare il prezzo di cinque o sei miliardi perchè così si faceva apparire che il Banco Santander, comprando lui per più di 6.6 miliardi, giustificava un prezzo già esagerato e questo consentiva di alzare ulteriormente a 10 miliardi il valore della seconda operazione (che in realtà sono più di 11 miliardi tenendo conto del fatto che gli spagnoli si tengono Interbanca), dando l'impressione di una gara per arrivare al controllo di Antonveneta, dove MPS e Santander sembravano come "in concorrenza". Attraverso una acquisizione diretta, MPS non avrebbe mai potuto pagare più di 6 , forse 7 miliardi, visto che Antonveneta veniva stimata allora valere sui 4-5 miliardi. Ma con Santander che arrivava a pagare 6.6 miliardi, diventava possibile gonfiare ulteriormente il prezzo fino ai 10,3 miliardi. La domanda è: Santander si prestava a pagare un prezzo già molto alto di 6.6 miliardi perchè gli era stato garantito segretamente che dopo due mesi MPS gli avrebbe comprato la banca per più di 11 miliardi?

2) far passare i soldi all'estero su Londra e farli sparire grazie a Santander che è conosciuta per operazioni del genere, per cui Botin è stato messo sotto inchiesta varie volte in Spagna, ma da cui è sempre uscito indenne dato il suo potere (Botin era anche amico stretto di Zapatero, oltre che provenire da una delle famiglie di banchieri più importanti d'Europa). In un acquisto diretto tra due banche italiane, non era facile fare uscire i miliardi dall'Italia e pagare la “tangente”, ma con l'aiuto di Santander che si faceva pagare su Londra e in Spagna , praticamente si potevano far transitare i soldi sull'estero ed estrarre la tangente.
L’operazione è scellerata sotto ogni punto di vista. All’epoca il Monte valeva 9 miliardi. Ciononostante compra una banca grande la metà (1.000 sportelli contro i propri 2.000) per giunta dalla salute assai precaria, e la paga una cifra superiore al proprio valore. Anzi non la paga perché in cassa non c’è una lira. E’ dunque necessario un aumento di capitale, la vendita di cespiti ed altro per far cassa.
Il Monte dei Paschi indebitato (per la prima volta nella sua storia) e la Fondazione dissanguata. Mussari si impegnò a comprare per 10 miliardi una banca che per sua stessa ammissione ufficiale (Documento informativo alla B.I del 15.6.2008) ne valeva 3, senza avere una lira in cassa: l’antica cultura della cautela che aveva permesso al Monte, unica banca al mondo, di sopravvivere per oltre mezzo millennio, massacrata. Neanche 20 anni fa era la banca più solida d’Europa e la più liquida d’Italia – qualcosa come 4 o 5 miliardi di euro ai valori di oggi – la massima finanziatrice dell’interbancario (tutte le banche, anche le massime, ricorrevano ai suoi finanziamenti).

A questo punto, però sorgono degli interrogativi che dovrebbero essere posti all’ordine del giorno del nuovo Presidente, quell’Alessandro Profumo, ex Ad di Uncredit, dal curriculum non troppo invidiabile:
- rinviato a giudizio dal Gup di Milano per frode fiscale assieme ad altre 19 persone;
- autore di una serie di acquisizioni negli anni 2000 ricordate per le perdite che la banca (soprannominata Unidebit) ha sofferto negli ultimi anni, per le migliaia di piccoli e medi imprenditori ai quali ha venduto derivati, non solo inutili, ma anche dannosi e che hanno messo sul lastrico tante sane aziende di questo paese.
Ci si aspetterebbe dunque una presa di posizione forte da parte di Profumo :
1- una azione legale nei confronti dei vertici dell’MPS che condussero in porto la sciagurata acquisizione di Banca Antonveneta;
2- promuovere un’azione di responsabilità verso la Banca d’Italia perché la vigilanza dell’istituto non poteva non sapere ( all’epoca a capo della vigilanza c’era la Tarantola, oggi alla Rai, fortemente voluta da Monti ed il Governatore della Banca d’Italia era Mario Draghi oggi a capo della BCE);
3- promuovere un’azione di responsabilità nei confronti della Fondazione per aver acconsentito alla distruzione progressiva del patrimonio della banca;
4- valutare le responsabilità dell’allora Primo Ministro Romano Prodi che avallò l’operazione Antonveneta, anche lui come Monti e Draghi proveniente dalla galassia Goldman Sachs;
5- rendere pubblico il rapporto tra MPS e Santander per aiutarci a capire dove sono finiti i miliardi spesi per l’acquisto di Antonveneta;
6- porre all’evidenza della magistratura tutte le informazioni riguardanti le operazioni in derivati poste in essere da MPS (denominate Santorini, Alexandria,Nota Italiana,..) per sanare perdite di bilancio.
Riguardo questo punto è bene chiarire che tutto origina dalla volontà di MPS di non iscrivere in bilancio perdite derivanti da operazioni di tipo speculativo risalenti al 2002 e 2006 ( Alexandria e Santorini).
Il management decise allora di comprare BTP con scadenza 2037 da Deutsche Bank e Nomura per spostare le perdite su contratti pronti contro termine sui titoli di Stato acquistati, facendo sembrare le perdite collegate all'attività tradizionale della banca.
Nel 2009-2010 l'istituto compie però un altro errore e stipula derivati di tasso su gran parte dei titoli di Stato in portafoglio (compresi quelli trentennali di cui sopra). In pratica, trasforma gran parte del portafoglio a tasso fisso in tasso variabile. Questo la porta a ulteriori perdite, con la rinuncia alle cedole sui titoli. In questo modo 25 miliardi di euro di titoli di Stato finiscono per non rendere oggi quasi nulla. Con lo swap siglato, infatti, il valore medio delle cedole del 4,2% va alle banche d'affari.
Di fatto la banca si comporta come un Hedge Fund, realizzando operazioni speculative ed in derivati perlomeno stravaganti, senza gran senso logico, che nel 2011 arrivano a 38 miliardi di euro, senza che alcuno in seno alla banca muova nessuna obiezione.
Una conclusiva osservazione va fatta al tempismo con cui il Premier Monti ha da subito messo a disposizione della Banca MPS la possibilità di ottenere un prestito convertibile al tasso del 9% per un ammontare complessivo di 3,9 miliardi di euro.
I motivi cha hanno spinto Monti a destinare queste risorse economiche all’ennesimo salvataggio di Stato di banche in difficoltà, stride con la pochezza di finanziamenti e di strumenti che lo stesso Governo ha disposto a favore delle migliaia di piccole e medie imprese che in Italia costituiscono l’ossatura dell’economia reale, nei cui confronti la crisi del credito e la spaventosa tassazione stanno determinando la scomparsa ed il fallimento del modello industriale italiano.
Questi soldi sono una fetta consistente delle tasse che milioni di italiani hanno pagato come IMU e Mario Monti senza battere ciglio ha coperto il buco del Montepaschi senza domandare quasi nulla in cambio.
In questo modo si evita un aumento di capitale mostruoso fatto magari a 0,05 euro che azzererebbe il capitale della Fondazione con conseguente perdita di controllo della gestione della banca....forse Monti ha voluto fare un piacere al PD mantenendo la Fondazione con una quota rilevante?
Alla magistratura l’onere di trovare le tante risposte che questa vicenda ha sollevato.



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Roma, 28 gen. (TMNews) - La strage di Ustica è stata provocata con verosimiglianza da un missile e non da una esplosione avvenuta all'interno del Dc9 dell'Itavia, che transitava sui cieli italiani con rotta Bologna-Palermo la sera del 27 giugno 1980. Pertanto lo stato deve risarcire le vittime, 81 persone, per non aver fatto quanto in suo potere per difendere la sicurezza di quel volo. E' il succo della sentenza della Cassazione in sede civile che ha condannato appunto al risarcimento. Quella dell'impatto di un missile è una "versione abbondantemente e congruamente motivata", si legge tra le altre cose nella sentenza.


33 anni per avere uno straccio di giustizia. Anche questa è l'Italia.
E nonostante i familiari delle vittime finalmente hanno avuto una piccola giustizia
morale, credo che ne passeranno altrettanti prima di avere (forse) un risarcimento :wall::wall::wall::wall:
 
eh cossiga lo disse.volevano tirare giu' gheddafi,ma fu avvisato dai servizi, e cambio' rotta e centrarono l'aereo. dopo militari di rango morirono,cioe' quelli che erano addetti ai controlli e che erano al comando.ricordo che falcone mori' ,il gg prima ci fu una riunione segreta in banca italia e 2 gg dopo si riunirono sul britania per svendere l'italia. vedasi l esilio di craxi. nel mps se leggete fra le righe c'e' banca r...............d. ma toh
 

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