Veri maestri
NEW YORK (WSI) - Le banche Usa fanno il pieno di utili. Lo scrive il Wall Street Journal, citando dati elaborati dalla società di ricerca SNL Financial, secondo cui nel periodo aprile-giugno sono stati generati utili per 40,24 miliardi di dollari. Si tratta del secondo maggiore risultato da almeno 23 anni.
I profitti record sono stati raggiunti grazie al fatto che gli istituti di credito stanno concedendo prestiti ad aziende e persone al passo più veloce dallo scoppio della peggiore crisi finanziaria dalla Grande Depressione degli Anni '30.
Il rimbalzo si sta verificando nonostante i top manager delle principali banche statunitensi sostengano che costi maggiori dovuti a nuovi impianti regolatori stanno pesando sul loro business.
invece qs so somari.. paura di un aqualcosa che non c'è (inflazione) ci stanno portando....
(ASCA) - Roma, 12 ago 2014 - I riflettori dei mercati finanziari sono puntati su Berlino. Domani saranno verrano diffusi i dati sul pil tedesco nel secondo trimestre dell'anno con il serio rischio che anche la Germania scopra di vedere il segno meno. La locomotiva tedesca e' in affanno, nel giro di due mesi i principali indicatori macroeconomici sono drasticamente peggiorati e solo amrginalmente per le tensioni geopolitiche dell'Ucraina. L'economia tedesca rappresenta quasi un terzo del pil dell'area euro e una battuta d'arresto avrebbe immediati riflessi sugli altri partner della moneta unica. Il consensus degli analisti indica per la Germania un Pil invariato nel trimestre aprile-giugno e un tasso di espansione su base annua in frenata all'1,5%. Nel primo trimestre l'economia tedesca marciava a un ritmo dello 0,8% trimestrale e un +2,3% su anno. Diversi analisti tuttavia non nascondono il pessimismo sui numeri del Pil che si conosceranno domani. Alla Commerzbank stimano una contrazione dello 0,2% nel secondo trimestre mentre Morgan Stanley e Jp Morgan indicano un calo dello 0,1%. A far prevedere una contrazione dell'economia tedesca, i dati della scorsa settimana con la gelata sull'economia italiana (Pil -0,2%) e soprattutto gli ordini all'industria che hanno accusato una pesante contrazione del 3,2% rispetto a una stima di +1,9%. Una flessione solo amrginalmente legata alla crisi in Ucraina. Gli ordini dalla Russia sono rimasti stabili, piuttosto sono crollati del 10% quelli provenienti dai paesi del club dell'euro. Due dati, quindi, che influiranno negativamente sul consuntivo del secondo trimestre. Il superindice dell'Ocse, che misura le tendenze dell'economia, rileva che l'economia della Germania sta perdendo smalto, e oggi l'indice Zew ha mostrato il crollo della fiducia degli investitori con un valore appena superiore agli 8 punti rispetto ai 27 del mese scorso. Dododomani invece Eurostat diffondera' i dati sul pil dell'area euro. Il consensus indica una crescita dell'economia dello 0,1% e un +0,8% annuale. Nella migliore delle ipotesi si profila un lieve rallentamento dell'Eurozona che nel primo trimestre aveva registrato una crescita dello 0,2% mensile e dello 0,9% su base annuale. Si conferma dunque la fragilita' dell'economia europea con la Bce di Mario Draghi che da inizio anno indica l'aumento dei rischi al ribasso del tasso di crescita. Un lieve segno positivo e' atteso per l'economia francese. La stima media degli analisti mostra una crescita dello 0,1 rispetto al Pil invariato dei primi tre mesi e un +0,3% su base annuale. Meglio la Spagna che nel secondo trimestre ha registrato un tasso di espansione dell'economia pari allo 0,6%. Le prospettive per l'area euro vanno tingendosi a tinte fosche. La Germania che perde smalto, la Francia che ristagna e l'Italia con il Pil negativo suonano il campanello d'allarme sulla crescita. E le sanzioni decise nei giorni scorsi dalla Russia non tarderanno a mostrare gli effetti negativi. In un recente report, gli analisti di Deutsche Bank hanno evidenziato che gia' a maggio le spedizioni verso la Russia sono scese del 15% su base annua e l'embargo deciso da Mosca sulle importazioni dai paesi occidentali potrebbe portare a una contrazione del 25% a fine anno con un effetto negativo sul pil tedesco stimabile allo 0,25%. In questo scenario prende corpo lo spettro della deflazione. L'indice dei prezzi al consumo continua a scendere nei paesi euro. In Italia e Germania e' ai minimi storici sotto il mezzo punto percentuale. Il mese scorso era stato il Fondo Monetario Internazionale a prospettare il rischio di stagnazione per l'area euro a causa di una ''persistente debolezza della domanda interna e dallo stallo delle riforme'' ma il club dell'euro rischia di conoscere la deflazione su eventuali shock esterni e davanti a ulteriori apprezzamenti dell'euro. Il Fmi ha tagliato le stime del Pil per Eurolandia dall'1,2 all'1,1% ed ha abbassato la previsione sull'inflazione dallo 0,9 allo 0,7%. Numeri che a distanza di appena un mese sembrano gia' irrealistici.