Una poesia al giorno leva il virus di torno

Una poesia molto nota, da quando è stata inserita nel film "quattro matrimoni e un funerale",
di Wystan Hugh Auden, per il poeta russo Josif Brodskij la più grande mente del secolo (XX)


Blues in memoria

Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono,
fate tacere il cane con un osso succulento,
chiudete i pianoforte, e tra un rullio smorzato
portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.

Incrocino aeroplani lamentosi lassù
e scrivano sul cielo il messaggio Lui È Morto,
allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
i vigili si mettano guanti di tela nera.

Lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est ed Ovest,
la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica,
il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto;
pensavo che l'amore fosse eterno: e avevo torto.

Non servon più le stelle: spegnetele anche tutte;
imballate la luna, smontate pure il sole;
svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco;
perché ormai più nulla può giovare.
 
Ragazzi, lo so che i poeti sono tendenzialmente lamentosi, ma qui le poesie dovrebbero servire a sollevarci dall'incubo, non a darci una spintina verso di lui ... :D:D
 
Lazio
Lo stracciarolo
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Dialetto: Lazio
Lo stracciarolo
Ce stà un amico mio..pare un poraccio..
che venne quarche libbro e quarche straccio.
Raccatta robba drento a le cantine,
le svota de cartacce e de lattine.

Cencio, s’arimedia un lampanaro
se lo và a venne pe’ sbarcà er lunaro;
oppuro vede quarche artro oggetto,
rismucinanno drento ar cassonetto.

La gente che lo guarda e compatisce,
dice:”Mamma mia quanto patisce!”
Glièri che lo so’ annata a visità
ce so’ rimasta come un baccalà!

Defatti Cencio cià un appartamento
che si lo vedi..pare un monumento!
Da ‘sto misfatto appostataménte,
deduco ‘na lezione certamente.

Nun sempre quello che sembra monnèzza,
de drento te dà poi questa certezza.
Così.. si sei freghìno e sei vorpòne,
riesci poi a pijamme pe’ un cojone!


Traduzione in italiano
Lo svuota cantine
C'è un mio amico...sembra un poveraccio..
vende qualche libro e qualche straccio.
Trova roba vecchia dentro le cantine
le svuota dalle vecchie carte e contenitori.

Cencio, se trova un lampadario
lo va a vendere per vivere;
oppure trova qualche altro oggetto
cercando nel cassonetto.

La gente che lo guarda lo compatisce,
e dice:"mamma mia quanto soffre!"
Ieri sono andata a fargli visita
e sono rimasta male.

Infatti Cencio vive in un appartamento
che è bellissimo e pieno di cose antiche.
Da questo fatto dedeuco una lezione.

Non sempre le cose sono quelle che sembrano.
Così se tu sei una persona furba e poco onesta,
spesso riesci a prendermi per fesso.
 
L'ora è mite; una nuvola alle rose
lavò le belle guance polverose;
ma l'usignuolo errante pel giardino
canta ai petali gialli: Vino, Vino!
 
Prendo buona nota delle lamentazioni di Baleng con un invito a ubriacarsi di Charles Baudelaire.

Bisogna essere sempre ubriachi.
Tutto sta in questo: è l’unico problema.
Per non sentire l’orribile fardello del tempo.
Del tempo che rompe le vostre spalle
e vi inclina verso la terra,
bisogna che vi ubriachiate senza tregua.
Ma di che? Di vino, di poesia o di virtù,
a piacer vostro. Ma ubriacatevi.
E se qualche volta sui gradini di un palazzo,
sull’erba verde di un fossato,
nella mesta solitudine della vostra camera,
vi risvegliate con l’ubriachezza già diminuita o scomparsa,
domandate al vento, all’onda, alla stella, all’uccello, all’orologio,
a tutto ciò che fugge, a tutto ciò che geme,
a tutto ciò che ruota, a tutto ciò che canta,
a tutto ciò che parla, domandate che ora è;
ed il vento, l’onda, la stella, l’uccello, l’orologio vi risponderanno
“E’ l’ora di ubriacarsi !”
Per non essere gli schiavi martirizzati del tempo, ubriacatevi;
Ubriacatevi senza smettere!
Di vino, di poesia o di virtù, a piacer vostro.
 
È questo il giardino (traduz. da Amos Shingai)


È questo il giardino, e la notte lo trascolora

ma un ospite vi gira, uno straniero, solo.

Guarda le piante, tocca senza vedere

se non i suoi ricordi, se mai son suoi.

No, straniero,

quando cammini, quello è il tuo pensiero

quello ti porta, ti fa luce dentro

quando vedi il vento, perché i fiori

ti guidano raccontandoti l'universo.

Questo è il giardino, la tua vita,

le tue parole che muovono le foglie,

i tuoi pensieri che inseguono gli angeli

per bere la luce mentre guardano l'alba.
 
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Questa l'avevo scritta anni fa ... perdonatemi :bow:

ŁE ’LIMPIADI A VENESSIA


— Ciò, Bepi, cossa ƶé tuti sti neri

che core come mati in Strada Nova

pena che łi vede do carabinieri?

— Łi ƶé vełocisti da l’Africa, łi prova…


— Ma łi ga i borsoni…e i se vende ła tuta,

łe scarpe, łe vitamine, i integratori!

— Te credo ben, bisogna che i se giuta:

ghe manca i schei, i se rangia anca łori.


— Va bon, ma i marochini co ła bareta

che va su e ƶò par Riva dei Sc’iavoni

e vende fumo, a dirla tuta sc’ieta?

— Ma no ti ło vedi? Łi ƶé fior de campioni!


Łi ƶé vegnui a far ła maratona,

chi ƶé che desso va cassarli via?

Caro el me Toni, quando uno fa el mona

se trova sempre in granda compagnia!


— Ai ufici del Comune, st’altro giorno,

un veceto in mudande e canotiera

no’l va tirar bastoni tuto intorno,

roba ch’el manda ła gente sototera?


Sentirte ti, sto vecio mamełoto

no’l gera miga un mato o un dełinquente:

el se alenava al tiro al giavełoto!!

— Ma gnanca un fia’, ma ti ƶé deficiente?


Gera, queło che ga fato sto bordeło,

l’Ultimo Venessian, ormai in mudande,

vegnuo a sbregarghe al sindaco el bueło

e po’ a farla finìa nel Canal Grande!
 
Per sollevare o deprimere l'umore, una poesia con l'enigma

Alba razzista

Brontola pure ed esci dalla macchina:

adesso ti farò vedere io

come li meno quelli come te.

Piccolo negro, sei nelle mie mani,

voglio agitarti il ferro nelle viscere

e vederti sparire con gran gusto!

Non ti difendi, dunque? E perché adesso

mi baci sulla bocca? Allora ammetti,

che nessuno ti succhia come me?

Amore, morte, nero, bianco: questa

la torbida passione del caffé! :prr:
 
L'ANTIQUARIO
Trilussa (Carlo Alberto Salustri)
Come, madama? Un puro quattrocento,
un ber cesello, un ermo d'un gueriero,
pe' trentacinque franchi? Ah, no davero!
Manco se fosse un cuccomo d' argento!

Se lei me se pijasse er paravento
potrebbe fa' lo scalo sur cimiero,
così quer che guadambio ne l'Impero
ce lo rimetto sul Rinascimento.

E 'sto sofà barocco je finisce?
Guardi che dorature! Che broccato!
C'è quarche macchia? Embè, s'aripulisce.

Eppoi so' macchie antiche: è più stimato!
So' patacche dell'epoca, capisce?
Puzzonate der secolo passato!
 
Dopo aver ammirato l'afflato poetico di Baleng, una poesia di Robert Lee Frost
che perde nella traduzione ma che mi è molto cara.


La strada che non presi

Due strade divergevano in un bosco giallo

e mi dispiaceva non poterle percorrere entrambe

ed essendo un solo viaggiatore, rimasi a lungo

a guardarne una fino a che potei.

Poi presi l’altra, perché era altrettanto bella,

e aveva forse l’ aspetto migliore,

perché era erbosa e meno consumata,

sebbene il passaggio le avesse rese quasi simili.

Ed entrambe quella mattina erano lì uguali,

con foglie che nessun passo aveva annerito.

Oh, misi da parte la prima per un altro giorno!

Pur sapendo come una strada porti ad un’altra,

dubitavo se mai sarei tornato indietro.

Lo racconterò con un sospiro

da qualche parte tra anni e anni:

due strade divergevano in un bosco, e io

io presi la meno percorsa,

e quello ha fatto tutta la differenza.
 
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