Utopia o realtà ? La LIBERTA' di espressione va difesa ora, perchè domani sarà troppo tardi......e ce ne pentiremo.

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E, ma non finisce qui.

Il rischio di reinfezione cresce nonostante la terza dose.

Malgrado le prime promesse di totale efficacia dei vaccini,
ecco che i dati a nostra disposizione oggi ci dicono ben altro.

Sono molti gli aspetti che sono stati disattesi dai primi proclami di Big Pharma,
a riprova del fatto di quanto sia importante e fondamentale l’iter di sperimentazione canonico,
che impiega anni prima di poter fornire delle certezze.


Cosa si è scoperto finora?

Ce lo dice Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia, intervistato dal Corriere della Sera.


È possibile reinfettarsi dopo aver contratto il virus pochi mesi prima?

Sì, il rischio esiste anche con tre dosi di vaccino
soprattutto se l’infezione precedente era dovuta alla variante Alfa (la cosiddetta inglese) e Delta (indiana).

La variante Omicron, che presenta alcune mutazioni diverse sulla proteina Spike
e quindi è capace di eludere l’immunità precedentemente sviluppata, è oggi la predominante.


Se sono stato contagiato da Omicron è possibile contrarre una seconda volta l’infezione causata da Omicron 2, il sottotipo ora più diffuso?

Il rischio c’è.
Secondo Arnaldo Caruso «Omicron può contagiare una seconda volta ma con forme asintomatiche o pochi sintomi molto simili a quelli dell’influenza.
Tre dosi di vaccino garantiscono una buona protezione ed è importante non rinunciare al richiamo che è necessario per rafforzare l’immunità contro un virus così mutevole».


Quanto dura la protezione della terza dose di vaccino?

Si ipotizza che la durata sia di almeno quattro mesi ma il tempo varia da individuo a individuo.
La risposta allo stimolo vaccinale è soggettiva.
Gli attuali vaccini sono prodotti sul ceppo originario del Sars-CoV-2.

In oltre due anni il virus è cambiato molto e ha affinato la capacità di aggirare le difese.
Ecco perché il rischio di reinfezioni è sempre stato una realtà.


È nota l’incidenza delle reinfezioni?

Nell’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità viene messo in evidenza un aumento del rischio di reinfezione a partire dal 6 dicembre 2021,
data di riferimento per l’inizio della diffusione della variante Omicron.
Secondo il rapporto questo sembra avvenire nei non vaccinati o vaccinati con almeno una dose da oltre 120 giorni.
La possibilità di riammalarsi è maggiore nelle donne.
Questo a causa della maggiore presenza di insegnanti di sesso femminile in ambito scolastico,
dove viene effettuata un’intensa attività di screening.
Anche le fasce di età più giovani, 12-49 anni, rischiano maggiormente di contrarre di nuovo la malattia,
probabilmente a causa di comportamenti meno controllati.


Donato Greco, epidemiologo del Comitato tecnico scientifico, rileva che il rischio di reinfezioni è rimasto costante durante la pandemia: 3%.


L’infezione naturale protegge più del vaccino?

Secondo Caruso «chi si è vaccinato è più protetto di chi ha avuto l’infezione naturale
perché i vaccini a mRNA (Pfizer e Moderna) inducono un’immunità più ampia,
che riconosce vaste aree della proteina Spike a differenza di chi ha contratto il virus naturalmente, che sviluppa un’immunità selettiva».


Si è tanto parlato di quarta dose. Se il rischio di reinfezione esiste, perché non prevederla?

Così come l’agenzia europea Ema, anche l’Aifa ha espresso un parere non favorevole alla quarta dose.
Se messi sulla bilancia con lo sforzo organizzativo, i vantaggi di un altro richiamo sarebbero molto esigui.
Un team di ricercatori israeliani ha misurato la durata dell’immunità di una quarta dose nel personale sanitario: non supera i 2 mesi.


Perché è tramontata l’ipotesi quarta dose?

Secondo Caruso anziché procedere alla somministrazione di una quarta dose con vaccini «vecchi»,
sarebbe più logico prevedere una nuova vaccinazione prima del prossimo autunno quando potrebbe essere disponibile un vaccino costruito sulla variante Omicron, quindi più protettivo.
 
E, ma non finisce qui.

Il rischio di reinfezione cresce nonostante la terza dose.

Malgrado le prime promesse di totale efficacia dei vaccini,
ecco che i dati a nostra disposizione oggi ci dicono ben altro.

Sono molti gli aspetti che sono stati disattesi dai primi proclami di Big Pharma,
a riprova del fatto di quanto sia importante e fondamentale l’iter di sperimentazione canonico,
che impiega anni prima di poter fornire delle certezze.


Cosa si è scoperto finora?

Ce lo dice Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia, intervistato dal Corriere della Sera.


È possibile reinfettarsi dopo aver contratto il virus pochi mesi prima?

Sì, il rischio esiste anche con tre dosi di vaccino
soprattutto se l’infezione precedente era dovuta alla variante Alfa (la cosiddetta inglese) e Delta (indiana).

La variante Omicron, che presenta alcune mutazioni diverse sulla proteina Spike
e quindi è capace di eludere l’immunità precedentemente sviluppata, è oggi la predominante.


Se sono stato contagiato da Omicron è possibile contrarre una seconda volta l’infezione causata da Omicron 2, il sottotipo ora più diffuso?

Il rischio c’è.
Secondo Arnaldo Caruso «Omicron può contagiare una seconda volta ma con forme asintomatiche o pochi sintomi molto simili a quelli dell’influenza.
Tre dosi di vaccino garantiscono una buona protezione ed è importante non rinunciare al richiamo che è necessario per rafforzare l’immunità contro un virus così mutevole».


Quanto dura la protezione della terza dose di vaccino?

Si ipotizza che la durata sia di almeno quattro mesi ma il tempo varia da individuo a individuo.
La risposta allo stimolo vaccinale è soggettiva.
Gli attuali vaccini sono prodotti sul ceppo originario del Sars-CoV-2.

In oltre due anni il virus è cambiato molto e ha affinato la capacità di aggirare le difese.
Ecco perché il rischio di reinfezioni è sempre stato una realtà.


È nota l’incidenza delle reinfezioni?

Nell’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità viene messo in evidenza un aumento del rischio di reinfezione a partire dal 6 dicembre 2021,
data di riferimento per l’inizio della diffusione della variante Omicron.
Secondo il rapporto questo sembra avvenire nei non vaccinati o vaccinati con almeno una dose da oltre 120 giorni.
La possibilità di riammalarsi è maggiore nelle donne.
Questo a causa della maggiore presenza di insegnanti di sesso femminile in ambito scolastico,
dove viene effettuata un’intensa attività di screening.
Anche le fasce di età più giovani, 12-49 anni, rischiano maggiormente di contrarre di nuovo la malattia,
probabilmente a causa di comportamenti meno controllati.


Donato Greco, epidemiologo del Comitato tecnico scientifico, rileva che il rischio di reinfezioni è rimasto costante durante la pandemia: 3%.


L’infezione naturale protegge più del vaccino?

Secondo Caruso «chi si è vaccinato è più protetto di chi ha avuto l’infezione naturale
perché i vaccini a mRNA (Pfizer e Moderna) inducono un’immunità più ampia,
che riconosce vaste aree della proteina Spike a differenza di chi ha contratto il virus naturalmente, che sviluppa un’immunità selettiva».


Si è tanto parlato di quarta dose. Se il rischio di reinfezione esiste, perché non prevederla?

Così come l’agenzia europea Ema, anche l’Aifa ha espresso un parere non favorevole alla quarta dose.
Se messi sulla bilancia con lo sforzo organizzativo, i vantaggi di un altro richiamo sarebbero molto esigui.
Un team di ricercatori israeliani ha misurato la durata dell’immunità di una quarta dose nel personale sanitario: non supera i 2 mesi.


Perché è tramontata l’ipotesi quarta dose?

Secondo Caruso anziché procedere alla somministrazione di una quarta dose con vaccini «vecchi»,
sarebbe più logico prevedere una nuova vaccinazione prima del prossimo autunno quando potrebbe essere disponibile un vaccino costruito sulla variante Omicron, quindi più protettivo.

quindi guardando il lato solamente scientifico con tre dosi hai il greenpass ( oggi perchè cambierà in autunno ) perenne con due per 6 mesi.
In entrambi i casi dopo 120 la copertura sembra non reggere..‍♂️♂️
 
bidet la fa sempre fuori dal buco. Chissà se arriverà alla fine .......

“Putin è un macellaio“.

Così il presidente degli Stati Uniti avrebbe definito il suo omologo russo,
dopo aver incontrato un gruppo di rifugiati ucraini a Varsavia.

La Cnn riporta che alla domanda dei giornalisti su cosa pensi di Putin,
vista la guerra tra Russia e Ucraina, dopo l’incontro con i rifugiati,
Biden avrebbe risposto: “E’ un macellaio”.


Immediata la replica del Cremlino.

Gli “insulti” restringono le possibilità di un miglioramento dei rapporti tra Washington e Mosca,
secondo quanto ha dichiarato alla Tass il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.


«È strano sentire le accuse contro Putin da parte di un capo di tato,
che chiese di bombardare la Jugoslavia e uccidere persone»
.
 
L’escalation dei toni costa uno scivolone diplomatico,
che costringe la Casa Bianca a precisare il senso di alcune parole pronunciate dal presidente a Varsavia.


Vladimir Putin è «un dittatore che vuole ricostruire un impero» e «un tiranno» che «non può rimanere al potere», ha detto Biden,
aggiungendo che «la brutalità non soffocherà mai un mondo che lotta per la libertà. L’Ucraina non si arrenderà mai alla Russia»


Poi, dopo quel discorso, nel quale il presidente Usa ha tra l’altro detto che
«punizione e dolore sono tutto quello che otterrà la Russia da quest’invasione», il nuovo intervento di Mosca.


Il presidente della Russia, ha avvertito il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, non può «essere deciso dal signor Biden».

«È solo una scelta del popolo della Federazione Russia», ha aggiunto il portavoce del Cremlino, citato dalla Cnn.


A quel punto a Washington sono corsi ai ripari.

«Il senso (del discorso, ndr) del presidente era che a Putin non può essere permesso di esercitare il potere sui suoi vicini o sulla regione.
Non stava parlando del potere di Putin in Russia o di un cambio di governo», ha commentato un funzionario della Casa Bianca.
 
Poverino lui, poveri gli americani, ma anche poveri noi
con il governo dei migliori che si inginocchia a queste demenze.


Putin “criminale”. Putin “macellaio”. “Putin non può governare”.

L’escalation dei toni del presidente Usa ha creato allarme nelle cancellerie europee.


Il presidente francese Macron si è dissociato senza esitazioni.

Disorientata anche l’opinione pubblica italiana.
Biden vuole davvero la pace?
E allora perché questa sventagliata di offese?
Dubbi legittimi.

Poi è arrivato il turno di Giuseppe Conte,
che si è detto contrario all’innalzamento delle spese militari al 2% del Pil dei Paesi Nato.

Poi è stato il turno di Enrico Letta.
Uno dei leader di partito che aveva chiesto tra i primi di mostrare i muscoli alla Russia.
Ma le parole di Biden non hanno convinto neanche lui,
accusato dalla sua stessa area politica di essersi messo l’elmetto.
Così ha affidato a Twitter le sue inquietudini:
“Il discorso di #Biden a #Varsavia fuori di lì ha aperto dubbi e interrogativi che è bene siano rapidamente chiariti”.

Matteo Renzi non ha preso esplicitamente posizione contro Biden
ma si è limitato ad applaudire la dissociazione dell’Eliseo. “Bravo Macron”, è stato il suo messaggio.

Mentre Carlo Calenda è stato ancora più chiaro:

“Mi pare che anche i più filo atlantici (come me) debbano ammettere

che il modo in cui #Biden parla della Russia è pericoloso e irresponsabile.

Passa da una gaffe all’altra senza soluzione di continuità da prima dell’inizio del conflitto in Ucraina”.
 
A Mosca i toni di Biden hanno ravvivato il fuoco delle polemiche, che non accennano a diminuire.

Forti reazioni anche oggi, con il senatore russo Konstantin Kosachev,
presidente della Commissione Esteri della Camera Alta,
per il quale Biden rilascia dichiarazioni con “paurosa regolarità”.

Kosachev ha aggiunto che le sue parole sono criminali.
C’è stato un tempo, ha detto Kosachev, in cui le parole di un presidente Usa avevano un peso, ma ormai non è più cosi.


Un altro parlamentare russo di rilievo, Vyacheslav Volodin, presidente della Duma,
ha accusato Biden di fare “dichiarazioni non diplomatiche” e di “isterismo”.

Il presidente Usa, ha detto Volodin in un post su Telegram,
“è debole, malato e infelice. I cittadini Usa dovrebbero vergognarsi del loro presidente.
Forse è malato. Biden farebbe bene a sottoporsi a un check-up medico”.


La guerra in Ucraina ha fatto intanto precipitare ancora più basso la popolarità di Joe Biden,
che raggiunge il 40%, i minimi storici dall’inizio della sua presidenza.

E’ quanto riporta un sondaggio pubblicano da Nbcnews che registra come sette americani su 10
abbiano poca fiducia nella capacità del presidente di gestire il conflitto.

Ed un numero ancora maggiore, otto su dieci,
temono che la guerra provochi l’aumento dei prezzi energetici
ed addirittura possa portare ad un coinvolgimento delle armi nucleari.


Il sondaggio, che è stato condotto tra il 18 ed il 22 marzo, quindi prima del viaggio di Biden in Europa,
conferma i brutti segnali d’allarme per la Casa Bianca e i democratici a sette mesi dalle elezioni di mid term.

L’erosione della popolarità di Biden si registra anche tra i gruppi che costituiscono la sua base elettorale:

tra gli afroamericani scende dal 64% al 62,5,

tra le donne dal 51% al 44%,

tra gli ispanici dal 48% al 39%.

nel gruppo cruciale degli indipendenti, passa dal 36% al 32%.
 
Poverini. Non ci sono parole per definire questi governanti.
Ma dove erano quando l'influenza colpiva ?
Dove erano quando l'influenza generava - almeno in italia - la saturazione delle terapie intensive ?
Pensate fosse diverso da loro ?


La città di Shangahi, 26 milioni di abitanti,
sarà bloccata “in due fasi” per un periodo di nove giorni
mentre le autorità cercano di reprimere l’aumento dei numeri di COVID.

Il lockdown è stato ordinato dopo che la città ha riportato un nuovo numero record di infezioni sabato.

In quella giornata la città ha registrato 2.631 nuovi casi asintomatici,
che rappresentavano quasi il 60% del totale dei nuovi casi asintomatici della Cina quel giorno,
più 47 nuovi casi con sintomi.


China’s financial hub of Shanghai will be locked down in two stages over nine days.. pic.twitter.com/iEXzb3mjwJ
— Cathy Yuan Zhang (@cathyyuanzhang) March 27, 2022




Le autorità locali hanno annunciato domenica che avrebbero diviso Shanghai in due distretti
ai fini dei test di massa, utilizzando il fiume Huangpu, che attraversa la città, come confine fra le due aree.

I distretti a est del fiume, e alcuni a ovest, saranno chiusi e testati tra il 28 marzo e il 1 aprile,
mentre il resto della città sarà bloccato e testato tra il 1 e il 5 aprile.



Durante il blocco, il trasporto pubblico sarà sospeso, compresi i servizi di trasporto a chiamata,
secondo un annuncio del governo cittadino pubblicato sul suo account WeChat ufficiale.

I veicoli personali saranno bloccati dalle strade se non diversamente approvato.


Mentre le autorità hanno cercato di placare il crescente senso di disagio del pubblico,

la gente del posto si è fatta prendere dal panico ed ha ssaltato i supermercati
per accapararsi cibo e altri prodotti essenziali per paura che un nuovo blocco
potesse essere ordinato in qualsiasi momento, lasciandoli potenzialmente confinati nelle loro case

(o, peggio, a ” dormitori in stile “bolla” nelle fabbriche in cui lavorano)


A seguito dell’ordinanza di blocco, le aziende e gli stabilimenti locali sospenderanno la produzione
o richiederanno ai lavoratori di lavorare a distanza durante il blocco,
ad eccezione di coloro che lavorano nella produzione o fornitura di cibo o che forniscono altri servizi essenziali.


Al pubblico è chiesto di sostenere, comprendere e collaborare
con il lavoro di prevenzione e controllo delle epidemie della città
e di partecipare ai test dell’acido nucleico in modo ordinato
“, ha aggiunto il governo.


Le banche di investimento occidentali si sono affrettate a valutare l’impatto di ulteriori potenziali blocchi in Cina
e un team di Goldman Sachs ha recentemente postulato che i continui blocchi potrebbero cancellare
un intero punto percentuale dalla crescita annuale del PIL per ogni quattro settimane in cui persiste un blocco.

Oggi il petrolio è partito in calo proprio per queste notizie.


Nel frattempo, un team di analisti di Mizuho ha avvertito in una nota ai clienti pubblicata nel fine settimana
che l’economia cinese sta subendo la sua peggiore contrazione da quando il COVID è emerso per la prima volta a Wuhan più di due anni fa.



L’attività economica “potrebbe deteriorarsi notevolmente su tutta la linea” a marzo
a causa delle crescenti restrizioni alla mobilità in tutta la Cina, esacerbate da una crisi in corso nel mercato immobiliare nazionale.

I focolai stanno martellando un’ampia gamma di industrie e settori, compresi i servizi di persona, l’edilizia e alcune attività manifatturiere.

Il risultato è che “sta diventando sempre più difficile per Pechino raggiungere il suo obiettivo di crescita del PIL ‘intorno al 5,5%’ per il 2022”,
hanno affermato gli economisti.

Mizuho ora vede la possibilità che la crescita annualizzata del PIL per il 2022 possa contrarsi solo del 2,9%, riferisce Bloomberg.

Bisogna dire che il governo ha cercato di limitare i danni economici tenendo aperto il porto, per limitare i problemi logistici.


Più di 14 milioni di residenti della città hanno già effettuato test antigenici rapidi di recente,
e i residenti irrequieti hanno recentemente iniziato a respingere più forte la costante insistenza delle autorità sui test.

Video di folle inferocite che spingono attraverso i cordoni sono recentemente circolati sui social media occidentali.


China is in a tough spot pic.twitter.com/HqzepoBapi
— Gabriel Hébert-Mild™ ⓥ (@Gab_H_R) March 24, 2022
 
1648452064199.png


A Royal Netherlands Air Force F-16 Fighting Falcon aircraft conducts a mission over Afghanistan May 28, 2008,
after receiving fuel from a KC-135R Stratotanker aircraft.

The KC-135R is assigned to the 22nd Expeditionary Air Refueling Squadron,
376th Air Expeditionary Wing deployed from Fairchild Air Force Base, Wash.

(U.S. Air Force photo by Master Sgt. Andy Dunaway/Released)
 
Si è promesso di tutto e di più a Zelensky,
compresi missili antinave che non si capisce bene come possano essere inviati,
dato che gli USA non hanno più missili antinave lanciabili da terra
e dovrebbero farseli prestare da qualcuno, ad esempio Taiwan…


harppol-c.jpg




Però ora l’Ucraina ha pensato di mettere nei guai seriamente Biden
chiedendo non più dei caccia di costruzione sovietica, uguali a quelli in uso all’Ucraina (Su-27 e Mig-29),
ma chiedendo che la NATO aiuti con l’invio di caccia di costruzione americana.


Stiamo combattendo con l’equipaggiamento degli anni ’70 e ’80,
loro stanno combattendo con l’equipaggiamento del 2010 e successiv
i”,
ha detto il colonnello Ignat portavoce dell’aeronautica ucraina.

Saremmo grati per l’equipaggiamento di fabbricazione sovietica
offertoci dai paesi dell’Europa centrale che lo hanno ancora. Ma non sarà sufficiente
“, ha detto.

Vorremmo anche avere aerei occidentali, come F15, F16. Non chiediamo altro, come l’F35″, ha aggiunto Ignat.



f-15.jpg



Ringraziamo Ignat per non volere l’F35 e di accontentarsi degli F-16 e F-15.

I due caccia un po’ vecchiotti, ma conosciuti e apprezzati in tutto il mondo.

L’F-15 è stato il caccia di superiorità aerea standard USA prima del F-22 e del F-35,
ed è in uso solo in tre paesi oltre gli USA, cioè Israele, Arabia Saudita e Giappone (su licenza).

Invece lo F-16 lo hanno un po’ tutti, oltre venti paesi, ed è stato costruito in oltre 4500 esemplari, essendo uno degli aerei di maggior successo.


Come mai ora l’Ucraina chiede aerei americani?

Perché ormai la guerra lampo si sta trasformando in una costosa e dolorosa guerra di attrito,
quindi c’è il tempo di addestrare i piloti e riqualificarli sui nuovi caccia, anche di costruzione NATO.

I piloti ucraini si sono già addestrati con quelli NATO, le tattiche sono le stesse,
si tratta di addestrare il personale a terra e di “tradurre” le caratteristiche dell’aereo per i piloti ucraini.

Probabilmente i piloti pensano già a riformare l’aviazione per il periodo post-bellico,
ed allora meglio avere aerei americani, che poi significa anche missili americani, missili antinave USA, bombe guidate USA, etc.


Ora Biden è veramente nei guai:

gli USA non hanno nessun problema a fornire qualche decina di F-16 che hanno in eccesso,
fra propri e quelli prestati a vari paesi NATO. Costano anche poco, tutto sommato.

Dopo aver promesso mari, monti, fiumi e laghi, anche se in momenti di non eccessiva lucidità,
come farà ora Biden a dire no a qualche decina di vecchi caccia USA?


Sarà interessante vedere cosa si inventerà ora il governo USA per dire no, e mandare il soffitta il vecchietto, imbavagliato.
 
Ma no, dai. Ma non ci posso credere ?
Un bidet che fa qualcosa fuori dal buco ? Ma è normale .....



Hunter Biden ha contribuito a garantire milioni di finanziamenti

per l’appaltatore statunitense in Ucraina specializzato nella ricerca sui patogeni mortali,

rivelano le e-mail del laptop, sollevando ulteriori domande sul figlio caduto in disgrazia dell’allora vicepresidente.



Giovedì il governo russo ha tenuto una conferenza stampa
sostenendo che Hunter Biden ha contribuito a finanziare un programma di ricerca militare statunitense sulle “armi biologiche” in Ucraina.


Tuttavia le accuse sono state bollate come uno stratagemma di propaganda sfacciato
per giustificare l’invasione dell’Ucraina da parte del presidente Vladimir Putin e seminare discordia negli Stati Uniti.


Ma le e-mail e la corrispondenza ottenute da DailyMail.com

dal laptop abbandonato di Hunter mostrano che le affermazioni potrebbero essere vere.



Le e-mail mostrano che Hunter ha contribuito a ottenere milioni di dollari di finanziamenti per Metabiota,
un appaltatore del Dipartimento della Difesa specializzato nella ricerca sulle malattie che causano pandemie.

Ha anche presentato Metabiota a una società di gas ucraina presumibilmente corrotta, Burisma,
per un “progetto scientifico” che coinvolge laboratori ad alto livello di biosicurezza in Ucraina.


Il figlio del presidente e i suoi colleghi hanno investito $ 500.000 in Metabiota
attraverso la loro azienda Rosemont Seneca Technology Partners.

Hanno raccolto diversi milioni di dollari di finanziamenti per la società da giganti degli investimenti tra cui Goldman Sachs.


L’affermazione di Mosca secondo cui Hunter Biden
ha contribuito a finanziare un programma di ricerca militare statunitense sulle “armi biologiche” in Ucraina
è almeno in parte vera, secondo le nuove e-mail ottenute esclusivamente da DailyMail.com.


Il comandante delle forze di protezione nucleare, biologica e chimica russe, ha affermato che

esisteva uno “schema di interazione tra le agenzie governative statunitensi e gli oggetti biologici ucraini”

ed ha sottolineato il “finanziamento di tali attività da parte di strutture vicine all’attuale leadership statunitense,

in particolare il fondo di investimento Rosemont Seneca, guidato da Hunter Biden."



E sebbene Metabiota sia apparentemente una società di dati medici,
il suo vicepresidente ha inviato un’e-mail a Hunter nel 2014 descrivendo come avrebbero potuto
“affermare l’indipendenza culturale ed economica dell’Ucraina dalla Russia”, un obiettivo insolito per un’azienda biotecnologica.

Le e-mail e i dati sui contratti di difesa esaminati da DailyMail.com suggeriscono che Hunter
ha avuto un ruolo di primo piano nell’assicurarsi che Metabiota fosse in grado di condurre la sua ricerca sui patogeni a poche centinaia di miglia dal confine con la Russia.


“Da quanto ho capito, Metabiota era un subappalto al principale contrattore del DoD B&V [Black & Veatch]”,
scrisse in un’e-mail nel 2014 Il consigliere di Burisma Vadym Pozharsky.

Il progetto si è trasformato in una responsabilità della sicurezza nazionale per l’Ucraina
quando le forze russe hanno invaso il paese il mese scorso.

Metabiota ha lavorato in Ucraina per Black & Veatch, un appaltatore della difesa statunitense
con profondi legami con le agenzie di intelligence militari, che ha costruito laboratori sicuri in Ucraina che analizzavano malattie assassine e armi biologiche.

L’articolo originale con le foto dei documenti qui: Hunter Biden helped secure millions for biotech research Ukraine
 

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