Utopia o realtà ? La LIBERTA' di espressione va difesa ora, perchè domani sarà troppo tardi......e ce ne pentiremo. (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
I catasti pre-unitari erano patrimoniali (colpivano, cioè, il valore dei beni).

Lo Stato liberale portò con sé il catasto reddituale:
non si può colpire più di ciò che un bene produce o è atto a produrre.


Il nostro catasto, peraltro, è attualmente reddituale di diritto, ma di fatto patrimoniale.

La storia di questo inghippo è strana e va raccontata.



Con i decreti del ministro delle Finanze in data 20 gennaio 1990 e 27 settembre 1991
venne dunque disposta la revisione generale delle tariffe d’estimo,
ponendo a base di tale revisione il “valore unitario di mercato”
anziché il “canone annuo di fitto ordinariamente ritraibile”.

Il provvedimento venne impugnato dalla Confedilizia
e il Tar Lazio, con decisione del 6 maggio 1992,
dichiarò fondata la denuncia di alterazione del sistema fiscale,
nel senso della avvenuta trasformazione della natura delle imposte sugli immobili,
le quali non sarebbero più state determinate su base reddituale bensì su base patrimoniale.


Venute meno le tariffe a seguito del citato annullamento delle stesse da parte del giudice amministrativo,
le tariffe in questione vennero comunque legificate a mezzo di un decreto-legge varato in data 23 gennaio 1993 (numero 16),
convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 1993, numero 75.

Contro quest’ultimo provvedimento normativo insorse la Commissione tributaria di Piacenza,
sollevando eccezione di costituzionalità avanti la Corte costituzionale.

La Consulta si pronunciò, nel 1994, con sentenza la quale consentì la permanenza in vigore delle tariffe basate sul valore
e, specificatamente, sulla “media dei valori riscontrati nel biennio 1988-1989”,
sottolineando peraltro che “è importante rilevare la transitorietà della disciplina denunciata”.


Le tariffe d’estimo, illegittime per il Tar e transitoriamente in vigore per la Corte costituzionale,
sono invece quelle – come ha detto il presidente del Consiglio – tuttora in vigore (da trent’anni circa, quindi)
e sulle quali è destinata ad operare (articolo 6, rubrica, secondo periodo, legge delega fiscale)
la “revisione del catasto dei fabbricati” che si intende varare.

Il provvedimento è calendarizzato per il prossimo 28 marzo
e l’Aula se ne occuperà dove vengano superate (come è avvenuto in Commissione)
le richieste di stralcio che verranno verosimilmente presentate.

L’articolo 6 della legge delega fiscale interviene, dal canto suo, a modificare la disciplina relativa al sistema di rilevazione catastale,
correggendo in particolare il classamento degli immobili o provvedendo fra l’altro allo stesso, in carenza (primo comma).

Il Governo viene altresì delegato a prevedere (secondo comma)
“l’integrazione delle informazioni presenti nel catasto dei fabbricati”,
stabilendo tra l’altro che tali informazioni
“non siano utilizzate per la determinazione della base dei tributi la cui applicazione si fonda sulle risultanze catastali né, comunque, per finalità fiscali”.


Premesso che il catasto fabbricati verrebbe dunque integrato
– come ha evidenziato Confindustria in audizione il 17 novembre 2021 –

“con una serie di informazioni sul valore patrimoniale e di mercato degli immobili
(attualmente il nostro sistema catastale è uniformato a criteri reddituali)”,
la precisazione di natura tributaria “risulta poco chiara – è sempre Confindustria che parla –
perché non si comprendono, allora, le ragioni che spingono il Governo a tale aggiornamento (ai soli fini statistici),
tenendo in considerazione che le raccomandazioni espresse dalla Commissione europea sull’aggiornamento del catasto immobiliare
erano ovviamente finalizzate al recupero di gettito, in quanto espresse nell’ambito di una procedura per disavanzo eccessivo”.


La Confindustria prosegue evidenziando che

“il rischio è che, qualora non siano utilizzati per la tassazione locale,
tali lavori previsti possano essere strumentali alla introduzione di nuove imposte patrimoniali a livello nazionale”.

Sul punto

“Confindustria ha più volte evidenziato come in realtà sussistano già nel nostro ordinamento diverse imposte patrimoniali su singoli cespiti
(redditi finanziari, immobili, beni di lusso) e che si dovrebbe, piuttosto, ragionare su una loro razionalizzazione e non disegnare nuovi incrementi”.


Non vi è poi chi non vede che la previsione del non utilizzo del nuovo catasto per fini tributari è stabilita, semplicemente,
con una legge ordinaria, che potrebbe quindi in qualsiasi momento essere superata con legge dello stesso rango
da qualunque Governo volesse farlo, una volta che avesse disponibile il nuovo impianto catastale,
che si profila, costruito d’altra parte su una legge delega che – ha rilevato sempre Confindustria –

“risulta alquanto scarna, configurandosi quasi come una delega in bianco al Governo, senza esplicitare i criteri che guideranno tale attività”.


In sostanza, la delega all’esame del Parlamento rende a ogni effetto ufficiale e, soprattutto, definitiva,

la trasformazione del nostro catasto in catasto patrimoniale, a differenza della sua transitorietà odierna,

con la conseguenza che tassare ogni anno il valore di un bene, anziché quanto il bene produce,

rappresenta un esproprio surrettizio inammissibile, proprio per le ragioni di cui alle decisioni esplicitate e sopra riferite.



E, sempre a proposito della legge delega e della parte, in particolare,
nella quale essa sembra stabilire che verranno eliminate storture e altro dell’attuale catasto,
è ancora una volta da sottolinearsi che un ragguardevole corpus di norme catastali,
implementate notevolmente negli ultimi tempi, già consente di eliminare assurdità e ogni tipo di incongruenza,
là dove ancora esse sussistano
(perché tutti parlano di migliaia e migliaia di stranezze, ma nessuno mai rende noto un solo indirizzo nel quale le incongruenze si manifesterebbero!).



Va poi sfatata la generalizzata convinzione che, senza revisione del catasto,

l’Italia non potrebbe usufruire dei finanziamenti del Pnrr.


Infatti, il collegamento con il Pnrr viene operato esclusivamente dal documento dell’Italia,

che illustra le riforme di accompagnamento che il Governo si propone di fare:

l’accostamento della revisione catastale al Pnrr è dunque fatto dal nostro Governo e non dall’Unione europea.



Europa che, comunque, chiede pur sempre una maggiore tassazione delle case senza distinzione alcuna fra di esse

e comprendendovi dunque anche la prima casa, con gli aumenti che anche per essa si profilano sulla base della legge delega fiscale all’esame del Parlamento.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Il fallimento in Italia è stato per un lungo periodo un retaggio medievale.

L’imprenditore fallito doveva vestirsi di un colore diverso,
perché doveva essere posto al pubblico ludibrio.

Tutti dovevano essere a conoscenza che quell’imprenditore non aveva onorato i propri debiti.

Le modalità di additare il fallito si sono perpetuate fino al 2006,
quando è finalmente intervenuta la riforma del Diritto fallimentare.

In realtà, non esiste un’attività d’impresa che non sia esposta al rischio di una procedura fallimentare.


Le variabili di gestione di un’impresa prevedono pure la possibilità che una attività possa incorrere nel fallimento,
per ragioni legate anche al settore economico in cui l’azienda opera.

In sostanza, la riforma ha mutuato il sistema dell’insolvenza tipica del mondo anglosassone.

Il fallimento è insito in ogni sfida, tanto è vero che nella Silicon Valley, tempio delle sfide tecnologiche e imprenditoriali,

il motto è “fail fast, fail often, learn faster”: fallisci velocemente, fallisci spesso, impara più velocemente.

Insomma, Oltreoceano è normale pensare che alla base di ogni successo ci sia stato un fallimento.


Fallimenti hanno caratterizzato gli esordi di Henry Ford nel mondo dell’automobile
e di Thomas Edison per le sue lampadine.

La storia di Chris Gardner, che ha ispirato il film “La ricerca della felicità”,
è emblematica di come da un fallimento che ti condanna a diventare un senzatetto si possa ricostruire la propria fortuna.


In realtà, è pacifico pensare che se si incomincia un’attività d’impresa,
esiste certamente la possibilità che essa possa andare male.

Se bastasse iniziare a fare impresa per avere senza dubbio successo,
tutti diventerebbero imprenditori, mentre in realtà sappiamo che l’imprenditore è colui che rischia i propri capitali,
mettendo in conto la possibilità di perdere il capitale apportato in azienda.


Eppure, in Italia il fallimento è stato sempre un errore imperdonabile
con effetti patrimoniali e personali devastanti per il fallito, in sostanza un fine pena mai.



Il fallito viene spossessato dei suoi beni, perdendone l’amministrazione e la disponibilità.

Egli è tenuto a consegnare al curatore la propria corrispondenza riguardante i rapporti compresi nel fallimento
ed a comunicare al curatore ogni cambiamento di residenza o domicilio.

Perde la legittimazione processuale attiva e passiva, non può svolgere alcune attività quali:

il tutore, curatore, amministratore e sindaco di spa, arbitro, avvocato, commercialista e ragioniere, notaio, ingegnere, farmacista.

Solo nel 2006 è stata cancellata la perdita per il fallito del diritto di voto e, quindi, l’incapacità elettorale attiva e passiva.


La ratio della riforma, iniziata nel 2006, aveva come scopo quello di mettere al centro l’impresa e i suoi dipendenti.

L’obiettivo è quello di passare da una gestione passiva del curatore fallimentare
a esperire ogni tentativo di salvare anche parti dell’azienda e il personale dipendente.

Gli ultimi interventi legislativi sono volti a perseguire il salvataggio delle imprese e di chi ci lavora,
che sono un patrimonio del nostro Paese.

Speriamo che anche le banche cambino la loro policy.


Oggi, l’impresa che ha subito una procedura concorsuale e, che è stata riabilitata ed esdebitata,

rischia di non trovare una azienda di credito disposta ad aprire anche un semplice conto corrente bancario.
 

Val

Torniamo alla LIRA
"La Nato sostiene Kiev con armi che vengono definite difensive, ma siamo sul crinale.
Rischiamo di arrivare al punto in cui scopriamo di essere in guerra".

Non ci sono solo l'Europa e la nato:

"Molti Paesi hanno un atteggiamento ambiguo.
Come la Cina, la Turchia. L'india, e altri paesi mediorientali.
Una serie di eventi incontrollabili e ci ritroviamo nella terza guerra mondiale".


Da parte della Nato "sentiamo dichiarazioni di principio" ma non tanto di "buon senso" e rischiamo il conflitto globale.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Dato che c’è abbondanza di petrolio sul mercato
i Sauditi possono permettere di farsi saltare in aria gli impianti a Jeddah,
come potete vedere dalle successive immagini.


Initial unconfirmed footage reportedly from an Aramco Facility in Jeddah. pic.twitter.com/Y7nAjh7SX8
— Aurora Intel (@AuroraIntel) March 25, 2022




Le immagini mostrano i depositi nei pressi del porto in fiamme,
presumibilmente per l’attacco di un missile o una drone lanciato dagli Houthi yemeniti


Additional footage has begun to circulate social media of smoke rising from the Aramco Site in Jeddah. pic.twitter.com/gww7khzatC
— Aurora Intel (@AuroraIntel) March 25, 2022




Da sempre i ribelli yemeniti, appoggiati dall’Iran,
cercano di interrompere e danneggiare le produzioni petrolifere e di derivate saudite,
la maggiore e quasi unica ricchezza del Regno.

Negli ultimi giorni vi sono stati diversi atticchi, nessuno dei quali è giunto a segno,
ma pare che questa volta ci siano riusciti e abbiano colpito un deposito facendolo incendiare.


Ovviamente questi attacchi hanno delle ricadute sui prezzi del petrolio
che viene a crescere a fronte di questi attacchi.


Gli USA hanno promesso più batterie missilistiche al Regno.
 

Val

Torniamo alla LIRA
bidet una ne fa e cento ne pensa.


Se nel lungo periodo, come diceva Keynes, saremo tutti morti, nel medio saremo tutti congelati.


Prima vi do la notizia flash del giorno, e quindi ve la commento.

Gli Stati Uniti hanno dichiarato venerdì che lavoreranno con i partner internazionali
per fornire almeno 15 miliardi di metri cubi in più di gas naturale liquefatto all’Europa quest’anno,
cercando di porre fine alla dipendenza del blocco dalle esportazioni di energia russe in seguito all’invasione del Cremlino in Ucraina.


Si prevede che questi volumi aggiuntivi di LNG aumenteranno in futuro, ha affermato la Casa Bianca in una nota.

Il comunicato è stato dato a causa dell’accresciuta preoccupazione che i paesi importatori di energia
continuino a riempire quotidianamente la cassa di guerra del presidente Vladimir Putin con entrate di petrolio e gas.


Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha descritto l’accordo
come una nuova iniziativa “innovativa” progettata per “aumentare la sicurezza energetica,
la sicurezza economica e la sicurezza nazionale”.


Parlando insieme alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen a Bruxelles, in Belgio, Biden ha dichiarato:

“So che l’eliminazione del gas russo avrà dei costi per l’Europa.
Ma non è solo la cosa giusta da fare dal punto di vista morale,
ma ci metterà su una base strategica molto più forte.
Tutto questo sta avvicinando ancora di più l’Unione Europea e gli Stati Uniti,
e questa è una vittoria per tutti noi”.


Bene Bravo Bis, peccato che questo accordo sia un autogol clamoroso per la UE.


Infatti
:
  • in Europa

  • Non ci sono impianti ad ora sufficienti a rigassificare il metano liquido necessario:
  • se li avessimo, lo avremmo comprato altrove.

  • Non ci sono neanche impianti di liquefazione sufficienti negli USA.


  • Ammettendo un’efficienza che NON abbiamo,
  • ed un atteggiamento da stato di guerra reale che NON c’è,
  • ci vogliono 24-36 mesi.


  • Nel frattempo che si fa?


  • la notizia è buona solo per i produttori di gas naturale americani, e solo per questo preciso momento.

  • Se Biden è un minimo coerente toglierà i limiti alla loro produzione ancora in corso.

  • L’Europa, coscientemente, sostituisce una dipendenza energetica dalla Russia,
  • conveniente dal punto di vista dei costi,
  • con una più costosa dagli USA.


  • Non è un passo avanti, proprio per niente;

  • si dà per scontato che, nel frattempo, il gas continui a fluire senza problemi dalla Russia.


  • Anche ammettendo
  • che Putin accetti di nuovo l’Euro per i pagamenti,
  • che voglia rifornirci,
  • chi investirà nella manutenzione di infrastrutture complesse e fragili come i metanodotti,
  • sapendo che fra 24 mesi saranno inutili?

  • Io non spenderei un centesimo e trasformerei il morente business in un “Cash cow” una pura mucca di utili da mungere;

  • Se “Cash cow” deve essere, allora la farei bene,
  • mandando i prezzi alle stelle con forniture minime, ma presenti
  • e tali da mandare il prezzo a valori stellari.

  • Le relazioni commerciali sono già distrutte, non ha senso non massimizzare l’utile a ogni costo.

  • Del resto siamo stati noi europei, per volere della Germania,

  • a volere un mercato “Spot” del gas, il TTF, ed a spostarvi le contrattazioni.
  • Abbiamo costruito noi, su progetto tedesco, il patibolo a cui impiccarci.

Se queste sono le rivoluzionarie soluzioni siamo fritti!

Anzi, siamo già falliti.


Del resto non può capitare diversamente a paesi che pensano di organizzare “Cartelli dei compratori”
oppure di fare causa a Putin per “Violazione delle norme contrattuali”.


Questo tipo di mentalità ben poco lungimirante non poteva che generare idee farlocche del genere.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ahahahahaha ed il "governo dei migliori" lo segue .....poveri noi.



Con grandissima nonchalance, come se fosse una cosa normale, non problematica,

il presidente americano Joe Biden, in conferenza stampa alla NATO

ha affermato che bisogna prepararsi alla “Scarsità di cibo”, cioè a fare la fame, o quasi.




Pres. Biden warns that food shortages are “going to be real,” saying the U.S. is working with European partners to end trade limitations on sending food abroad to help alleviate supply issues caused by Russian sanctions. Russia-Ukraine live updates: Pope Francis to consecrate Russia, Ukraine pic.twitter.com/0nuN0LMfve
— ABC News Politics (@ABCPolitics) March 24, 2022




Pres. Biden avverte che la carenza di cibo “sarà reale”,

affermando che gli Stati Uniti stanno lavorando con i partner europei

per porre fine alle limitazioni commerciali sull’invio di cibo all’estero

per aiutare ad alleviare i problemi di approvvigionamento causati dalle sanzioni russe.




Il significato è che vi sarà, sul tema della fornitura alimentare, una vera e propria guerra,
soprattutto nei confronti di una serie di paesi non allineati dipendenti dalla Russia e dall’Ucraina.

Questi rischiano comunque di fare la fame,
per cui suggerisce agli europei di non fare gli schizzinosi e di produrre cibo,
cancellando limiti all’import export.


Peccato che poi Biden predichi bene e razzoli molto male:

come fa notare Sean Davis da The Federalist

le politiche statunitensi su questi temi sono incredibilmente contraddittorie

ed, in questa situazione strategica, folli e controproducenti


“Stiamo per affrontare enormi carenze di energia e cibo

e la soluzione di Biden

è vietare la perforazione ed installare pannelli solari e pale eoliche costose ed inefficienti

su ciò che resta dei terreni agricoli americani che non sono stati acquistati dalla Cina o da BlackRock
“.




Abbiamo creato la nostra personale carestia ed a pagarne il prezzo saremo solo noi.
 

Val

Torniamo alla LIRA
In TV si sentono i generali e gli esperti di talk show parlare di “Vittorie”,

“Sconfitte di una o un’altra parte",

senza rendersi conto dell’incredibile disastro che stiamo per affrontare, ormai quasi sicuramente.


Non è una questione di gas, ma di cibo.


Prendiamo un esempio molto pratico: l’Egitto,
più grande importatore di grano al mondo con una popolazione di 100 milioni di abitanti,
più di due volte la Spagna, più della Germania.


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L’Egitto dipende fortemente dalle produzioni di grano dell’Ucraina e della Russia


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Circa 85% dell’import egiziano di grano dipende da Russia e Ucraina.

Con la guerra che spacca il paese e i porti del sud occupati, come potrà esportare l’Ucraina?

Come potrà esportare la Russia impegnata nello sforzo militare e comunque in difficoltà finanziarie?

Che succede se le esportazioni di grano non saranno sufficienti a soddisfare la fame degli egiziani?

Ricordiamo che c’è già una forte tensione, insieme al Sudan ,
con l’Etiopia per le nuove dighe sul Nilo che ne ridurrebbero la portata
e danneggerebbero l’agricoltura del paese.


In questa immagine i paesi del Medio Oriente e la loro dipendenza dal frumento europeo, russo o ucraino.






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Russia è da intendere come Russia e Ucraina, che, fino a ieri, condividevano gli stessi mercati.

A questo punto bisogna essere pronti a un enorme esplosione dei prezzi alimentari
che porterà degli enormi problemi sociali in quest’area.

Siamo ad un effetto farfalla in cui ogni colpo di cannone sparato nell’Est Europa
viene a destabilizzare un paese e a predisporre la base per rivolte violente e repressioni sanguinose.


...... e dopo veniamo noi europei.


Ecco quello che non vi dicono della guerra russo-ucraina.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ashleigh Barty ha deciso di abbandonare il tennis.

Ashleigh non ha più motivazioni, il fisico già dà segnali di logoramento
ed i 26 anni che compirà il mese prossimo non torneranno disponibili in futuro.

Ciò a dire: ci sono tante cose nella vita, se uno le vuole fare, che vanno fatte e vissute da giovani.

Lo abbiamo detto più volte, ci sono tantissimi modi di fare sport a livello professionistico.

Limitatamente alla pallina gialla, si può fare il professionista
dedicando tutto se stesso e ogni istante del proprio tempo al campo, tipo come sta facendo Sinner ora,
oppure si può fare come Kyrgios, che si accende e si spegne come e quando gli va.

Si può provare a fare il campione, realizzare che poi è difficile vincere qualcosa di importante,
soprattutto per colpa altrui più che per demeriti propri, e allora allentare un po’
e rimanere un tennista sempre godibile da vedere e seguire. Sì, questo è Grigor Dimitrov.

C’è chi invece proprio non riesce a pensare la sua vita fuori dal campo da tennis,
e allora si taglia la barba tutte le mattine per non vedere i peli bianchi
e continua a operarsi ed allenarsi con la voglia di un dodicenne all’esordio nel primo torneo
pur di giocare l’ultima partita, che poi non sarà mai l’ultima. E sì, questo è Roger.


Oppure, ad una certa, una volta raggiunto un livello di soddisfazione per gli obiettivi raggiunti, si può dire “Ok, ora faccio altro”.

Tipo vivere.


Non conosciamo ovviamente Ashleigh, ci sembra una persona semplice,
una che ama stare a casa e curarsi della famiglia,
almeno così ha raccontato nel corso delle interviste di questi anni.


"Mi manca pulire casa". Avete mai sentito una frase del genere da altri?


Più o meno gli altri dicono sempre le solite cose,
Ash invece ci ha sempre detto un qualcosina che ci consentiva di avvicinarci a lei e al suo mondo,
ci sembrava meno rockstar di quello che era, ma forse perchè non lo era, almeno negli aspetti negativi delle star.

Questa è una che ha lasciato il tennis per il cricket,
e poi abbiamo foto di lei con una birra in mano, questo ci è sempre bastato per amarla.

Viaggiare 11 mesi l’anno da australiano è ancora più pesante,
perché magari quando si gioca in Europa per mesi si riesce a conciliare meglio la propria vita personale.


E quindi, in un mercoledì mattina qualunque, il mondo si è svegliato
apprendendo che la numero uno del tennis femminile non avrebbe più giocato una partita ufficiale.

Ashleigh Barty aveva detto qualche settimana fa
che non era ancora pronta fisicamente per giocare Indian Wells e Miami, stava evidentemente mentendo.

Si stava togliendo gli ultimi dubbi su una decisione che ha iniziato a maturare dopo la vittoria di Wimbledon nel 2021.

“Vincere Wimbledon è sempre stato il mio sogno, fin da bambina. Ma da lì in poi ho cominciato a pensare alle motivazioni”.

Così ha dichiarato nell’intervista concessa alla sua grande amica Casey Dellaqua,
nella quale ha parlato con la serenità di chi è sicura di aver compiuto la scelta giusta.

C’era però una cosa ancora da fare prima di dire addio, e cioè vincere gli Australian Open.


Indubbiamente, Barty è stata la tennista più forte degli ultimi due anni
e quindi vincere in Australia era un traguardo obbligatorio.

Ci è riuscita, 44 anni dopo l’ultima australiana, e in quel momento, molto probabilmente,
ha capito che non c’era più altro da fare.

Certo, oltre al Roland Garros vinto nel 2019 ci sarebbero stati gli US Open da vincere,
ma alla fine sono un torneo sul cemento come un altro, nel senso che non c’è bisogno di vincerlo
per sapere che se una giocatrice come Ash lo ponesse fra i suoi obiettivi lo vincerebbe senza tanti problemi, al netto dell’imponderabile.

Craig Tyzzer, il suo coach, in conferenza stampa ha dichiarato di aver capito che era alla fine del suo percorso con Ash dopo Wimbledon.

“Non sono stato sorpreso della decisione, già dopo la vittoria del Roland Garros nel 2019 scherzosamente mi disse che poteva ritirarsi.
Quando ho capito che eravamo alla fine? Dopo Wimbledon, durante le Olimpiadi di Tokyo.
Wimbledon era un chiaro obiettivo di tutti noi, e una volta raggiunto ho cominciato a realizzare non ci fosse più tanto rimasto in lei.
La motivazione non era più la stessa, tranne quando ha giocato il doppio con Storm Sanders o il misto con John Peers.
Però in singolare era vuota. E ho realizzato che era arrivata dove voleva, e sarebbe stata dura tenerla carica”.


Pensate quante energie mentali sono state necessarie ad Ashleigh per vincere lo Slam di casa. Fenomenale.

Per capire quanto è stata brava Ashleigh Barty,

ricordiamo che ha vinto tre Slam su tre superfici diverse,

una cosa riuscita solamente a sette tenniste in totale:

Chris Evert, Martina Navratilova, Hana Mandlikova, Steffi Graf, Serena Williams, Maria Sharapova e appunto Ashleigh Barty.


Ashleigh ha chiesto alla WTA di essere depennata dal ranking WTA,

questo significa che Iga Swiatek diventerà numero se supererà il primo turno a Miami
,

oppure basterà sperare che non vinca il torno Paula Badosa.


Swiatek ha ottenuto l'imprimatur di Barty.

“Non c’è persona migliore.
Lei è una persona incredibile, un’ottima tennista,
e il modo in cui ha portato questa fresca determinazione in campo è stato straordinario.
Ho adorato confrontarmi contro di lei, sfidarla.
Mi è piaciuto tanto allenarmi con lei, spendere del tempo con il suo team.
Lei è veramente speciale, una delle prime a scrivermi. È stata davvero carina.
Credo davvero meriti di diventare numero 1, glielo auguro e spero possa rimanere se stessa,
continuare nel suo cammino e rincorrere i suoi sogni nella carriera come nella vita”.


Il vero dramma della decisione di Ashleigh, per noialtri,
è che non ci sarà più una partita di tennis femminile da seguire.

Non stiamo facendo i denigratori, stiamo solamente prendendo atto che noi
ad un match Sakkari-Sabalenka preferiremmo sempre una qualsiasi partita di serie D2 di un circolo romano,
e neanche del tabellone finale eh, ci basterebbe la fase a gironi.

L’omologazione di gioco presente oggi nella WTA rende pressoché impossibile esaltarsi per una partita,
al netto della componente battaglia-drama, quei match da mille break che durano tre ore
nelle quali può vincere chiunque ma che, tennisticamente, hanno da offrire quanto Ashleigh Barty poteva fare con un solo rovescio tagliato.


In questi anni, Barty ci ha deliziato con il suo gioco a tutto campo, intelligente,
che si adattava e cambiava a seconda dell’avversario.

Non è mai stata una di quelle giocatrici dallo spartito unico,
quelle che entrano in campo e giocano nell’unica maniera che sanno fare,
e se non è giornata pazienza.

Lei no, mai.

Attacco e difesa, contrattacco e volée, un tennis che nei paragoni ci ha fatto scomodare nomi storici.

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Val

Torniamo alla LIRA
Obbligo di mascherine

Viene stabilito fino al 30 aprile l’obbligo generale di mascherine al chiuso;

l’obbligo di FFP2 all’aperto viene mantenuto per concerti e stadi;

l’obbligo di FFP2 al chiuso per palazzetti sportivi, cinema e teatri, mezzi di trasporto e funivie negli impianti di risalita.


Fine del sistema delle colorazioni per le Regioni e capienze impianti sportivi

Dal 1 aprile ritorno al 100% della capienza degli impianti sportivi e delle discoteche all’aperto

e al chiuso dal 1 maggio.


Eliminazione del green pass rafforzato

Dal 1 aprile eliminazione del green pass rafforzato.

Servirà solo quello base per:

alberghi e strutture ricettive;

ristoranti all’aperto;

musei, mostre e altri luoghi della cultura;

attività sportiva all’aperto;

sagre e fiere;

centri termali, parchi tematici e di divertimento;

centri culturali, sociali e ricreativi all’aperto;

spettacoli e stadi all’aperto;

feste all’aperto;

impianti di risalita per lo sci;

partecipazione, nel pubblico, a cerimonie pubbliche;

trasporto pubblico locale.

Gli altri mezzi di trasporto (oggi utilizzabili con il green pass rafforzato) passano al green pass base fino al 30 aprile.


Eliminazione del green pass base

Non dovrà più essere esibito negli esercizi commerciali,

negli uffici pubblici,

nei servizi postali e bancari

e per i servizi alla persona.


Lavoro

Dal 1 aprile si passa al green pass base per tutti, compresi gli obbligati al vaccino,

e di conseguenza cessa la sospensione dal lavoro tranne per chi non fa nemmeno il tampone;

soltanto nel caso degli esercenti le professioni sanitarie e dei lavoratori negli ospedali e nelle RSA

resta la sospensione dal lavoro per chi non si vaccina, fino al 31 dicembre.


Dal 1 maggio eliminazione del green pass per poter accedere ai luoghi di lavoro.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Una gran figura dimmerda ....Ptrima il canale del Pd propone e paga
e poi la predica viene proprio da quelli del PD ?
Proprio loro ?
Gli "amici" dell'URSS dalla quale hanno incassato miliardi a vagonate.


Il dualismo Dario Fabbri-Alessandro Orsini.

L’invasione dell’Ucraina per mano della Russia ha portato in tv volti sconosciuti al grande pubblico.

Dopo l’era dei virologi e immunologi star a causa della pandemia da Covid,
è il turno degli esperti di geopolitica.

Fra i tanti, due spiccano : il geopolitico Alessandro Orsini e il coordinatore America di Limes, Dario Fabbri.


Il direttore dell’Osservatorio sulla sicurezza internazionale, professore associato di Scienze politiche della Luiss,
va ripetendo di trasmissione in trasmissione che
“se Putin è un cane schifoso, lo siamo anche noi, l’Ucraina deve arrendersi.
Se Putin perdesse la guerra e dovesse usare la bomba atomica,
l’Europa sarebbe moralmente corresponsabile”.

Asserzioni che lo hanno portato a un contratto con la Rai:
12.000 euro per 6 puntate di #cartabianca condotto da Bianca Berlinguer su Rai3.


Ma il PD si è messo di traverso e ha chiesto all’azienda pubblica di
“non pagare i pifferai del regime russo” (noi saremmo i topi che lo seguono ciecamente?).


Così i vertici di Viale Mazzini hanno stracciato l’accordo
ed hanno messo Orsini a far compagnia al cavallo di bronzo,
simbolo di forza e potere (sic!), fuori ai cancelli.


Mentana ieri ha voluto aprire una parentesi sul caso Orsini divenuto “l’epurato martire del pensiero libero”
a seguito del clamoroso dietrofront della Rai che per tanti scrittori e giornalisti è stato un errore pari e uguale a quello del regime della Federazione russa.


Mentana ha bollato la scelta come censura:

“Si può essere d’accordo o no con alcune posizioni,

ma è giusto dar spazio a tutti.


La questione dei compensi è una cosa,

quella della libertà di espressione un’altra

ed è proprio ciò che distingue l’Italia

da un Paese che tanto stiamo criticando per il bavaglio all’informazione”
.
 

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