L’invasione russa dell’Ucraina sta già ridisegnando un diverso sistema di globalizzazione.
A breve termine ci aspettano sfide complesse
ma allo stesso tempo, a lungo termine, si stanno proiettando indefinibili enigmi.
Come potrà essere il nuovo ordine mondiale per l’Occidente
dopo la guerra in Ucraina che sta mescolando tutte le carte in gioco?
A oggi l’unica certezza è una vertiginosa incertezza.
In questa fase la realtà ci ha schiantato contro un non fenomeno sociologico, la guerra,
che da quasi 80 anni non schierava sulle rive opposte le maggiori potenze mondiali.
Nonostante che in geopolitica sia sempre necessaria una analisi dei fatti senza dogmi, questo non significa accettare l’inaccettabile.
Questa guerra, al di là delle varie opinioni e motivazioni, è crudele, sicuramente ingiusta, ed era certamente evitabile;
ma soprattutto cancella quei progressi morali che, dal crollo del “muro” che spartiva i due blocchi,
avevano permesso l’adozione di protocolli di equilibrio negoziale, applicati nella pratica delle relazioni internazionali.
Questo conflitto rileva una regressione globale della qualità e dell’Etica dei rapporti internazionali,
che ora hanno rimesso in gioco anche l’estrema soluzione.
Questa regressione, che coinvolge emotivamente per l’uso delle armi, per le vittime e per gli esodi,
degrada a tal punto la “morale” che riemergono dal fondo di una umanità in agonia
quei sentimenti guerrafondai, nazionalisti e xenofobi, caratteristici di una società morente.
Impulsi sepolti vivi, in una fossa dalla “copertura morbida”.
Dopo la fine della Seconda guerra mondiale le “divergenze internazionali”
sono state caratterizzate dalla preoccupazione dei ciclopi del Pianeta
– non solo come dimensione ma anche come “acuità visiva” –
di evitare qualsiasi confronto diretto;
canali di comunicazione e regole hanno disciplinato questo modus vivendi.
La maggior parte dei trattati sul controllo degli armamenti, oggi, sono stati infranti, abbandonati e realmente caduti in disuso.
In tre settimane le strategie russe hanno ridelineato i profili della geopolitica.
L’Europa si sta riarmando, si stanno utilizzando e sperimentando nuove armi non “regolamentate”.
La macabra partita giocata da Putin con la Nato sta facendo precipitare la Russia
e la coalizione antagonista nell’incertezza, e nuove fratture emergono al di fuori del blocco occidentale.
Il presidente russo, autorizzando l’invasione e il bombardamento, prima nella regione del Donbass,
ha sorpreso la maggior parte degli osservatori, compreso il presidente cinese Xi Jinping.
Che sullo scacchiere geopolitico alcune “pedine” siano in movimento è ormai cosa certa.
Il ciclo dei tre decenni dalla caduta dell’Unione Sovietica (1991) e dalla fine della Guerra fredda è inesorabilmente terminato.
Ora si prospetta, probabilmente, un lungo periodo di ostilità con Mosca.
Il Venezuela è una di quelle pedine che già si stanno spostando in altri quadri dello scacchiere geopolitico;
infatti, l’8 marzo, due cittadini statunitensi, funzionari dell’industria petrolifera, sono stati rilasciati dalle carceri venezuelane.
Un episodio all’apparenza poco rilevante, ma che emerge a valle sia dello shock causato dall’invasione dell’Ucraina,
sia del riavvicinamento tra Caracas e Washington avvenuto i primi di marzo,
quando una delegazione statunitense si è incontrata con il presidente venezuelano, Nicolás Maduro, nel palazzo Miraflores, sede presidenziale.
I colloqui sono stati giudicati da Maduro “rispettosi, cordiali e molto diplomatici”.
Ma come si colloca il Venezuela nello scacchiere geopolitico?
Ricordo che Donald Trump ha tentato, fallendo, di rovesciare il regime di Maduro,
che è notoriamente il principale alleato di Mosca in America Latina.
Va considerato che il Venezuela è anche un importante produttore di petrolio
e che tale prodotto veniva raffinato negli Stati Uniti prima che il Paese
fosse narcotizzato dall’antimperialismo espresso dall’ex presidente Hugo Chávez,
il quale ha trascinato l’economia nel baratro di una devastate crisi.
Adesso, con la guerra in Ucraina in atto e l’embargo sul petrolio russo decretato l’8 marzo, molte paratie ideologiche stanno franando.
Così, anche lo scacchiere del mercato petrolifero è da rivedere, e il Venezuela è una delle pedine più importanti da spostare.
Un nuovo ordine mondiale?