Utopia o realtà ? La LIBERTA' di espressione va difesa ora, perchè domani sarà troppo tardi......e ce ne pentiremo. (7 lettori)

Val

Torniamo alla LIRA
Mentre il monaco Gui Gou stava meditando nella sua cella,
il maestro Zhaozhou entrò silenziosamente
e lo colpì violentemente con il suo bastone sul lato sinistra della nuca.
Poi, altrettanto silenziosamente, uscì.

Dopo cinque minuti, il maestro Zhaozhou ritornò
e di nuovo colpì violentemente Gou Gou in meditazione,
questa volta sul lato destro della nuca. Quindi se ne ando'.

Trascorsero altri cinque minuti e il maestro Zhaozhou riapparve alle spalle di Gui Gou,
bastonandolo ancora sul lato sinistro della nuca.

E la cosa andò avanti cosiì per tutta la mattinata, con bastonate alternate a destra e a manca.

Finito di meditare e prima di andare a pranzo, il monaco Gui Gou,
che mai aveva levato una parola di protesta, si recò da Zhaozhou.

"Maestro, rispettosamente posso domandarti il motivo di tante bastonate al mio indirizzo?"

"Serve forse un motivo per bastonare?"
rispose Zhaozhou.

E lo colpì con una bastonata violentissima al centro della fronte.


In quel momento il monaco Gui Gou raggiunse l'illuminazione.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Sono le 13.16 del 12 marzo 1948: il C3 tocca il fondale del Lago di Como nel suo punto più basso,

- 412 metri ad Argegno.

Pietro Vassena e Nino Turati realizzano il record mondiale di immersione in profondità con un batiscafo,
primato che resterà imbattuto sino al 1960.

Ricorrono oggi i 76 anni dalla grande impresa del geniale inventore di Malgrate
(scortato dal fido ex sommergibilista di Calolziocorte), che progettò e realizzò il C3 di proprio pugno.

Un'epopea straordinaria, ai giorni nostri ancora troppo poco conosciuta e celebrata.

La genesi

Il 28 aprile 1945 Vassena viene arrestato con l'accusa di collaborazionismo per le forniture dei suoi Gasogeni
(apparecchi per alimentare le auto attraverso la combustione di masse solide) ai tedeschi;
è così rinchiuso in una scuola elementare di Lecco riadattata a carcere, nella cella numero 3 (era stata l'aula della classe terza).

Viene liberato dopo pochi giorni, grazie all'intervento di alcuni comandanti partigiani e alla presentazione di prove inconfutabili a suo discarico.

Ma la sigla C3 (cella 3) gli rimane impressa nella memoria, e così battezza il suo batiscafo,
al quale stava già lavorando da qualche settimana.

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Val

Torniamo alla LIRA
Questo buffo sottomarino è un tubo di lamiera d'acciaio spessa un centimetro,
lungo 8 metri con un diametro di un metro e mezzo, peso totale 10 tonnellate.

Per orientarlo, a poppa, un timone di direzione e un timone di profondità.

A prua c'è la torretta di comando dotata di quattro oblò in cristallo, e il portello bombato, con la chiusura ermetica.

La propulsione è data da un motore a benzina fino a 100 cavalli per la navigazione in superficie e uno elettrico per l'immersione.

Dalla prua spunta una lunga tenaglia, manovrabile dall'interno.

Come fa il C3 a inabissarsi e a risalire?

Per mezzo di bombole d'aria collegate con i due galleggianti fissati sotto lo scafo:
riempiendoli d'acqua l'apparecchio si immerge, svuotandoli risale in superficie.

Il varo e i collaudi

Il 19 febbraio 1948 il C3 esce dall'officina di Via Cavour a Lecco
ed è trainato da un camion De Santis fino alle rive dell'Adda,
dove oggi sorge il Ponte Kennedy e allora soltanto il suo cantiere:
nevica, ma si provvede comunque al varo del batiscafo.

La messa in acqua è perfetta, il mezzo galleggia senza problemi
e con il motore di superficie si dirige nello specchio di Golfo di Lecco di fronte alla sede della Canottieri, dove viene ormeggiato.

Qualche giorno più tardi una prima immersione fino a 10 metri,
quindi il 29 febbraio - di fronte a migliaia di curiosi - una serie di test
portano il sommergibile con Vassena e Turati fino a 68 metri.

Una targa posta nella darsena della Canottieri Lecco fotografa quel momento per l'eternità.

La partenza per Argegno aviene il 9 marzo con un comballo della ditta Cugini Barindelli di Bellagio;
e proprio qui vengono effettuati ulteriori test per verificare la solidità e la tenuta stagna del batiscafo.

Il record

La giornata che fa la storia è il 12 marzo 1948:
si scende ancora, questa volta con le persone a bordo.

E per Vassena e Turati è tempo di saggiare sulla propria pelle i brividi che hanno fatto assaporare a tutti con i primi test.


Il C3 scende alla quota record di 412 metri, qualcosa che per l'epoca è fuori da ogni logica:
i sommergibili del tempo possono arrivare 'solo' a circa 100 metri.

La notizia esce dai confini del Lago di Como e fa il giro del mondo.

Vassena torna qualche giorno dopo a Lecco e viene portato in spalla, in trionfo, fino in Municipio.

Qualche settimana più tardi l'inventore lecchese riesce a incontrare un incuriosito Auguste Piccard,
grande fisico svizzero, desideroso di complimentarsi e carpire qualche segreto tecnico del C3.

Lo scienziato userà parte delle soluzioni innovative di Vassena
per costruire il suo batiscafo 'Trieste' con cui, nel 1960, toccherà i 10.900 metri nella Fossa delle Marianne.

Il triste epilogo

Nei mesi successivi Pietro Vassena porta il C3 in giro per l'Italia in una sorta di tour espositivo.

Prima una mostra a Palazzo reale a Milano, quindi una nuova messa in acqua in Liguria
e nel Golfo di Napoli su invito di un docente della Sapienza di Napoli.

L'8 ottobre 1948 un banale incidente causa l'affondamento del mezzo.

Secondo le testimonianze dell'epoca Vassena tenta di buttarsi, disperato, ma viene salvato.

La Marina recupera il C3, ma un giorno di metà novembre la gru che lo sostiene cede,
il cavo si spezza e il batiscafo si inabissa, a Capri, a una profondità di circa 1.000 metri.

Ed è lì, in un punto ancora non precisato, che ancora oggi giace,
in attesa di una missione di recupero dai costi elevati
 

Val

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Swisscom acquista il 100% di Vodafone Italia per €8 miliardi,
dando così il via la fusione con Fastweb
L’obiettivo di integrarla con Fastweb, affiliata di Swisscom in Italia.

"La combinazione di infrastrutture mobili e fisse complementari di alta qualità,
nonché delle competenze e asset di Fastweb e Vodafone Italia,
darà vita ad un operatore convergente leader in Italia.
Le economie di scala, la struttura dei costi più efficiente e le significative sinergie run-rate di ~600 milioni di euro all’anno,
consentiranno alla nuova compagnia di generare un elevato valore per tutti gli stakeholder,
di sostenere gli investimenti e di offrire servizi convergenti innovativi e a prezzi competitivi,
migliorando le prestazioni e l’esperienza per i clienti in tutti i segmenti di mercato.
La transazione rappresenta un passo fondamentale per Swisscom
al fine di raggiungere il suo obiettivo strategico di crescita redditizia in Italia".


La transazione resta soggetta all’approvazione delle autorità regolamentari e delle altre autorità competenti.

Il closing è soggetto alle approvazioni regolamentari e di altre autorità competenti,
non richiederà il voto degli azionisti Swisscom e dovrebbe verificarsi nel primo trimestre del 2025.

 

Val

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Un miracolo sportivo.

L’Italia vince con il Galles 24-21 a casa loro e chiude il miglior Sei Nazioni di sempre
con due successi e un pareggio e lascia ai Dragoni l’ultimo posto di questo Sei Nazioni, con il beffardo Cucchiaio di Legno.

Per gli azzurri un successo importante che poteva anche essere più ampio
e arriva dopo la vittoria sulla Scozia e il pareggio con la Francia.

Un vero trionfo per la squadra di Quesada:
infatti nel Sei Nazioni l’Italia non ha mai vinto 2 partite e fatto 3 risultati utili di fila.

Un duro colpo per i Dragoni con l’ultimo posto senza vittorie.

Una cosa successa, con questa, solo 4 volte nella loro storia lunga 140 anni.

La vittoria dell’Italrugby a Cardiff, ricorda quella, di nuovo all’ultima giornata, di due anni fa.

Nel 2022, nell’ultima sfida giocata al Principality Stadium,
gli azzurri conquistarono il primo successo in trasferta contro il Galles,
con la meta allo scadere di Edoardo Padovani.

Galles e Italia si sono affrontate 33 volte:

il bilancio dice 28 vittorie per i gallesi,

4 per gli azzurri e

un pareggio per 18-18 nel Sei Nazioni 2006.
 

Val

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Non entro nel merito personale....anche perchè gioca nell'inter

:DD:

Professore Ricolfi, lei avrà letto del caso Acerbi.
Un giocatore dell'Inter che forse ha chiamato «negro» un giocatore del Napoli.
Rischia dieci giornate di squalifica.
Un provvedimento severo al quale si aggiunge il linciaggio di diversi giornali.
Sbaglio se immagino che questo sia la conseguenza di un uso ormai ossessivo del politically correct?


«Sono contento di non seguire più il calcio da 30 anni, se no sarei in apprensione per la Nazionale.
Quanto alla vicenda di Acerbi, ammesso che l'insulto ci sia stato,
quel che mi colpisce non è che il giocatore venga punito,
ma che per essere puniti si debba insultare un nero, e che qualcuno tiri fuori la discriminazione razziale,
che è tutt'altra e più seria questione.
Io sono contrario a stabilire una gerarchia di categorie protette,
come i cultori del politicamente corretto tendono a fare.

In una società liberale, un insulto è un insulto è un insulto è un insulto, per dirla con Gertrude Stein».

Le cito un altro caso.
C'è un signore che di cognome si chiama «Finocchio»,
Facebook gli ha imposto di cambiare cognome perché offensivo.
Il politically correct degrada nella barzelletta?


«Sì, tanto è vero che da un po' di tempo io preferisco parlare di follemente corretto».

Ci si mettono anche gli algoritmi ad inquinare l'informazione?

«L'informazione è già inquinata alla fonte, per la faziosità di editori e giornalisti.
Gli algoritmi si limitano a peggiorare la situazione, perché non hanno un autore-responsabile
e, quando un autore c'è, spesso non è in grado di prevedere come l'algoritmo si comporterà».

Lei pensa che l'uso continuo del politicamente corretto amputi in qualche modo la complessità del dibattito politico e culturale?

«Per me il politicamente corretto è solo un'aggravante.
Il vero problema è che il dibattito culturale è povero.

Le inchieste giornalistiche raramente hanno la complessità di quelle anglosassoni.
E i talk show sono atrocemente ripetitivi, anche nella scelta degli ospiti.
Tempo fa, a Otto e mezzo, Mariana Mazzucato fece notare a una imbarazzata Lilli Gruber
che, sulla BBC, un dibattito fra 4 giornalisti sarebbe inconcepibile».
 

Val

Torniamo alla LIRA
Giorni fa un professore è stato invitato dall'Università a correggere una frase che lui aveva postato
e che veniva considerata offensiva per le donne (la frase afferma la superiorità del maschio).
Ma la frase non era sua ma era del massimo filosofo scozzese del 700, David Hume
Rischiamo di mettere la cultura mondiale in mano ai censori?


«No, agli imbecilli.
La censura, per quanto deprecabile,
possiede una sua dignità intellettuale,
il follemente corretto no
».


Il politicamente corretto sta sostituendo il merito?
E questa sostituzione può portarci alla fine dell'eccellenza?


«Ci ha già portato alla fine dell'eccellenza.
Il politicamente corretto, in nome dell'inclusione,
ha fatto crollare il livello degli studi».


Lei non crede che l'uso continuo dello spauracchio del razzismo, in un Paese dove il razzismo non c'è,
diventi un elemento di distorsione della battaglia politica?
Anche perché poi quando il razzismo c'è davvero - il padre di tutti i razzismi: l'antisemitismo - lo si nega?


«L'antirazzismo è partigiano e insincero, perché è selettivo, e a sua volta razzista.
Pensiamo a quel che accade in campo progressista-femminista:
al vertice le donne islamiche di Gaza,
poi le donne islamiche normali,
poi le donne italiane,
poi le donne israealiane».


Lei è un uomo di sinistra.
Non crede che il politicamente corretto sia un'arma usata esclusivamente dalla sinistra?


«Sì, ma proprio per questo è diventato una formidabile arma della destra contro la sinistra.
Senza le follie della cultura woke, nessun Trump vincerebbe mai le elezioni».


La sinistra la usa per sostituire il suo sistema di valori che si è sfasciato?

«Più che altro, mi sembra che la usi per nutrire il suo senso di superiorità morale,
quel complesso dei migliori che già venti anni fa avevo descritto in Perché siamo antipatici?»


La cultura del politicamente corretto è un freno alla libertà?

«Più che un freno alla libertà in generale,
mi pare un freno alla libertà di pensiero e di espressione».


Il suo prossimo libro sbaglio o tratterà proprio di questo?
«Sì, si chiamerà Il follemente corretto, ma non so se farà più ridere o piangere».
 

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Torniamo alla LIRA
Per chi non lo conoscesse :

Luca Ricolfi, 73 anni, è un sociologo e un politologo piemontese.

Ha studiato all'università di Torino negli anni di fuoco della contestazione a cavallo tra i sessanta e i settanta.

Si è laureato nel 1973 con Claudio Napoleoni,
uno dei maestri nella politica economica della sinistra,
braccio destro di Franco Rodano che era il consigliere prima di Togliatti e poi di Berlinguer.

Ricolfi è sicuramente cresciuto nel mondo politico di sinistra.

Da giovane ha lavorato nella FLM (Federazione Lavoratori Metalmeccanici), occupandosi di nocività in fabbrica.

Poi ha insegnato all'università (Sociologia e Analisi dei dati), ha studiato, ha scritto, ha collaborato con diversi quotidiani
- La Stampa, Il Sole, il Messaggero, Repubblica -
non s'è mai chiuso su posizioni ideologiche e conformiste, ha sempre nuotato contro corrente.

Ha fondato, insieme a Piero Ostellino, la Fondazione David Hume, che si occupa di ricerca e analisi dei dati.
 

Val

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La REALTA' reale

Una domanda molto facile:

qual è, tra tutti i Paesi dell’Ue, quello che ci ha rimesso di più con l’entrate dell’Euro?

A vent’anni dall’entrata in vigore della moneta unica,
la risposta la forniscono i dati, ed è anche abbastanza scontata: l’Italia.

Scontata per noi, certo.
Per noi che abbiamo visto come è triplicato il costo della vita e come si sono dimezzati gli stipendi.
Per noi che abbiamo visto andare in fumo i nostri gioielli nazionali, le nostre ricchezze strategiche.

È quanto emerge da uno studio pubblicato dal Centro per la politica europea (Cep),
think tank tedesco che si occupa di politiche economiche dell’Ue.


Secondo i dati raccolti,
la Germania è il Paese che ha maggiormente approfittato dell’Euro,
e anche questo era scontato.

Mentre ad aver subito le perdite maggiori è l’Italia.

I dati sono impietosi.
 

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