Vaccino

Negli USA si inizia sul serio a terminare la follia della proliferante irragionevole campagna vaccinale pediatrica.
Ieri revoca della raccomandazione generale per tutti i neonati del vaccino contro l’epatite B (una malattia trasferita con rapporti sessuali). In Italia il vaccino esavalente (HEXYON, INFANRIX HEXA e VAXELIS) che viene applicato sin dall’età di neonato - presupposto per l’accesso alle strutture di assistenza alla prima infanzia e scuole dell’infanzia, contiene il vaccino contro l’epatite B!
Gli USA hanno posto fine a questa irragionevole misura!
Inoltre, il Presidente Trump ha incaricato il Dipartimento per la Salute e il CDC a rivedere con la massima urgenza tutto il piano vaccinale pediatrico! Nei paesi confinanti con l’Italia Svizzera e Austria non c’è alcun obbligo vaccinale pediatrico!
Il Ministro alla Non-Salute continua a dire che l’obbligo vaccinale pediatrico (10 vaccini, tra cui l’epatite B) non sarebbe in discussione. Mandatelo a casa subito e tutelate finalmente i bambini!
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Ultima modifica:
⚡💥2 Novembre 2015 - [Davide Suraci] - Questo studio (Theresa A. Deisher*, Ngoc V. Doan, Angelica Omaiye, Kumiko Koyama and Sarah Bwabye), pervenuto alla rivista "Journal of Public Health and Epidemiology" il 13 Maggio del 2014 e pubblicato il 9 Luglio 2014 sulla medesima, evidenzia l’impatto dei fattori ambientali (con riferimento all'utilizzo di linee cellulari di origine fetale contenute nei vaccini MMR, Varicella ed Epatite A) sulla manifestazione dei disturbi dello spettro autistico in un campione estesissimo di bambini di età compresa fra i 19 e i 35 mesi ottenuto dai database di rilevazione di tali disturbi di USA, West Australia, Gran Bretagna e Danimarca a partire dal 1 Gennaio 1970. I disturbi dello spettro autistico nei Paesi oggetto dello studio iniziano a manifestarsi in corrispondenza dell’inizio dell’introduzione dei vaccini contenenti linee cellulari fetali di origine umana. Non è stata trovata alcuna correlazione con l’età dei padri di questi bambini, il che consente di escludere l’influenza dell’età del genitore sull’incidenza della manifestazione dei disturbi dello spettro autistico. Inoltre, la regressione lineare ha permesso di evidenziare che l’inizio e la diffusione delle vaccinazioni per la varicella e l’epatite A era significativamente correlata con l’incremento dei casi dei disturbi dello spettro autistico. Gli anni di inizio coincidono quindi con gli anni di introduzione di vaccini realizzati usando linee cellulari fetali umane, contenenti, tra l’altro, contaminanti fetali e retrovirali (retrovirus). Questo schema è stato ripetuto negli Stati Uniti,, Regno Unito, Australia occidentale e Danimarca. Pertanto l’incremento dei disturbi dello spettro autistico è direttamente correlato alla diffusione dei vaccini prodotti utilizzando linee cellulari fetali di origine umana.

👉 Qui è possibile scaricare lo studio originale "Impact of environmental factors on the prevalence of autistic disorder after 1979".

👉Qui, l’articolo di presentazione "Autism And Cancer Related To Human Fetal DNA In Vaccines": http://www.globalresearch.ca/new-st...elated-to-human-fetal-dna-in-vaccines/5402912

Attendiamo il parere del debunker certificato ISO 4.0
 
E così scopriamo anche che oltre ai viaggi nel tempo ci sono altre amenità. Tutti coloro che compiono attività pericolose dovrebbero farsi inoculare mRNA di un particolare tipo perché così avrebbero meno probabilità di morire. Per esempio chi guida autobus....
Piu o meno come quello, a cui i medici danno tre mesi di vita, che compie un crimine per il quale il giudice gli dà 30 anni di galera...
 
Si scoperchia il pentolone degli imbrogli vaccinali.

Il caso del vaccino anti-epatite B è più importante di quanto si pensi.


Infatti rivela che le raccomandazioni (e gli obblighi) della somministrazione ai neonati sono fondati su “credenze” e non su prove scientifiche dei benefici apportati dalle odierne strategie vaccinali.

Lo stesso vale per gran parte dei vaccini pediatrici.
 
Hepatite B, neonati e retromarcia USA: una crepa nel dogma

Negli Stati Uniti si è aperta una breccia, piccola ma simbolica, nella narrazione granitica della vaccinazione neonatale universale contro l’epatite B. Il Comitato consultivo sulle pratiche di immunizzazione dei Centers for Disease Control and Prevention ha revocato la raccomandazione automatica di somministrare il vaccino a tutti i neonati alla nascita. Con una votazione 8 a 3, è stato stabilito che i bambini nati da madri negative all’epatite B potranno ricevere la prima dose non prima dei due mesi, e solo dopo una valutazione condivisa tra medico e famiglia. Rimane invece in vigore la vaccinazione alla nascita per i neonati di madri positive o con stato sierologico ignoto.

La decisione è maturata dopo una riunione tutt’altro che pacifica. Tre membri del comitato hanno votato contro, sostenendo che la nuova linea aumenterebbe il rischio per i bambini. Il dibattito è stato segnato da scontri durissimi tra chi difende l’impianto vaccinale tradizionale e chi, invece, ha sollevato obiezioni sulla solidità delle prove di sicurezza nei primissimi giorni di vita. La seduta è stata segnata da interventi aggressivi, difese apodittiche dell’“efficacia e sicurezza” del vaccino e continui tentativi di ridurre le critiche a semplice disinformazione o scetticismo ideologico.

Nel confronto è entrata anche la questione, sempre più scomoda, delle lacune storiche nella farmacovigilanza pediatrica. Sono state richiamate prese di posizione, apparse negli anni anche su riviste scientifiche autorevoli, che riconoscevano l’assenza di studi realmente rigorosi sulla sicurezza di molti vaccini, in particolare per le fasce di età più delicate. A fronte di queste critiche, la risposta dominante è stata ancora una volta difensiva: si è insistito sul fatto che la correlazione temporale tra vaccinazione ed eventi avversi non dimostrerebbe un nesso causale, liquidando gran parte delle contestazioni come “salti logici” o allarmismi.

Il testo entra poi nel terreno più controverso, quello dei possibili meccanismi fisiopatologici dei danni da vaccino, citando studi storici sull’aggregazione delle cellule del sangue, sul ruolo delle cariche elettriche e del cosiddetto potenziale zeta, sull’azione degli adiuvanti come l’alluminio e su micro-ictus spesso non diagnosticati nei neonati. Secondo questa ricostruzione, tali dinamiche potrebbero spiegare una parte delle reazioni neurologiche precoci osservate nel corso dei decenni. Viene anche sottolineato come queste ipotesi non siano mai state realmente confutate con misurazioni sperimentali sistematiche, ma piuttosto marginalizzate dal dibattito ufficiale.

La conclusione è netta: la decisione dell’ACIP rappresenta un passo minimo, tardivo e difensivo, che non risolve il nodo centrale, cioè l’assenza - secondo questa impostazione critica - di studi solidi, indipendenti e con placebo sull’efficacia e sulla sicurezza della vaccinazione anti-epatite B nei neonati. Da qui l’accusa finale: continuare a raccomandare questo vaccino in età neonatale, al di fuori dei casi di reale rischio, sarebbe più una scelta politico-industriale che scientifica.

E qui la riflessione si fa più intima e più scomoda. Per troppo tempo alle madri è stato chiesto di delegare: alla scienza, alle istituzioni, ai protocolli, alle campagne, alle firme in fondo a un consenso informato spesso non compreso fino in fondo. Oggi quella delega mostra tutte le sue crepe. La responsabilità, che piaccia o no, torna a bussare alla porta di chi genera, nutre, protegge. Non come colpa, ma come forza.

Essere madri, oggi, significa anche questo: informarsi senza paura, fare domande scomode, reggere il peso dell’incertezza, scegliere senza anestesia ideologica. Significa smettere di chiedere permessi morali agli apparati e tornare a riconoscersi come primo baluardo di difesa dei propri figli. È una responsabilità enorme, sì. Ma è anche un atto di dignità. t.me/carmen_tortora1
 
E così scopriamo anche che oltre ai viaggi nel tempo ci sono altre amenità. Tutti coloro che compiono attività pericolose dovrebbero farsi inoculare mRNA di un particolare tipo perché così avrebbero meno probabilità di morire. Per esempio chi guida autobus....
Piu o meno come quello, a cui i medici danno tre mesi di vita, che compie un crimine per il quale il giudice gli dà 30 anni di galera...
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Contrariamente a quanto da noi segnalato per l’Italia, qui dei ricercatori francesi sostengono che i vaccinati per covid avrebbero una più bassa mortalità per tutte le cause rispetto ai non vaccinati.

Tentano di dimostrare che non si tratta di artefatti dei metodi di rilevazione nei due gruppi, che hanno caratteristiche diverse. Ma se si legge l’articolo nei dettagli, non convince.

Non spiegano perché i non vaccinati sarebbero morti di più non solo di covid (invero la differenza è piccola, se rapportata a 1 milione di persone) ma anche di tumori, di incidenti d’auto, ferite accidentali e molte cause definite non chiare.

Che l’analisi “nasconda” qualche forzatura è altamente probabile. Noi avevamo attribuito queste discrepanze sia al fenomeno del “vaccinato sano, sia all’”immortal time bias”, vale a dire che i “vaccinati” erano non vaccinati prima della vaccinazione e quel periodo di tempo dovrebbe essere considerato.

 
Vedi l'allegato 776096
Contrariamente a quanto da noi segnalato per l’Italia, qui dei ricercatori francesi sostengono che i vaccinati per covid avrebbero una più bassa mortalità per tutte le cause rispetto ai non vaccinati.

Tentano di dimostrare che non si tratta di artefatti dei metodi di rilevazione nei due gruppi, che hanno caratteristiche diverse. Ma se si legge l’articolo nei dettagli, non convince.

Non spiegano perché i non vaccinati sarebbero morti di più non solo di covid (invero la differenza è piccola, se rapportata a 1 milione di persone) ma anche di tumori, di incidenti d’auto, ferite accidentali e molte cause definite non chiare.

Che l’analisi “nasconda” qualche forzatura è altamente probabile. Noi avevamo attribuito queste discrepanze sia al fenomeno del “vaccinato sano, sia all’”immortal time bias”, vale a dire che i “vaccinati” erano non vaccinati prima della vaccinazione e quel periodo di tempo dovrebbe essere considerato.

LA MORTE SUA
Ultimamente gira sui social l'ennesimo studio osservazionale, stavolta dalla Francia, che associa ai vaccini covid una minore mortalità sia per covid che per qualsiasi altra causa. Ovviamente i provax organizzano rave e gli antivax si affannano a scovare i "cheap trick" della ricerca. Trama scontata. Mia opinione, copiabile e incollabile sotto qualsiasi studio osservazionale presente, passato e futuro. Anticipo qui le conclusioni, per chi non voglia leggere fino in fondo: per dare risposte credibili alla questione se i vaccini covid salvino vite si facciano trial clinici controllati come negli USA ha proposto anche Vinay Prasad, direttore del CBER FDA. Per il resto, valgono le considerazioni qui di seguito.
Gli studi osservazionali sono per definizione sempre gravati da fattori distorsivi di vario genere. Quale che sia il risultato, che ci piaccia o meno. Dove non ce ne sono è perché gli autori li hanno nascosti per bene. Personalmente, per diffidare dei vaccini covid mi basta che (1) i vari trial clinici anche messi tutti insieme (c’è almeno una metanalisi in letteratura) non mostrano alcun effetto sulla mortalità (a dire il vero a memoria mi pare che l’unico che migliora la mortalità covid sia proprio AZ), (2) se qualcosa hanno detto i trial è che forse la mortalità aumenta (vedi il trial Pfizer dove prima di sfasciare il placebo ci furono più morti tra i vaccinati, essenzialmente per cause cardiache), (3) gli studi farmacotossicologici mostrano potenziale lesivo diretto da parte della spike, in molti studi esaminata solo in relazione al virus ma in diversi anche in relazione al vaccino, con meccanismi differenti che rendono più che plausibili i nessi causali con varie malattie e con i decessi. A proposito di questi ultimi, ne abbiamo ormai molteplici provati, nella letteratura scientifica, nelle aule dei tribunali e ora pure nella farmacovigilanza USA. Questo dovrebbe mettere la parola fine al tema del’obbligatorietà anche indiretta, anche se ovviamente è responsabilità della politica recepire l’evidenza clinica. Infine, per quel che vale la mia opinione trovo sia impresa con poche speranze, una sorta di fatica di Sisifo, trovare correlazioni tra i vaccini e aumento della mortalità tanto più totale, per almeno due ordini di motivi: (i) i dati disponibili hanno enorme rumore di fondo e (ii) non mi aspetto che la mortalità da vaccini sia tale da vedersi a livello macro, sulla mortalità totale, oltre tutto in maniera che non possa essere messa in discussione. Ultima cosa, ancora sullo studio che segnali: dato che il risultato se leggo bene correla i vaccini con una minore mortalità totale dovrebbero essere gli autori per primi ad ammettere onestamente che c’è qualcosa che non va: anche ipotizzando che i vaccini covid siano una panacea, è ovvio che devono aver effetto sulla sola mortalità covid. Uno studio che veda effetti sulla mortalità totale ottiene un risultato controintuitivo, che va spiegato. Come se testassimo un insetticida domestico e scoprissimo che il suo uso si associa ad esempio a migliori prestazioni scolastiche dei nostri figli. Tutto può essere ma va spiegato, altrimenti stiamo alla correlazione scambiata per causa.
 

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