Fatto questo ripasso, vediamo, oggi, secondo le pronunce giurisprudenziali degli ultimi anni,
quali sono le parolacce che hanno, per così dire, il via libera.
Coglione!
Cavoli, starai pensando, domani vado in ufficio e mi sfogo con il capo. Aspetta, la Cassazione ha stabilito che si può dire solo nel senso di scemo, sprovveduto, ingenuo, deficiente (Cass. sent. n. 34442/17).
Vaffanculo!
Questo epiteto è proprio entrato nel lessico di chiunque, infatti la Cassazione, in una sentenza del 2007, ha ribadito che sia ormai di uso comune, quindi non è neanche un’ingiuria.
Rompipalle!
Non ti offendere, se con questo epiteto vogliono intendere che sei un seccatore (Cass. sent. 22887/13).
Cazzate!
Le diciamo tutti, prima o poi..
Anche qui la Cassazione sottolinea che, pur trattandosi di una parola irrispettosa, è entrata a far parte del lessico corrente (Cass. sent. 49423/09).
Mi hai rotto i coglioni!
Anche in questo caso non ti offendere! Pensa piuttosto se con il tuo comportamento stai arrecando fastidio. Per la Cassazione (sent.19223/13), infatti, questa espressione non è offensiva, se utilizzata per dire a qualcuno di non infastidire.