Vaccino

I VACCINI COVID CURANO I TUMORI? Oppure mastro ciliegia si sarà fatto infinocchiare ancora una volta?

Da qualche giorno, i media danno spazio alla notizia di uno studio che mostrerebbe come i vaccini covid a RNA abbiano un effetto "antitumorale". Lo studio sta venendo rilanciato sui social dai soliti "piccoli fan" dei vaccini con affermazioni del tipo "i vaccini covid mostrano potenti effetti contro i tumori" e cose simili. Ma è davvero così?

Iniziamo dallo studio, che è questo, pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature:
Gli autori per primi non si azzardano a dire che i vaccini covid a RNA abbiano effetti antitumorali in generale, bensì che sensibilizzano certi tumori a una specifica categoria di antitumorali che si chiamano "inibitori dei checkpoint immunitari"

Lo studio riporta infatti che le persone con tumori del polmone e melanomi in stadio avanzato trattati con questi farmaci, se vaccinati con i prodotti covid a RNA hanno avuto una sopravvivenza rispettivamente di 17 mesi in più (37 vs 20 senza vaccino) e 9 mesi in più (36 vs 27 senza vaccino). L'effetto è specifico di questi vaccini a RNA e per questi farmaci antitumorali inibitori dei checkpoint immunitari dal momento che non si vedi con altri vaccini (pneumococco, influenza) e non si vede con i vaccini a RNA in pazienti con tumori trattati con altri chemioterapici. Giusto per contestualizzare l'osservazione. Che in sé pare comunque buona.

E tuttavia il diavolo sta nei dettagli. Gli autori dello studio fortunatamente non si fermano a questa osservazione e si chiedono quale sia il meccanismo dietro questo effetto, così fanno altre analisi e scoprono che i vaccini covid a RNA fanno aumentare nei tumori una proteina che si chiama PD-L1. Questa proteina fa aumentare la resistenza dei tumori al sistema immunitario. In altri termini, è uno dei principali meccanismi per cui i tumori resistono alla risposta immunitaria, Ovvero crescono meglio.
In altri termini, i vaccini covid a RNA potenziano la resistenza dei tumori al sistema immunitario dell'ospite.

Ventura vuole tuttavia che i farmaci inibitori dei checkpoint immunitari agiscano proprio in virtù della presenza di questa proteina, e tanta più ce n'è tanto meglio agiscono.
Ecco spiegata la ragione della migliore prognosi per le persone con tumori in stadio avanzato e vaccinati: gli inibitori dei checkpoint funzionano meglio e consentono di guadagnare qualche mese di vita.

Fine della storia? No, purtroppo c'è dell'altro. Gli autori dello studio si spingono infatti a misurare PD-L1 anche nelle cellule immunitarie di soggetti sani, scoprendo che la sua espressione aumenta transitoriamente. Ora, l'espressione di PD-L1 è appunto associata a minore efficienza del sistema immunitario. In generale, più PD-L1 sulle cellule tumorali rende queste ultime più resistenti alla risposta immunitaria, e più PD-L1 sulle cellule immunitarie finisce per sopprimere l'immunità.
Oltre a una serie di altri effetti non necessariamente favorevoli sul sistema immunitario che in questa sede sarebbe lungo analizzare in dettaglio, ma che comunque nel complesso confermano la ormai lungimirantissima ipotesi che questi prodotti agiscano principalmente come immunosoppressori:

In sintesi, se da un lato è interessante che i vaccini covid a RNA migliorino l'efficacia di alcuni farmaci utilizzati nei tumori avanzati, consentendo qualche mese in più di vita, dall'altro questo studio svela un ulteriore meccanismo di potenziamento dei tumori, che in linea di principio consente loro di sfuggire all'immunità dell'ospite.

Questo meccanismo si aggiunge ad altri già noti, che inducono a ritenere che i vaccini covid a RNA possano favorire l'insorgenza e la progressione dei tumori, e precisamente:

1. la proteina Spike di SARS-CoV-2 si lega e attiva i recettori per l'estradiolo. Questo effetto è potenzialmente importante in relazione a vari tumori estrogeno.dipendenti come certe forme di carcinoma della mammella, dell'utero e dell'ovaio. Esiste evidenza diretta in vitro che la proteina Spike faccia proliferare line celulari di carcinoma mammario estrogeno dipendente.

2. la medesima proteina Spike riduce in vitro l'attività del gene oncosoppressore p53 e la sensibilità delle cellule tumorali alla chemioterapia, mentre studi in silico hanno mostrato la sua capacità di interferire non solo con p53 ma anche con le proteine BRCA-1 e 2 (quelle rese famose da Angelina Jolie, la quale - portatrice di mutazioni che aumentano il rischio di cancro - si fece asportare preventivamente entrambe le mammelle).

3. In modelli sperimentali di melanoma, l'esposizione all'RNA vaccinale della proteina Spike in cui le uridine sono state sostituite con N1-methyl-pseudouridine (la modificazione così cruciale per lo sviluppo di questi vaccini da aver fruttato agli inventori il Nobel per la medicina lo scorso anno) determina aumento della crescita tumorale e metastatizzazione.
Di tutti questi aspetti e di vari altri da molto tempo parliamo sul nostro canale Telegram:

In conclusione:

(i) sì, in alcuni pazienti con tumori avanzati i vaccini covid a RNA potrebbero potenziare l'azione di una specifica categoria di farmaci antitumorali;

(ii) e tuttavia in generale no, i vaccini covid a RNA non curano il cancro e anzi

(iii) ci sono molteplici motivi per ritenere che questi vaccini possano promuovere l'insorgenza e la progressione di vari tipi di tumori.

Ricordiamo ad esempio uno studio di quest'anno che riporta una minore sopravvivenza in persone con carcinoma del pancreas vaccinate per il covid, tanto peggiore quante più dosi avevano ricevuto:

Insomma, il tema è importante quanto complesso e merita attenzione. Quello di cui invece non c'è bisogno è tifoseria da stadio e propaganda ignorante e mistificatrice, cui invece troppi media e profili social regolarmente indulgono.
 
 
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C.V.D.
MI DISPIACE MA NON MI FIDO PIÙ NEANCHE DI VOI FINTI SVEGLI
 
‼️La vaccinazione pediatrica proliferante e con prodotti vaccinali multivalenti mai studiati in punto sicurezza, è il driver fondamentale dell‘esplosione dei casi di autismo, iniziata - guarda caso da quando il programma vaccinale pediatrico (in termini di dosi e sostanze iniettate contestualmente) è letteralmente esploso.
Qui la traduzione in lingua italiana dell‘importantissimo studio di revisione degli studi ad oggi noti e pubblicati sul tema, che è stato pubblicato ieri dalla McCollough Foundation.
👇👇👇

Continuare a sostenere l‘obbligo vaccinale pediatrico e continuare a non informare adeguatamente i genitori sul fatto che i prodotti vaccinali pediatrici attualmente usati non sono mai stati testati in punto sicurezza in studi clinici con veri gruppi di controllo, alla luce di questi risultati iper-documentati, costituisce reato!
Anche perché l‘uso di questi prodotti richiede nell‘UE (a differenza degli USA) la prescrizione medica!
Il governo Meloni si attivi al più presto per finire la feroce assurdità di politica alla Non-salute che è l‘obbligo imposto ai genitori italiani di sottoporre i propri figli ad una roulette russa in un contesto dell‘esplosione dei casi di autismo, delle malattie autoimmuni e del cancro anche tra i più giovani.
 
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La Cassazione assolve la giudice Zanda: ingiuste le sanzioni per chi difese i non vaccinati e non volle usare il super green pass
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La Corte di Cassazione ha pronunciato l’assoluzione della giudice Susanna Zanda dalle contestazioni disciplinari mosse a suo carico, ponendo fine a una vicenda che ha sollevato un ampio dibattito sull’indipendenza della magistratura e sulla libertà di giudizio dei magistrati durante il periodo delle restrizioni legate alla pandemia. La Cassazione assolve la giudice Zanda: ingiuste le sanzioni per chi difese i non vaccinati e non volle usare il super green pass

E anche qua avevamo ragione
 
🚨ULTIMA ORA — L'analisi più completa mai condotta sulle cause dell'autismo rileva che la vaccinazione è il fattore di rischio DOMINANTE

Dopo decenni di censura e negazionismo, il rapporto storico della McCullough Foundation, che ha analizzato oltre 300 studi, emette finalmente il verdetto:

L'aumento dell'autismo è multifattoriale, ma la vaccinazione è il fattore PIÙ significativo e prevenibile.

Abbiamo individuato potenziali determinanti dell'autismo di nuova insorgenza prima dei 9 anni, tra cui:
👵Genitori anziani (madre >35 anni, padre >40 anni)
👶Parto prematuro (<37 settimane)
🧬Varianti genetiche comuni
🧩Fratelli con autismo
🔥Attivazione immunitaria materna
💊Esposizione a farmaci in utero
☣️Agenti tossici ambientali
🦠Alterazioni dell'asse intestino-cervello
💉E vaccinazione infantile di routine combinata

Di 136 studi che hanno valutato i vaccini o i loro componenti:
➡️ 107 (79%) hanno trovato prove coerenti con un collegamento vaccino-autismo
➡️ 29 hanno affermato "nessuna associazione", ma non avevano controlli realmente non vaccinati
➡️ 12 studi che hanno confrontato bambini completamente vaccinati con bambini non vaccinati hanno riscontrato ogni volta che i non vaccinati avevano una salute generale molto migliore e un rischio di autismo notevolmente inferiore.

I meccanismi biologici convergevano su percorsi condivisi – disregolazione immunitaria, disfunzione mitocondriale e neuroinfiammazione – innescati da vaccinazioni a grappolo e somministrate precocemente durante periodi critici dello sviluppo cerebrale.

Valutando parallelamente tutti i fattori di rischio noti, questa analisi chiarisce in modo univoco il contributo relativo della vaccinazione rispetto ai domini genetico e ambientale. Nessuna revisione precedente ha tentato questo ambito integrativo senza escludere studi di associazione vaccinale positivi o controlli non vaccinati – un passaggio essenziale per determinare se i vaccini svolgano effettivamente un ruolo nel rischio di autismo e, in tal caso, quanto sia significativo tale ruolo nel più ampio panorama causale.

Il nostro rapporto rappresenta un'importante svolta attraverso la ferrea morsa della censura imposta dal Complesso Bio-Farmaceutico sulla questione vaccinazione e autismo. Segna anche il primo importante ritorno del Dott. Andrew Wakefield alla letteratura scientifica da anni, dopo aver sopportato anni di attacchi irrazionali da parte del cartello dei vaccini.

Grazie all'instancabile lavoro del team della Fondazione McCullough: Nicolas Hulscher, MPH, John S. Leake, MA, Simon Troupe, MPH, Claire Rogers, MSPAS, PA-C, Kirstin Cosgrove, BM, CCRA, M. Nathaniel Mead, MSc, PhD, Bre Craven, PA-C, Mila Radetich, Andrew Wakefield, MBBS, e Peter A. McCullough, MD, MPH — e al supporto della Fondazione Bia-Echo — questo sforzo storico è stato reso possibile.

CONCLUSIONE ⬇️

La totalità delle prove supporta un modello multifattoriale di ASD in cui predisposizione genetica, biologia neuroimmunitaria, tossicità ambientale, fattori di stress perinatali ed esposizioni iatrogene convergono per produrre il fenotipo di uno stato post-encefalitico.

La vaccinazione infantile combinata e di routine, somministrata precocemente, costituisce il fattore di rischio modificabile più significativo per i disturbi dello spettro autistico, supportato da risultati meccanicistici, clinici ed epidemiologici convergenti e caratterizzato da un uso intensificato, dal raggruppamento di dosi multiple durante le finestre critiche dello sviluppo neurologico e dalla mancanza di ricerca sulla sicurezza cumulativa dell'intero programma pediatrico.


Ora al culex, ahimè, non resterà che trovare smentita in Svizzera per i problemi che ben conosce
 
Avete fatto bene a non vaccinarvi!

Sappiamo che ormai sono pochi coloro che si lasciano abbindolare dalla propaganda e vanno a sottoporsi all’inoculo dei prodotti biogenetici sperimentali. Ora c’è una conferma numerica che il rifiuto è pienamente giustificato.

Gli autori di un recente studio condotto in Austria hanno utilizzato le stime nazionali di letalità del COVID-19 e stime derivate dalla letteratura sull'efficacia del vaccino per calcolare il numero di vaccinazioni necessarie per prevenire un decesso da COVID-19 nel 2024.
La letalità era dello 0,048% e l’effettività del vaccino stimata media del 32%. Il numero di vaccinazioni necessarie per prevenire un decesso nelle fasce d'età 0–19, 20–39,40–59, 60–74 e 75–84 anni è stato molto elevato: rispettivamente 5.497.526, 2.432.498, 415.714, 35.925 e 4.882.
La fascia di età 85+ ha avuto stime pari a1215 e 907 rispettivamente negli abitanti e negli ospiti delle case di cura. Gli autori concludono che il numero di vaccinazioni necessarie per prevenire un decesso da COVID-19 era sfavorevolmente elevato, anche per gli individui molto anziani.

Faccio notare che in questa stima non sono considerati i decessi per effetti del vaccino, altrimenti le valutazioni sarebbero ben più disastrose.


Solo i mastri ciliegia possono sostenere ancora la narrazione.
Infatti uno ha già cominciato a cambiare discorso, visto che il Nick....
 

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