Comunque Manzoni da un certo punto della sua vita in poi ha dedicato tutti i suoi sforzi a quella che era l'ossessione del movimento romantico-risorgimentale italiano, ovvero raggiungere con le proprie idee il ''popolo'' fino a formarne la coscienza di uomini e di nazione. Era, come tutti gli altri, un illuminista frustrato dai cazzotti della Storia. Ci ha provato in molti modi, col teatro, coi canti di chiesa, infine col genere potenzialmente più popolare di tutti, il feuilleton. E' vero, i Promessi Sposi sono un romanzone, una telenovela ante litteram dalla trama appassionante (come si nota se solo si prova a leggerli fuori dall'orario scolastico), perché questo volevano essere: un veicolo accattivante di valori e ideali. Con un poco di zucchero la pillola va giù. Un'operazione grandiosa, sia dal punto di vista della lingua sia da quello della struttura, ma non riuscita nel suo fine ultimo, che era politico e sociale. Manzoni era troppo ricco, troppo intellettuale, troppo francolombardo e infine troppo nevrotico per riuscire a toccare il popolo in quel senso. L'unico che ci è riuscito è un uomo del popolo vero, cresciuto in un'osteria, che parlava un'altra lingua. Si chiamava Giuseppe Verdi.