Titoli di Stato paesi-emergenti VENEZUELA e Petroleos de Venezuela - Cap. 1

probabilità recovery

  • 1

    Votes: 21 48,8%
  • 100

    Votes: 6 14,0%
  • 50

    Votes: 16 37,2%

  • Total voters
    43
Stato
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A Francoforte si va in chiusura con un andamento stabile, si resta nel trend positivo del rimbalzo tecnico ... dopo essere andati vicini all'inferno.
Con l'avvertenza che tutto si può ancora girare ... resta l'appiattimento dei prezzi.


22 bid/ask 54,00 - 58,00

26 bid/ask 48,35 - 53,25

27 bid/ask 47,75 - 49,75

31 bid/ask 49,13 - 52,38
 
Le chiusure sul TLX:


22 bid/ask 54,40 - 54,49 - ultimo 54,49

26 bid/ask 51,00 - 52,60 - ultimo 51,60

27 bid/ask 48,65 - 49,10 - ultimo 49,10

31 bid/ask 50,00 - 52,00 - ultimo 51,99
 
ultimo post prima di allontanarmi per le meritate vacanze natalizie :)

partiamo dalle buone notizie, a natale siamo più buoni :cool:

è mia opinione personale che il venezuela sia a livello intensivo, senza ombra di dubbi, il paese più ricco del mondo. petrolio, gas, coltan, oro, ferro, rame, alluminio, alcune pietre e granito. una stima su quest'ultimo minerale... un possibile giro da 3 miliardi di dollari, analogo al brasile: Anagraven: Venezuela puede generar $3.000 millones por granito

un passaggino: "Venezuela fue una potencia en los años 50. Fue una punta de lanza en la transformación de los mármoles, pero ese impulso se perdió y ha sido solo en los últimos años que se ha ido estimulando el sector a través de asociaciones con el mismo Estado".

Indicó que el objetivo "es poner en práctica y desarrollar una industria en tiempo récord".

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un'occhiata più larga, oltre al focus sul venezuela... come sappiamo è il paese più debole dell'OPEC, il primo destinato a cadere secondo alcuni... il greggio basso piace solo ad una fascia di persone, checché se ne dica quando si vende un articolo più è alto il prezzo e più si guadagna. chi si avvantaggia è chi non lo ha e lo compra. il rischio grosso è che inizino a sgretolarsi tanti tasselli, qualche esempio che si trova in giro di situazioni economiche sovrane. le somiglianze con le scelte di caracas...

la nigeria. aggiungo che è un paese da seguire, magari ad anno nuovo mi informo sui bond e quali istituti possano trattarli. qui un articolo minimalista ma da leggere a chi interessa: Oil?s Slump Gives Nigeria Chance to End $7-Billion Fuel Subsidy - Bloomberg

la colombia. influisce molto sul venezuela essendo vicina, ecc. ecc.: Oil Shock Hitting Colombia Harder as Bonds Plummet - Bloomberg

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per quanto riguarda l'investimento di rosneft che si legge su alcune fonti, è forse utile aggiungere che non si tratta di un nuovo investimento (il venezuela non ha venduto nuovi diritti o fatte nuove JV per avere soldi, semplicemente lukoil ha cambiato target e la sua quota l'ha presa rosneft: Lukoil vende participación en proyecto petrolero en Venezuela a Rosneft - FinanzasDigital

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forse ha senso segnalare anche questo... poca roba: A 65 bolívares aumentó el litro de gasolina en bombas internacionales de la frontera - FinanzasDigital

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la questione libia... la libia è importante. sembrerebbe che dopo la guerra civile interna, con rimozione dal mercato di - sembra - 1.25 milioni di barili il giorno, la caduta del prezzo del petrolio si sia arrestata. si legge in giro che la situazione è delicata e non risolvibile nell'immediato. è una situazione da controllare, di fatto guardando il grafico del WTI con alcuni indicatori - piuttosto generici giusto per avere un'idea - sembrerebbe, col condizionale, che siamo in una fase di bilanciamento di domanda e richiesta:

p4lfOsqz


qui un articolo che dice più o meno le solite cose degli altri, ma riporta due righe sulla libia: OPEC Oil Market Defense Eludes Libya as Production Drops - Bloomberg

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riporto già che ci sono anche la situazione del dollaro, essendo tutti i bond in valuta USD, siamo su una trend line importante:

ftPKBACs


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poi, notizie meno buone, quello che riporta chiunque ha conoscenti a caracas e ci parla del più e del meno. ci tengo a precisare che stiamo trattando i bond sovrani più rischiosi al mondo, ci sarà pure un motivo. si, ovviamente, si tratta di tanti motivi: manca trasparenza, il sistema non funziona, è tutto basato sul petrolio, le solite cose insomma. qui si può leggere qualcosa circa la situazione per strada, un po' di malessere, giusto per farsi un'idea. mi sento di dire che a noi bondholders, questo ci importa in bassa misura... finchè non scoppia una rivolta, o un colpo di stato, per esempio :)

Venezuela currency controls make Scotch cheap as milk, syringes go short | Reuters

Entre 20 y 40% han bajado ventas en jugueterías en Navidad | Economía | Puerto La Cruz | Locales | El Tiempo - El Periódico del Pueblo Oriental

El pan de jamón llegó a 400 bolos | Consumo | Puerto La Cruz | Locales | El Tiempo - El Periódico del Pueblo Oriental

Poca oferta elevó precio del kilogramo de pollo en Anzoátegui | Consumo | Puerto La Cruz | Locales | El Tiempo - El Periódico del Pueblo Oriental

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infine... il venezuela compra petrolio. si diceva che era liviano, usato al posto della nafta per ottenere blend con il crudo pesato del paese. la brava marianna parraga oggi ha trovato una nave russa carica di urals, circa 700k barili, importata e comprata da PDVSA. allora, qui un articolo che riporta abbastanza bene la situazione a livello di raffinerie:

For how long will Venezuela import crude oil? | Reuters

però... l'urals non è un liviano. quello che viene esportato "così com'è" è un "heavy and sour", quindi perfetto per le elaborazioni in PDVSA. però la parraga - non si sa come - ha estorto il costo dell'acquisto da uno dei fornitori. qui l'articolo di oggi:

Lukoil venderá 700.000 barriles de petróleo a Pdvsa

allora, in genere l'urals viene venduto ad un prezzo di 2 usd sotto il livello del brent, perchè di qualità non eccelsa. però alla parraga han detto che quel greggio costa più del brent. allora sarà un blend un po' più dolce, tipo quello che esportano, (credo)... insomma tutto questo ragionamento per dire: ma che ci fanno con questi 700k barili? :)

già che ci siamo riporto anche questo, non è recentissimo ma onoriamo il lavoro di marianna che traccia barile per barile quel che succede fra houston e caracas :o :D

Exclusive: Foreign firms in Venezuela offer new sources for oil imports | Reuters

saluti a tutti e buone feste :)
 
Reuters: Importadores en Venezuela se disputan menor cantidad de dólares


[FONT=&quot] De artículos de lujo a insumos médicos, el Gobierno otorga a la misma tasa los dólares preferenciales a importadores, a pesar de contar con tres tipos de cambio diferentes





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23/12/2014 04:49:00 p.m. | Reuters.-Exclusivas tiendas de licores de Caracas lanzaron en diciembre una oferta difícil de rechazar para un país amante del whisky: escocés de 12 años a mitad de precio. El inventario se agotó en horas.

La oferta llegó gracias a la liquidación que hizo el Gobierno socialista de Venezuela, que mantiene un control de cambios, de casi 22 millones de dólares a tasa subsidiada para importar bebidas alcohólicas a días de la temporada navideña.


"Ojalá llegue a tiempo porque me dicen que ya quedan pocas cajas", comentó Pedro, quien prefirió mantener su apellido en reserva, preocupado por quedarse con las manos vacías mientras esperaba en una larga cola a las afueras de la licorería.


En el mismo mercado cambiario donde obtuvieron divisas al menos nueve importadoras de licor, incluida la multinacional Diageo, firmas de lácteos y del sector salud también compraron dólares a la misma tasa, tras esperar por meses el permiso para importar insumos a un tipo de cambio más barato.


En su afán por optimizar la distribución de las menguantes divisas mientras su popularidad está sumida en niveles mínimos desde que llegó al poder, el gobierno de Nicolás Maduro ha acabado colocando de hecho en la misma escala de prioridades a empresas de insumos médicos e importadores de artículos de lujo.


"Aquí lo que hay es un gran desorden", dijo el director de la consultora local Ecoanalítica, Asdrúbal Oliveros.


"Entregan divisas subsidiadas en función del día a día y a temas que generan mucho ruido en la opinión pública, como los juguetes o el whisky, porque el Gobierno quiere dar la sensación que está venciendo la guerra económica", agregó.


En un complejo esquema de control de cambios, Venezuela vendió divisas este año a tres precios: 6,3 bolívares por dólar para bienes prioritarios como alimentos y salud; y 12 y 50 bolívares en subastas para el resto de productos y servicios en los sistemas conocidos como Sicad 1 y Sicad 2, respectivamente.


Pero a medida que los ingresos del país petrolero han ido cayendo por el desplome en los precios del crudo a mínimos de más de cinco años, el Gobierno recortó en 48 por ciento el suministro de dólares a la tasa más económica con respecto al año previo, según dijo la firma Ecoanalítica, que asegura tuvo acceso a datos oficiales.


El precio del dólar en el mercado paralelo al oficial es de 173 bolívares, después que se depreció 40 por ciento desde principios de noviembre.

Baremo cambiario


El recorte de dólares preferenciales forzó a la importadora de insumos médicos Meditron a detener por un año la compra de agujas para realizar biopsias de mama, un material que hasta agosto del 2013 entró en la lista de importaciones prioritarias por ser la segunda causa de muertes en Latinoamérica.


Este año, el Gobierno -que declinó a comentar sobre política cambiara para este artículo- asignó a Meditron dólares a la tasa de 12 bolívares para traer esas agujas y repuestos para equipos de radioterapia.


"Pedimos el acceso a la tasa Sicad 1 porque había tantas restricciones en Cencoex (6,3 bolívares por dólar) que las clínicas estaban quedando sin existencias", dijo Antonio Orlando, presidente de la empresa.


En ese mercado cambiario el Gobierno vendió dólares para traer envases para el agua mineral, así como muñecas Barbies y ropa de la española Zara, del grupo Inditex, como parte de su plan "Navidades Felices".


Multinacionales como la suiza Nestlé y la alemana Bayer confirmaron a Reuters haber obtenido parte de las divisas para sus operaciones al doble de la tasa preferencial más baja, como indicaban registros oficiales.


"Las empresas van a Sicad cuando no ven chance de recibir dólares a 6,3 bolívares", dijo Roger Figueroa, portavoz del gremio de fabricantes de lácteos. Cinco empresas procesadoras de leche recibieron dólares en la última subasta de octubre.


Para los analistas, es un ejemplo de una devaluación "lenta y encubierta" que ejecuta el Gobierno para evitar los costos políticos de anunciar esta medida a los ciudadanos que se quejan de una tenaz escasez y la inflación más alta de América.


"La expectativa que tenemos es que en algún momento se acabará el dólar preferencial", dijo Figueroa.


En medio de la sequía de divisas, la administración de Maduro se enfrenta a un dilema: restringir aún más los dólares o devaluar para que rindan y cumplir así con pagos de unos 10.000 millones de dólares en servicios de deuda externa, el próximo año, justo cuando los venezolanos renovarán su parlamento.


"El año que viene habrá un racionamiento de divisas al sector privado tan intenso como este año", opinó la economista Tamara Herrera, jefe de la consultora local Síntesis Financiera. "La realidad del mercado petrolero lo obliga".


Los que sí llegaron a tiempo fueron los árboles de Navidad. Estaban el 7 de noviembre en los puertos luego que el Gobierno otorgara dólares a tasa de cambio de 50 bolívares para traerlos, comentó Enrique Morales, un vendedor en el este de la capital.


A 5.500 bolívares cada uno, Morales vende unos 30 pinos por cada fin de semana de la temporada. La clave es el precio. "Menos mal que no tuvimos que ir (a conseguir dólares) al mercado paralelo, porque nadie los habría comprado", comentó.
 
Economía de EEUU le dio un empujón al crudo Brent


[FONT=&quot] Las buenas cifras de la economía estadounidense impulsaron al petróleo en Londres

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23/12/2014 03:12:00 p.m. | Reuters.- El petróleo subió este martes en Londres gracias a las buenas cifras del crecimiento estadounidenses y a una caída de la producción en Libia.

Esta tarde el barril de Brent para entrega en febrero ganaba 68 centavos para situarse a 60,79 dólares respecto a la víspera.

En el New York Mercantile Exchange el barril de "light sweet crude" ganaba 1,03 dólares y se situó a 56,29 dólares.
 
La deuda de República Dominicana con Petrocaribe no fue vendida a Goldman Sachs


por MiamiDiario el 23/12/2014 a las 12:49 horas








Informaciones tergiversadas sobre la venta con descuento de la deuda existente entre Venezuela y República Dominicana, que alcanza los 4 mil millones de dólares, han generado conflicto entre las élites de ambos gobierno, y un sin fin de maniobras de los operadores financieros involucrados en la negociación que buscan obtener enormes ganancias con la transacción que se ejecutaría a través del banco de Inversión Goldman







Desacuerdos y pleitos fue lo que desató la noticia sobre la supuesta venta con descuento de la deuda de $4 mil millones de dólares que República Dominicana tiene con Venezuela, generada por los envíos de petróleo con descuento en el marco del Programa Energético Petrocaribe. Hasta ahora hay cuatro bandos enfrentados ante la posibilidad de un negocio, que al parecer, solo beneficiaría a las élites corruptas de los dos países y algunos operadores financieros conectados con Pdvsa.


Información confidencial asegura que la oferta no se concretó por una serie de factores que incluyen desacuerdos entre los operadores, negativas de algunos funcionarios del gobierno venezolano y la resistencia por parte de la administración del presidente dominicano, Danilo Medina.


La nota publicada por la prensa de Miami y de República Dominicana, que confirmaba la venta de la deuda de República Domincana con el banco de inversión norteamericano Goldman Sachs, habría sido manipulada por uno de los factores que se beneficiaría con la negociación, el cual supuestamente generaría dividendos por el orden de un 59 por ciento para los agentes participantes, lo que equivaldría a unos $2,360 millones.


La versión que pusieron a rodar los operadores es que Goldman Sachs había llegado a un acuerdo, donde la deuda de $4 mil millones, se compraría por $1,720 al gobierno de Nicolás Maduro. De las ganancias se beneficiaría un grupo de asesores financieros, entre quienes se destaca Danilo Díaz Granados, pero a la vez dejaría pérdidas para aquellos agentes del gobierno de Caracas que se han enriquecido con los envíos de frijoles e insumos desde RD como parte de pago.


Antecedentes


República Dominicana ha recibido un suministro de crudo venezolano por un valor de 8,224 millones de dólares desde que se unió a PetroCaribe en 2005, según datos que reposan en la Oficina Coordinadora de Negociaciones de PetroCaribe.


De ese total, cerca de US$4,262 millones, fueron financiados a largo plazo con una tasa de interés de uno por ciento anual y a un plazo de 23 años y dos de gracia, que es la deuda supuestamente cedida a Goldman Sachs, excluyendo los cerca de $140 millones en frijoles negros, azúcar liquida, fertilizantes, aceite, entre otros productos dominicanos que la nación caribeña envió a Venezuela como forma de pago.


Las informaciones arrojaban que Goldman Sachs había adquirido la deuda por 4,000 millones de dólares y que cobraría a los dominicanos un porcentaje por la deuda a pagar de aproximadamente un 9% de intereses en contra del 2% que hoy le cobra Venezuela a los antillanos y que aún tiene una duración de 5 años.


Los funcionarios de Republica Dominicana aclaran y oscurecen

El portavoz del Gobierno de RD, Roberto Rodríguez Marchena, aseguró a los medios de Comunicación Social que el país no tiene una comunicación oficial en torno a la supuesta venta de la deuda dominicana con Venezuela, por el acuerdo de PetroCaribe.


Dijo que a eso se debe el silencio que ha mantenido el Gobierno en torno a las "especulaciones" que se han tejido a raíz de publicaciones hechas en periódicos estadounidenses, como El Nuevo Herald y The Wall Street Journal, referente a la supuesta adquisición de la deuda por la empresa Goldman Sachs.


La venta de esa deuda la estaba negociando el gobierno venezolano con el fin de obtener al menos $1.700 millones de los casi cuatro mil adeudados en entrega de combustible que los dominicanos pagan.


"Nosotros no podemos afirmar una cosa u otra, porque desconocemos si eso ha ocurrido. Yo no puedo hablar de respeto o irrespeto de Venezuela. Cuando el hecho ocurra, se le podrá dar la calificación, pero nosotros no sabemos si el hecho ha ocurrido, de modo que todo queda en el campo de la especulación''.


Controversia interna entre los operadores gubernamentales

Fuentes cercana a la negociación dijeron que Goldman Sachs ofreció comprar toda la deuda de Republica Dominicana de PetroCaribe al 50% de su valor.


Ante la negativa venezolana, la oferta fue aumentada al 60%, pero aun el presidente Nicolás Maduro y su Vicepresidente del Área Económica Marcos Torres, así como el equipo de técnicos y entre ellos, Danilo Díaz Granados, de quien se dice funge como lobista en la negociación, no han llegado a un acuerdo en cuanto a la venta de la deuda pues hay temores que la misma sea captada por los mercados internacionales como una señal de debilidad, sin embargo, la falta de liquidez es un tema que apremia a lo interno del gobierno venezolano.


También el presidente Danilo Medina en República Dominicana, pareciera reacio a firmar la venta al banco norteamericano, de sus acreencias con Venezuela a través de PetroCaribe, por lo que se debaten, las diferencias entre funcionarios y el ministro Hacienda, Simón Lizardo Mezquita, quien estuvo recientemente en Venezuela haciendo gestiones al respecto.


El Senado Dominicano levanta su voz

Algunos miembros del Senado de RD se encuentran en conversaciones para llevar al pleno una discusión que aclare los detalles que han rodeado esta transacción financiera que aseguran no le convendrían a la Isla.



El senador de Pedernales, Dionisio Sánchez, consideró que el gobierno dominicano debió adquirir directamente la deuda de PetroCaribe. El legislador, presidente de la Comisión de Hacienda del Senado, estimó que de producirse una venta parcial de la deuda de PetroCaribe, como circulan versiones, se pudo comprar con las reservas del Banco Central dominicano.


"Yo particularmente entiendo que esa deuda la debimos adquirir nosotros hasta con una emisión de bonos", agregó. "Es que estamos hablando de una deuda de cuatro mil millones que se está vendiendo por mil y pico de millones, o sea, un 41% de lo que realmente cuesta", dijo.

Insistió en que era mejor opción comprarla por el Banco Central, y que la deuda fuera con esa institución. "Es que era muy diferente, hasta reducía la deuda externa", dijo.

Los economistas de Republica Dominicana se pronuncian

El economista Jaime Aristy Escuder criticó que el gobierno venezolano tomara la decisión de vender la deuda al banco estadounidense de inversión Goldman Sachs y no ofertara en primera opción al gobierno dominicano esa operación que representaría una ganancia que impactaría positivamente a la disminución de la deuda pública nacional.

De ser cierta la venta de la deuda dominicana con la República de Venezuela a través del acuerdo PetroCaribe, es cuestionable que el gobierno venezolano no le ofreciera al dominicano la oportunidad de aprovechar esa oferta que se dice ha sido concertada a descuento y con una gran ganancia para el banco de inversiones Goldman Sachs. Dijo que de confirmarse esa operación financiera, el país habrá perdido una oportunidad que se debío aprovechar.


Por su parte, el director de la Escuela de Economía de la Universidad Autónoma de Santo Domingo (UASD), Ciriaco Cruz, explicó que la respuesta se encuentra en que esos países han estado pagando con bienes sus deudas, lo que no sucedió con República Dominicana.



"Nuestro país desperdició la oportunidad de intercambiar una deuda muy barata con bienes y estimular el desarrollo productivo nacional", expresó el economista y representante del Movimiento Patria para Todos (MPT).



A las preocupaciones se unieron los economistas Bernardo Castellanos y Miguel Ceara Hatton también quienes afirmaron que "Ahora, el costo que eso representa es que hay que pagarle a Goldman Sachs, claro una menor cantidad, pero en términos de recursos frescos y no en bienes".



"Tendremos un acreedor mucho más duro, porque antes el país podía negociar con un gobierno amigo, ahora tiene que negociar con un banquero al que le importa un comino la solidez de República Dominicana. Un gobierno amigo podía tener sus consideraciones, tan es así que permitía cambiar habichuelas por deuda, pero ¿qué va a hacer Goldman Sachs con habichuelas negras?".


De su lado, el economista Bernardo Castellanos resalta la "fabulosa" rentabilidad que procura Goldman Sachs, al pagar US$1,750 millones por una deuda de US$4,090 millones, con lo cual ganaría US$2,340 millones.
Castellanos sostiene que la operación abre muchas interrogantes, empezando por si Venezuela ofertó a la República Dominicana venderle la deuda con el mismo descuento que la compró Goldman Sachs.


"¿Por qué la República Dominicana no trató de comprar la deuda de PetroCaribe a través de una emisión de bonos soberanos con lo cual hubiera obtenido una ganancia de US$2,340 millones que le hubiera permitido reducir el monto de la deuda externa?


"Parecería que la República Dominicana ha perdido una magnífica oportunidad de reducir en US$2,340 millones su deuda externa y de haber utilizado esos recursos en inversión prioritaria como Educación y Salud". (Bernardo Castellanos).


GoldmanSachs declinó comentar sobre la supuesta operación

MiamiDiario.com intentó comunciarse en dos oportunidad con Goldman Sachs para conocer su versión sobre el tema pero no logró ningun tipo de respuesta. Se hicieron llamadas a los teléfonos de contactos y se enviaron correos electrónicos que no ameritaron respuesta por parte de la institución.


Mientras tanto en la red pueden encontrarse videos de funcionarios del gobierno dominicano que, dos semanas atrás, no tenían información alguna sobre la supuesta negociación.


Las pérdidas de Venezuela

El especialista en el área petrolera y ex asesor mayor de PDVSA, José Toro Hardy declaró a MiamiDiario.com que la deuda que las naciones de Petrocaribe tienen con Venezuela, lejos de ser un dinero que se espera sea eventualmente pagado en su totalidad, es t es una fuente de pérdidas.

"De confirmarse esta venta, el monto que recibiría Venezuela sería muy bajo y con un descuento de 40%", advierte Toro Hardy. Por su parte, el economista Orlando Ochoa, publicó en su cuenta en Twitter que la venta de la deuda produciría una depreciación de incluso el 59%.


Pero la operación denota un alto grado de desesperación de la estatal venezolana PDVSA, cuyas ventas de crudo generan más del 95 por ciento de los dólares que ingresan al país.


"Están liquidando los pocos activos que tienen, tratando de buscar el flujo de caja, el efectivo, que no tienen", dijo la fuente.
Incluso, en las redes sociales se han hecho comentarios al respecto, como los siguientes:

Economistas de República Dominicana: si es cierta venta deuda a Goldmand Sachs, por qué no la ofreció a Dominicana. Critican no oferten deuda a RD - listindiario.com
? Armando Avellaneda (@arravellaneda) diciembre 5, 2014
Goldman Sachs, el nuevo mejor amigo de Venezuela http://t.co/ygT9hAgubC vía @elespectador
? Andrés Villota (@AndresVillotaGo) diciembre 21, 2014


***
Molto importante.


 
Le riserve del Banco Central sono in calo, sui minimi del periodo, a 21.025 $ da 21.303 $.

I cambi ufficiali sono stabili, anche il "parallelo" a 173,17 Bs da 173,71 Bs.

I CDS ritornano a salire a 3.906,80 pb. da 3.713,50 pb.
 
 PDVSA’s bonds are trading at distressed levels due to lower oil prices and the
increasing risk of default. In terms of reporting and communication with investors,
PDVSA is one of the least transparent companies in the sector. The company only
releases annual financials (in Spanish), other than when it issues a bond. We estimate,
using 2013 financials, that opex was $21.6/bbl, royalties were $18.5/bbl and SG&A
was $4.0/bbl. Interest expense and capex were approximately $3.0/bbl and $22.3/bbl,
respectively. In addition, social contributions (which could be cut by the government
if needed) represented $12.5/bbl in 2013. If we add up all these costs per barrel, then
the company would likely need prices of at least $80.0/bbl to be free cash flow
neutral. However, this calculation does not include dividends and taxes. In addition,
we need to consider that the company sells 30-40% of its production on subsidized
terms (domestic, Petrocaribe, Chinese loans), so the price per barrel sold in cash
needs to be higher to offset these costs and non-cash sales. Finally, it is worth
mentioning that if the government implements some macro adjustments (such as the
devaluation of the currency and increase of domestic prices), then the average costs
per barrel should decline as we estimate that 50% of them are
VEF-denominated. We want to highlight that gasoline prices in the domestic market
are around ¢6/gallon
 
Stato
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