Titoli di Stato paesi-emergenti VENEZUELA e Petroleos de Venezuela - Cap. 1

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Opep posiblemente mantendrá sin cambios niveles de producción


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31-05-2015 01:20:46 p.m. | Reuters.- La Opep probablemente dejará sus cuotas de producción sin cambios cuando se reúna la semana próxima, dado que el mercado global de crudo parece estar en buena forma y se espera que los precios se recuperen desde sus actuales niveles, dijo a Reuters un delegado del Golfo Pérsico en la organización.


Los precios del crudo Brent cerraron en 65,56 dólares el barril, lo que representó un alza de 2,98 dólares, o 4,8%, en el día.


"Es poco probable que la Opep tome una decisión sobre los límites de producción por dos razones: la primera es que Rusia y otras naciones de fuera del cartel no han expresado su deseo de cooperar con disminuciones en la producción", dijo el domingo el delegado.


"Y la segunda razón es que el mercado se está afirmando. Se espera que los precios continúen en sus actuales niveles y que probablemente suban. La demanda también está sólida y los inventarios están equilibrados. El mercado parece estar en buena forma", declaró.


Los inventarios de crudo están por encima de su promedio de cinco años, pero las existencias de derivados del petróleo se encuentran dentro del promedio de cinco años, agregó el representante de los países del Golfo.


"Al final, por supuesto, la decisión final la tomarán los ministros (de las naciones miembros de la OPEP) cuando se reúnan", añadió.


La próxima reunión de la Organización de Países Exportadores de Petróleo está prevista para el 5 de junio.
 
Rivoluzione addio, in Venezuela è il dollaro a dettare legge

Il biglietto verde mangia il bolivar e l'intero Paese sembra sull'orlo della voragine, con una trasformazione quotidiana della propria moneta in quella dell'odiato nemico, quegli Stati Uniti che la stessa Cuba sta accogliendo: un'apertura che per il Venezuela, finora principale fornitore dell'isola insieme alla Cina, significa la prossima perdita di un mercato importante
di ALESSANDRA BADUEL

31 maggio 2015

ROMA - E' da molti mesi che in Venezuela non c'è merce negli scaffali, mentre i beni di prima necessità, calmierati, sono anche razionati. Il passo successivo era forse prevedibile, ma adesso è conclamato e si chiama "dollarizzazione", ben lontana dal sogno della rivoluzione. Le case si affittano preferibilmente in dollari, così come si acquistano automobili con il biglietto verde, ma lo stesso vale per prodotti sanitari e altri beni di uso quotidiano. Dollaro mangia bolivar e l'intero Paese sembra sull'orlo della voragine, con una trasformazione quotidiana della propria moneta in quella dell'odiato nemico, quegli Stati Uniti che la stessa Cuba sta accogliendo: un'apertura che per il Venezuela, finora principale fornitore dell'isola insieme alla Cina, significa la prossima perdita di un mercato importante.

Nel quartiere benestante di Altamira, a Caracas, una casa di sette camere da letto e rifiniture tutte in marmo vale tre milioni di bolivar d'affitto. Ma il proprietario, spiega al Wall Street Journal l'agente immobiliare, preferisce 10mila dollari. Nel frattempo l'Anauco, agenzia indipendente di protezione del consumatore, denuncia che i commercianti fanno i prezzi in dollari, in particolare in settori come gli elettrodomestici. Ogni genere di negozio, in realtà, spesso chiede l'equivalente in bolivar del cambio in nero della moneta Usa, attualmente a 350 con un cambio ufficiale fermo a 6,3 bolivar per dollaro. Lo stesso dollaro che il padre della rivoluzione bolivariana Hugo Chávez nel 2009 definiva "carta straccia". Ma oggi è proprio il suo successore Nicolás Maduro a mostrarsi "dollarizzato" e indeciso.

Gli esempi degli ultimi tempi sono chiari. Offrendo in pubblica cerimonia le chiavi di una casa statale da poco costruita a una famiglia povera, il presidente ha precisato: "Dandovi un appartamento, vi sto anche dando un assegno di 50mila dollari per i vostri figli". Un modo per dare valore alla moneta "nemica". All'inizio del mese, poi, i dirigenti sindacali del settore automobilistico hanno annunciato che il governo avrebbe presto permesso ai produttori come Ford Motor Co. di fissare i prezzi delle auto sempre in divisa Usa. All'inizio di questa settimana, però, Maduro ha ribadito che la situazione economica del Venezuela (al collasso, con inflazione a tre cifre) è sempre colpa di un innominato e innominabile "nemico straniero". Apparendo alla tv di Stato, il presidente ha precisato: "In Venezuela non c'è mai stata né mai ci sarà alcuna dollarizzazione. La nostra moneta è, e orgogliosamente resterà, il bolivar".

Mercato e negozianti però non sono d'accordo. È così chi ha solo bolivar si ritrova a fare la fame o quasi, come testimonia l'avvocato in pensione Juan Verde: riceve 20mila bolivar al mese, sono 50 dollari. E lui ci compra a stento il cibo. La realtà di un dollaro controllato dallo Stato, creata 12 anni fa e che per anni ha prodotto un mercato nero della divisa Usa, a suo modo contenuto, non regge più. Ma il governo sembra non volerne prendere atto. È di due settimane fa l'attacco contro il sito venezuelano Dolar Today, considerato complice della cospirazione straniera. La colpa del sito, punto di riferimento per le analisi sull'economia e sul "dollaro parallelo", è quella di aver segnalato lo sforamento oltre i 300 bolivar del cambio al mercato nero. Contro Caracas c'è ben altro, dal rafforzamento globale della moneta statunitense al ribasso del prezzo del petrolio, tramite cui entra in Venezuela il 96% dei dollari.

È di venerdì 29 maggio la risposta di Dolar Today a Maduro: da sette mesi, spiega la testata, l'industria manifatturiera non riceve i fondi in dollari necessari per le operazioni ordinarie. E fa parlare il presidente della Confindustria venezuelana Eduardo Garmendia secondo cui il governo deve al settore privato fra i nove e i dieci miliardi di dollari, aggiungendo che i ritardi nei pagamenti hanno favorito la chiusura dei crediti da parte dei fornitori esteri, i quali hanno sospeso l'invio di materie prime in un Venezuela
che notoriamente importa quasi tutto. Garmendia ricorda infine che in un ampio gruppo di imprese consultato di recente, il 41 per cento ha annunciato di non investire nel prossimo trimestre, mentre solo la metà affronterà le spese di ordinaria manutenzione.
 
Zerpa: China respalda la estabilidad en Venezuela


[FONT=&quot] El embajador también se refirió a los líderes opositores Leopoldo López y Daniel Ceballos, actualmente detenidos

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09:19 a.m. | EFE.- El embajador venezolano en China, Iván Zerpa, aseguró hoy en Pekín que el país asiático "respalda la democracia en Venezuela, nuestra estabilidad y nuestro Gobierno", frente a los intentos desestabilizadores.


"La estabilidad democrática es una línea política de China en toda Latinoamérica y el Caribe, y la confianza que hay con Venezuela es muy significativa", destacó Zerpa en un encuentro con periodistas para analizar las marchas organizadas por la oposición el pasado fin de semana.


El diplomático añadió que China tiene en cuenta "el liderazgo que tiene Venezuela en la región" y que en recientes intervenciones portavoces del Ministerio de Asuntos Exteriores chino han sido claros a la hora de "respaldar las instituciones democráticas venezolanas".


Zerpa calificó las protestas de las que Venezuela ha sido escenario desde el pasado año, en las que ha habido 43 muertos y más de 800 heridos, como parte de "una campaña de desestabilización contra la patria de Bolívar" en la que ha habido violaciones de derechos humanos "con el apoyo de la derecha internacional".


El embajador también se refirió a los líderes opositores Leopoldo López y Daniel Ceballos, actualmente detenidos y acusados de ser los principales instigadores de la campaña.


La prensa oficial venezolana acusó la semana pasada a Ceballos y López, que se declararon en huelga de hambre, de intentar desde la cárcel organizar grupos paramilitares para que generaran actos de violencia en las protestas del pasado sábado.


Las marchas, cuyo principal lema era precisamente apoyar a los líderes de oposición encarcelados, fueron secundadas por miles de personas en varias ciudades del país, y discurrieron sin incidentes.

 
El FMI recalca que desafíos económicos de Latinoamérica no son "triviales"


[FONT=&quot] De cara a 2015, el FMI prevé un crecimiento de apenas el 1,9% para la región latinoamericana

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09:33 a.m. | EFE.- Los desafíos económicos que enfrenta Latinoamérica "no son triviales", en un momento en el que la región se ha desacelerado de manera continuada en los últimos cuatro años, indicó hoy David Lipton, el "número dos" del Fondo Monetario Internacional (FMI).


"Aunque Latinoamérica muestra una mayor resistencia que antes, los retos que encara la región no son triviales", especialmente en materia de productividad y educación y en un contexto de reducción de los precios de las materias primas, apuntó Lipton en el inicio de una conferencia de alto nivel organizada en la sede del organismo internacional.


De cara a 2015, el FMI prevé un crecimiento de apenas el 1,9% para la región latinoamericana, con tres importantes economías en probable recesión: Brasil, Argentina y Venezuela

 
Nulla da segnalare per i nostri "soberanos" a Francoforte, andamento stabile con qualche titolo in incremento decimale:


22 bid/ask 49,20 - 50,00

26 bid/ask 45,55 - 46,80

27 bid/ask 44,00 - 45,15

31 bid/ask 46,15 - 48,85


In questo momento:

Euro debole sul Dollaro a 1,0906

WTI in calo a 59,36 $
 
Stato
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