Borse, tokio ai minimi del 2005
Dopo il lungo week end festivo, con i mercati fermi lunedì, la Borsa di Tokyo ha chiuso in rosso la seduta e il Nikkei è sceso sotto quota 14 mila punti per la prima volta da novembre 2005. Il nuovo rafforzamento della moneta nipponica sul biglietto verde, con un dollaro che vale 107,7 yen, continua a penalizzare gli esportatori e a deprimere i listini. Il Nikkei ha terminato la seduta cedendo lo 0,98% a 13.972,63 punti. Il Topix ha perso l'1,99%. In forte calo anche Hong Kong (-1,72%) e Seul (-1,07%). Shanghai, dove la seduta è ancora in corso, perde lo lo 0,98%. In controtendenza Taiwan che sale ai massimi da due settimane con un rialzo di oltre il 3%.
La prima seduta della settimana dei listini azionari americani è stata invece all'insegna del rilancio dopo il tonfo riportato lo scorso venerdì, con il Dow Jones che aveva bruciato più di 200 punti, Wall Street ha avviato la settimana all'insegna dei rally. Alla fine della giornata di contrattazioni e dopo le operazioni di compensazione, il Dow Jones è balzato di 171,85 punti (+1,36%), a quota 12.778,15 punti, mentre il Nasdaq è salito di 38,36 punti (+1,57%), a 2.478,30. In aumento anche lo S&P 500, avanzato di 15,23 punti (+1,09%), a 1.416,25.
In una seduta caratterizzata dall'assenza di nuovi dati economici, gli investitori hanno guardato soprattutto alle notizie arrivate dal comparto hi-tech, che hanno visto protagonista il colosso informatico Ibm: il titolo ha chiuso con un balzo superiore al 5 per cento. L'azienda ha infatti reso note le stime preliminari sui risultati del quarto trimestre, indicando un rialzo degli utili del 24% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente e a un livello anche migliore delle previsioni.
Gli acquisti hanno premiato anche i finanziari, che hanno recuperato terreno nell'attesa della pubblicazione degli utili in settimana da parte di importanti colossi di Wall Street. In primo piano Citigroup (+1,75%). Grande è l'attesa per i risultati di bilancio del colosso finanziario diventato numero due negli Usa (a favore della rivale Bank of America, che ha anche acquisito la società di mutui Countrywide Financial) dopo avere perso il 37% della propria capitalizzazione durante l'ultimo trimestre. Non solo. Dopo le voci di corridoio che si sono rincorse negli ultimi giorni, gli investitori avranno anche un'idea più chiara su quella che sarà la mappa delle partecipazioni nel capitale della banca americana.
L'obiettivo sarebbe raccogliere capitali per 14 miliardi di dollari pari al 10% dell'attuale valore di mercato, dopo i 7,5 miliardi incassati a dicembre dal governo di Abu Dhabi attraverso la sottoscrizione di bond convertibili. La banca tratterebbe con China Development Bank (Cdb) e forse altri investitori cinesi (ma Pechino non vedrebbe di buon occhio l'operazione, secondo il Wsj) per l'ammontare di 9 miliardi, mentre il fondo Kuwait Investment Authority sarebbe pronto a versare 1 miliardo e il principe Al Waleed bin Talal, già titolare di poco più del 4% di Citigroup, sarebbe deciso ad arrotondare la partecipazione con la sua Kingdom Holding a ridosso del 5%, con l'impegno di 1,4 miliardi.
Per gli analisti, inoltre, altre misure necessarie alla banca ora guidata da Vikram Pandit, succeduto a Charles Prince, potrebbero essere la vendita di azioni di nuova emissione (accompagnata dalla cessione di asset non strategici), il taglio della cedola fino al 40% a completamento del piano d'emergenza, che potrebbe prevedere tagli fino a 20-30 mila posti di lavoro.