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Beige Book: crescita sempre più lenta
A distanza di circa un mese e messo dall’ultima pubblicazione, risalente agli ultimi giorni del mese di novembre, anche nell’aggiornamento diffuso questa sera si è parlato di un rallentamento dell’economia americana che tuttavia continua comunque a crescere, anche se ad un ritmo più lento. E’ questo in sintesi il messaggio che viene consegnato dalla lettura del Beige Book, il tradizionale rapporto elaborato otto volte all’anno dalla Federal Reserve, nel quale viene fotografato lo stato di salute della congiuntura a stelle e strisce, in base alle rilevazioni compiute nei dodici distretti federali.
Nel documento di questa sera, redatto sulla base delle informazioni disponibili prima del 7 gennaio riferite al periodo compreso tra tale data e la fine di novembre dello scorso anno, si legge che la crescita dell’economia non è si è interrotta, anche se la stessa ha perso slancio, avanzando ad un ritmo più lento. In sette dei dodici distretti si registra ancora un lieve incremento dell’attività, mentre tre segnalano un decremento, rilanciando così i timori di un’imminente recessione che tuttavia al momento è stata esclusa dal presidente Bernanke che la scorsa settimana ha detto di vedere un rallentamento piuttosto che una fase recessiva.
A frenare l’economia è stato l’andamento dei consumi e delle spese natalizie che ha deluso le attese, ma ulteriori segnali di debolezza giungono anche dal settore immobiliare e delle auto. La Fed fa notare che le famiglie hanno assunto un atteggiamento sempre più prudente sul fronte della spesa, anche in ragione del peggioramento delle condizioni del credito.
Ulteriori fattori cui si può ricondurre il rallentamento della congiuntura si possono ritrovare nella debolezza del dollaro, che ha ripercussioni negative sui costi delle importazioni dall’Europa e dal Giappone. Non è da trascurare anche l’impatto del continuo incremento dei costi energetici, sulla scia dell’apprezzamento delle materie prime tra cui in particolare il petrolio.
Parlando dei singoli settori, si presentano ancora in buona salute quello dell’agricoltura e dell’energia, mentre c’è una contrazione dell’attività del credito al consumo nel mondo bancario, unitamente ad una restrizione degli standard del credito, dal momento che le società sono ora molto più caute nell’elargire nuovi finanziamenti.
Non certo incoraggianti le notizie relative all’occupazione, che resta relativamente bloccata un po’ in quasi tutti i distretti. E’ questa una delle maggiori preoccupazioni espresse dalla Fed, in considerazione della fase di debolezza che sta attraversando il mercato del lavoro, come evidenziato dai deludenti dati di dicembre che hanno consegnato un tasso di disoccupazione al 5% rispetto al 4,7% precedente.
Di fatto le indicazioni consegnate questa sera dal Beige Book non hanno aggiunto nulla di nuovo a quanto già contenuto nelle minute dell’ultima riunione della Fed diffuse nei primi giorni del mese. La conferma del rallentamento dell’economia ha però rafforzato le attese del mercato per un taglio dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Americana. Quest’ultima potrebbe ricorrere ad una manovra più aggressiva del previsto, tanto che subito dopo il Beige Book di questa sera i futures sui Fed Fund hanno prezzato al 56% la probabilità di una riduzione del costo del denaro di mezzo punto per fine mese. Viene stimato per ora al 44% invece un taglio dei tassi addirittura di tre quarti di punto, che porterebbe i Fed Fund al di sotto del livello del 4% attualmente individuato dalla BCE per il Vecchio Continente.
E’ anche vero però che nulla si può ancora dare per scontato relativamente al meeting di fine mese, in vista del quale la Fed dovrà tenere conto nella decisione da prendere, anche delle indicazioni arrivate dal fronte inflazione. Proprio quest’oggi si è appreso che a dicembre l’indice dei prezzi al consumo è cresciuto dello 0,3%, poco al di sopra delle attese, con un balzo del 4,1% per l’intero 2007, sui livelli massimi degli ultimi 17 anni.
Ed è proprio questa indecisione sul futuro dei tassi che non ha portato un grande aiuto ai mercati azionari, che si muovono all’insegna di un grande nervosismo. Subito dopo la diffusione del Beige Book gli indici hanno accelerato al rialzo, tanto da spingersi tutti in territorio positivo. In seguito però si è avuto un ripensamento degli operatori che si sono affidati nuovamente alla cautela, riportando in rosso sia l’S&P500 che il Nasdaq, anche se con perdite decisamente più contenute rispetto a quelle segnate nella prima parte della giornata.
A distanza di circa un mese e messo dall’ultima pubblicazione, risalente agli ultimi giorni del mese di novembre, anche nell’aggiornamento diffuso questa sera si è parlato di un rallentamento dell’economia americana che tuttavia continua comunque a crescere, anche se ad un ritmo più lento. E’ questo in sintesi il messaggio che viene consegnato dalla lettura del Beige Book, il tradizionale rapporto elaborato otto volte all’anno dalla Federal Reserve, nel quale viene fotografato lo stato di salute della congiuntura a stelle e strisce, in base alle rilevazioni compiute nei dodici distretti federali.
Nel documento di questa sera, redatto sulla base delle informazioni disponibili prima del 7 gennaio riferite al periodo compreso tra tale data e la fine di novembre dello scorso anno, si legge che la crescita dell’economia non è si è interrotta, anche se la stessa ha perso slancio, avanzando ad un ritmo più lento. In sette dei dodici distretti si registra ancora un lieve incremento dell’attività, mentre tre segnalano un decremento, rilanciando così i timori di un’imminente recessione che tuttavia al momento è stata esclusa dal presidente Bernanke che la scorsa settimana ha detto di vedere un rallentamento piuttosto che una fase recessiva.
A frenare l’economia è stato l’andamento dei consumi e delle spese natalizie che ha deluso le attese, ma ulteriori segnali di debolezza giungono anche dal settore immobiliare e delle auto. La Fed fa notare che le famiglie hanno assunto un atteggiamento sempre più prudente sul fronte della spesa, anche in ragione del peggioramento delle condizioni del credito.
Ulteriori fattori cui si può ricondurre il rallentamento della congiuntura si possono ritrovare nella debolezza del dollaro, che ha ripercussioni negative sui costi delle importazioni dall’Europa e dal Giappone. Non è da trascurare anche l’impatto del continuo incremento dei costi energetici, sulla scia dell’apprezzamento delle materie prime tra cui in particolare il petrolio.
Parlando dei singoli settori, si presentano ancora in buona salute quello dell’agricoltura e dell’energia, mentre c’è una contrazione dell’attività del credito al consumo nel mondo bancario, unitamente ad una restrizione degli standard del credito, dal momento che le società sono ora molto più caute nell’elargire nuovi finanziamenti.
Non certo incoraggianti le notizie relative all’occupazione, che resta relativamente bloccata un po’ in quasi tutti i distretti. E’ questa una delle maggiori preoccupazioni espresse dalla Fed, in considerazione della fase di debolezza che sta attraversando il mercato del lavoro, come evidenziato dai deludenti dati di dicembre che hanno consegnato un tasso di disoccupazione al 5% rispetto al 4,7% precedente.
Di fatto le indicazioni consegnate questa sera dal Beige Book non hanno aggiunto nulla di nuovo a quanto già contenuto nelle minute dell’ultima riunione della Fed diffuse nei primi giorni del mese. La conferma del rallentamento dell’economia ha però rafforzato le attese del mercato per un taglio dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Americana. Quest’ultima potrebbe ricorrere ad una manovra più aggressiva del previsto, tanto che subito dopo il Beige Book di questa sera i futures sui Fed Fund hanno prezzato al 56% la probabilità di una riduzione del costo del denaro di mezzo punto per fine mese. Viene stimato per ora al 44% invece un taglio dei tassi addirittura di tre quarti di punto, che porterebbe i Fed Fund al di sotto del livello del 4% attualmente individuato dalla BCE per il Vecchio Continente.
E’ anche vero però che nulla si può ancora dare per scontato relativamente al meeting di fine mese, in vista del quale la Fed dovrà tenere conto nella decisione da prendere, anche delle indicazioni arrivate dal fronte inflazione. Proprio quest’oggi si è appreso che a dicembre l’indice dei prezzi al consumo è cresciuto dello 0,3%, poco al di sopra delle attese, con un balzo del 4,1% per l’intero 2007, sui livelli massimi degli ultimi 17 anni.
Ed è proprio questa indecisione sul futuro dei tassi che non ha portato un grande aiuto ai mercati azionari, che si muovono all’insegna di un grande nervosismo. Subito dopo la diffusione del Beige Book gli indici hanno accelerato al rialzo, tanto da spingersi tutti in territorio positivo. In seguito però si è avuto un ripensamento degli operatori che si sono affidati nuovamente alla cautela, riportando in rosso sia l’S&P500 che il Nasdaq, anche se con perdite decisamente più contenute rispetto a quelle segnate nella prima parte della giornata.
