2400 tonnellate di ORO italiano fanno gola al FMI

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Germania: l'oro e' esaurito 10 anni fa

di: WSI Pubblicato il 26 ottobre 2012| Ora 09:39

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Lo sostiene l'esperto dei metalli preziosi James Turk, secondo cui tutto l'oro nei forizieri stranieri e' stato dato in affitto sui mercati. Ecco perche' la Bundesbank non vuole che si faccia un inventario?

James Turk, esperto del mercato dei metalli preziosi.


New York - L'oro che fa capo alla Germania e' in realta' gia' esaurito da dieci anni.

A sostenerlo e' l'analista dell'industria dei metalli preziosi James Turk, che intervistato da King World News Turk e' stato molto chiaro: i forzieri di lingotti tedeschi sono stati svuotati del loro contenuto gia' nel 2001, per via delel attivita' di prestito effettuate dalla Bundesbank.

Turk ha sottolineato che un'enorme incertezza circonda la questione dell'oro dato in prestito. Non si sa se e' tornato nei forzieri e se "i forzieri che dovrebbero contenere le riserve d'oro tedesche sono ancora vuoti".

Dev'essere per questo che dalla Banca Centrale tedesca e' arrivato un secco no ai controllori di Stato che vorrebbero fare un inventario delle riserve auree, un tesoro da 133 miliardi che dal primo Dopoguerra è tutto nei forzieri stranieri di Francia, Inghilterra e Stati Uniti?

Secondo le ultime voci pareva che la Germania stesse vendendo oro da Londra, nel quadro di una rete di 'attivita' strategiche' segrete che hanno ridotto l'ammontare di lingotti d'oro conservati nei forzieri della Banca d'Inghilterra a 500 tonnellate.
 
ORO: il barometro settimanale

Scritto il 28 ottobre 2012 alle 10:31 da gennaroporcelli@finanza
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GUEST POST: Gli avvenimenti più importanti della settimana

L’oro ha aperto la settimana a $1.721,50 e ha chiuso venerdi a $1.711,30.
Al Comex di New York, il contratto futures sull’oro per consegna Dicembre evidenzia un prezzo in risalita di $2,20 a $1.715,20 per oncia. Quello per l’argento, sempre per consegna Dicembre, e’ in risalita di $0,137 a $32,235.
Questa settimana il prezzo dell’oro ha testato quota $1.700,00. Il metallo giallo ha risentito della generale debolezza dei mercati azionari, soprattutto di quelli Statunitensi. L’incertezza sui listini americani ha avuto luogo a partire da lunedi’.
Secondo diversi analisti, i tagli alle stime dei profitti di Caterpillar (leader mondiale dei macchinari per il movimento terra) hanno innescato la miccia delle vendite in quanto sono stati interpretati dagli operatori come un chiaro indice di rallentamento nel mercato dell’edilizia e in generale di indebolimento dell’economia USA.
Risultati inferiori alle attese anche da parte di altri colossi come DuPont, 3M Company, Xerox, General Electric e Honeywell hanno trascinato al ribasso le borse globali. I mercati azionari hanno rialzato la testa solo venerdi’ quando il Dipartimento del Commercio ha reso nota la stima preliminare del Prodotto Interno USA che sarebbe aumentato del 2% nel terzo trimestre dell’anno, contro le previsioni degli analisti che si attendevano un aumento dell’1,8%.
In concomitanza con la diffusione dei dati sul PIL statunitense, le quotazioni dell’oro sono rimbalzate dai minimi settimanali grazie agli acquisti di grandi acquirenti di metallo giallo, i cosiddetti “cacciatori di prezzi d’occasione” (bargain hunters), che hanno approfittato dei bassi prezzi dell’oro e argento per effettuare delle ricoperture e rientrare nei due mercati.
Le quotazioni dell’oro, in previsione per le due prossime settimane, potrebbero rimanere deboli a breve termine in quanto tecnicamente sembrano essere orientate a un ulteriore lieve ribasso (supporto a $1.685,00 se sfondassero in discesa l’importante area posta a $1.700,00). Prima resistenza settimanale a $1.720,00, poi a $1.730,00.
Come puoi notare dal grafico qui in basso, la correzione dell’oro in corso da tre settimane resta comunque modesta: un forte supporto e’ posto a quota $1.670,00 – $1.663.00 limite da cui l’oro potrebbe ricominciare la sua risalita.
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Come invece puoi notare da questo grafico di ampio respiro, il trend rialzista resta comunque intatto.
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Al di la dell’analisi strettamente tecnica, ricordiamo che il mese di Novembre e’ uno dei mesi piu’ promettenti per le quotazioni dell’oro, sia dal punto di vista storico che statistico. In generale i mesi rialzisti si riscontrano tra Novembre e Marzo.
Mancano 5 giorni lavorativi alle elezioni Presidenziali Americane.
Le quotazioni dell’oro potrebbero essere in procinto di un rialzo dopo le Elezioni, a causa delle decisioni che il Congresso dovra’ prendere in merito al fiscal cliff. Se il Congresso non giungera’ a un accordo questo potrebbe avere forti riflessi negativi sul dollaro e sui mercati azionari (per converso potrebbe accentuare la spinta rialzista del metallo giallo).
Potremmo mettere in conto, quindi, un forte rally dell’oro a partire da meta’ novembre circa, rally sostenuto anche dal perdurare di politiche ultra-espansioniste, interessi reali negativi e svalutazioni monetarie globali.


Al termine della riunione di Mercoledi del FOMC (Free Open Market Committe – il braccio operativo della Banca Centrale USA) la Fed ha lasciato invariati i tassi d’interesse e ha affermato di voler continuare a procedere con gli acquisti di Titoli del Tesoro e obbligazioni MBS (Mortgage-Backed Securities – ovvero cartolarizzazioni di mutui immobiliari), con il fine di schiacciare i tassi d’interesse sulla parte lunga della curva. La Fed ha dichiarato che il mercato del lavoro rimane asfittico e che il tasso di disoccupazione e’ ancora molto elevato.
In Sudafrica, linea dura contro gli scioperi del settore minerario.
Gold Fields ha annunciato il licenziamento di 8.500 minatori;

Anglo American Platinum, ha licenziato 12.000 lavoratori delle miniere del Rustenburg;

Gold One International ha inviato 1.400 lettere di dimissioni.
Il ricorso ai licenziamenti in Sudafrica e’ spesso una misura reversibile; dopo la presentazione dell’appello da parte dei lavoratori molto spesso vengono riassunti anche con aumenti dello stipendio. Ma le tensioni restano, come i continui cali di produttivita’ nelle miniere di oro e platino.
Moody’s ha deciso di tagliare il rating di cinque regioni spagnole. L’agenzia di rating USA ha ridotto i ratings di Andalusia, Catalogna, Murcia, Estremadura e Castiglia citando il peggioramento della liquidita’ e prevedendo la richiesta di aiuti al governo nel 2012. Il Governo Iberico ha escluso il raggiungimento dell’obiettivo di rientro di bilancio. Il tetto fissato del 6,3% e’ troppo basso e l’esecutivo guidato da Mariano Rajoy ha ammesso che a fine 2012 il livello di deficit del budget sara’ al 7,3%.
Secondo i dati diffusi da Eurostat, il livello del debito pubblico dell’Eurozona nel secondo trimestre 2012 continua ad aumentare. Nell’ambito zona Euro a 17 paesi, ha raggiunto il 90% del PIL (era pari all’88,2% nel primo trimestre) mentre quello della UE a 27 paesi ha raggiunto l’84,9% (dall’83,5% del primo trimestre). Il Debito Pubblico greco e’ arrivato al 150,3% del PIL nel secondo trimestre; subito dietro l’Italia, con un Debito Pubblico in continua crescita (a causa delle misure d’austerita’) con un rapporto Debito/PIL arrivato al 126,1%.


A Pechino e’ stata varata una nuova Agenzia di valutazione globale dei Ratings, con l’obiettivo dichiarato di fare concorrenza all’attuale cartello statunitense del Rating (Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch), che controlla il 90% del mercato.
La nuova Agenzia di Rating si chiamera’ Universal Credit Rating Group e nasce da una joint-venture tra la cinese Dagong, dalla russa RusRating e dell’americana Egan-Jones. Lo scopo di questa nuova Agenzia, come dichiarato durante la conferenza stampa di Pechino, e’ quello di creare una societa’ di rating globale alternativa al cartello di marca americana costituito dalle “tre sorelle”.
Vi e’ anche una valenza geo-politica e geo-strategica nella mossa di Pechino e Mosca: rafforzare l’asse politico ed economico cino-russo di contro allo strapotere anglo-americano nel settore del Rating visto il “peso” che hanno sui mercati i giudizi (dettati da valutazioni finanziarie ma anche politiche) delle Agenzie di Ratings su debiti sovrani e imprese (in conflitto d’interessi visto che le quote di maggioranza delle stesse sono detenute da grandi fondi d’investimento americani).
Importazioni di oro dalla Cina: Nuovo record


Le importazioni di oro dalla Cina riguardanti i primi otto mesi dell’anno hanno stabilito un nuovo record. Secondo l’Ufficio Censimento e Statistiche di Hong Kong, alla fine di Agosto la Cina ha importato 512 tonnellate di oro, 10 in piu’ delle riserve auree ufficiali della BCE.
Nei primo otto mesi dell’anno l’Australia ha visto incrementare le vendite di oro alla Cina di un formidabile 900% rispetto ai primi otto mesi dell’anno precedente. Secondo l’ufficio statistico dell’Australia il metallo giallo fisico e’ balzato al secondo posto delle proprie esportazioni sorpassando l’export di carbone; solo l’export di ferro tiene davanti all’oro.
Il consumo di oro da parte del Dragone aumentera’ anche nel quarto trimestre del 2012. E’ la stagione del picco dei consumi, in questi ultimi mesi dell’anno i cinesi acquistano articoli da gioielleria per i matrimoni e regali.
Sembra che la Cina nutra sempre di piu’ l’appetito per l’oro, mentre vi sono segnali di perdita d’interesse per l’acquisto di titoli del Tesoro Statunitense (anche se rimane ancora al primo posto come acquirente, alla pari con il Giappone).
La crisi finanziaria del 2008 ha fatto perdere la fiducia dei cinesi nel dollaro americano e nel suo status di valuta di riserva mondiale. La Cina sta cogliendo l’opportunita’ (sul lungo periodo) per promuovere lo Yuan come valuta di riserva globale.
Nel Dicembre 2009 il quotidiano China Youth Daily segnalava che Ji Xiaonan, Presidente del Consiglio di Stato Cinese (Chinese State Council), dichiarava in un’intervista che la Cina si sta prodigando nell’acquisto di oro da dedicare alle propria copertura aurea, con il fine di arrivare a possederne per un totale di 10.000 tonnellate entro 10 anni!
Infatti Ji Xiaonan ha citato il lavoro di un team di esperti economici che hanno valutato un possibile aumento delle riserve auree cinesi, a questo ritmo di acquisti, tendenzialmente a 6.000 tonnellate entro i prossimi 3-5 anni (potendo giungere a 10.000 tonnellate entro 8-10 anni).
I misteri legati alle riserve auree della Bundesbank


In Germania gli Auditors Federali della Corte dei Conti addetti alla verifica delle riserve auree della Bundesbank, si sono visti negare da quest’ultima la richiesta d’ispezione delle riserve di metallo giallo detenute all’estero e del loro effettivo valore.
Il report emesso dagli Auditors sostiene che:
i lingotti d’oro facenti parte delle riserve auree della Bundesbank non sono mai stati soggetti a verifica da parte di quest’ultima e neppure da altri Enti di Auditing indipendenti. Non siamo pertanto a conoscenza della loro autenticita’ ed entita’. Siamo solo a conoscenza dei siti in sui sono stoccati“.

Le riserve auree della Germania (circa 3.400 tonnellate per un valore stimato di US $190 miliardi) sono stoccate presso alcuni depositi della US Federal Reserve, della Banca d’Inghilterra e della Banca di Francia. Le riserve furono stivate fuori dal territorio della Germania alla fine della seconda guerra mondiale per preservarle da una possibile invasione Sovietica.
La Bundesbank ha affermato “che non vi sono dubbi sull’integrita’ delle nostre riserve stoccate in siti esteri“. Resta il fatto che quanto dichiarato dalla Bundesbank non e’ mai stato soggetto a verifiche da parte di Enti indipendenti.
Philipp Missfelder, un uomo politico dello stesso partito della Merkel, ha chiesto di poter ispezionare i lingotti d’oro delle riserve auree della Bundesbank presso i depositi di Parigi e Londra.
Il giornale on-line “Bild” ha riportato che la Bundesbank ha negato l’accesso alle riserve come da richiesta di Missfelder portando a giustificazione il fatto che nei siti di Parigi e Londra, non sono stati previsti appositi locali per “visitatori”. La Bundesbank non permettera’ ai membri del Parlamento tedesco di visitare o ispezionare le riserve auree detenute all’estero proprio per il fatto che tali depositi non prevedono sale per visitatori esterni.
La Bundesbank, comunque ha deciso di rimpatriare 50 tonnellate di oro all’anno per i prossimi tre anni che saranno prelevati dai depositi di New York e trasportati al quartier generale della BuBa a Francoforte.
Il report degli Auditors sostiene che le riserve auree detenute a Londra sono scese a 500 tonnellate. Non si conosce esattamente l’entita’ delle riserve detenute in USA e Francia, anche se i media tedeschi hanno affermato che 1.500 tonnellate di oro sono stivate a New York.
Per quale ragione la BuBa (Bundesbank) ha deciso di rimpatriare il suo oro?
Secondo Petro Hambro, Presidente della societa’ mineraria Petropavlovsk, la Bundesbank avrebbe deciso di far rientrare l’oro in quanto la Banca d’Inghilterra (che detiene nei propri depositi le riserve auree della BuBa), in passato avrebbe messo in pratica operazioni di prestiti in oro (gold swap) e vendite di oro (con il Governo Gordon Brown). Per questo oggi ritiene piu’ appropriato e sicuro rimpatriarlo, anche se a livello ufficiale la BuBa dichiara di rispettare l’integrita’ e l’indipendenza della Banca d’Inghilterra.
Il problema e’ il seguente:
la Bundesbank sara’ in grado di riavere il proprio oro, oppure essa figura nei bilanci della Banca d’Inghilterra solo a titolo di creditore di metallo giallo?

Non e’ un mistero che le Banche Centrali e altre istituzioni finanziarie hanno venduto o prestato parte delle proprie riserve auree per soddisfare esigenze di liquidita’ a breve termine.
L’oro viene utilizzato in queste operazione di “swap” (ovvero di scambi di flussi di cassa) a titolo di “collaterale” contro cessione di valuta, ovvero di “cash” (le operazioni di “gold swap” possono essere paragonate alle operazioni di “pronti contro termine” con le quali una parte vende titoli con la promessa di riacquisto a termine contro la cessione di contanti a una seconda parte. Nel caso del “gold swap” il collaterale non e’ costituito da titoli ma da oro).
Il problema che puo’ sorgere con la messa in atto di queste operazioni di prestito ipotecato, re-ipotecato e ultra-re-ipotecato (in quanto il prestito iniziale e’ ceduto a una prima controparte che lo cede a una seconda e cosi’ via, potenzialmente all’infinito dato che la materia non e’ soggetta ad alcuna regolamentazione) e’ l’eventuale insolvenza di una controparte contrattuale. Se questa va in default e non e’ in grado di riacquistare l’oro oggetto di scambio, tutta la catena di prestiti tra controparti rischia di collassare (come successo l’anno scorso con il fallimento del fondo MF Global di Jon Corzine - in quel caso il collaterale era costituito da titoli obbligazionari).
Con la richiesta di rimpatrio delle proprie riserve auree la Bundesbank sta implicitamente mettendo a repentaglio la regola cardine dell’attuale deregolamentata globalizzazione finanziaria:
il potere di creare denaro tramite la catena delle cessioni infinite del primo presitito (infinite repoable liabilities).

Concettualmente questo e’ il segreto della creazione infinita di credito (debito) da parte del Sistema-Bancario-Ombra (Shadow-Banking-System). La restituzione delle riserve auree da parte della BuBa interromperebbe tutta la catena consistente nella moltiplicazione illimitata di denaro creata con il primo prestito (in questo caso in oro come collaterale, ma il concetto e’ estendibile anche al processo di cartolarizzazione di mutui o altri processi di finanza “derivata”).
Dopo questo episodio i sospetti denunciati da Eric Sprott sulle reali entita’ delle riserve auree delle Banche Occidentali sembrano avvicinarsi sempre di piu’ alla verita’…
Riccardo G. – Deshgold
 
Il punto sui mercati
Le Banche centrali tornano a vendere oro

La rottura al ribasso di 15.700 punti ha avviato una fase ribassista per il nostro indice. La rottura del nuovo supporto, posto a 15.300 punti, creerebbe le condizioni per una continuazione del trend ribassista in atto (di breve periodo) e proietterebbe il nostro indice a 15.000 punti.
Private & Consulting 1 ora fa
Per info visita il sito: privatesim.it


Borse europee in netto calo, con variazioni settimanali negative superiori all’1,5%. Il Ftse Mib chiude la settimana in ribasso dell’1,89%. Negativa anche Wall Street, dove i listini non hanno reagito in modo significativo alla notizia di un Pil statunitense cresciuto più delle attese (+2%), portando i principali indici d’oltreoceano a chiudere la settimana in negativo. Diverse Banche Centrali stanno tornando a vendere oro: le statistiche del Fondo monetario internazionale (Fmi) hanno evidenziato vendite per 4,5 tonnellate, effettuate soprattutto da Russia e Bielorussia, che hanno contribuito al ribasso delle quotazioni della materia prima.
Particolare attenzione per le giornate di giovedì e venerdì, nelle quali verranno pubblicati importanti dati macroeconomici relativi al mercato del lavoro USA: richieste dei sussidi di disoccupazione, tasso di disoccupazione e variazione occupazione non agricola, che con buone probabilità, potranno smuovere la congestione creatasi nei principali indici americani durante la scorsa settimana.
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ho trovato questo articolo ma non ho tempo di leggerlo
ora lo posto e domani lo leggo

da Argento Fisico: Perchè la Buba ha ritirato segretamente 2/3 del suo oro a Londra?















lunedì 29 ottobre 2012

Perchè la Buba ha ritirato segretamente 2/3 del suo oro a Londra?


Accidenti, tradurre Tyler mi fa venire in mente quando al liceo si traduceva Cicerone.. che frasi costruite! Mica facile. Spero che il testo quì sotto risulti intelleggibile! Non bastasse la cosa non mi pare che sia chiara. James Turk (riportato da WSItalia) parla invece per esempio semplicemente di oro tedesco sparito, non reimpatriato, come invece suggerisce Amborse Evans-Pritchard, il Telegraph e Zero Hedge. Vi ho messo un po' di link in fondo se a qualcuno interessa approfondire.


Zero Hedge - Why Did The Bundesbank Secretly Withdraw Two-Thirds Of Its London Gold?
Submitted by Tyler Durden on 10/24/2012


Il 22 ottobre abbiamo riportato che la Corte Tedesca dei Revisori aveva presentato richiesta alla Banca Centrale Tedesca, la Bundesbank, di verificare e fare un audit delle proprie riserve di oro, che dovrebbero ammontare a 3.396 tonnellate, detenute per lo più all’estero, offshore, e cioè a New York, Londra e Parigi. Almeno secondo quanto riportato dai documenti ufficiali. Nello stesso documento la Corte Tedesca dei Revisori ha chiesto anche il rimpatrio di 150 tonnellate d’oro nei prossimi 3 anni così da poter procedere con dei controlli di qualità del tungsteno oro.


Oggi (24 ottobre) in uno sviluppo sorprendente, impariamo dal Telegraph che la stessa Bundesbank che sta causando incubi senza fine a tutte le altre nazioni europee al fallimento con la sua insistenza sull’avere una sound money, avrebbe deciso di ritirare volontariamente 2/3 di tutto il suo oro detenuto dalla Bank of England già parecchio tempo fa.


Secondo un report confidenziale a cui fa riferimento il Telegraph, la Buba avrebbe fatto richiesta di 940 tonnellate di suo oro già ad inizio secolo, riducendo in questo modo la sua presenza nelle camere blindate della BoE da 1.440 nel 2000 a 500 tonnellate nel 2001 con la scusa che “i costi di immagazzinamento erano troppo alti”.


Questa è una scusa idiota come quella della Fed quando raccontò che smetteva di riportare pubblicamente la componente M3 della Money Supply nel 2006 perché “the costs of collecting the underlying data outweigh the benefits", era troppo costoso raccogliere i dati al riguardo e in effetti la cosa era anche inutile.


E quindi, perché la Buba ha rimpatriato il suo oro? Ambrose Evans-Pritchard ha qualche idea in proposito.


Il trasferimento avvenne quando l’euro era ai suoi minimi storici, appena dopo essere stato introdotto, crollato sino comprare solo 84 centesimi di dollaro con 1 euro. La cosa però avvenne anche nel momento in cui la Bank of England stava vendendo la maggior parte delle riserve britanniche – ai minimi di mercato, quando l’oro stava a 300 dollari l’oncia – per ordine di Gordon Brown.


Peter Hambro, president della mineraria Petropavlovsk quotata in UK, ha detto che la Bundesbank potrebbe aver ritirato il suo bullion come mossa di auto protezione visto che a quanto pare non ha barre, lingotti allocati a suo nome a Londra. “Potrebbero aver deciso che la Bank of England aveva prestato troppo oro facendolo uscire dalla sue vaults e abbiano deciso che il loro oro sarebbe stato più al sicuro a casa loro. E’ una questione di identificazione. Puoi identificare il tuo oro allocato o sei solo un creditore generico con un account in metallo?”


La richiesta della Corte Tedesca dei Revisori segue una serie di proteste da parte di un gruppo civico tedesco che si è mosso sotto lo slogan “Riportiamo a casa il nostro oro” e ai loro alleati americani del GATA (Gold Anti-Trust Committee) che hanno reclamato pubblicamente che i dati ufficiali non sono attendibili. Questi gruppi sostengono che le banche centrali hanno prestato o venduto la maggior parte dell’oro dello stato tedesco.


Questo ritornello è stato riperso da alcuni legislatori tedeschi: “Tutto l’oro tedesco deve tornare a casa. E’ proprio per momenti di crisi come questi che l’oro è stato accumulato nelle nostre riserve” ha detto Heinz-Peter Haustein dei Liberi Democratici (FDP).


A parte la speculazione, il fatto che le banche centrali e persino banche delle banche centrali come la BIS di Basilea hanno prestato oro facendolo uscire dalle loro camere blindate non è un segreto per nessuno, tradizionalmente per soddisfare richieste di breve termine durante picchi della domanda, spesso associati a carenze di liquidità (quando il valore dell’oro come collaterale monetario brilla davvero).


Il problema con questo schema di re-ipotecche è cosa succede quando la controparte scopre in un istante che sono insolventi, l’oro è stato in questi casi re-re-ipotecato e ci troviamo ora nella situazione che nessuno sa più fino a che punto può considerare che il tal oro sia davvero suo.


Questo diventa un problema drastico quando una controparte in una catena di collaterali di botto fallisce… come MF Global l’anno scorso, e le cause hanno preso a fioccare proprio nel tentativo di stabilire cosa fosse di chi, dove fosse l’oro di ciascuno.


Inutile dire che è stato proprio l’ufficio di Londra della MF Global a bar saltare la catena delle re-ipoteche (perché solo a Londra non c’era nessun limite di re-ipoteca) e nel momento in cui la domanda del metallo fisico sale nessuno è più in grado di determinare dov’è il lingotto XYZ col tal numero di serie.


O è andata così o la Bundesbank semplicemente ha immaginato come sarebbe andato a finire l’esperimento mercantilista europeo sin dall’inizio e si è rifiutata di lasciare i suoi asset più preziosi nelle mani di una oligarchia di banchieri che si sapeva benissimo avrebbero fatto ogni cosa in loro potere per procurarsi l’oro suddetto nel momento in cui la ***** avesse colpito il ventilatore. Certo è che il fatto che la Buba non smentisca sembra confermare questa storia:


La Bundesbank ha affermato di avere piena fiducia nella “integrità e indipendenza” dei suoi custodi, e che questi le rendono dettagliati conteggi ogni anno sullo stato del loro account. Ha però accennato ad ulteriori misure per assicurare le sue riserve. “Questo potrebbe anche significare riallocare, trasferire, parte delle proprie riserve di metallo giallo”


Quello che rimane taciuto in tutte le parole precedenti è che la Germania non ha fatto nulla di male! ha semplicemente fatto richiesta e reclamato ciò che è suo di diritto.




Ed eccoci al cuore della questione: in un sistema globalizzato in cui ogni stato sovrano è sempre più soggiogato dal potere di creazione di credito del “tutto” globalizzato, si è costretti ad abbandonare ogni pensiero di sovranità ed indipendenza e non si può far altro che abbracciare il “nuovo ordine mondiale”.


Dopotutto questo è il solo modo in cui il sistema globalizzato può creare la nuvola ombra di infinite liabilities, infiniti debiti, in cui galleggiamo ora leggeri come piume e che permette i flussi di capitale e la fungibilità monetaria e che garantisce che non ci sarò il fallimento di nessuna emissione di debito sovrano sino a che nessuno oserà uscire dal sistema in cui tutti i collaterali sono una fede e una croce e ultra-ipotecati … per un bene superiore.


Sino a che la Buba non ha segretamente disertato, questo è.


E questa è tutta la storia. Perché, facendo quello che aveva tutto il diritto di fare, la Banca Centrale Tedesca ha implicitamente rotto la regola cardine del sistema monetario moderno (da confondere mai con quell’acronimo socialista che è MMT, MMR o ogni mambo-jumbo del genere).

E LA REGOLA è che uno stato sovrano non può mai mettere la sua gente, i suoi cittadini al di sopra dell’oligarchia delle corporations e delle banche, che hanno bisogno di poter aver accesso a tutti gli hard assets in ogni momento vogliano, col preavviso di un istante, visto che la leva finanziaria esplicita del sistema arriva a quasi 1 QUADRILIONE di dollari (1000 Trilioni, 1 miliardo di miliardi di dollari),quasi 20 VOLTE IL PIL ANNUALE DEL MONDO INTERO.


Questo è anche la ragione per cui tutto il mondo è a solo poche pigiate di tastiera dalla paralisi monetaria completa (e del trading) come le conseguenze dal crack Lehman e la distruzione progressiva del dollaro hanno giustamente mostrato.


Siamo fiduciosi che poco o nulla sarà fatto per contrastare l’azione della Buba perché indugiare troppo su questa questione potrebbe rendere palese quale sarà (o è già stato) il primo paese a crollare quando la marea romperà definitivamente e quando sarà ogni stato per se stesso.


Perché a quel punto, che alla fine verrà, non solo la Buba, ma ogni altra banca, corporation e individuo si metterà a correre per recuperare il proprio oro allocato in qualsivoglia vault di Londra, New York o Parigi o nel caveau della tua “banca amica” in fondo alla strada per scoprire che al suo posto, in una stanza blindata vuota, ci sono solo dei simpatici pezzi di carta con su scritto IOU (I Owe You, Io Ti Devo, dei pagherò) al posto dei mattoncini d’oro da 1 Kilo.


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Altri articoli sullo stesso tema dell'Oro della Buba:


Jesse's Cafè Americain - As for Germany's Gold, Things Are What We Say They Are


King World News - James Turk (GoldMoney): The Entire German Gold Hoard Is Gone


WallStreetItalia - Germania: l'Oro è esaurito 10 anni fa (non è colpa mia se i giornali finanziari italiani non sanno neanche redigere un titolo in italiano e a quanto pare non hanno 1000 euro al mese per pagarsi un correttore di bozze)

Telegraph - Bundesbank slashed London gold holdings in mystery move


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Commento di Alez pochi istanti prima che mettessi fuori questo post (trasmissione del pensiero?!) Ebbene si Signori e Signore! Venghino, venghino nel fantastico mondo della ricchezza immaginaria! Il mondo di Alice, il mondo delle Meraviglie! (guarda un po' Jesse condisce il suo articolo quì sopra linkato proprio con le vecchie stampe di quel famoso racconto):

sentite che bella lezioncina ci fa la CNBC

In reality, it does not matter one bit whether the Federal Reserve Bank of New York actually has the German central bank’s gold or whether the gold is pure. As long as the Fed says it is there, it is as good as there for all practical purposes to which it might be put. It can be sold, leased out, used as collateral, employed to extinguish liabilities and counted as bank capital just the same whether it exists or no


in realtà non importa un ... se la FED di NY ha veramente i lingotti della Buba, né se (tale) oro sia puro. se la FED dice che c'è, va bene in ogni caso. Può essere venduto, prestato, collateralizzato, usato per saldare passività, e contato come capitale bancario, allo stesso modo, che esista o meno


più chiaro di così
 
RAFAEL CORREA DOPO AVER OSPITATO ASSANGE A LONDRA, VUOLE SFRATTARE L’ORO DALLA BANCA D’INGHILTERRA E RIMPATRIARE L’ORO DELL’EQUADOR. di Antonio de Martini

Oggi, primo novembre, il sito “Metalli Milano” che si occupa delle attività di trading di metalli preziosi, ha informato che l’Equador ha deciso di rimpatriare il proprio oro depositato presso la Federal Reserve e/o la Bank of England.
Il sito precisa che trattandosi di 26,3 tonnellate del prezioso metallo, le banche depositarie non ne sono certo impensierite, ma la richiesta viene dopo quella della Banca Centrale del Venezuela e quella della Bundesbank e questo è un segnale di decrescente fiducia tra banche centrali.

Il Messico è sotto pressione , ma pur avendo specificato dove il proprio oro è depositato, non ha fatto altre dichiarazioni.
I mercati sono impensieriti non tanto dalla dimensione del trasferimento, quanto dalla dimostrazione di sfiducia .
Vero anche però che la mossa del Presidente equadoregno Rafael Vicente Correa Delgado, potrebbe essere stata anche influenzata da una motivazione elettorale, visto che la scadenza è imminente e gli USA non fanno mistero di aver deciso di trombarlo elettoralmente, dopo il fallimento del Colpo di Stato organizzato dalla polizia il 30 settembre 2010.
Cattolico, ex seminarista, allievo dei salesiani, Rafael Correa – noto in Europa per aver ospitato Assange nella ambasciata di Londra e negli USA per aver commentato una battuta del Presidente venezuelano Chavez che aveva definito Bush jr ” satana” , come ” iniqua per il Diavolo” – con una laurea alla Università di Lovanio ed un’altra – in economia – nella Università dell’Ilinois ( Urbana Champaign) , ha preso il dottorato con una tesi sul fallimento delle riforme strutturali attuate in America Latina , dimostrando- con un modello econometrico – tra l’altro che la liberalizzazione del mercato del lavoro, tanto caro al Nostro governo Monti, ha in realtà seriamente danneggiato la produttività della intera regione, sta rivoluzionando il suo paese anche grazie ad un prestito ottenuto dal Venezuela a metà degli interessi correnti sul mercato.
 
anche all'IRAN piace l'ORO e se continua così presto saranno invasi dall'esercito Usa perchè terroristi come Saddam Hussein e Gheddafy
Insomma tutti quelli che vogliono l'oro e non i dollari americani sono considerati terroristi e dal punto di vista americano non fa una grinza :D


Con 11,7 miliardi di dollari in oro nel bagaglio…

5 novembre 2012 Di Er


GoldCore – Gold and Silver Worth $1.4 Billion Carried In Baggage From Turkey To Iran, UAE and Middle East in September
Published on 5 November 2012

Il deficit commerciale della Turchia si è ristretto ed il paese ha goduto il miglior rally fra i bond dei mercati emergenti quest’anno in parte grazie al contributo dato dai suoi passeggeri su voli aerei che trasportano oro nel loro bagaglio.

Le statistiche due più grossi aeroporti di Istanbul mostrano che sono stati registrati per l’export metalli preziosi per 1,4 miliardi di dollari nel solo mese di settembre.

L’Iran è il più grosso fornitore di petrolio della Turchia e la Turchia ha pagato questo petrolio non solo con le sue Lira ma anche con dell’oro bullion. La Turchia ha esportato 11,7 miliardi di oro e altri metalli preziosi da marzo ad oggi e cioè da quando è stato escluso dalla Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication (Swift) rendendo praticamente impossibile per l’Iran completare qualsiasi trasferimento bancario internazionale di una certa dimensione. Degli 11,7 miliardi di dollari in metalli preziosi 10,2 miliardi (il 90% circa) è stato esportato verso Iran ed Emirati Arabi Uniti secondo quanto appare sul sito web dell’Agenzia Nazionale di Statistica Turca.

L’account deficit attuale della Turchia è il secondo al mondo dopo quello statunitense, con 77,1 miliardi di dollari, pari al 10% del suo PIL

Il problema con la Turchia che è passata quest’anno da importatore netto ad esportatore d’oro è che i numeri sono travisati. L’uso turco dei metalli preziosi è infatti fondamentale per superare l’attuale crisi dei bond nazionali (che avranno visto un rally… ma a partire dal livello ***** al livello *****++ ? NdEr)

Abbiamo già avuto modo di notare in passato i tentativi del governo di far spostare ai suoi cittadini il loro patrimonio d’oro privato stimato in 302 miliardi di dollari verso le banche governative per cercare di aumentare la money supply all’economia.

“I dati di Ottobre saranno critici” ha detto in una email Ozgur Altug, chief economist alla BGC Partners ad Istanbul, mentre gli Stati Uniti stanno facendo pressioni perché venga fermato questo aiuto all’Iran visto che esportazioni verso l’UAE vengono assimilate ad esportazioni verso l’Iran.

“L’aumento degli export di metalli preziosi ha contato per i 3/4 dell’aumento di export dei primi 9 mesi del 2012 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso”, ha detto in un report di jeri Gulay Girgin, chief economist alla Oyak Securities di Istanbul.

“Se si guarda ai numeri dell’export turco senza l’oro non sono per niente incoraggianti” ci ha detto jeri al telefono Gizem Oztok Altinsac, un economista della Garanti Yatirim, l’unità investimenti della più grossa banca turca. “Penso che gli analisti stiano dando un po’ troppa attenzione a questo fatto, ma alla fine della giornata la linea di fondo è quella dell’account deficit e questo sta migliorando”

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da Argento Fisico
 
da Pas-FermiamoLeBanche: Il mistero dell'oro italiano


Il mistero dell'oro italiano
Dov'è nascosto l'oro dell'Italia?

di Mauro Bottarelli - 21/11/2012
Fonte: Clarissa

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L’oro, si sa, è il bene rifugio per antonomasia, quello che tesaurizza le aspettative di crisi. E, in suo nome, sono accadute molte cose che apparivano inspiegabili o, quantomeno, strane, come vi ho già raccontato tempo fa. Facciamo un salto indietro. Ricordate la guerra in Libia, l’incredibile Vietnam in cui si era trasformata, con i ribelli che tentavano l’assalto e le forze lealiste di Gheddafi che riuscivano sempre a difendere le posizioni? Bene, ricorderete anche che nell’arco di tre giorni la situazione si sbloccò e i ribelli poterono mettere il naso fuori da Bengasi: armi dall’Occidente? Servizi segreti francesi e britannici in aiuto? Illuminazione divina?

No. La svolta libica nasceva in Venezuela, più esattamente nella richiesta da parte di Hugo Chavez di rimpatriare le quasi 100 tonnellate d’oro stivate a Londra. Cosa accadde?


L’oro, come sempre accade, era concesso in leasing alla Banca d’Inghilterra e questa, ovviamente, lo aveva per così dire “movimentato”, ovvero non lo possedeva più fisicamente nei caveau. Per ridarlo al suo legittimo proprietario, doveva quindi ricomprarlo sul mercato. Questo provocò il rapido incremento del prezzo, fino a un massimo di 1.881 dollari l’oncia e svelò come nel mondo ci fosse una clamorosa mancanza di oro fisico, visto che i prezzi dei futures a breve scadenza erano più alti di quelli a lunga scadenza. Occorreva intervenire e quale miglior soluzione che mettere le mani sulle quasi 150 tonnellate di riserve auree libiche stipate in un caveau sul confine meridionale del Paese, dando vita a un’offensiva in grande stile? Così facendo, il Venezuela avrebbe riavuto ciò che era suo e il mercato non avrebbe subito nuovi, pericolosissimi scossoni per chi gioca con i futures e per chi, come Londra e New York, gode dello status di caveau dell’oro mondiale ma di fatto di lingotti fisici ne ha davvero, davvero pochi (basti ricordare lo scandalo delle barre di tungsteno dipinte in color oro e conservate alla Fed, come denunciato da Ron Paul).

Bene, questo prologo, spero non troppo noioso, era propedeutico al contenuto dell’articolo di oggi, ovvero il fatto che la Bundesbank, nel 2001, ritirò i due terzi delle sue detenzioni d’oro presso la Bank of England, stando a quanto testimoniato da un report confidenziale reso noto mercoledì. La rivelazione ha fatto seguito alla sacrosanta richiesta da parte degli enti preposti al controllo del budget tedesco, affinché il governo verificasse sul posto che le riserve auree depositate a Londra, New York e Parigi esistessero davvero fisicamente.
La Germania ha 3,396 tonnellate di oro, pari a un controvalore di 143 miliardi di euro, la seconda riserva al mondo dopo quella degli Usa (ammesso e non concesso che quello statunitense non sia davvero tutto tungsteno) e la grandissima parte di essa è stata stivata all’estero durante la Guerra Fredda nel timore di un attacco e un’invasione sovietica. Circa il 66% è conservato alla Fed di New York, il 21% alla Bank of England e l’8% alla Banque de France: la Corte degli Uditori tedesca, però, in tempi di crisi nera ha ritenuto il caso di non fidarsi e ha detto chiaro e tondo ai legislatori attraverso un durissimo report che «le riserve auree non sono mai state verificate fisicamente» e ha ordinato alla Bundesbank di assicurarsi l’accesso ai siti di stoccaggio. Di più, sempre la Corte ha ordinato il rimpatrio nei prossimi tre anni di 150 tonnellate per verificarne qualità e peso, tanto più che Francoforte non ha un registro di numerazione delle barre d’oro.

Ma ecco la parte più interessante e inedita: stando al report, la Bundesbank avrebbe ridotto le sue detenzioni d’oro a Londra da 1440 tonnellate a 500 tonnellate tra il 2000 e il 2001, ufficialmente «perché i costi di stoccaggio erano troppo alti». A quel punto, il metallo fu trasportato per via aerea a Francoforte. Il tutto avvenne mentre l’allora Cancelliere dello Scacchiere britannico, Gordon Brown, stava svendendo a mani basse le riserve auree britanniche - ai prezzi minimi sul mercato - e con l’euro da poco introdotto come valuta di riferimento anch’esso ai minimi di 0,84 sul dollaro.

Perché questa mossa? Semplice, per evitare che l’oro andasse in giro e non tornasse più, insomma una scelta difensiva. Sia perché la Bank of England stava esagerando con il leasing dell’oro che deteneva, sia perché il governo Blair aveva deciso di vendere le riserve per fare cassa, sia perché le barre d’oro tedesche non avevano un registro e un codice identificativo, quindi non erano reclamabili in modo certo. Insomma, il rischio è quello di non poter richiedere con prove e certezza il proprio oro e diventare, legalmente, solo un creditore generale con un conto in metallo.

Più di dieci anni fa, quindi, la Germania ha avuto la lungimirante idea di mettere al sicuro gran parte delle proprie riserve e ora la Bundesbank parla di possibile riallocazione delle stesse, ovviamente sempre per motivi di sicurezza, anche se «non abbiamo dubbi sull’integrità e l’indipendenza dei nostri custodi» e se ufficialmente dice no ai controllori di Stato e alla loro richiesta di un inventario. Una fiducia così granitica che, giustamente, ha preferito riportarsi l’oro a casa undici anni fa - e ora si permette di dire che quello che resta sta bene all’estero e non va rimpatriato e controllato: grazie, ha portato a casa il grosso dieci anni fa! - e sottrarlo allo schema Ponzi del mercato repo, il quale ontologicamente sconta il rischio di controparte sul collaterale, come ci ha insegnato il caso del fondo MF Global. Insomma, se si rompe la catena repo sul mercato aureo da parte di custodi-prestatori e soggetti che operano nel leasing, chi può davvero reclamare il proprio oro se non si sa dove sia e non esista un registro e dei numeri seriali?

Quanto emerso in questi giorni grazie all’iniziativa dei regolatori tedeschi è particolarmente interessante per il nostro Paese, detentore della quarta riserva aurea al mondo dopo Usa, Germania e Fmi. Lo scorso 6 ottobre, infatti, la Consob, l’ente per la vigilanza sui mercati guidata da Giuseppe Vegas, ha reso noto che «per cercare di abbattere il debito pubblico si possono usare senza tanti problemi le riserve auree della Banca d’Italia. Palazzo Koch, infatti, può liberamente disporre di tutti i propri beni mobili e immobili, nei limiti in cui tali atti di disposizione non incidano sulla capacità di poter trasferire alla Bce le attività di riserva eventualmente richieste». Un secondo attacco dopo quello della scorsa estate, quando la Commissione aveva proposto la costituzione di un superfondo a cui trasmettere, tra le altre cose, le riserve di Bankitalia per cercare di aggredire un debito pubblico ormai di 2mila miliardi di euro.

Sempre la Consob ricorda che la legge sul Risparmio (l. 262/2005) ha stabilitoche Bankitalia «è istituto di diritto pubblico», nonostante le quote di partecipazione al capitale di palazzo Koch oggi ancora detenute dalle banche. Sul punto sarebbe dovuto intervenire un regolamento governativo, che però ancora non c’è. Un tassello effettivamente mancante, per la Consob, secondo la quale «una volta emanato il citato regolamento lo Stato, quale unico azionista della Banca d’Italia, potrebbe liberamente disporre di tutti i beni della Banca d’Italia che, come l’oro, non sono in alcun modo funzionali allo svolgimento dei compiti istituzionali del Sebc».

Ma dove sono le circa 2450 tonnellate d’oro, circa 110 miliardi di euro, di riserve auree italiane? Presso Bankitalia? Non certo tutte: una parte è custodita negli Usa e a Londra. Se la Bundesbank dieci anni fa ha deciso che era meglio tenersele vicine, non sarebbe il caso che, prima di discutere le proposte della Consob, qualcuno si prenda il disturbo di dare una controllatina?
In che percentuale le nostre riserve sono conservate all’estero?
Esiste poi un registro?
Le barre o lingotti sono contraddistinte con numeri seriali, dai quali si evince senza ombra di dubbio la proprietà italiana delle stesse?

Non dico un’interrogazione parlamentare, ma una domandina almeno al question time del mercoledì qualcuno vorrebbe farla al ministro competente?
Prima di fare conti, come quelli di Vegas, senza avere più il metallo.
 
Ultima modifica:
Compro Oro: ecco la lista dei paesi che hanno acquistato più Oro nel 2012



http://finanzanostop.finanza.com/20...-paesi-che-hanno-acquistato-piu-oro-nel-2012/
Scritto il 11 gennaio 2013 alle 11:29 da carloscalzotto@finanza

Il World Gold Council ha reso note le statistiche relative ai principali acquisti di riserve d’oro nell’anno appena terminato: non mancano le sorprese, a partire dal primo posto conquistato dalla Turchia.
In tempi non sospetti, Virgilio definì esecrabile la brama di oro: in realtà, il biondo metallo continua ad esercitare un notevole fascino, come confermato dagli ultimi dati del World Gold Council, l’associazione delle aziende minerarie aurifere. Stando a queste statistiche, infatti, le banche centrali di tutto il mondo hanno effettuato acquisti d’oro per più di 350 tonnellate da gennaio a novembre.

Che cosa significa tutto questo?

La classifica dei maggiori acquirenti riserva delle sorprese interessanti. Anzitutto, il nostro paese non è presente nei primi dieci posti, nonostante il buon ammontare di riserve.

Il gradino più alto del podio è occupato dalla Turchia (quasi 119 tonnellate d’oro per la precisione), paese che ha voluto sfruttare il metallo prezioso come garanzia delle banche commerciali. Il podio del 2012 viene poi completato dalla Russia (54,9 tonnellate) e dalle Filippine, una nazione definita dagli economisti “nuova Cina”. source
Anche le altre sette posizioni fanno riflettere. Si prosegue infatti con gli acquisti del Brasile (33,6 tonnellate), soprattutto nel secondo semestre dell’anno, e con quelli del Kazakistan, paese che vanta la maggior ricchezza pro capite al mondo, ma che ha difficoltà a distribuirla. Sorprende e non poco il sesto posto dell’Iraq, con 27,2 tonnellate auree acquistate, gran parte delle quali ad agosto.
Il Messico è al settimo posto con 18,7 tonnellate, seguito a ruota dalla Corea del Sud (un solo acquisto, a luglio, da sedici tonnellate), dal Paraguay (un altro acquisto unico da 7,5 tonnellate) e dall’Ucraina (7,3 tonnellate).
Basterà un bene rifugio come l’oro a far dormire sonni più tranquilli a tutte queste nazioni?
Nonostante la crisi, la sfida alla congiuntura economica negativa è stata lanciata con coraggio.
 

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