ci vorrebbe un bel contropiede all'italiana...
di Andrea Chiaudano - 10/11/2011 In crisi l’Italia ha sempre mostrato il suo istinto per il contropiede. Vi ricordate la famosa Italia-Germania del 1970? Ebbene ve ne prospetto uno ben più micidiale del gol di Gianni Rivera: il parlamento dovrebbe votare un taglio del rimborso del debito sui titoli di stato del 30%. Tagliando corto alle discussioni sulle riforme che durano da più di 50 anni e che il nostro paese non è in grado di intraprendere.
Sarebbe il primo paese del G7 ad adottare realisticamente le uniche misure possibili per uscire dalla crisi del debito mondiale, ormai fuori controllo. E si porrebbe di colpo in una posizione di forza. Ovviamente subito dopo il Parlamento (che da minuscolo si trasformerebbe in maiuscolo) si dovrebbe dimettere e si dovrebbe andare rapidamente alle elezioni. Inutile e controproducente parlare di inevitabile default e di titoli che vanno a 30 come la Grecia.
Un haircut pesante che arrivi anche al 30% sarebbe ampiamente sufficiente a rimettere in carreggiata i conti ed a liberare notevoli risorse per un auspicabile rinnovamento del paese. Si ricorda che la Banca d’Italia ha circa 100 miliardi di euro in oro alle valutazioni attuali e 30 miliardi di euro in valuta. Oltre a tutti gli immobili (500 miliardi) e partecipazioni statali in società. L’unico vero problema di questa mossa sarebbe la capitalizzazione delle banche italiane che detengono il 26,2% del debito. L’haircut toglierebbe dai bilanci 150 miliardi di euro, ma probabilmente qualche socio estero con soldi si troverebbe (sto pensando alla Cina).
Un piccolo riassunto dei detentori del debito: al giugno 2011, il debito pubblico era detenuto per il 56,4% da soggetti italiani e il 43,4% da soggetti stranieri.
la quota detenuta dalle famiglie italiane, al giugno 2011, corrispondeva al 12,7%. Tutto il resto era detenuto da investitori istituzionali: banche, assicurazioni e fondi. Più precisamente: 3,6% Banca d’Italia; 26,2% banche commerciali italiane, 13,8% assicurazioni e fondi italiani, 10,6% banche estere, 32,8% fondi esteri. In conclusione, limitatamente alla parte di debito detenuto dagli investitori istituzionali, la suddivisione fra soggetti italiani ed esteri è praticamente al 50%, mentre la suddivisione fra banche e fondi è rispettivamente del 46,8 e 53,2%.
Ovviamente è fantapolitica, si arriverà a questo punto a un governo tecnico che qualcosa farà ma che non sarà definitiva. Come tecnico sarà il governo, tecnico sarà il rimbalzo (magari anche tornando a quota 100) e nulla più.
Di nuovo il codice 9-11 (preceduto dal solito 6,66% del rendimento dei BTP) ha forzato una accelerazione distruttiva e nella giornata del 9-11- 2011 abbiamo assistito alla Caporetto dei titoli di stato italiani fino al minimo di 87,46 sul BTP decennale. I rendimenti sono arrivati sul decennale fino al 8,2% e, ancora più grave, questo è avvenuto anche nei titoli a breve. Insostenibile.
Ora ci rimetteremo in libertà e sovranità. Ci vogliono legare mani e piedi obbligandoci ad adottare ulteriori prestiti. Mentre noi dovremmo diminuirli. Tagliare il debito subito, giocando d’anticipo, e sottraendoci alla perenne minaccia di un peggioramento mondiale, segnerebbe la strada che tutti i maggiori debitori (Giappone, Usa, Francia, Germania, Inghilterra) prima o poi saranno obbligati a percorrere.