baleng
Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Credo sia giunta l'ora di far conoscere un po' meglio l'opera di questo grande. Personalmente lo conosco soprattutto come litografo e acquafortista: è difficilissimo, infatti, trovare suoi lavori nei musei., e anche sul mercato passa assai poco.
Personalmente a suo tempo preparai una presentazione per un ipotetico catalogo di una personale che ancora sta attendendo. Personale che potrei anche sostenere da solo, essendo in possesso di numerose opere grafiche. Peraltro questo è il motivo (una specie di conflitto di interessi) per cui mi sono finora trattenuto. Ma si sa che l'estate scioglie le inibizioni ...
Della presentazione allego qui una sintesi. Le immagini seguiranno più tardi.
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Nel XIX secolo, soprattutto nella seconda metà, Parigi è il grande centro dell'arte mondiale. Numerosissimi sono i talenti che in questa moderna Atene si esprimono al meglio. Così numerosi che molti, per le più varie ragioni, sono dimenticati anche dalla critica, o almeno ignorati dal grosso pubblico. Se poi mancano interessi mercantili a sostenerne il ricordo, anche i grandissimi vengono trascurati. Nomi come quelli di Jacquemart, Legros, Charles Jacque, Maxime Lalanne, Buhot, Dillon, Truchet ecc ecc in quanto legati al mondo della grafica, considerato minore anche e soprattutto per motivi strettamente commerciali, girano ormai in un ambito sempre più specialistico.
In Italia qualche sporadico tentativo di rivitalizzarne il ricordo difficilmente riesce. E se per Mucha, già abbastanza conosciuto, la mostra di Palazzo Reale del 2016 pare possa essersi avvicinata all’obiettivo, così come per Max Klinger quella di Roma, risalente agli anni 80 del xx secolo, non pare che, per esempio, la mostra di Emile Blanche a Bergamo sia servita a riportare il maestro all’attenzione del vasto pubblico.
Il più grande, infine, e il più dimenticato di tutti questi maestri della grafica, ma anche del disegno e della pittura, è senz'altro Alexandre Lunois, il quale, all'epoca sua, era pur considerato uno dei massimi artisti viventi. In Italia, medie e grandi enciclopedie, Treccani compresa, non citano più nemmeno il suo nome, che appare, probabilmente per l'ultima volta, nel pur piccolo Dizionario Enciclopedico Moderno Labor (quattro volumi, Milano 1948-1949). Ivi lo si definisce: "squisito autore di acquarelli litografici ed illustratore di libri".
Lunois nacque il 2 febbraio 1863 a Parigi. Nel '77 la riscossa della litografia originale, ad opera di Fantin Latour, cominciò a prendere piede. Dopo alcuni premi al Salon, L. vinse una borsa di studio per viaggiare all’estero e si recò in Olanda, a Volendam. A Volendam scoprì un paese dai toni di luce e colore più fusi e rapportati, in qualche modo indecisi, un borgo di pescatori da cui prese il via la sua poetica di riscatto delle persone semplici, la sua vocazione di pittore dedito alla verità, all'umanità e alla bellezza del mondo.
Più tardi, sempre più considerato e premiato, L. viaggiò in Spagna Algeria e Marocco e si dedicò, tra l'altro, a far rinascere la vecchia tecnica del lavis, cioè litografia con inchiostro diluito, applicato a pennello sulla pietra: tecnica messa da parte da alcuni decenni, a causa delle sue difficoltà di esecuzione e della inapplicabilità alle grandi tirature richieste all’epoca. In particolare espresse il suo meglio nei lavis a colori, che servirono da modello e insegnamento per i massimi artisti dell’epoca, tra cui, per esempio, Bonnard, suo allievo diretto.
Viaggiò poi negli anni seguenti anche in Norvegia, Tunisia, Spagna, fu a Costantinopoli, ma anche in Italia, Germania ecc. Questo poté contribuire a farlo dimenticare: per i francesi era un po’ uno straniero, senza essere un tipico “orientalista”, all’estero era “di passaggio”. Comunque vendeva molto e con facilità, tanto che non restò molto di suo da inserire
nei musei. Peraltro, le sue opere di ambiente parigino rischiano di apparire più leziose, o meno energiche di quelle esotiche.
Ebbe grande successo di pubblico, ma anche tra gli artisti, e nel 1900 partecipò fuori concorso e quale membro della giuria all'Exposition Universelle di Parigi. Alexander Lunois morì a Pecq, in Francia, nel 1916: il mondo, il bel mondo della Belle Epoque cui lui seppe dare ricchezza di umanità, cambiò con la guerra ed egli fu lentamente dimenticato. Le sue opere non ebbero mai un deposito legale (in Francia ogni autore può depositare presso lo stato due copie di ogni sua opera grafica). Gran parte della sua produzione, tuttavia, si trova alla Bibliothèque nationale, per donazione della moglie (era la figlia un noto medico norvegese) e di Atherton Curtis. Manca tuttora un catalogo ragionato dell'opera sua.. Edouard André nel 1914 dette comunque alle stampe un volume in cui viene descritta tutta la sua opera sino a quel momento.
Personalmente a suo tempo preparai una presentazione per un ipotetico catalogo di una personale che ancora sta attendendo. Personale che potrei anche sostenere da solo, essendo in possesso di numerose opere grafiche. Peraltro questo è il motivo (una specie di conflitto di interessi) per cui mi sono finora trattenuto. Ma si sa che l'estate scioglie le inibizioni ...
Della presentazione allego qui una sintesi. Le immagini seguiranno più tardi.
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Nel XIX secolo, soprattutto nella seconda metà, Parigi è il grande centro dell'arte mondiale. Numerosissimi sono i talenti che in questa moderna Atene si esprimono al meglio. Così numerosi che molti, per le più varie ragioni, sono dimenticati anche dalla critica, o almeno ignorati dal grosso pubblico. Se poi mancano interessi mercantili a sostenerne il ricordo, anche i grandissimi vengono trascurati. Nomi come quelli di Jacquemart, Legros, Charles Jacque, Maxime Lalanne, Buhot, Dillon, Truchet ecc ecc in quanto legati al mondo della grafica, considerato minore anche e soprattutto per motivi strettamente commerciali, girano ormai in un ambito sempre più specialistico.
In Italia qualche sporadico tentativo di rivitalizzarne il ricordo difficilmente riesce. E se per Mucha, già abbastanza conosciuto, la mostra di Palazzo Reale del 2016 pare possa essersi avvicinata all’obiettivo, così come per Max Klinger quella di Roma, risalente agli anni 80 del xx secolo, non pare che, per esempio, la mostra di Emile Blanche a Bergamo sia servita a riportare il maestro all’attenzione del vasto pubblico.
Il più grande, infine, e il più dimenticato di tutti questi maestri della grafica, ma anche del disegno e della pittura, è senz'altro Alexandre Lunois, il quale, all'epoca sua, era pur considerato uno dei massimi artisti viventi. In Italia, medie e grandi enciclopedie, Treccani compresa, non citano più nemmeno il suo nome, che appare, probabilmente per l'ultima volta, nel pur piccolo Dizionario Enciclopedico Moderno Labor (quattro volumi, Milano 1948-1949). Ivi lo si definisce: "squisito autore di acquarelli litografici ed illustratore di libri".
Lunois nacque il 2 febbraio 1863 a Parigi. Nel '77 la riscossa della litografia originale, ad opera di Fantin Latour, cominciò a prendere piede. Dopo alcuni premi al Salon, L. vinse una borsa di studio per viaggiare all’estero e si recò in Olanda, a Volendam. A Volendam scoprì un paese dai toni di luce e colore più fusi e rapportati, in qualche modo indecisi, un borgo di pescatori da cui prese il via la sua poetica di riscatto delle persone semplici, la sua vocazione di pittore dedito alla verità, all'umanità e alla bellezza del mondo.
Più tardi, sempre più considerato e premiato, L. viaggiò in Spagna Algeria e Marocco e si dedicò, tra l'altro, a far rinascere la vecchia tecnica del lavis, cioè litografia con inchiostro diluito, applicato a pennello sulla pietra: tecnica messa da parte da alcuni decenni, a causa delle sue difficoltà di esecuzione e della inapplicabilità alle grandi tirature richieste all’epoca. In particolare espresse il suo meglio nei lavis a colori, che servirono da modello e insegnamento per i massimi artisti dell’epoca, tra cui, per esempio, Bonnard, suo allievo diretto.
Viaggiò poi negli anni seguenti anche in Norvegia, Tunisia, Spagna, fu a Costantinopoli, ma anche in Italia, Germania ecc. Questo poté contribuire a farlo dimenticare: per i francesi era un po’ uno straniero, senza essere un tipico “orientalista”, all’estero era “di passaggio”. Comunque vendeva molto e con facilità, tanto che non restò molto di suo da inserire
nei musei. Peraltro, le sue opere di ambiente parigino rischiano di apparire più leziose, o meno energiche di quelle esotiche.
Ebbe grande successo di pubblico, ma anche tra gli artisti, e nel 1900 partecipò fuori concorso e quale membro della giuria all'Exposition Universelle di Parigi. Alexander Lunois morì a Pecq, in Francia, nel 1916: il mondo, il bel mondo della Belle Epoque cui lui seppe dare ricchezza di umanità, cambiò con la guerra ed egli fu lentamente dimenticato. Le sue opere non ebbero mai un deposito legale (in Francia ogni autore può depositare presso lo stato due copie di ogni sua opera grafica). Gran parte della sua produzione, tuttavia, si trova alla Bibliothèque nationale, per donazione della moglie (era la figlia un noto medico norvegese) e di Atherton Curtis. Manca tuttora un catalogo ragionato dell'opera sua.. Edouard André nel 1914 dette comunque alle stampe un volume in cui viene descritta tutta la sua opera sino a quel momento.
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