Alleanza assicurazioni - vita, polizza D'oro, recesso anticipato

Sul buon rendimento della vostra gestione ricordo il detto di WS "non ci sono pasti gratis" a buon intenditore poche parole ;) non ho il contratto in mano quindi per il momento no ne parlo ... per il momento :D
Ma non siete mai contenti!!
Il materasso... la soluzione è il materasso!! :D

Ciao
 
Ma non siete mai contenti!!
Il materasso... la soluzione è il materasso!! :D

Ciao

Il materasso non costa dall’8% al 12% ... sul materasso puoi contare non ti ritrovi 20% in meno del versato, i casi citai nel thrread insegnano.
Certe polizze sono peggio del materasso ;)
 
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O T ... scusate ma non resisto

:(

IL MANIFESTO - attualità - La pensione è bella se dura poco

Francesco Piccioni - 18.02.2012
Non finirà mai, finché esisteranno. Se avevato creduto che la distruzione del sistema pensionistico fosse arrivata a conclusione, vi eravate lasciati ingannare.
L'altroieri sera, in gran silenzio, la Commissione Europea ha presentato il suo Libro Bianco sulle pensioni nel Vecchio Continente. Con molte accortezze. La «sintesi per i cittadini» e il «comunicato stampa» contengono formulazioni abbastanza generiche e tranquillizzanti («cosa i governi nazionali possono fare per garantire pensioni adeguate a costi ragionevoli e sostenibili»). Ma già nello schema «domande e risposte» si comincia ad entrare in un mondo più hard, dove linguaggio e realtà fanno seriamente a pugni.
Il problema è impostato nei termini astratti ampiamente noti: in Europa «oggi ci sono circa 4 persone in età lavorativa per ogni persona in pensione; tra 50 anni il rapporto sarà di 2 a1». Se è serio disegnare scenari per impostare meccanismi strutturali, pensare di poterlo fare una volta per tutte - come se in questo mezzo secolo non potesse o dovesse accadere nulla di rilevante sul piano sistemico, è una presa in giro. Per esempio, la vita media dovrebbe salire di «sette anni»; e immaginiamo l'incubo di dover sovvenzionare tanti vecchietti «semi-immortali». Ma l'importante era appunto «impostare», prefigurando le soluzioni più gradite al non immenso arco di forze potenti che agisce livello Ue.
E quindi: bisogna «incoraggiare tutti a continuare a lavorare più a lungo e a risparmiare di più per la pensione». Ovvero aumentare l'età pensionabile e l'importo dei contributi previdenziali a carico di ogni lavoratore; ma anche gli accontonamenti per i fondi integrativi. La Ue sa bene che le imprese non voglio «anziani» (over 45 anni, ormai) in azienda. E quindi bisogna «sollecitare le parti sociali ad adattare il posto di lavoro e le prassi sul mercato»; il Fondo sociale europeo, dunque, andrà riconvertito per «incentivare le aziende» a prendersi o tenersi qualche vecchietto in più.
La parte del leone la dovranno fare però i «sistemi pensionistici privati complementari», cui gli stati membri sono chiamati a fornire agevolazioni fiscali. Sistemi la cui sicurezza è riconosciuta assai bassa (dipendono dalle oscillazioni di borsa, non proprio il massimo della certezza) e che va «potenziata». Si prende poi atto che la libera circolazione delle persone, anche per motivi di lavoro, richiede una normativa che integri le differenze tra i diversi sistemi nazionali.
I problemi pratici e istituzionali non sono pochi. «La Ue non ha il potere di legiferare per disegnare i sistemi dei vari stati membri», viene riconosciuto; ma «può farlo sui comportamenti che influiscono sul mercato interno». Ovvero promuovendo «misure soft» dal punto di vista legale, come i «manuali di buona pratica». Standard cui ogni stato, singolarmente, deve poi adeguarsi. Oltre al Fse per promuovere l'«occupabilità» degli anziani, infatti, tutto il «coordinamento delle politiche» comunitarie, nel contesto del «Semestre europeo», può portare a «raccomandazioni specifiche per i vari paesi». Bastone (sanzioni) e carota (fondi comunitari) per «piegare» i sistemi pensionistici nazionali.
Gli assi «strutturali» sono in definitiva chiarissimi.
I sistemi pensionistici pubblici, in prospettiva, dovranno erogare assegni molto più bassi, per una platea di persone più vasta e per un periodo di tempo notevolmente minore. L'ideale resta quello di Bismarck - il primo a introdurre le pensioni pubbliche, nel 1889! - che fissò l'età del ritiro dal lavoro a un livello che l'Istituto di statistica considerava la durata della «vita media»: 65 anni, ai tempi. Tutto l'argomentare retorico che «consiglia» di implementare la «correlazione tra età della pensione con la speranza di vita» è una funzione diretta del progetto europeo e centralizzato di far coincidere il più possibile le due età.
Il secondo pilastro - le pensioni integrative private - è anche un modo di portare i «risparmi» dei lavoratori di un intero continente nella disponibilità immediata, anno dopo anno, dei mercati finanziari. I fondi di investimento (compresi quelli pensionistici, tra i player più importanti su ogni piazza) sono infatti una «macchina speculativa» come tutte le altre, non certo una «cassaforte» dove tener i risparmi al sicuro. Solo al momento dall'uscita dal lavoro - il più tardi possibile, raccomanda la Ue - e a seconda della fase borsistica che si va atrtraversando in quel momento, sapranno se avranno avuto fortuna o meno. Il bello è che questa situazione kafkiana viene decritta nel testo così: «garantire che le persone, una volta pensionate, ricevano quello che si aspettavano». Geniale, come trovata di marketing. Uno sfottò, come previdenza sociale.
 
:(

IL MANIFESTO - attualità - La pensione è bella se dura poco

Francesco Piccioni - 18.02.2012
Non finirà mai, finché esisteranno. Se avevato creduto che la distruzione del sistema pensionistico fosse arrivata a conclusione, vi eravate lasciati ingannare.
L'altroieri sera, in gran silenzio, la Commissione Europea ha presentato il suo Libro Bianco sulle pensioni nel Vecchio Continente. Con molte accortezze. La «sintesi per i cittadini» e il «comunicato stampa» contengono formulazioni abbastanza generiche e tranquillizzanti («cosa i governi nazionali possono fare per garantire pensioni adeguate a costi ragionevoli e sostenibili»). Ma già nello schema «domande e risposte» si comincia ad entrare in un mondo più hard, dove linguaggio e realtà fanno seriamente a pugni.
Il problema è impostato nei termini astratti ampiamente noti: in Europa «oggi ci sono circa 4 persone in età lavorativa per ogni persona in pensione; tra 50 anni il rapporto sarà di 2 a1». Se è serio disegnare scenari per impostare meccanismi strutturali, pensare di poterlo fare una volta per tutte - come se in questo mezzo secolo non potesse o dovesse accadere nulla di rilevante sul piano sistemico, è una presa in giro. Per esempio, la vita media dovrebbe salire di «sette anni»; e immaginiamo l'incubo di dover sovvenzionare tanti vecchietti «semi-immortali». Ma l'importante era appunto «impostare», prefigurando le soluzioni più gradite al non immenso arco di forze potenti che agisce livello Ue.
E quindi: bisogna «incoraggiare tutti a continuare a lavorare più a lungo e a risparmiare di più per la pensione». Ovvero aumentare l'età pensionabile e l'importo dei contributi previdenziali a carico di ogni lavoratore; ma anche gli accontonamenti per i fondi integrativi. La Ue sa bene che le imprese non voglio «anziani» (over 45 anni, ormai) in azienda. E quindi bisogna «sollecitare le parti sociali ad adattare il posto di lavoro e le prassi sul mercato»; il Fondo sociale europeo, dunque, andrà riconvertito per «incentivare le aziende» a prendersi o tenersi qualche vecchietto in più.
La parte del leone la dovranno fare però i «sistemi pensionistici privati complementari», cui gli stati membri sono chiamati a fornire agevolazioni fiscali. Sistemi la cui sicurezza è riconosciuta assai bassa (dipendono dalle oscillazioni di borsa, non proprio il massimo della certezza) e che va «potenziata». Si prende poi atto che la libera circolazione delle persone, anche per motivi di lavoro, richiede una normativa che integri le differenze tra i diversi sistemi nazionali.
I problemi pratici e istituzionali non sono pochi. «La Ue non ha il potere di legiferare per disegnare i sistemi dei vari stati membri», viene riconosciuto; ma «può farlo sui comportamenti che influiscono sul mercato interno». Ovvero promuovendo «misure soft» dal punto di vista legale, come i «manuali di buona pratica». Standard cui ogni stato, singolarmente, deve poi adeguarsi. Oltre al Fse per promuovere l'«occupabilità» degli anziani, infatti, tutto il «coordinamento delle politiche» comunitarie, nel contesto del «Semestre europeo», può portare a «raccomandazioni specifiche per i vari paesi». Bastone (sanzioni) e carota (fondi comunitari) per «piegare» i sistemi pensionistici nazionali.
Gli assi «strutturali» sono in definitiva chiarissimi.
I sistemi pensionistici pubblici, in prospettiva, dovranno erogare assegni molto più bassi, per una platea di persone più vasta e per un periodo di tempo notevolmente minore. L'ideale resta quello di Bismarck - il primo a introdurre le pensioni pubbliche, nel 1889! - che fissò l'età del ritiro dal lavoro a un livello che l'Istituto di statistica considerava la durata della «vita media»: 65 anni, ai tempi. Tutto l'argomentare retorico che «consiglia» di implementare la «correlazione tra età della pensione con la speranza di vita» è una funzione diretta del progetto europeo e centralizzato di far coincidere il più possibile le due età.
Il secondo pilastro - le pensioni integrative private - è anche un modo di portare i «risparmi» dei lavoratori di un intero continente nella disponibilità immediata, anno dopo anno, dei mercati finanziari. I fondi di investimento (compresi quelli pensionistici, tra i player più importanti su ogni piazza) sono infatti una «macchina speculativa» come tutte le altre, non certo una «cassaforte» dove tener i risparmi al sicuro. Solo al momento dall'uscita dal lavoro - il più tardi possibile, raccomanda la Ue - e a seconda della fase borsistica che si va atrtraversando in quel momento, sapranno se avranno avuto fortuna o meno. Il bello è che questa situazione kafkiana viene decritta nel testo così: «garantire che le persone, una volta pensionate, ricevano quello che si aspettavano». Geniale, come trovata di marketing. Uno sfottò, come previdenza sociale.


:up: davvero interessante lo ripropongo nel thread sulla previdenza
qui http://www.investireoggi.it/forum/showthread.php?p=2750662#post2750662
 
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forse è meglio se lo rileggi nuovamente :D

Aggiornato il commento continuo a pensare vista la tendenza della previdenza che un reddito disponibile quando si vuole è essenziale.
Può aiutare ad esempio ad arrivare alla pensione in caso di disoccupazione (BTPI o rendita immediata).
Escluderei i PIP/fpa che sono soggetti alla stessa età di erogazione della previdenza obbligatoria oggi a 66 anni (prima 65 già + 1 anno :sad:) ...e se poi mi dicono che andrò in pensione a 75 anni :eek: e nel mentre sono pure a spasso :wall::wall::wall: sono tutti pazzi.
 
Aggiornato il commento continuo a pensare vista la tendenza della previdenza che un reddito disponibile quando si vuole è essenziale.
Può aiutare ad esempio ad arrivare alla pensione in caso di disoccupazione (BTPI o rendita immediata).
Escluderei i PIP/fpa che sono soggetti alla stessa età di erogazione della previdenza obbligatoria oggi a 66 anni (prima 65 già + 1 anno :sad:) ...e se poi mi dicono che andrò in pensione a 75 anni :eek: e nel mentre sono pure a spasso :wall::wall::wall: sono tutti pazzi.
con i btpi siamo sempre lì: in caso di cessione anticipata sotto quota 100 paghi una penalizzazione equivalente ad un riscatto anticipato.
Con la rendita immediata se sei giovane il coeff. è troppo basso.

Serve invece un impegno reciproco (risparmiatore - emittente/gestore) se si vogliono ottenere risultati certi. Altrimenti anche un conto deposito potrebbe andare bene, ma sappiamo che nel lungo periodo nn è efficace.

Pensione a 75 anni? Non è da escludere, motivo in più quindi per privilegiare coefficiente bloccato e percepimento indipendente dall'età di pensionamento "ufficiale".
 
con i btpi siamo sempre lì: in caso di cessione anticipata sotto quota 100 paghi una penalizzazione equivalente ad un riscatto anticipato.".

I Btpi sono soggetti a oscillazioni di prezzo ma per via dell'influenza del coeff. d'indicizzazione anche se sotto cento posso restituire + del versato grazie all'inflazione cumulata.;)

Con la rendita immediata se sei giovane il coeff. è troppo basso...


Vero.... ma incasserai di più alla fine con la rendita immediata che con una rendita differita con coeff. differiti perchè l'assicurazione ti premia il rischio di paragare un rendita breve (caso morte :tie:) a parità di capitale.
Studiando la tavola ip55 emerge appunto questo (ma le hai messo sotto cuscino vero? :D) emerge con puoi avere un premio consistente in termini di rendita e avere una rendita da usare come indennità di disoccupazione anche se non c’è da augurarselo.:(

Serve invece un impegno reciproco (risparmiatore - emittente/gestore) se si vogliono ottenere risultati certi. Altrimenti anche un conto deposito potrebbe andare bene, ma sappiamo che nel lungo periodo nn è efficace.".


Impegno si ma esproprio dei propri soldi per 30 40 anni mi sembra eccessivo!:rolleyes: se devo vincolarmi la matematica mi dice che conviene farlo subito e solo a costi contenuti.
I coeff. bloccati sono una gran cosa ma tale vantaggio può essere sterilizzato da interventi fiscali oltre che dai costi della polizza.
Servono calcoli precisi ... e disinteressati :rolleyes:

Pensione a 75 anni? Non è da escludere, motivo in più quindi per privilegiare coefficiente bloccato e percepimento indipendente dall'età di pensionamento "ufficiale".


il problema sarà arrivarci al pensinamento "ufficiale" si anche perchè le aziedne non ti vorranno oltre una ceta ...
Quindi se polizza sia (e non è detto) meglio sporchi maledetti e subito ;)
 
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Vero ma ... incasserai di più alla fine con la rendita immediata che con i coeff. differiti perchè l'assicurazione ti premia il rischio di paragare un rendita breve (caso morte :tie:) a parità di capitale.
Studiando la tavola ip55 emerge appunto questo (ma le hai messo sotto cuscino vero? :D) emerge con puoi avere un premio consistente in termini di rendita e avere una rendita da usare come indennità di disoccupazione anche se non c’è da augurarselo.:(
infatti se guardi alle modifiche dei coefficienti dal 1995 al 2010 è evidente che quelli futuri saranno ridicoli (ma adeguati all'aspettativa di vita, quindi sostanzialmente corretti).

proprio per questo sono convinto che la miglior soluzione, oggi, siano i coefficienti bloccati con rendita certa 20 anni e poi vitalizia ;)

per avere una rendita immediata consistente a 45/50 anni, oggi con la ip55 dovresti essere milionario :-?
 
Ciao

Non considero la tua riflessione sbagliata anzi il vero punto su cui non saremo mai d'accordo è che ritengo necessario (contrariamente a te:rolleyes:) valutare anche altri fattori negativi che possono far saltare la strategia:

1) una crisi inflattiva inatessa che potrebbe colpire i titoli a tasso fisso della gestione separata, col rendimento reale negativo sparisce la pensione ;)
2) i costi da non trasurare ad esempio un accumulo in in btpi costa lo 0,75%
Per le polizze invece a parità di base tecnica pagare il 2% o l'8% genera notevoli differenze.
La cosa assurda e che molti fanno una polizza da 2k per 10 anni e magari hanno 50 k in banca.:wall:
Naturalmente ciascuono deve fare i suoi conti ma invito a valutare l'ipotesi tecnicamente da non disdegnare della rendita immediata ...
poco consigliate guarda caso;)

infatti se guardi alle modifiche dei coefficienti dal 1995 al 2010 è evidente che quelli futuri saranno ridicoli (ma adeguati all'aspettativa di vita, quindi sostanzialmente corretti).

Vero la vita si allunga e le rendite diminuiscono ma cose è successo a chi nel 1995 ha fatto un contratto bè allora le rendite erano soggette per 60% alla tassazione ordinaria all'atto dell'erogazione con l'effetto che il vataggio demografico sarà in parte mangiato dalle tasse :sad:.
Quindi occhio a fare i conti senza l'oste lo stato.

Un ulteriore riflessione se i coeff diminuiranno ad esempio vita media 96 e coeff dai 66 di 3,33% tale valore si approssima al tasso reale di un titolo di stato col rischio di avere + da un btpi che da una polizza.
Quindi fare una polizza o peggio essere costretti a farla dal proprio pip fpa ecc potrebbe farci ottenere una rendita inferiore.

proprio per questo sono convinto che la miglior soluzione, oggi, siano i coefficienti bloccati con rendita certa 20 anni e poi vitalizia ;)

Peccato che non consideri le alternative e nella tua strategia e non parli dei rischi :rolleyes: io valutere le alternative prima di scelgiere ...

per avere una rendita immediata consistente a 45/50 anni, oggi con la ip55 dovresti essere milionario :-?
 
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