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Si ci avvia verso la pausa estiva con i Mercati Obbligazionari Puri che accennano ad una lieve ripresa dei tassi di interesse sulle emissioni a lunga scadenza (dai decennali ai trentennali); invece permane stagnante la situazione delle obbligazioni a più corta scadenza (dai quinquennali ai trimestrali), dove la ripresa dei rendimenti appare quasi impercettibile.
Le rispettive politiche monetarie della BCE e della Federal Reserve (FOMC) appaiono, come normale in questi tempi, in pausa di riflessione e cercano di capire dai dati macroeconomici se gli attuali tassi siano o meno adeguati. Di sicuro vi è una economia a due marce nelle due diverse aree, con quella europea ancora in piena fase di rallentamento, mentre quella statunitense presenta i primi timidi segnali di ripresa, soprattutto sui dati relativi ai sussidi di disoccupazione.
Sempre sui Mercati Obbligazionari Puri si deve rilevare la singolare riduzione di alcuni tassi di interesse in aree a scarso rating, a testimonianza che per il momento le crisi economiche più profonde, che avevano investito soprattutto i Paesi del Sud America non destano preoccupazioni allarmanti nell'immediato. Certo, rimane sempre da capire quanta credibilità possano avere tali obbligazioni tra gli istituzionali e i gestori di fondi comuni.
I Corporate invece hanno subito l'ennesima negativa pubblicità dal caso Cirio, dove i sottoscrittori di obbligazioni stanno rischiando persino di perdere definitivamente il loro capitale iniziale. Su questo fronte le notizie non sono di certo confortanti, con il Ministro dell'Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti, che rispondendo oggi ad una interrogazione parlamentare ha affermato che <> ed ancora, in riferimento alle obbligazioni stesse <<importate in Italia in forme probabilmente elusive della normativa in materia di prospetto di raccolta di offerta e di sollecitazione>>; inoltre, ha precisato che <>. Insomma, si presenta un'estate infuocata per gli obbligazionisti di Cirio e dalle dichiarazioni elusive del ministro delle Attività produttive, Antonio Marzano, in riguardo a possibili aiuti del Governo a favore della Cirio, si evince che la società alimentare non avrà trattamenti di riguardo e verosimilmente, sarà applicata la politica seguita sul caso FIAT, cioè lasciare che il Mercato faccia il suo corso.
In generale invece, si continua a respirare un'aria migliore, con una percentuale di società che rischiano concretamente il default molto bassa ed emissioni, soprattutto di giovane età, con un buon rapporto qualitativo. Sempre sul Mercato domestico, ci attendiamo tra la fine del 2003 ed gli inizi del 2004 qualche emissione obbligazionaria interessante di alcune Large Caps: questo è un periodo mesto per le società italiane ed europee in generale, poichè il prolungarsi della crisi e dei magri risultati di bilancio costringerà presto anche società prestigiose a "battere cassa" offrendo obbligazioni a tassi relativamente modesti ma comunque competitivi rispetto a quelli dell'obbligazionario puro, facendo leva su un rating che quasi sicuramente sarà più che elevato.
I Fondi Comuni vedono continuare la ripresa del patrimonio amministrato, ma subiscono l'onta dell'annuale studio di Mediobanca sul settore. Anche quest'anno il colosso del risparmio gestito italiano ha affondato decisi colpi contro le SGR; infatti, tra le principali accuse troviamo:
1. rendimenti scadenti per tutte le categorie dei fondi comuni, sia azionari, sia bilanciati, sia obbligazionari, con la maggiore parte di questi che da quando hanno trovato quotazione ad oggi hanno prodotto rendimenti medi inferiori a quelli dei B.O.T.;
2. costi di gestione in notevole incremento per i risparmiatori, con la beffa dei fondi azionari che hanno subito in media gli aumenti maggiori proprio nel periodo in cui hanno registrato perdite annue a doppia cifra sui rendimenti;
3. scarsa o insufficiente informazione fornita al sottoscrittore, che nella maggior parte dei casi non ha la possibilità concreta di comprendere appieno la tipologia di investimento proposta, nè di valutarne rischi e commisurarli agli eventuali vantaggi.
Uno studio che ha certamente portato a conclusioni dure, ma in larga parte condivisibili, al quale ci sentiamo di aggiungere che continua a permanere quel conflitto di interessi ormai definibile come il più rilevante nell'ambito economico nazionale: la inammissibile commistione che si crea tra una SGR (Società di Gestione del Risparmio) e la banca che di fatto la controlla detenendo il pacchetto di maggioranza o addirittura essendone azionista esclusivo. Questa situazione, largamente diffusa nel sistema bancario italiano, crea quasi sempre la proposizione ai propri clienti dei soli prodotti offerti dalla SGR di riferimento e quindi esula la banca da quella consulenza oggettiva, indipendente e moralmente obbligatoria che dovrebbe esercitare verso i propri clienti. Dirette conseguenze di questo "malcostume" sono gli istitui bancari trasformati in reti di vendita per le rispettive SGR, clienti che investono male informati e soprattutto in molti casi ignari persino della natura degli strumenti di investimento sottoscritti e dei rischi legati a questi ultimi.
Per Corporate e Fondi Comuni però non si deve generalizzare: pur in presenza di una grande maggioranza di emissioni davvero inattendibili e pericolose per la maggiore parte degli investitori privati, vi sono delle esigue minoranze che costituiscono un ottimo investimento e che di fatto, essendo sparse su emittenti diversi (siano esse società per quanto riguarda i Corporate o SGR per i Fondi Comuni) non riescono a trovare un oggettivo riscontro della loro bontà, poichè in Italia trovano l'handicap di non essere proposti in maniera oggettiva alla totalità degli investitori attraverso tutte le società di risparmio gestito esistenti. Da questo punto di vista, la rubrica "Risparmio Gestito" periodicamente curata dal nostro Staff costituisce un buon "faro" per navigare nella miriade di offerte che il Mercato propone.
Infine, per quanto riguarda i Fondi Comuni, si deve registrare il singolare caso che vede i fondi comuni azionari legati alla Borsa di Tokyo registrare mediamente dei rendimenti superiori di quelli legati a Piazza Affari. Evidentemente dopo quasi un ventennio buio, Tokyo fornisce i primi segnali interessanti per il mondo del risparmio gestito.
I Mercati Azionari vivono invece un periodo di stasi, che per quanto riguarda Piazza Affari si concretizza in una fase di congestione davvero penalizzante per le posizioni di largo respiro come quelle consigliate dalla nostra rubrica, ossia con un ottica temporale di 15 giorni. In merito a ciò, abbiamo fatto bene a ridurre per tempo la percentuale di risorse dedicata al Mercato Azionario, andando a liquidare le posizioni praticamente sui massimi relativi del 2003. Per il futuro prossimo, consistente nei prossimi 15 giorni, continuiamo a consigliare una bassa esposizione sul Mercato Azionario ed una liquidità ben parcheggiata in obbligazioni trimestrali (soprattutto per chi non ha conti correnti con tassi remunerativi adeguati a proteggersi quantomento dal tasso inflazionistico), ovviamente a meno degli investimenti proposti nei vari numeri della rubrica, che mediamente assorbono circa il 65% delle risorse presenti nei portafogli gestiti per ogni profilo di rischio.
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Cordialmente,
LO STAFF di reportdiborsa
Le rispettive politiche monetarie della BCE e della Federal Reserve (FOMC) appaiono, come normale in questi tempi, in pausa di riflessione e cercano di capire dai dati macroeconomici se gli attuali tassi siano o meno adeguati. Di sicuro vi è una economia a due marce nelle due diverse aree, con quella europea ancora in piena fase di rallentamento, mentre quella statunitense presenta i primi timidi segnali di ripresa, soprattutto sui dati relativi ai sussidi di disoccupazione.
Sempre sui Mercati Obbligazionari Puri si deve rilevare la singolare riduzione di alcuni tassi di interesse in aree a scarso rating, a testimonianza che per il momento le crisi economiche più profonde, che avevano investito soprattutto i Paesi del Sud America non destano preoccupazioni allarmanti nell'immediato. Certo, rimane sempre da capire quanta credibilità possano avere tali obbligazioni tra gli istituzionali e i gestori di fondi comuni.
I Corporate invece hanno subito l'ennesima negativa pubblicità dal caso Cirio, dove i sottoscrittori di obbligazioni stanno rischiando persino di perdere definitivamente il loro capitale iniziale. Su questo fronte le notizie non sono di certo confortanti, con il Ministro dell'Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti, che rispondendo oggi ad una interrogazione parlamentare ha affermato che <> ed ancora, in riferimento alle obbligazioni stesse <<importate in Italia in forme probabilmente elusive della normativa in materia di prospetto di raccolta di offerta e di sollecitazione>>; inoltre, ha precisato che <>. Insomma, si presenta un'estate infuocata per gli obbligazionisti di Cirio e dalle dichiarazioni elusive del ministro delle Attività produttive, Antonio Marzano, in riguardo a possibili aiuti del Governo a favore della Cirio, si evince che la società alimentare non avrà trattamenti di riguardo e verosimilmente, sarà applicata la politica seguita sul caso FIAT, cioè lasciare che il Mercato faccia il suo corso.
In generale invece, si continua a respirare un'aria migliore, con una percentuale di società che rischiano concretamente il default molto bassa ed emissioni, soprattutto di giovane età, con un buon rapporto qualitativo. Sempre sul Mercato domestico, ci attendiamo tra la fine del 2003 ed gli inizi del 2004 qualche emissione obbligazionaria interessante di alcune Large Caps: questo è un periodo mesto per le società italiane ed europee in generale, poichè il prolungarsi della crisi e dei magri risultati di bilancio costringerà presto anche società prestigiose a "battere cassa" offrendo obbligazioni a tassi relativamente modesti ma comunque competitivi rispetto a quelli dell'obbligazionario puro, facendo leva su un rating che quasi sicuramente sarà più che elevato.
I Fondi Comuni vedono continuare la ripresa del patrimonio amministrato, ma subiscono l'onta dell'annuale studio di Mediobanca sul settore. Anche quest'anno il colosso del risparmio gestito italiano ha affondato decisi colpi contro le SGR; infatti, tra le principali accuse troviamo:
1. rendimenti scadenti per tutte le categorie dei fondi comuni, sia azionari, sia bilanciati, sia obbligazionari, con la maggiore parte di questi che da quando hanno trovato quotazione ad oggi hanno prodotto rendimenti medi inferiori a quelli dei B.O.T.;
2. costi di gestione in notevole incremento per i risparmiatori, con la beffa dei fondi azionari che hanno subito in media gli aumenti maggiori proprio nel periodo in cui hanno registrato perdite annue a doppia cifra sui rendimenti;
3. scarsa o insufficiente informazione fornita al sottoscrittore, che nella maggior parte dei casi non ha la possibilità concreta di comprendere appieno la tipologia di investimento proposta, nè di valutarne rischi e commisurarli agli eventuali vantaggi.
Uno studio che ha certamente portato a conclusioni dure, ma in larga parte condivisibili, al quale ci sentiamo di aggiungere che continua a permanere quel conflitto di interessi ormai definibile come il più rilevante nell'ambito economico nazionale: la inammissibile commistione che si crea tra una SGR (Società di Gestione del Risparmio) e la banca che di fatto la controlla detenendo il pacchetto di maggioranza o addirittura essendone azionista esclusivo. Questa situazione, largamente diffusa nel sistema bancario italiano, crea quasi sempre la proposizione ai propri clienti dei soli prodotti offerti dalla SGR di riferimento e quindi esula la banca da quella consulenza oggettiva, indipendente e moralmente obbligatoria che dovrebbe esercitare verso i propri clienti. Dirette conseguenze di questo "malcostume" sono gli istitui bancari trasformati in reti di vendita per le rispettive SGR, clienti che investono male informati e soprattutto in molti casi ignari persino della natura degli strumenti di investimento sottoscritti e dei rischi legati a questi ultimi.
Per Corporate e Fondi Comuni però non si deve generalizzare: pur in presenza di una grande maggioranza di emissioni davvero inattendibili e pericolose per la maggiore parte degli investitori privati, vi sono delle esigue minoranze che costituiscono un ottimo investimento e che di fatto, essendo sparse su emittenti diversi (siano esse società per quanto riguarda i Corporate o SGR per i Fondi Comuni) non riescono a trovare un oggettivo riscontro della loro bontà, poichè in Italia trovano l'handicap di non essere proposti in maniera oggettiva alla totalità degli investitori attraverso tutte le società di risparmio gestito esistenti. Da questo punto di vista, la rubrica "Risparmio Gestito" periodicamente curata dal nostro Staff costituisce un buon "faro" per navigare nella miriade di offerte che il Mercato propone.
Infine, per quanto riguarda i Fondi Comuni, si deve registrare il singolare caso che vede i fondi comuni azionari legati alla Borsa di Tokyo registrare mediamente dei rendimenti superiori di quelli legati a Piazza Affari. Evidentemente dopo quasi un ventennio buio, Tokyo fornisce i primi segnali interessanti per il mondo del risparmio gestito.
I Mercati Azionari vivono invece un periodo di stasi, che per quanto riguarda Piazza Affari si concretizza in una fase di congestione davvero penalizzante per le posizioni di largo respiro come quelle consigliate dalla nostra rubrica, ossia con un ottica temporale di 15 giorni. In merito a ciò, abbiamo fatto bene a ridurre per tempo la percentuale di risorse dedicata al Mercato Azionario, andando a liquidare le posizioni praticamente sui massimi relativi del 2003. Per il futuro prossimo, consistente nei prossimi 15 giorni, continuiamo a consigliare una bassa esposizione sul Mercato Azionario ed una liquidità ben parcheggiata in obbligazioni trimestrali (soprattutto per chi non ha conti correnti con tassi remunerativi adeguati a proteggersi quantomento dal tasso inflazionistico), ovviamente a meno degli investimenti proposti nei vari numeri della rubrica, che mediamente assorbono circa il 65% delle risorse presenti nei portafogli gestiti per ogni profilo di rischio.
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Cordialmente,
LO STAFF di reportdiborsa