lorenzo63
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Turchia e Kazakistan: la nuova alleanza
RUBRICA TURCHIA/TURCHIE. I due Paesi verso un blocco strategico unico. Il Kazakistan, con le sue enormi riserve di petrolio, gas e uranio, attira l’attenzione della Turchia. La partita degli oleodotti e il ruolo della Russia. La cooperazione militare
La recente serie di accordi economici e militari tra Ankara e Astana potrebbe risultare nella creazione di un blocco strategico unico, se non unitario, in Eurasia centrale. Grazie anche alla diplomazia turca, il nuovo ruolo internazionale del Kazakistan potrebbe avere conseguenze inaspettate. Dalla soluzione della crisi nel Caucaso tra Armenia, Azerbaigian e Turchia, fino a un consolidamento delle relazioni con Mosca e Pechino. Senza però abbandonare la Nato.
La visita di questi giorni del primo ministro degli Esteri Ahmet Davutoğlu nella capitale kazaka Astana ha riconfermato la volontà di mantenere in politica estera una solida linea panturca, sebbene interna al concetto di “profondità strategica” e di “zero problemi con i vicini” (Paesi arabi, Caucaso meridionale e Iran su tutti), teorizzata dallo stesso Davutoğlu e fatta propria dall’Akp. Durante l’incontro con la sua controparte Kanat Saudabayev, il “neo-ottomano” Davutoğlu ha ribadito l’importanza che il Kazakistan ricopre per la creazione di un blocco strategico unitario eurasiatico in seno alla comunità internazionale. Nel suo incontro con il presidente del Senato kazako Kassym Zhomart Tokayev, Davutoğlu ha poi affrontato nello specifico la crisi in atto in Transcaucasia, insistendo sulla stabilità del Kazakhastan e sul ruolo che potrebbe svolgere per l’attuazione della proposta turca per la soluzione della crisi tra Armenia e Azerbaijan sul Nagorno-Karabagh.
Con il Kazakistan alla presidenza di turno dell’Osce e un rapporto più stretto di questo con la Turchia, anche il gruppo di Minsk e la Piattaforma per la Stabilità e la Cooperazione nel Caucaso proposta da Ankara potrebbero avere uno slancio. Questo inizio 2010 vede infatti la Turchia alla presidenza della Cica (Conference on interaction and confidence-building measures in Asia) e la Russia alla presidenza della Csi. Il Kazakistan poi è il primo Stato ex-sovietico ad assumere la presidenza dell’Osce, proprio con il ministro di Stato e ministro degli Esteri Saudabayev. Il più grande stato centro-asiatico (con i suoi 2,7 milioni di km² ha le dimensioni dell’Europa occidentale), dopo le recenti promesse di riforme democratiche, sembra essere destinato a diventare un alleato fondamentale della Turchia.
Questa collaborazione tra Turchia e Kazakistan, avviata già dal biennio 2005-2006, sembra rompere con la tradizione kemalista o islamico-nazionalista di semplice intesa commerciale (spesso poco più che di facciata) tipica dei governi turchi post-guerra fredda. Dal 16 dicembre 1991, data della dichiarazione d’indipendenza del Kazakistan, tutti i governi hanno infatti sempre avuto relazioni piuttosto formali con gli stati “fratelli” d’Asia centrale e del Caucaso. Dall’islamico Refah di Necmettin Erbakan (1996-1997), con la sua “visione nazionale” (Millî Görüş), al nazionalista Anavatan Partisi (Anap) di Mesut Yılmaz (1997-1999, sebbene le relazioni con i paesi “turchi” erano sostenute dal presidente Turgut Özal, fondatore dello stesso Anap, e poi da Süleyman Demirel), e al Chp di Bülent Ecevit (1999-2002) e del presidente Ahmet Necdet Sezer.
Questa nuova politica dell’Akp sembra invece essere finalizzata a creare un maggiore integrazione tra le nazioni “turciche”. Integrazione che, almeno da un punto di vista economico, significa molto per entrambi. Come parte dei suoi sforzi per diversificare l’economia e ridurre la sua dipendenza energetica, il Kazakistan sta infatti da qualche tempo valutando la possibilità di investimenti in settori alternativi. Attraverso tali politiche, la leadership kazaka vuole ridurre la sua dipendenza dalle importazioni e aumentare il potenziale di esportazione del Paese. In questo ha capito che ha molto da imparare dall’esperienza turca, valutando le misure drastiche che la Turchia ha adottato in materia di industrializzazione.
Già durante la sua visita del 21-24 ottobre il presidente Nursultan Nazarbayev, rivolgendosi al Parlamento turco, aveva ricordato che dal 1993 gli investimenti turchi in Kazakistan sono stati di circa 1 miliardo di dollari, mentre gli investimenti kazaki in Turchia durante lo stesso periodo di tempo sono stati di 4 miliardi. L’obiettivo primario dei due Paesi è di aumentare il volume di scambi annuali dall’attuale 2,5 a 5 miliardi di dollari. Accompagnato da 5 ministri e 300 uomini d’affari, Nazarbayev aveva visitato alcune aree industriali, partecipando al Turkish-Kazakh business forum a Istanbul (Türkiye-Kazakistan İş ve Yatırım Forumu). In quell’occasione il presidente aveva invitato gli industriali e gli uomini d’affari turchi a investire nell’economia kazaka. Al forum di ottobre parteciparono oltre 100 imprenditori kazaki della Kazka (Associazione degli imprenditori del Kazakhstan) e dell’Atameken (Unione nazionale degli imprenditori e impiegati del Kazakistan), oltre a 415 rappresentanti della Tuskon (Türkiye İşadamları ve Sanayiciler Konfederasyonu, Confederazione degli imprenditori e artigiani di Turchia).
I funzionari governativi turchi espressero in quell’occasione anche la necessità di aumentare il volume d’affari a 15 miliardi di dollari entro il 2012. Il fatto poi che Turchia e Kazakistan operano in zone diverse dell’Eurasia, fa sì che la cooperazione risulti più vantaggiosa di una potenziale concorrenza. Sta di fatto che per ora, forse anche grazie alla distanza geografica tra i due Stati “fratelli”, le relazioni tra Turchia e Kazakistan sono perfette, come sostenuto dallo stesso Gül in occasione degli incontri di ottobre.
Il Kazakistan in questo modo vuole anche entrare a pieno titolo nel nuovo blocco politico-culturale rappresentato dall’Assemblea parlamentare dei Paesi turcofoni (TurkPa), organizzazione nata a Baku a fine settembre 2009 con la benedizione di Azerbaijan e Turchia e a cui allora partecipò in qualità di semplice osservatore.
Visto l’impatto delle sempre più intense relazioni con il Kazakistan, e con la Russia, questo tipo di accordi potrebbe estendersi ad altri Paesi. Di certo il Kazakistan, con le sue enormi riserve di petrolio, gas e uranio, attira l’attenzione della Turchia. Sia in quanto Paese emergente e protagonista nelle politiche energetiche, sia come consumatore e via di transito, questa si è precipitata a fare accordi energetici con il Kazakistan. Per quanto riguarda poi le recenti ambizioni della Turchia a diventare uno hub energetico globale, Nazarbayev già alcuni giorni prima della sua visita espresse la disponibilità per il trasporto di petrolio e gas kazako attraverso il Baku-Tiblisi-Ceyhan (Btc), aggirando così la Russia via Azerbaijan e Georgia. Una volta in Turchia, disse però che avrebbe sostenuto il progetto di oleodotto Samsun-Ceyhan insieme con la Russia (Trans-Anatolian pipeline).
Per riempire l’oleodotto italo-turco (la proprietà è divisa tra l’Eni e la turca Çalık Enerji) potrebbero essere utilizzati i giacimenti di Kashagan e Karachaganak in Kazakistan, cosicché l’oleodotto di 550 chilometri avrà una capienza massima di 1,5 milioni di barili al giorno. La dichiarazione di sostegno all’oleodotto Samsun-Ceyhan fatta allora da Nazarbayev venne accolta in Turchia come una mossa che avrebbe potuto rafforzare il ruolo di questa nella politica energetica internazionale e creare molte opportunità di lavoro. Tuttavia, l’impegno del Kazakistan nel Samsun-Ceyhan potrebbe avere un costo molto alto.
Il trasporto del greggio infatti dovrà necessariamente avvenire attraverso percorsi controllati dalla Russia. Non a caso il primo a parlare con certezza di disponibilità del Kazakistan a partecipare all’attivazione dell’oleodotto italo-turco fu il 22 ottobre lo stesso primo ministro russo Putin durante una videoconferenza da Mosca con il suo collega Erdoğan. Lo scorso 20 gennaio poi, sulla scia di questa serie di riunioni per la promozione del dialogo bilaterale, l’ambasciatore turco in Kazakistan, Atilla Günay, ha incontrato ad Astana il ministro della Difesa kazako Adilbek Zhaksybekov. L’incontro ha completato un primo accordo di partenariato strategico firmato ad ottobre, al fine di avviare una più stretta collaborazione militare tra i due Paesi. La riunione è culminata in un’offerta alla Turchia per tenere, per la prima volta nella storia dei due Paesi, delle esercitazioni militari congiunte come nuova caratteristica della loro cooperazione militare bilaterale. Secondo Zhaksybekov, la visita di Nazarbayev in Turchia ha fornito un impulso per il miglioramento delle relazioni tra i due Stati. “In precedenza abbiamo fatto un accordo simile, ma questa volta lo abbiamo ampliato e concretizzato. Esso punta al futuro”, dichiarò in ottobre Nazarbayev dopo i negoziati con Gül.
La cooperazione militare tra Turchia e Kazakistan si è sviluppata per oltre un decennio, ma i due Paesi non hanno mai organizzato esercitazioni militari congiunte. Zhaksybekov stava sottolineando questo punto quando ha suggerito l’iniziativa: “vogliamo effettuare manovre congiunte con le forze armate turche come nuovo aspetto nella nostra cooperazione militare. La Turchia è uno dei partner prioritari del Kazakistan nel settore della difesa”. In quell’occasione ha anche invitato una delegazione turca a partecipare al Kadex, prima esposizione internazionale di armamenti del Kazakistan, che si terrà a maggio 2010.
Secondo il ministro della Difesa, la Turchia assisterà il Kazakhstan nella riforma delle forze armate del Paese, dalla formazione personale alla preparazione delle sue forze speciali. Infatti la Turchia, oltre ad aver fornito al Kazakhstan attrezzature militari e addestrato circa 500 soldati, ha attualmente circa 60 soldati kazaki che ricevono un addestramento militare in Turchia. Roger McDermott, Senior Fellow in Eurasian Military Studies della Jamestown Foundation, firma del Journal of Slavic Military Studies e autore di “Russian Military Reform 1992-2002” (London;Portland: Frank Cass, 2003) - fondamentale per comprendere il sistema militare post-sovietico - ha osservato che Ankara ha assistito il Kazakhstan anche nella trasformazione di un battaglione di peacekeeping inviato in Iraq (KazBat) in brigata (KazBrig), sola unità di supporto centroasiatica presente nel Paese.
La Turchia si è già rivelata determinante nella creazione di un’unità di antiterrorismo kazaka, nella costruzione della base navale di Aqtau e del porto navale di Yeraliyevo. Provvede inoltre all’assistenza in addestramento delle forze speciali kazake e alla fornitura di veicoli militari. Gli esperti ritengono che il Kazakhstan sia uno dei tre Stati leader della Cis, e che il Paese abbia sviluppato le proprie forze armate in modo tale da avere uno degli eserciti più forti presenti oggi in Asia centrale.
Nel solo 2009 ha condotto 52 esercitazioni militari, 14 in più che nel 2008. L’interazione del 2009 è stata degna di nota dacché ha coinvolto le Collective operational reaction forces (Ksor) della Collective security treaty organization (Csto, o trattato di Tashkent), ad esclusione dell’Uzbekistan, che dal febbraio 2009 deve ancora ratificare il trattato. Il Kazakhstan ha partecipato poi sia ad esercitazioni interne al programma Nato partnership for eace (Pfp) che ad esercitazioni della Csi, incluso il Norak anti-terror 2009 (in Tajikistan), il Combat commonwealth 2009 (in Russia e Kazakhstan), come pure alla Steppe eagle 2009 con Stati Uniti e Regno Unito (in Kazakistan).
Quest’anno ospiterà inoltre le esercitazioni della missione di pace della Shanghai cooperation organization (Sco), come ricordato dallo stesso presidente della Repubblica popolare cinese Hu Jintao durante la sua visita in Kazakistan dello scorso 13 dicembre. In quell’occasione è stato firmato un accordo per l’attivazione del gasdotto Cina-Kazakistan, parte del più ampio gasdotto Cina-Asia centrale (o gasdotto Turkmenistan-Cina, e vero motivo del tour centroasiatico del presidente cinese). Partendo dal confine tra Turkmenistan e Uzbekistan, il gasdotto attraversa Uzbekistan e Kazakistan prima di raggiungere la Cina in Xinjiang-Uyghur. Visto il volume d’affari con la Cina (nel solo 2008, il volume di scambi tra i due Paesi ha raggiunto 17,5 miliardi dollari, fino al 26 % in più dal 2007, facendo così del Kazakhstan il principale partner commerciale della Cina in Asia centrale), il Kazakistan vuole promuovere attivamente una politica estera “multidirezionale”, in modo da entrare in contatto con Paesi e organizzazioni diverse da Russia, Csto, Sco e Cis.
Così facendo si aspetta una più profonda collaborazione con gli Stati Uniti, come parte della sua nuova dottrina militare del 2007 e un maggiore impegno con la Nato nel quadro del Pfp, al fine di promuovere la cooperazione per la pace e il sostegno all’antiterrorismo. La Nato e il Kazakistan hanno in questo nuovo contesto avviato la seconda fase dell’Individual partnership action plan (Ipap) che, come nel biennio 2006-2008, punta a migliorare la sicurezza regionale e modernizzare le forze armate kazake. In questo contesto, l’offerta kazaka per compiere esercitazioni militari congiunte con la Turchia, Stato membro della Nato le cui forze armate sono le seconde più grandi tra i Paesi dell’Alleanza dopo quelle degli Stati Uniti (ma le prime per forze di terra), rappresenta gli sforzi del Kazakhstan a perseguire una politica estera “multidirezionale” efficace, legata al suo rafforzato ruolo geopolitico in una regione ricca di energia quale quella del Mar Caspio.
Da un lato una maggiore cooperazione militare con la Turchia potrebbe aiutare il Kazakistan a creare partenariati energetici e militari più efficaci con la Nato e l’Unione europea, aggiornare le proprie capacità di antiterrorismo e peacekeeping, e infine migliorare la prontezza delle sue forze armate in rapido cambiamento. Dall’altro, gli sforzi turchi per creare forti legami militari ed energetici e cercare la normalizzazione dei rapporti con le regioni vicine potrebbero completare la politica estera degli “zero-problemi” di Davutoğlu.
La cooperazione militare bilaterale tra Ankara e Astana contribuisce ulteriormente a contenere le ambizioni di altre potenze regionali e consente ad entrambi i Paesi di fungere da interconnettori sicuri nei flussi commerciali ed energetici da oriente a occidente. In quanto poi attori regionali attivi, ma a cui ancora manca il “muscolo militare”, Kazakistan e Turchia sono quindi ben posizionati per beneficiare di una rafforzata cooperazione nel settore difesa. L’offerta kazaka di tenere delle esercitazioni congiunte potrebbe rivelarsi interessante per la Turchia, poiché i suoi interessi in Asia centrale sono stati a lungo oscurati dalla presenza della Russia e della Cina.
A questo proposito ci si potrebbe aspettare preoccupazione da parte della Russia, poiché la sua posizione strategica è sempre più influenzata dall’impegno regionale di Cina e Turchia in Asia centrale in generale, e in Kazakistan, maggiore economia della regione, in particolare
RUBRICA TURCHIA/TURCHIE. I due Paesi verso un blocco strategico unico. Il Kazakistan, con le sue enormi riserve di petrolio, gas e uranio, attira l’attenzione della Turchia. La partita degli oleodotti e il ruolo della Russia. La cooperazione militare
La recente serie di accordi economici e militari tra Ankara e Astana potrebbe risultare nella creazione di un blocco strategico unico, se non unitario, in Eurasia centrale. Grazie anche alla diplomazia turca, il nuovo ruolo internazionale del Kazakistan potrebbe avere conseguenze inaspettate. Dalla soluzione della crisi nel Caucaso tra Armenia, Azerbaigian e Turchia, fino a un consolidamento delle relazioni con Mosca e Pechino. Senza però abbandonare la Nato.
La visita di questi giorni del primo ministro degli Esteri Ahmet Davutoğlu nella capitale kazaka Astana ha riconfermato la volontà di mantenere in politica estera una solida linea panturca, sebbene interna al concetto di “profondità strategica” e di “zero problemi con i vicini” (Paesi arabi, Caucaso meridionale e Iran su tutti), teorizzata dallo stesso Davutoğlu e fatta propria dall’Akp. Durante l’incontro con la sua controparte Kanat Saudabayev, il “neo-ottomano” Davutoğlu ha ribadito l’importanza che il Kazakistan ricopre per la creazione di un blocco strategico unitario eurasiatico in seno alla comunità internazionale. Nel suo incontro con il presidente del Senato kazako Kassym Zhomart Tokayev, Davutoğlu ha poi affrontato nello specifico la crisi in atto in Transcaucasia, insistendo sulla stabilità del Kazakhastan e sul ruolo che potrebbe svolgere per l’attuazione della proposta turca per la soluzione della crisi tra Armenia e Azerbaijan sul Nagorno-Karabagh.
Con il Kazakistan alla presidenza di turno dell’Osce e un rapporto più stretto di questo con la Turchia, anche il gruppo di Minsk e la Piattaforma per la Stabilità e la Cooperazione nel Caucaso proposta da Ankara potrebbero avere uno slancio. Questo inizio 2010 vede infatti la Turchia alla presidenza della Cica (Conference on interaction and confidence-building measures in Asia) e la Russia alla presidenza della Csi. Il Kazakistan poi è il primo Stato ex-sovietico ad assumere la presidenza dell’Osce, proprio con il ministro di Stato e ministro degli Esteri Saudabayev. Il più grande stato centro-asiatico (con i suoi 2,7 milioni di km² ha le dimensioni dell’Europa occidentale), dopo le recenti promesse di riforme democratiche, sembra essere destinato a diventare un alleato fondamentale della Turchia.
Questa collaborazione tra Turchia e Kazakistan, avviata già dal biennio 2005-2006, sembra rompere con la tradizione kemalista o islamico-nazionalista di semplice intesa commerciale (spesso poco più che di facciata) tipica dei governi turchi post-guerra fredda. Dal 16 dicembre 1991, data della dichiarazione d’indipendenza del Kazakistan, tutti i governi hanno infatti sempre avuto relazioni piuttosto formali con gli stati “fratelli” d’Asia centrale e del Caucaso. Dall’islamico Refah di Necmettin Erbakan (1996-1997), con la sua “visione nazionale” (Millî Görüş), al nazionalista Anavatan Partisi (Anap) di Mesut Yılmaz (1997-1999, sebbene le relazioni con i paesi “turchi” erano sostenute dal presidente Turgut Özal, fondatore dello stesso Anap, e poi da Süleyman Demirel), e al Chp di Bülent Ecevit (1999-2002) e del presidente Ahmet Necdet Sezer.
Questa nuova politica dell’Akp sembra invece essere finalizzata a creare un maggiore integrazione tra le nazioni “turciche”. Integrazione che, almeno da un punto di vista economico, significa molto per entrambi. Come parte dei suoi sforzi per diversificare l’economia e ridurre la sua dipendenza energetica, il Kazakistan sta infatti da qualche tempo valutando la possibilità di investimenti in settori alternativi. Attraverso tali politiche, la leadership kazaka vuole ridurre la sua dipendenza dalle importazioni e aumentare il potenziale di esportazione del Paese. In questo ha capito che ha molto da imparare dall’esperienza turca, valutando le misure drastiche che la Turchia ha adottato in materia di industrializzazione.
Già durante la sua visita del 21-24 ottobre il presidente Nursultan Nazarbayev, rivolgendosi al Parlamento turco, aveva ricordato che dal 1993 gli investimenti turchi in Kazakistan sono stati di circa 1 miliardo di dollari, mentre gli investimenti kazaki in Turchia durante lo stesso periodo di tempo sono stati di 4 miliardi. L’obiettivo primario dei due Paesi è di aumentare il volume di scambi annuali dall’attuale 2,5 a 5 miliardi di dollari. Accompagnato da 5 ministri e 300 uomini d’affari, Nazarbayev aveva visitato alcune aree industriali, partecipando al Turkish-Kazakh business forum a Istanbul (Türkiye-Kazakistan İş ve Yatırım Forumu). In quell’occasione il presidente aveva invitato gli industriali e gli uomini d’affari turchi a investire nell’economia kazaka. Al forum di ottobre parteciparono oltre 100 imprenditori kazaki della Kazka (Associazione degli imprenditori del Kazakhstan) e dell’Atameken (Unione nazionale degli imprenditori e impiegati del Kazakistan), oltre a 415 rappresentanti della Tuskon (Türkiye İşadamları ve Sanayiciler Konfederasyonu, Confederazione degli imprenditori e artigiani di Turchia).
I funzionari governativi turchi espressero in quell’occasione anche la necessità di aumentare il volume d’affari a 15 miliardi di dollari entro il 2012. Il fatto poi che Turchia e Kazakistan operano in zone diverse dell’Eurasia, fa sì che la cooperazione risulti più vantaggiosa di una potenziale concorrenza. Sta di fatto che per ora, forse anche grazie alla distanza geografica tra i due Stati “fratelli”, le relazioni tra Turchia e Kazakistan sono perfette, come sostenuto dallo stesso Gül in occasione degli incontri di ottobre.
Il Kazakistan in questo modo vuole anche entrare a pieno titolo nel nuovo blocco politico-culturale rappresentato dall’Assemblea parlamentare dei Paesi turcofoni (TurkPa), organizzazione nata a Baku a fine settembre 2009 con la benedizione di Azerbaijan e Turchia e a cui allora partecipò in qualità di semplice osservatore.
Visto l’impatto delle sempre più intense relazioni con il Kazakistan, e con la Russia, questo tipo di accordi potrebbe estendersi ad altri Paesi. Di certo il Kazakistan, con le sue enormi riserve di petrolio, gas e uranio, attira l’attenzione della Turchia. Sia in quanto Paese emergente e protagonista nelle politiche energetiche, sia come consumatore e via di transito, questa si è precipitata a fare accordi energetici con il Kazakistan. Per quanto riguarda poi le recenti ambizioni della Turchia a diventare uno hub energetico globale, Nazarbayev già alcuni giorni prima della sua visita espresse la disponibilità per il trasporto di petrolio e gas kazako attraverso il Baku-Tiblisi-Ceyhan (Btc), aggirando così la Russia via Azerbaijan e Georgia. Una volta in Turchia, disse però che avrebbe sostenuto il progetto di oleodotto Samsun-Ceyhan insieme con la Russia (Trans-Anatolian pipeline).
Per riempire l’oleodotto italo-turco (la proprietà è divisa tra l’Eni e la turca Çalık Enerji) potrebbero essere utilizzati i giacimenti di Kashagan e Karachaganak in Kazakistan, cosicché l’oleodotto di 550 chilometri avrà una capienza massima di 1,5 milioni di barili al giorno. La dichiarazione di sostegno all’oleodotto Samsun-Ceyhan fatta allora da Nazarbayev venne accolta in Turchia come una mossa che avrebbe potuto rafforzare il ruolo di questa nella politica energetica internazionale e creare molte opportunità di lavoro. Tuttavia, l’impegno del Kazakistan nel Samsun-Ceyhan potrebbe avere un costo molto alto.
Il trasporto del greggio infatti dovrà necessariamente avvenire attraverso percorsi controllati dalla Russia. Non a caso il primo a parlare con certezza di disponibilità del Kazakistan a partecipare all’attivazione dell’oleodotto italo-turco fu il 22 ottobre lo stesso primo ministro russo Putin durante una videoconferenza da Mosca con il suo collega Erdoğan. Lo scorso 20 gennaio poi, sulla scia di questa serie di riunioni per la promozione del dialogo bilaterale, l’ambasciatore turco in Kazakistan, Atilla Günay, ha incontrato ad Astana il ministro della Difesa kazako Adilbek Zhaksybekov. L’incontro ha completato un primo accordo di partenariato strategico firmato ad ottobre, al fine di avviare una più stretta collaborazione militare tra i due Paesi. La riunione è culminata in un’offerta alla Turchia per tenere, per la prima volta nella storia dei due Paesi, delle esercitazioni militari congiunte come nuova caratteristica della loro cooperazione militare bilaterale. Secondo Zhaksybekov, la visita di Nazarbayev in Turchia ha fornito un impulso per il miglioramento delle relazioni tra i due Stati. “In precedenza abbiamo fatto un accordo simile, ma questa volta lo abbiamo ampliato e concretizzato. Esso punta al futuro”, dichiarò in ottobre Nazarbayev dopo i negoziati con Gül.
La cooperazione militare tra Turchia e Kazakistan si è sviluppata per oltre un decennio, ma i due Paesi non hanno mai organizzato esercitazioni militari congiunte. Zhaksybekov stava sottolineando questo punto quando ha suggerito l’iniziativa: “vogliamo effettuare manovre congiunte con le forze armate turche come nuovo aspetto nella nostra cooperazione militare. La Turchia è uno dei partner prioritari del Kazakistan nel settore della difesa”. In quell’occasione ha anche invitato una delegazione turca a partecipare al Kadex, prima esposizione internazionale di armamenti del Kazakistan, che si terrà a maggio 2010.
Secondo il ministro della Difesa, la Turchia assisterà il Kazakhstan nella riforma delle forze armate del Paese, dalla formazione personale alla preparazione delle sue forze speciali. Infatti la Turchia, oltre ad aver fornito al Kazakhstan attrezzature militari e addestrato circa 500 soldati, ha attualmente circa 60 soldati kazaki che ricevono un addestramento militare in Turchia. Roger McDermott, Senior Fellow in Eurasian Military Studies della Jamestown Foundation, firma del Journal of Slavic Military Studies e autore di “Russian Military Reform 1992-2002” (London;Portland: Frank Cass, 2003) - fondamentale per comprendere il sistema militare post-sovietico - ha osservato che Ankara ha assistito il Kazakhstan anche nella trasformazione di un battaglione di peacekeeping inviato in Iraq (KazBat) in brigata (KazBrig), sola unità di supporto centroasiatica presente nel Paese.
La Turchia si è già rivelata determinante nella creazione di un’unità di antiterrorismo kazaka, nella costruzione della base navale di Aqtau e del porto navale di Yeraliyevo. Provvede inoltre all’assistenza in addestramento delle forze speciali kazake e alla fornitura di veicoli militari. Gli esperti ritengono che il Kazakhstan sia uno dei tre Stati leader della Cis, e che il Paese abbia sviluppato le proprie forze armate in modo tale da avere uno degli eserciti più forti presenti oggi in Asia centrale.
Nel solo 2009 ha condotto 52 esercitazioni militari, 14 in più che nel 2008. L’interazione del 2009 è stata degna di nota dacché ha coinvolto le Collective operational reaction forces (Ksor) della Collective security treaty organization (Csto, o trattato di Tashkent), ad esclusione dell’Uzbekistan, che dal febbraio 2009 deve ancora ratificare il trattato. Il Kazakhstan ha partecipato poi sia ad esercitazioni interne al programma Nato partnership for eace (Pfp) che ad esercitazioni della Csi, incluso il Norak anti-terror 2009 (in Tajikistan), il Combat commonwealth 2009 (in Russia e Kazakhstan), come pure alla Steppe eagle 2009 con Stati Uniti e Regno Unito (in Kazakistan).
Quest’anno ospiterà inoltre le esercitazioni della missione di pace della Shanghai cooperation organization (Sco), come ricordato dallo stesso presidente della Repubblica popolare cinese Hu Jintao durante la sua visita in Kazakistan dello scorso 13 dicembre. In quell’occasione è stato firmato un accordo per l’attivazione del gasdotto Cina-Kazakistan, parte del più ampio gasdotto Cina-Asia centrale (o gasdotto Turkmenistan-Cina, e vero motivo del tour centroasiatico del presidente cinese). Partendo dal confine tra Turkmenistan e Uzbekistan, il gasdotto attraversa Uzbekistan e Kazakistan prima di raggiungere la Cina in Xinjiang-Uyghur. Visto il volume d’affari con la Cina (nel solo 2008, il volume di scambi tra i due Paesi ha raggiunto 17,5 miliardi dollari, fino al 26 % in più dal 2007, facendo così del Kazakhstan il principale partner commerciale della Cina in Asia centrale), il Kazakistan vuole promuovere attivamente una politica estera “multidirezionale”, in modo da entrare in contatto con Paesi e organizzazioni diverse da Russia, Csto, Sco e Cis.
Così facendo si aspetta una più profonda collaborazione con gli Stati Uniti, come parte della sua nuova dottrina militare del 2007 e un maggiore impegno con la Nato nel quadro del Pfp, al fine di promuovere la cooperazione per la pace e il sostegno all’antiterrorismo. La Nato e il Kazakistan hanno in questo nuovo contesto avviato la seconda fase dell’Individual partnership action plan (Ipap) che, come nel biennio 2006-2008, punta a migliorare la sicurezza regionale e modernizzare le forze armate kazake. In questo contesto, l’offerta kazaka per compiere esercitazioni militari congiunte con la Turchia, Stato membro della Nato le cui forze armate sono le seconde più grandi tra i Paesi dell’Alleanza dopo quelle degli Stati Uniti (ma le prime per forze di terra), rappresenta gli sforzi del Kazakhstan a perseguire una politica estera “multidirezionale” efficace, legata al suo rafforzato ruolo geopolitico in una regione ricca di energia quale quella del Mar Caspio.
Da un lato una maggiore cooperazione militare con la Turchia potrebbe aiutare il Kazakistan a creare partenariati energetici e militari più efficaci con la Nato e l’Unione europea, aggiornare le proprie capacità di antiterrorismo e peacekeeping, e infine migliorare la prontezza delle sue forze armate in rapido cambiamento. Dall’altro, gli sforzi turchi per creare forti legami militari ed energetici e cercare la normalizzazione dei rapporti con le regioni vicine potrebbero completare la politica estera degli “zero-problemi” di Davutoğlu.
La cooperazione militare bilaterale tra Ankara e Astana contribuisce ulteriormente a contenere le ambizioni di altre potenze regionali e consente ad entrambi i Paesi di fungere da interconnettori sicuri nei flussi commerciali ed energetici da oriente a occidente. In quanto poi attori regionali attivi, ma a cui ancora manca il “muscolo militare”, Kazakistan e Turchia sono quindi ben posizionati per beneficiare di una rafforzata cooperazione nel settore difesa. L’offerta kazaka di tenere delle esercitazioni congiunte potrebbe rivelarsi interessante per la Turchia, poiché i suoi interessi in Asia centrale sono stati a lungo oscurati dalla presenza della Russia e della Cina.
A questo proposito ci si potrebbe aspettare preoccupazione da parte della Russia, poiché la sua posizione strategica è sempre più influenzata dall’impegno regionale di Cina e Turchia in Asia centrale in generale, e in Kazakistan, maggiore economia della regione, in particolare