Arte investimento guadagni rivalutazione (?)

Te lo chiedo in punta di piedi, in incognito quasi, avendo io lo stesso caso da risolvere ..... ma hai trovato sistemazione anche la scultura di Rab ...???

Incredibile ma vero

posso anche arrivare a vendere il Fontana
(collezione permanente e in futura, spero lontana, successione)

... ma Rabaronzola non si tocca.

Pena un divorzio... lungo e costoso
:(
 
Incredibile ma vero

posso anche arrivare a vendere il Fontana
(collezione permanente e in futura, spero lontana, successione)

... ma Rabaronzola non si tocca.

Pena un divorzio... lungo e costoso
:(

:moglie: Capisco.
Se ne vuoi un'altra, magari per le nozze d'oro, e non sapessi a chi rivolgerti......:clapclap::clapclap::clapclap:
 
Incredibile ma vero

posso anche arrivare a vendere il Fontana
(collezione permanente e in futura, spero lontana, successione)

... ma Rabaronzola non si tocca.

Pena un divorzio... lungo e costoso
:(
Confermi che
sono sempre i migliori che se ne vanno ... :sad:
l'erba cattiva non muore mai ... :banana:
e, in fin dei conti,
nulla può cementare un matrimonio quanto una terribile esperienza vissuta insieme. :pollicione:
 
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Un articolo di oggi su Repubblica di un amico. Il prof. Paolo Turati.
Sempre lucido e pungente nelle sue analisi.
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Un articolo di oggi su Repubblica di un amico. Il prof. Paolo Turati.
Sempre lucido e pungente nelle sue analisi.
Magari Turati ha dimenticato De Chirico, Severini, Boccioni ... però forse si riferiva al solo dopoguerra ritenendo de Chirico, che visse sino agli anni 70, esaurito nel primo periodo.
Dei 7 citati, con criterio che cercava di essere obiettivo, noto che in Italia il solo conosciuto da più del 5% della popolazione è Morandi ... speriamo non confuso con Gianni.
In queste condizioni vince il gusto di chi ha i soldi, o di chi "consiglia" chi li ha. Vedo che anche lui suggerisce di appoggiarsi ad un consulente disinteressato.
Ma dimmi tu dove lo trovo uno che:
conosce l'ambiente
indovina i pronostici
è disinteressato

:jack:

Infatti, oggi che la qualità non conta una cippa lippa, capire di arte non serve all'investimento, né di per sé permette di indovinarci. Per avere idea di chi farà guadagnare occorre essere vicini al centro decisionale, e se stai davvero lì non sei disinteressato: impossibile.
L'esempio del crollo di Hirst da quando ha voluto far da sé mi pare emblematico. Il suo nulla poteva venderlo bene solo una organizzazione dittatoriale. Lui si è illuso di valere qualcosa di per sé. Per Hirst prevedo siamo solo all'inizio del baratro.
 
Ultima modifica:
Sentivo oggi una televendita, dove c'è un signore che a volte, invece di presentare gli oggetti in vendita, racconta fatti legati al suo mestiere o vita.

A parte che i televenditore diceva che non tratta litografie perchè le considera di nessun valore, ha raccontato di un suo cliente che aveva acquistato qualche anno prima da un altro venditore televisivo 120.000 euro di litografie, volendo rivenderle il signore si è rivolto a lui, ma lui non trattando litografie ha telefonato a chi le aveva vendute per vedere se le riprendeva anche scontando il 30%, la risposta è stata che ci poteva fare anche un falò.

Magari il raccontatore visto che voleva tirare l'acqua al suo mulino, ha esagerato nella storia del falò, ma comprare arte su certi canali seguendo la scia delle mode del momento è pericolosissimo.

A pensarci bene una certa televendita vende centinaia di litografie in suo possesso, ma nella sezione conto vendita ho notato che vende opere uniche e quasi mai multipli.
Sulle altre televisioni i multipli in conto vendita, venduti come occasioni da non perdere dalla suddetta, hanno prezzi molto più bassi.
 
La vaniglia è costosissima. L'industria però è riuscita a crearne una imitazione "accettabile" abbattendo il costo del tuo gelato a livello del limone. La vaniglia vera, però, rimane costosissima. Fin che qualcuno la comprerà, la desidererà, percependo la differenza da quella sintetica. Perché comunque il costo base rimane alto indifferentemente dalla domanda.
Vale per molti altri campi.
Vale anche per la grafica. Una volta tutte le figure stampate erano "grafica".
Nell'800 la litografia, e poi ancor più la stereotipia, abbassarono il costo di produzione delle immagini. (NON avvenne con l'incisione)
Alcuni artisti francesi ridussero allora volontariamente il numero delle copie, le firmarono, poi le numerarono, poi altro ancora, in modo che esse riacquistassero un pregio dovuto alla rarità. Intanto però Daumier veniva stampato in litografia nelle riviste ad alta tiratura, e anche oggi una sua lito si trova a poche decine di euro.
Fu la fotografia a sovvertire tutto: foto, fotolito, altri metodi di riproduzione meccanica ... capirci qualcosa divenne sempre più difficile, poi ... la moneta cattiva scaccia quella buona.
Oggi le lito non si stampano più con il torchio a mano, si fanno con macchine offset, l'effetto è troppo simile a quelle, il costo troppo inferiore.
Sopravvivono lito fatte a mano, ma è un mercato sempre più ridotto, esposto a scorrettezze, soprattutto per i grandi nomi-grandi prezzi. E soprattutto viene vissuto come inutile.
Pertanto la grafica del passato mantiene un valore per via della sua riconoscibilità e della qualità: ma occorre chi garantisca l'opera, purtroppo. Perché a certi prezzi si può sempre costruire una fotoincisione e spendere i 20 euro richiesti per produrre "artigianalmente" ogni copia .
La grafica del presente funziona quasi solo per i gonfiatissimi nomi anglosassoni e per le loro porcatine serigrafate (la serigrafia è tecnica più semplice e in generale meno ricca di qualità): cose che verranno dimenticate per gli stessi motivi che producono la crisi odierna: si guardi al mercato di Warhol, roba identica, autentici, falsi, ripetizioni ecc. Un casino. E un casinò. Anche nel senso che succede solo dove girano i soldi veri. Dove non c'è trippa per gatti gli artisti boccheggiano, anche se fossero 100 volte migliori di quelli americani, cinesi ecc
Infine, non si tratta di essere nostalgici. Una fotolitografia è, in sostanza, una riproduzione di lusso. Distinguila tu da quella che non è foto!
O, da un altro punto di vista, succede che un amico qui del forum abbia acquistato una lito di un autore a 30 €, non firmata. Firmata, l'ho pagata io 120. Che senso ha, in effetti? Sono identiche.

Ecco perché la grafica fatica a raggiungere grandi prezzi. Solo grandi nomi, che passano attraverso importanti case d'asta, superano i 10/20 mila euro che permettono di recuperare anche le spese.
Ma ciò non significa che l'arte della grafica sia automaticamente inferiore a quella dei pezzi unici. Si tenga anzi presente che per edizioni numerose (per esempio le 1500 copie delle grafiche inserite nella Revue de l'Art Ancien et Moderne) sicuramente l'artista, data la vastità del pubblico prospettantesi, avrà cercato di dare il meglio di sé e prodotto una grafica di qualità.
E si tenga anche presente che i nomi oggi in voga - i Paolini o i Boetti, per dire - sono perlopiù strutturalmente inadatti alla grafica.

Per conto mio, a parte tutto il resto di cui si parla nei "mercatini", tendo ad evitare le serigrafie, la cui matrice quasi mai è prodotta con le sue mani dall'artista.
 
Una lieve aggiunta al post precedente. Con un esempio.
Possedevo due opere uguali di un noto autore.:cin:
Una era una lito firmata e numerata su carta buona e pesante.
L'altra era la stessa identica cosa, ma su carta leggera per manifesti, con le scritte della mostra sotto.
Se fosse stata anche non firmata, in Italia valeva zero. Invece c'era la dedica dell'artista a me, con firma, e ha fatto 100 € ad un'asta.
A parte la differenza di carta e le scritte, le opere erano identiche anche come tecnica: litografia. Offset. Si stampa rapidamente, anche in moltissime copie.
L'esempio è confermato dal fatto che un manifesto di Magnelli con le caratteristiche analogamente uguali a quelle della lito firm num, ma privo di firma autografa, non si riuscì a venderlo.
All'estero pare siano meno puritani, ma non è questo il punto.
Il punto è che queste cose hanno minato l'interesse e la fiducia nella grafica d'arte.

Quello che i Buhot, i Boutet, i Manet , i Pissarro avevano conquistato nell'800 rarefacendo le tirature, personalizzandole e introducendo la firma come richiamo per i collezionisti/allodole, è un capitale che pian piano si è consumato, anche per l'evoluzione tecnica delle macchine per stampa (oltre che per altri fattori, ovviamente).
Per paradosso, poi, si investe sulle fotografie, che sono opera ancor più riproducibile :wall: e si tenta di ripetere l'operazione ottocentesca creando piccole tirature vendute a caro prezzo.
Di alcuni artisti, poi, girano delle fotolito firmate e num dove si vede addirittura il retino fotografico.
Mentre la carta moneta è divenuta progressivamente più anti-imitazione, complicando le proprie caratteristiche (la banconota è una incisione, eh!) gli artisti (poche le eccezioni) non solo hanno trascurato di tutelare decentemente l'acquirente di grafica, ma addirittura hanno scavato con le loro mani la fossa delle tecniche meno pregiate distribuite urbi et orbi.
Similmente, case d'Asta di una certa importanza, tra serigrafia, litografia e acquatinta fan ben poca differenza, la definizione "la buttano là", e che sarà mai?
In queste condizioni, chiaro che un Dalì continui a produrre grafiche dall'Aldilà, tanto che quel posto lo vogliono ormai chiamare Aldalì, che pare più corretto :eeh:
 
Una lieve aggiunta al post precedente. Con un esempio.
Possedevo due opere uguali di un noto autore.:cin:
Una era una lito firmata e numerata su carta buona e pesante.
L'altra era la stessa identica cosa, ma su carta leggera per manifesti, con le scritte della mostra sotto.
Se fosse stata anche non firmata, in Italia valeva zero. Invece c'era la dedica dell'artista a me, con firma, e ha fatto 100 € ad un'asta.
A parte la differenza di carta e le scritte, le opere erano identiche anche come tecnica: litografia. Offset. Si stampa rapidamente, anche in moltissime copie.
L'esempio è confermato dal fatto che un manifesto di Magnelli con le caratteristiche analogamente uguali a quelle della lito firm num, ma privo di firma autografa, non si riuscì a venderlo.
All'estero pare siano meno puritani, ma non è questo il punto.
Il punto è che queste cose hanno minato l'interesse e la fiducia nella grafica d'arte.

Quello che i Buhot, i Boutet, i Manet , i Pissarro avevano conquistato nell'800 rarefacendo le tirature, personalizzandole e introducendo la firma come richiamo per i collezionisti/allodole, è un capitale che pian piano si è consumato, anche per l'evoluzione tecnica delle macchine per stampa (oltre che per altri fattori, ovviamente).
Per paradosso, poi, si investe sulle fotografie, che sono opera ancor più riproducibile :wall: e si tenta di ripetere l'operazione ottocentesca creando piccole tirature vendute a caro prezzo.
Di alcuni artisti, poi, girano delle fotolito firmate e num dove si vede addirittura il retino fotografico.
Mentre la carta moneta è divenuta progressivamente più anti-imitazione, complicando le proprie caratteristiche (la banconota è una incisione, eh!) gli artisti (poche le eccezioni) non solo hanno trascurato di tutelare decentemente l'acquirente di grafica, ma addirittura hanno scavato con le loro mani la fossa delle tecniche meno pregiate distribuite urbi et orbi.
Similmente, case d'Asta di una certa importanza, tra serigrafia, litografia e acquatinta fan ben poca differenza, la definizione "la buttano là", e che sarà mai?
In queste condizioni, chiaro che un Dalì continui a produrre grafiche dall'Aldilà, tanto che quel posto lo vogliono ormai chiamare Aldalì, che pare più corretto :eeh:
Ecco l'incisione che piace di più a me:

100000-dollar-bill.jpg


:jolly:
 

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