Fondo banche, vertice sui decreti Scontro in parlamento sui tempi
Associazioni domani a Roma. No del governo alla presentazione entro sabato
- Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
- 13 Feb 2019
- Federico Nicoletti
Ex popolari, domani il vertice al ministero dell’economia sui decreti attuativi per il fondo risarcimenti. E proprio sull’emanazione dal ministero dell’economia è andato in onda ieri sera in parlamento lo scontro, con le minoranze che hanno sfidato il governo alla Camera a prendere un impegno formale a fare tutto entro sabato, approvando un ordine del giorno del parlamentare vicentino di Forza Italia, Pierantonio Zanettin. Fatto proprio anche da Pd e Leu, perché divenuto prova del nove della volontà del governo di un’approvazione rapida e senza problemi rispetto alla lettera di chiarimenti inviata da Bruxelles, come promesso sabato scorso a vicenza dai vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Ordine del giorno, discusso nell’ambito del decreto Carige, che il governo, con il sottosegretario all’economia, Alessio Villarosa dei Cinque Stelle (che ha confermato l’esistenza della lettera Ue, ma senza render noto il contenuto) si era detto disposto ad accettare come raccomandazione ma non come indicazione tassativa; la maggioranza ha respinto il testo con 268 voti contro 178. «L’ennesimo impegno disatteso», ha commentato Zanettin, secondo cui che la mancata approvazione funziona anche da dimostrazione che i problemi con l’europa esistono.
Nel frattempo, nel pomeriggio, era arrivata alle associazioni la mail dalla segreteria di Villarosa che convocava la Cabina di regia per domani alle 11 a Roma. Riunione a questo punto attesa come prova del nove sulle promesse di Salvini e Di Maio. La convocazione non specifica se si parlerà solo del primo dei due decreti, quello che deve specificare il modello per la domanda di rimborso e i tempi di presentazione, o anche del secondo, promesso di qui a un mese, che dovrebbe disciplinare i meccanismi di rimborso del 30% con tetto fino a centomila euro e la composizione della commissione dei nove che vaglierà le domande.
Il quadro della situazione alla vigilia, con le diverse alternative, è chiaro. Da un lato Salvini e Di Maio hanno minimizzato sabato i rischi della lettera giunta da Bruxelles al direttore generale del ministero del Tesoro, Alessandro Rivera (finito lui stesso sulla graticola) che, chiede una serie di chiarimenti, sottolineando il principio generale del risarcimento legato al misselling, la vendita truffaldina delle azioni, il legame con la violazione delle regole Mifid e il giudizio di una corte o il parere di un arbitro che l’accerti. E almeno la fissazione di criteri che assicurino che il rimborso sia dovuto a ragioni di urgenza sociale. Una lettera che non avvia alcuna procedura amministrativa, tantomeno di infrazione o pre-infrazione, secondo il governo. «Se lo schema sta bene all’europa, bene, altrimenti andrà bene lo stesso», aveva detto Salvini. «Adesso risarciamo i truffati, poi risponderemo all’europa», aveva aggiunto Di Maio. Insomma, si tira dritto.
Ma intanto, in parallelo, le notizie da Bruxelles parlano di una trattativa del ministro dell’economia, Giovanni Tria, e dello stesso Rivera proprio sugli aspetti critici. La cui mancata risoluzione esporrebbe a responsabilità erariali chi dovesse firmare i rimborsi, mettendo a rischio paralisi l’attività della commissione dei nove. Si vedrà se il vertice chiarirà se trattativa sui punti critici c’è stata o meno, e se ha condotto a soluzioni. «Nessun dirigente ministeriale firmerà quei decreti», aveva detto senza mezzi termini sempre Zanettin l’altro ieri alla Camera, prima della nuova sfida di ieri sera.
Anche le posizioni delle associazioni dei risparmiatori sono chiare. «Il danno erariale? Vale per il patrimonio dello Stato derivante da fondi introitati con le tasse. Ma il fondo di risarcimento è alimentato con i conti dormienti. Il rischio non c’è», sostiene Andrea Arman, il portavoce del Coordinamento don Torta, che con «Noi che credevamo...» ha ispirato la svolta del fondo come rimborso generalizzato e punta a confermare lo schema. «Noi chiediamo di farli, i decreti. Dicendo che i veri risparmiatori non hanno problemi ad esser giudicati da un arbitro», sostiene Patrizio Miatello dell’associazione Ezzelino, schierato sull’altro fronte. «Villarosa ci spieghi com’è andata la trattativa con l’europa e cos’è stato proposto», aggiunge da Udine Barbara Puschiasis di Consumatori attivi. E se il governo tirasse dritto? «Si assumerà la responsabilità. Ma ci pensi bene: i risparmiatori non sono polli da spennare».