ok, però perchè la ns cultura magari machilista, si può condannare come cattiva senza se e senza ma, mentre certe culture come quelle da te citate avendo una certa patente o aurea di antropologia devono essere trattate con le pinze?
mi sembra un assolutizzare certi valori in certi casi e glissare o ammobidire la questione in altri.
cq discorso interessantissimo
No... no... sono IO che non me la sento, essendone del tutto estranea e non avendola mai studiata, di dare risposte e pareri in merito.
Mentre la cultura maschilista italiana la conosco e l'ho anche studiata. Sono 22 anni che la studio.
Comunque, non ho trovato NIENTE in rete e quindi, spero di non rompere e di riuscire ad essere breve.
Come mai la cultura espressa anche da Berlusconi con quella battutaccia per me è collegata alla violenza di genere? (ne avevo anche parlato con Oshark, tempo fa che diceva che chi è violento lo è a prescindere dal contesto culturale in cui vive, mentre io sostengo che il contesto culturale è una delle cause del crescere delle violenze contro le donne).
Dunque, dicevo... ho letto e studiato numerose ricerche in psicologia sociale che parlano della rappresentazione della donna nei media e delle conseguenze che questa rappresentazione porta.
(Non venitemi a dire che Berlusconi non c'entra niente con la rappresentazione della donna nei media!)
Doverosa una premessa.
La mercificazione del corpo femminile è penetrata anche nell’ambito politico, come hanno dimostrato i recenti scandali sessuali che hanno rivelato il fenomeno della donna-tangente. Il concetto di "utilizzatore finale", impiegato dall'avvocato Ghedini per spiegare l'incontro tra il leader di governo ed una "escort", resterà negli annali della letteratura psicosociale come definizione sintetica ed efficace del rapporto asimmetrico tra un uomo soggetto ed una donna oggetto.
Un altro punto estremo, nell'oggettivazione della donna in politica, è stato raggiunto nella primavera del 2011, quando, in alcune città venete, sono comparsi dei manifesti che esibivano, fianco a fianco, una donna procace, a seno nudo, eretta a simbolo di un federalismo fattivo, ed una donna piegata dall’anoressia, simbolo, invece, di un federalismo inconsistente. Poco importa che i manifesti siano stati sconfessati dallo stesso Movimento Veneto Libero, sotto la cui sigla erano comparsi. Ciò che conta è che, con la loro affissione, si è valicata un’ultima frontiera: la deumanizzazione dell'immagine femminile nella propaganda politica è stata spinta fino a strumentalizzare la sofferenza estrema, mediante l’esibizione dell’immagine di Isabelle Caro, deceduta proprio a causa dell'anoressia.
Alcune delle conseguenze di questa mercificazione riguardano la percezione che le donne hanno di se stesse (e questo potrebbe anche spiegare come mai le donne non reagiscano e/o non si offendano), ma di queste parlerò solo se vi interessa.
Per quello che riguarda gli effetti SOCIALI (compresi l'aumento di violenza che dicevo), in primis coinvolgono la vita affettiva di donne e uomini. Quando una persona tratta un'altra come un oggetto, è difficile che provi per questa dell’empatia, sentimento necessario perché le relazioni intime siano soddisfacenti e stabili. Se donne e ragazze sono viste come oggetti sessuali, invece che come persone complete, dotate di interessi propri, talenti, specificità, uomini e ragazzi incontreranno difficoltà a stabilire con loro relazioni diverse da quelle meramente strumentali.
A livello sociale, la mercificazione delle donne contribuisce al mantenimento dell'ineguaglianza tra i generi ed alla diffusione di atteggiamenti e comportamenti sessisti. L'esposizione ad immagini che oggettivano le donne influenza i giudizi sulle donne in generale e causa una più accentuata tolleranza degli stereotipi di genere, del mito dello stupro (la credenza che le donne lo provochino con il loro comportamento), delle molestie sessuali, della violenza interpersonale. L'esposizione ad immagini oggettivanti, infine, influenza le interazioni tra uomini e donne. Ad esempio, dopo aver visto contenuti oggettivanti, gli uomini sono spinti a pensare alle donne come ad oggetti sessuali, a trattarle di conseguenza e a non riconoscere il loro contributo allo sviluppo della società.
Tutto questo non lo dico io. L'ho letto e studiato, è frutto di numerose ricerche scientifiche. Ed è stato ben esposto da Chiara Volpato, Professoressa Ordinaria di Psicologia Sociale all' Università Bicocca di Milano.