Buffoni (1 Viewer)

Stato
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winn

Forumer attivo
Non vi è soluzione purtroppo la cancrena è in tutto lo stato . Ci vogliono i forconi una rivoluzione e si riparte da capo. Magari anche svalutati e fuori dall euro perchè altrimenti l agonia sarà lunga e moriremo comunque tutti pian piano in un mare di debiti con supertasse e una scopa nel culo. Alla faccia di questa moneta di m...a in più con altri governanti europei che si fanno i c....i loro. HANNO tutto loro in mano mangiano i nostri soldi e ci riempiono di debiti. Il bello è che i nostri soldi girano solo tra banche e governi e i popoli se lo pigliano in c....o anche ed in più lavorando per loro. Spero che la gente si ribelli in fretta,non ho più visto un servizio sulla grecia ,sulla gente greca, li hanno salvati dicono!!! Le borse salgono ( Guadagnano le banche con i nostri soldi prestati a loro) i politici galleggiano e si mantengono bene e la gente normale non arriva alla 3 settimana. Ma chissà per quanto ancora?
 

big_boom

Forumer storico
non se vi ricordate, ma credo che l'assoluzione concesso nasce da qui

non siamo nemmeno uno stato, ma vi rendete conto che il primo ministro italiano va a lamentarsi della giustizia del proprio paese dal presidente di un paese straniero :rolleyes:

servizi segreti, interessi macroeconomici, queste sono le reali motivazioni

[ame=http://www.youtube.com/watch?v=aY_4k5msGlI]Berlusconi a Obama : In Italia dittatura dei magistrati di sinistra - YouTube[/ame]
 
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MARCO12

Forumer storico
art 18 vale anche x voi politici?
Ok mi va bene l'articolo 18 che da la possibilità ad un imprenditore o a un ad come marchionne di mandare a casa dei "fanulloni" pagati 1000 euro al massimo....
Ma noi cittadini possiamo con art 18 mandare a casa certi politici "fanulloni" che ci costano al minimo 1 milione di euro?
è QUESTA LA VERA EQUITà!!!!
 

tontolina

Forumer storico
Cupola finanziaria internazionale, I.S.D.A.: un Premio Nobel ne rivela i nomi
http://tradingnostop.finanza.com/2012/03/1...ale-e-a-londra/


Scritto il 19 marzo 2012 alle 20:07 da carloscalzotto@finanza

C’e poco da aggiungere rispetto quello che troverete scritto qui, ecco una attenta analisi di una nuovo cupola finanziaria source

Chi ha incontrato Mario Monti, a New York, quindici giorni fa, di talmente importante, da fare in modo che nessun giornalista, curioso, (e tantomeno bloggers indipendenti) potessero sostenere di averli visti insieme?

In teoria, la persona più importante che lui ha visto in Usa è stato Barack Obama. Dopotutto si tratta del comandante in capo del più potente esercito mai esistito.
Macché.

Se Monti è un semplice ragioniere, Obama è, diciamo così, un solidissimo direttore generale. Poi ci sono altri, nei piani alti.

Il nostro baldo premier sembra che abbia incontrato un piccoletto anonimo, un signore di Singapore, totalmente sconosciuto ai più. Il suo lavoro ufficiale consiste nell’insegnare all’università di Toronto “pianificazione dei sistemi di telecomunicazione avanzata” nella facoltà di ingegneria elettronica. E’ un grande esperto (considerato tra i primi cinque esperti al mondo) in “gestione delle risorse energetiche europee e sue applicazioni economiche”.
Vabbè che è un professore pure lui, e tra professori si capiscono. Ma non basta per incontrarlo.

L’anonimo piccoletto di Singapore ha anche un’altra curiosa particolarità. Che a noi ci interessa. Eccome se ci interessa!!!!!
Dai primi di quest’anno 2012, infatti, questo professore ha trovato un nuovo lavoro. Glielo hanno dato gli arabi. Per essere precisi gli emiri. Per essere ancora più precisi: gli sceicchi che rappresentano gli interessi petroliferi e finanziari dell’Emirato Arabi Uniti a Dubai. Costoro, quatti quatti, zitti zitti hanno di recente fatto un acquisto in apparenza disastroso: la più alta quota di maggioranza in Unicredit, la cosiddetta “banca del made in Italy” in teoria simile alla nave Concordia, dato che ha soltanto debiti, ma rappresenta la Repubblica Italiana (così recitava la pubblicità mandata in televisione per sedurre i gonzi italioti con patriottico cuore, pronti a versare i propri risparmi per acquistarne le azioni). Possiedono, infatti, gli emiri, dal 28 gennaio 2012 il 6.5% del capitale finanziario della banca –sufficiente per imporre ogni decisione- attraverso un fondo reale del Dubai che si chiama “Abaar Investment Fund”.

Gli emiri hanno convocato a Dubai il nostro piccoletto anonimo e gli hanno delegato la rappresentanza. E così, l’ometto, alias “the professor”, alias “controllore della pianificazione investimenti in Europa di Unicredit” si è messo al lavoro.

Alias Lim Teng Joon: un genio della finanza al servizio dei cinesi.

Un genio delle telecomunicazioni strategiche.

E’ stato immediatamente cooptato come unico….forse è meglio ripeterlo….UNICO…rappresentante italiano (non è folle che noi italiani siamo rappresentati da un piccoletto di Singapore che in Italia non c’è mai neppure stato?) all’interno della più potente organizzazione finanziaria planetaria, che attualmente gestisce un capitale complessivo di 47.000 miliardi di euro. Questa è la cifra che la cupola tratta.

L’organizzazione ha sede a Londra.Si chiama I.S.D.A.
In Usa è considerata la cupola finanziaria sovranazionale planetaria.

E’ un acronimo.

E’ il datore di lavoro di Mario Draghi.


Praticamente è ufficiale, questo è il bello. Anzi, il triste. Per non dire, il tragico.

Chi lo dice, questo? Il sottoscritto: macché. Il furioso Paolo Barnard?: proprio no. Il Wall Street Journal, allora?: no no no.

Ce lo rivela, con parole semplici, dirette e un solo condizionale, il premio nobel per l’economia Joseph Stieglitz, ormai reo-confesso (“sì sono io la Gola Profonda di “occupy wall street” e allora?” confessione fatta a Bloomberg television in data 12 febbraio 2012) in un articolo pubblicato in data 6 febbraio 2012 da un modesto giornale studentesco della Columbia University dove lui insegna Economia, dato che la rivelazione è stata fatta, così, volutamente en passant, nel corso di una lezione registrata dagli studenti. In tale articolo, Stieglitz ci spiega che la Bce non decide un bel nulla. Bensì, esegue gli ordini dell’I.S.D.A.

L’acronimo sta per “International Swaps and Derivatives Association”.

Secondo Stieglitz, sono loro a decidere il destino della Grecia; sono loro che hanno deciso e stanno decidendo su come la Bce deve o non deve occuparsi della gestione della finanza in Europa.
Il tutto non è stato presentato come uno scandalo, né come una notizia da scoop, né come un allarme clamoroso. Non è nella tradizione di Stieglitz.
L’esimio professore non è in cerca nè di visibilità (non ne ha bisogno, dato che è il numero 1 al mondo) nè tantomeno di pubblicità (ne ha fin troppa). Lo ha fatto commentando con i suoi studenti la situazione finanziaria dell’Europa, delle richieste fatte a Italia e Spagna e dell’imposizione dei tagli alla Grecia. Dice Stieglitz “…..the final oddity of the ECB’s stance concerns democratic governance. Deciding whether a credit event has occurred is left to a secret committee of the International Swaps and Derivatives Association, an industry group that has a vested interest in the outcome. If news reports are correct, some members of the committee have been using their position to promote more accommodative negotiating positions. But it seems unconscionable that the ECB would delegate to a secret committee of self-interested market participants the right to determine what is an acceptable debt restructuring. The one argument that seems – at least superficially – to put the public interest first is that an involuntary restructuring might lead to financial contagion, with large eurozone economies like Italy, Spain, and even France facing a sharp, and perhaps prohibitive, rise in borrowing costs……..The ECB’s behavior should not be surprising: as we have seen elsewhere, institutions that are not democratically accountable tend to be captured by special interests. That was true before 2008; unfortunately for Europe – and for the global economy – the problem has not been adequately addressed since then”. Joseph E. Stiglitz

Tradotto e in sintesi, Stieglitz ci annuncia che la Bce è sottoposta a ordini esterni di privati, i quali porteranno l’economia europea al disastro. Intendiamoci, a naso e istinto lo sapevamo già. Ma è utile sapere nomi e cognomi, date e dati, quando l’informazione la dà un premio nobel dell’economia stimato in tutto il mondo.

E perché lo fa?

Perché la lezione che stava tenendo era di “democrazia e politica”, con il sottotitolo: “quale governance nell’interesse dei cittadini delle nazioni democratiche?”.

E poi, perché ci teneva a fare il mago.

Alla fine della sua lezione, infatti, ha predetto (davvero uno stregone) che “l’Isda annuncerà formalmente sul suo sito di qui a qualche giorno che posizione l’Europa deve assumere rispetto alla Grecia. Sono un’associazione di industriali, non sono mica clandestini.
Loro sono orgogliosi di essere al comando delle operazioni e da un mese a questa parte ci deliziano nel loro sito con il racconto addirittura sfacciato relativo a ciò che stanno facendo.
Quando loro parlano e scrivono sul sito, al massimo dopo 48 ore parlano la Merkel, Sarkozy, Monti”.
Agghiacciante.
Immancabilmente la profezia di Stieglitz è diventata realtà.

E così, sul sito dell’Isda, in data 27 febbraio è comparsa la seguente notizia:

LONDON, February 27, 2012 – The International Swaps and Derivatives Association, Inc. (ISDA), as secretary to the Determinations Committees (the DCs), today announced that a question relating to the Hellenic Republic has been submitted to the EMEA Determinations Committee.

In accordance with the Determinations Committee process, the EMEA Determinations Committee will decide whether to accept the question for deliberation or reject it and this decision will be made by 5PM GMT on Wednesday, February 29, 2012.

Further information regarding the question is available at www.isda.org/credit.

For Media Enquiries, Please Contact: Lauren Dobbs, ISDA New York, +1 212 901 6019, [email protected]
Claire Freer, ISDA London, +44 203 088 3578, [email protected]

Per dirla in breve e in sintesi: sembra un comunicato stampa dal fronte di guerra. Il che ci chiarisce la posizione dei tedeschi, da efferati padroni integerrimi ridotti, povere stelle, a efficienti quanto efficaci ragionieri sottoposti.

Il comunicato, infatti, specifica che si riserva il diritto di stabilire se tutta la manovra finanziaria relativa alla Grecia può funzionare o meno (naturalmente per i loro interessi). Il che vuol dire che se loro decidono che non funziona, andiamo tutti a picco.

Non è una notizia clamorosa.

Forse, per i più, non è neppure una notizia.

Diciamo che è un buon segreto di Pulcinella.

Ma è bene cominciare a passare dagli stereotipi alle informazioni garantite.

E soprattutto con nomi e cognomi, in modo tale da avere un quadro esauriente e veritiero su chi è al comando delle operazioni e chi decide per davvero.

Se non altro, quando (nel caso esista qualcuno che in Italia intenda farlo potendoselo permettere) si va da Mario Monti in conferenza stampa o alla tivvù, si possono fare domande precise e nette a proposito di questi signori.

Ecco l’elenco dei nomi dei funzionari preposti alla gestione di quello che loro chiamano “il pacchetto Europa”.

Lista dei direttori:

Stephen O’Connor….. Morgan Stanley

Michele Faissola….Managing Director…… Deutsche Bank

Gay Huey Evans…..Consultant Executive….. ISDA

Diane Genova…….Treasurer…………….. JPMorgan Chase & Co.

Guillaume Amblard………Global Head Fixed Income Trading…… BNP Paribas

Brian Archer…….Managing Director Global Head Trading…….. Citi

Martin Chavez…….Managing director…….. Goldman Sachs & co.

Bill De Leon…….Global head of Portfolio risk management……… PIMCO

Thibaut De Roux………Global head of structured derivatives…… HSBC bank

Nitin Gulabani……Global head of Rates……………………. Standard Chartered Bank

George Handjinicolauou……..Deputy Chief Executive Officer……… ISDA

Harry Harrison…………………Head Rates trading………… Barclays Capital

Alan Haywood……Head Commercial Development…….. BP p.l.c.

Peter Healey………Fixed Income, Currency, Gold & Silver………….. UBS AG

Jonathan Hunter…………Managing Director Fixed Income…… RBC Capital Markets

Jeroen Krens……………Managing director risk trading…… RBC market & Capital

T.J.LIM…………………..Global Co-Head of Markets…………….. Unicredit

Eric Litvack…………………Chief Operating Global Equity Flow…… Societè Generale

Ted MacDonald…………Managing Director of Shaw……………… The D.E. Shaw Group

Yutaka Nakajima……Senior Managing Director…………………. Nomura Securities

Robert Pickel………..Chief Eexecutive Officer…………… .ISDA

Gerard Sheebacher……Head Global Rates, Foreign Exchange and Structured Credit Trading………… Bank of America Merryl Lynch

Yasushiro Shibata……Joint Head Fixed Income Group…….. Mizuho Securities

Eraj Shirvani…..managing director Head Fixed income …. Credit Suisse

Stuart Spodek………..managing director…………………… Black Rock Investment

Emmanuel Vercoustre……..Head of AXA Bank Europe…….. AXA Bank of Europe

Lili Wang….executive director and senior e vice-president… ICBC Ltd

Come noterete non c’è nessun italiano. Il che è una notizia.

Non piacevole per i mitòmani, ma mi auguro lo sia per tutti gli altri cittadini che ragionano. Così quando sentono il ragionier Monti che ci spiega come adesso contiamo in Europa, ecc., gli si può sempre dire “come mai visto che contiamo tanto non c’è nessun italiano seduto nel consiglio direttivo dell’I.S.D.A.?”.

La risposta, molto probabilmente sarà “Non so che cosa sia questa sigla”.

Avrete notato che c’è Unicredit.

Siamo rappresentati dal piccoletto di Singapore: il nostro Lim Teng Joon.

In teoria, e in pratica, con la totale complicità del primo ministro in carica Mario Monti, e del PDL, PD, UDC, FLI, API che lo appoggiano, il nostro unico rappresentante è un anonimo quanto geniale ingegnere di Singapore che lavora per gli emiri del Dubai e ha rappresentato per quindici anni gli interessi finanziari dei cinesi.

Vi sembra normale, tutto ciò?

Non pensate che sarebbe il caso di cominciare a far domande a furor di popolo?

A pretendere delle risposte?

Vogliamo che la gentile e squisita generosità di Joseph Stieglitz non trovi da noi una sponda?

Vogliamo far credere al premio nobel per l’economia che siamo insipienti? Ingrati? O peggio ancora: indifferenti alle notizie che lui divulga?

In Germania e Francia hanno cominciato la diffusione, analisi, dibattito e discussione sull’.I.S.D.A., sulle sue funzioni, sulle sue modalità, sulla sua natura. Sono 862 membri.

Consiglio a chiunque sia in grado di leggere in inglese di andare a leggere il loro sito: troverà tutto lì. Loro, così si presentano: il sito è ISDA - International Swaps and Derivatives Association, Inc.

Since 1985, ISDA has worked to make the global over-the-counter (OTC) derivatives markets safer and more efficient. Today, ISDA is one of the world’s largest global financial trade associations, with over 815 member institutions from 58 countries on six continents. These members include a broad range of OTC derivatives market participants: global, international and regional banks, asset managers, energy and commodities firms, government and supranational entities, insurers and diversified financial institutions, corporations, law firms, exchanges, clearinghouses and other service providers. Information about ISDA and its activities is available on the Association’s web site: www.isda.org/.

Per quanto riguarda il nostro prode ometto di Singapore, il geniale professor Lim Teng Joon, va ricordato che è il più grande esperto al mondo in “Energy harvest” (ovverossia “raccolta e sfruttamento energetico” oltre ad essere il riconosciuto inventore della “cognitive radio system”, nonché direttore generale del “Sistema Informatico Europeo Operativo nel campo delle Transazioni Elettroniche”. A Bruxelles è il duce.

Certo, con tanti cervelloni europei, a me sembra quanto meno strano che un anonimo signore di Singapore sia riuscito ad avere un potere così forte, così vasto, al punto tale da poter andare in giro per il mondo e con il suo inglese -.peraltro declinato in maniera non certo decorosa- presentarsi a chiunque sostenendo, a ragione “Salve io rappresento Unicredit”.

Buona fortuna a tutti noi.
 

tontolina

Forumer storico
ma come cavoli si fa a spararle così grosse?


Enel: Ubs taglia il target price a 5,3 euro confermando il rating buy - Notizie Investireoggi.it



non è che stanno shortando e dicono al parco buoi
tranquillo
che il suo target è bello alto

nel frattempo però
noi... non te lo diciamo.... ma sappiamo che
la famosa Sigma-X, la dark pool di Goldman Sachs
sta tradando il titolo e lo renderà simile alla spazzatura
anvedi mò ....


Enel
Ubs vede il dividendo Enel 2012 a 0,24 euro per azione dopo il taglio delle stime di Eps

Ubs sembra non avere una visione ottimista sulle prospettive di redditività del gruppo Enel

Oggi, ore 09:50 - 0 Commenti
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Ubs sembra non avere una visione ottimista sulle prospettive di redditività del gruppo Enel. “La domanda deludente continua a peggiorare le prospettive di redditività delle attività domestiche di generazione di energia”, si legge nel report di Ubs che cita anche l’aspettativa di riforme nel mercato energetico e del gas in Spagna e in Italia che probabilmente metterà sotto pressione utili, dividendi e struttura del capitale. La casa d’affari elvetica, oltre al tagli del rating e del target price (si veda: Enel: Ubs abbassa il Rating a Sell, target price abbassato a 2.75), ha ridotto le stime di Eps per il periodo 2012-2015 del 15%, tagliando parallelamente anche le attese di dividendo.

Ora l’Eps 2012 è atteso a 0,40 dal 0,42 del 2011, per poi scendere ulteriormente a 0,36 nel 2013.

La cedola 2012 è vista pari a 0,24 euro per azione per poi scendere ancora a 0,21 il prossimo anno.

Il business plan in agenda il 7 marzo secondo Ubs potrebbe rivelarsi un ulteriore catalist negativo.


il 16 marzo finalmente UBS ha svelato il mistero del taglio del target price ma raccontava balle grossolane ed è stata subito smentita

Enel
Enel: precisazione su report UBS

Comunicato stampa Enel

Oggi, ore 17:33 - 0 Commenti
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Comunicato stampa Enel – Enel S.p.A. precisa che alcune affermazioni contenute nel report di UBS pubblicato venerdì scorso, 16 marzo, dal titolo “Hydro concessions may cost dearly”, non rispondono alla realtà.

Il cosiddetto “Decreto Bersani” (DecretoLegislativo 16 marzo 1999, n. 79 e successive modifiche ed integrazioni) ha previsto che le grandi concessioni idroelettriche del Gruppo Enel (che erano prima del Decreto stesso prive di scadenza) scadano nel 2029.

Successivamente a tale Decreto era stata poi disposta, alcuni anni orsono, da diversi provvedimenti di legge, una proroga di ulteriori 10 anni per tutte le concessioni in essere (che avrebbe riguardato anche le grandi concessioni idroelettriche del Gruppo Enel, la cui scadenza sarebbestata estesa dal 2029 al 2039). E’ stata solo quest’ultima proroga, disposta dai suddetti provvedimenti, che è stata cancellata dalla Corte Costituzionale, mentre non vi è stata alcuna sentenza del Consiglio di Stato che abbia dichiarato nulloil “Decreto Bersani”, contrariamente a quanto indicato nel citato report UBS. Pertanto, la data di scadenza delle grandi concessioni idroelettriche del Gruppo Enel resta fissata, in base al “Decreto Bersani”, al 2029.
 

hellboy

Forumer storico
Graficamente è in una fase che mi incuriosisce con due gap di cui uno molto ampio.
c'è da dire che se Terna con un dividendo di 0,21 quota circa 2,90 Enel dovrebbe con un dividendo di 0,24 ( se sarà così ) quotare qualcosa in piu' , probabilmente sta pagando la poca chiarezza del periodo.
 

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tontolina

Forumer storico
Graficamente è in una fase che mi incuriosisce con due gap di cui uno molto ampio.
c'è da dire che se Terna con un dividendo di 0,21 quota circa 2,90 Enel dovrebbe con un dividendo di 0,24 ( se sarà così ) quotare qualcosa in piu' , probabilmente sta pagando la poca chiarezza del periodo.
o forse UBS&C. hanno cominciato a shortarla quando era a 4,30 rassicurando l'opinione pubblica che il target, anche se abassato, era sempre 5,30 e per cui ne consigliava l'acquisto.

ora che è a 2,8 la stessa UBS dice SELL
come dire.... è arrivato il tempo per lor signori di ricoprirsi ad un prezzo ridicolo

perchè se 5,30 era un target decisamente alto
è altrettanto vero che 2,8 è troppoo basso per un'azienda che fa un EPS di 0,44 e con l'indebitamento ridimensionato a 44 miliardi [ricordiamoci che ha acquisito Endesa alla stratosferica cifra di 44miliardi e comincia ora ad amortizzare qull'esborso oneroso]

spiace sapere che sia Italia che Spagna sono in difficoltà e che i consumi anche elettrici ristagnano
 

tontolina

Forumer storico
Monti, la Fiat e la transizione italiana verso la povertà

Monti, la Fiat e la transizione italiana verso la povertà

Monti, la Fiat e la transizione italiana verso la povertà | Phastidio.net


Monday, 19 March, 2012
in Economia & Mercato, Italia


Sabato, al convegno del Centro Studi Confindustria che ha concluso di fatto la presidenza Marcegaglia, il premier Mario Monti ha parlato di Fiat, e lo ha fatto in termini molto netti, su molteplici piani.
Ad esempio, osservando che in passato il rapporto tra Fiat e l’Italia “non è sempre stato sano”, con un esplicito riferimento alla cessione di Alfa Romeo alla stessa Fiat, da parte delle partecipazioni statali. Molto “plastica” la frase di Monti contraria alla filosofia degli incentivi, che rientra a buon diritto nella “surrealità” della fase storica che l’Italia sta attraversando, quella in cui si possono esprimere concetti “scandalosi” rivolti a platee che si spellano le mani di fronte a tale nettezza, ma che di norma sono zeppe di gente che di tali “aiutini” si è ampiamente avvantaggiata, nei decenni.
Ma Monti ha espresso anche un altro concetto fondamentale: “Chi gestisce la Fiat ha il diritto ed il dovere di scegliere per i suoi investimenti le localizzazioni più convenienti”. Anche questa è una frase “scandalosa”, dopo lustri passati a leggere ed ascoltare di afflati “patriottici”, provenienti dalla politica ed anche dal Lingotto, con tanto di spot pavesati con bandierine tricolori. A noi questo concetto sta talmente bene che avremmo preferito sentirlo uscire già da alcuni anni dalla bocca di Sergio Marchionne, che pure ha ampia fama di soggetto non incline ad infingimenti ed ipocrisie. Invece ci siamo dovuti sorbire la manfrina di “Fabbrica Italia”, con la richiesta di cambiamenti profondi nell’organizzazione del lavoro e della rappresentanza sindacale in cambio di massicci (e misteriosi) investimenti. Cambiamenti necessari, pur se sotto molti aspetti forzati ed ideologizzati. Cambiamenti che, da soli, non potevano e non possono in alcun caso sopperire all’assenza di rinnovamento del portafoglio prodotti di Fiat ed alla crisi dell’Eurozona, che ha aggravato l’eccesso di capacità produttiva del Vecchio Continente.


Perché questo è il punto: Marchionne avrebbe dovuto enfatizzare di più l’esigenza di tagliare capacità per poi ripartire, mentre si è nascosto dietro rivendicazioni “ideologiche” sull’organizzazione del lavoro e sulla improbabile saturazione di capacità produttiva, che mascherano la paralisi strategica del gruppo.



Un gruppo che continua ad essere assente dall’Asia, che malgrado i proclami non riesce a rientrare in Russia, che mai è riuscito a rilanciare il brand Alfa Romeo (anche qui, malgrado ricorrenti suggestioni americane, anche sotto precedenti capi-azienda a Torino).


Marchionne ha sviluppato tutta la strategia del gruppo sul rimbalzo post-Chapter 11 di Chrysler, e sul mantenimento di posizioni nella vecchia roccaforte brasiliana (ma anche là si sentono scricchiolii sinistri, legati alla più generale manifattura).

L’Italia non fa parte di questo Master Plan, semplicemente. Perché non dirlo subito chiaramente, nascondendosi dietro continui rilanci “politici” che erano (e continuano ad essere) solo alibi per giustificare il disimpegno?


Per questo sorridiamo amaro quando sentiamo la torinese Elsa Fornero che riporta le rassicurazioni di Marchionne circa il fatto che in Italia non sono previste chiusure di impianti. Presto apparirà tragicamente vero che quelle chiusure ci sono eccome e rispondono all’unica, vera impostazione strategicamente razionale del gruppo Fiat, date le sue persistenti debolezze strategiche, commerciali e progettuali.

Altro che “Fabbrica Italia”: l’unico obiettivo è di chiuderla, quella fabbrica, o di ridimensionarla fortemente.



Con le sue frasi “liberiste” di sabato, Mario Monti ha preparato il terreno per l’ineluttabile.


Ma quando ciò accadrà, il paese subirà un colpo ancora più forte, sul piano della produzione industriale e della generazione di valore aggiunto. Lo stiamo già subendo, a dire il vero, visto che il ridimensionamento di Fiat è un lungo addio.

Avremo una transizione molto dura, ma di questo ce ne eravamo già accorti.

A questo si aggiunge la morfologia dell’apparato produttivo italiano, fatto di piccole e medie imprese, un tratto che ci accomuna sinistramente a Grecia, Spagna e Portogallo, come recentemente evidenziato dall’Economist.

Il premier Monti ha annunciato che, a riforme completate, intraprenderà un roadshow in giro per il mondo, per far scoprire l’appeal del nostro paese agli investitori internazionali. Un po’ come fanno i paesi emergenti impegnati nel Big Push, l’inseguimento ai paesi sviluppati. Il problema è che non siamo affatto certi che l’Italia uscirà da questa stagione di riforme (vere e presunte) con maggiore attrattività internazionale. Siamo un paese vecchio, già questo basterebbe a metterci a pesante handicap sulla strada del rinnovamento e del dinamismo. Non abbiamo punti di forza effettivi per la localizzazione di imprese internazionali: non sufficiente tutela dei diritti di proprietà né una pubblica amministrazione funzionante. Forse passeremo attraverso un profondo impoverimento che scardinerà definitivamente ogni residuo sistema di protezione sociale o di diritti, in un processo di “vietnamizzazione”. A quel punto, potremmo pure essere diventati attraenti per realizzare degli “impianti-cacciavite” di produttori manifatturieri esteri, magari costruttori di auto. Ma saremo tutti molto più poveri di oggi.
 
Stato
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