BUND BOND e tutta la BBBanda v.m.18anni (4 lettori)

f4f

翠鸟科
l'argomento si presta ad un thread apposito

per cominciare, il trading 'market neutral' è logico?
esistono esperienze in tal senso?
per un fondo pensione USA ad esempio, ha senso scegliere posizioni sempre con hedge del delta ?
nonostante quanto detto dalla teoria classica, esistono i trend?
ecc ecc
:)

e cmq, nella parte del pamphlet pubblicata manca la fine della storia :smile:
 

Fleursdumal

फूल की बुराई
yes cè , in una botta sola tutto non ci va, posto qui poi mettiamo tutto in un 3d ad hoc

2 La storia del LTCM
Il LTCM ha iniziato ad operare il 24 febbraio del 1994 con poco
più di un miliardo di dollari di capitale e, già nei suoi primi dieci mesi
di attività, ha registrato un rendimento lordo del 28,49%. Nel 1995 e
nel 1996 il rendimento del fondo, al netto delle commissioni, è stato
pari rispettivamente al 42,8% e al 40,8%, mentre nel 1997 è sceso al
17%. Alla fine del 1997, il LTCM ha distribuito utili ai suoi investitori
per circa 2,7 miliardi di dollari, riducendo la base capitale del fondo
del 36% circa, ovvero fino a 4,8 miliardi di dollari. Nonostante tale
riduzione, tuttavia, il fondo non ha diminuito l’ammontare delle
posizioni in essere, poiché ha contemporaneamente aumentato il grado
di leverage.
Un investitore a noi familiare è stato l’Ufficio italiano dei cambi
(UIC) che, nel febbraio del 1994, ha deciso di aderire all’iniziativa
LTCM con un impiego di 100 milioni di dollari. Nel triennio 1994-96,
l’UIC ha percepito dal fondo utili per 105,8 milioni di dollari e 17,2
milioni nel 1997. L’UIC, inoltre, ha acquistato obbligazioni emesse
dallo stesso organismo, con scadenza il 31 dicembre del 2000, per 150
milioni di dollari, fruttanti un tasso di interesse superiore al Libor.
Fino al 30 giugno del 1998 l’UIC ha percepito, sulle obbligazioni,
interessi per 17,7 milioni di dollari.
Circa l’80% delle posizioni del fondo LTCM riguardavano
obbligazioni governative di paesi del G-7 (Stati Uniti, Canada,
Francia, Germania, Italia, Giappone e Regno Unito). Ciò nonostante,
il fondo era attivo in molti altri mercati, compresi i mercati dei titoli, i
mercati dei futures e i mercati over the counter (OTC) dei derivati. La

sua attività era anche geograficamente diversificata, comprendendo i
mercati del Nord America, Europa ed Asia.
In generale, gli aspetti caratterizzanti del fondo LTCM sono
stati l’entità delle sue attività, la grande dimensione delle sue posizioni
in alcuni mercati e l’estensione del suo grado di leverage. Il fondo, in
base ai resoconti, ha realizzato più di 60.000 operazioni e deteneva
posizioni lunghe e corte in titoli superiori a 50 miliardi di dollari.
Il 31 luglio 1998 il fondo LTCM deteneva 4,1 miliardi di dollari
di capitale proprio, con una riduzione del 15% circa rispetto all’inizio
dell’anno. Durante il solo mese di agosto, il fondo ha subito ulteriori
perdite per 1,8 miliardi di dollari, portando la perdita di capitale per
l’anno ad oltre il 50%. La base capitale del fondo è scesa a 2,4
miliardi di dollari e, con attività pari a 126 miliardi di dollari, il
rapporto di leverage è di conseguenza aumentato da 28 a 55:1.
Le dimensioni ed il leverage del fondo LTCM, come pure le
strategie utilizzate, lo rendevano vulnerabile alle condizioni
straordinarie del mercato finanziario, che sono emerse a seguito della
svalutazione del rublo russo e della dichiarazione di moratoria del
debito del 17 agosto 1998. Tali eventi hanno suscitato una “corsa alla
qualità”, nella quale gli investitori hanno evitato il rischio e cercato la
liquidità. Di conseguenza, si è verificato un processo di divergenza
degli spreads di rischio nei mercati di tutto il mondo. Sia il LTCM che
altri operatori del mercato hanno così subito ulteriori perdite. Inoltre,
la “corsa alla qualità” ha prodotto, in molti mercati, una sostanziale
riduzione della liquidità, che ha reso difficile la riduzione repentina
delle esposizioni, senza incorrere in ulteriori perdite.

Il LTCM aveva bisogno di ulteriore capitale, ma, nonostante la
lettera agli investitori del 2 settembre in cui Meriwether esortava gli
stessi ad intervenire con un ulteriore apporto di denaro, non vi sono
state adesioni.
Durante le prime due settimane di settembre 1998, il fondo ha
subito altre perdite e aveva difficoltà nella riduzione delle proprie
posizioni a causa della grande entità delle stesse. Inoltre, l’aggravarsi
della situazione per il LTCM, rendeva gli accordi di credito tra il
fondo e le investment banks, precedentemente flessibili, più rigidi e le
valutazioni giornaliere delle controparti, necessarie per ripristinare i
margini di garanzia delle posizioni, divenivano più fiscali. Tali fattori
si aggiungevano ai problemi di liquidità che il LTCM doveva
affrontare.
Le controparti temevano che il LTCM non potesse far fronte al
ripristino dei margini di garanzia e dovesse essere dunque costretto a
liquidare le posizioni. La liquidazione del fondo avrebbe costretto gli
operatori a svendere miliardi di dollari di titoli per coprire i numerosi
contratti derivati posti in essere dal LTCM.
La situazione era tale che la New York Federal Reserve si
sentiva costretta ad agire. Il 23 settembre ha quindi esortato un pool di
14 banche ad investire 3,6 miliardi di dollari in cambio di una
partecipazione del 90% nella società e del controllo operativo. Questi
nuovi fondi arrivavano appena in tempo per evitare lo scioglimento. Il
28 settembre, il valore del fondo era di soli 400 milioni di dollari e il
mese si chiudeva con una perdita dell’83%. Dei 4,4 miliardi di dollari
persi, 1,9 miliardi appartenevano ai partners, 700 milioni di dollari
alla Union Bank of Switzerland e 1,8 miliardi ad altri investitori.

Dopo il salvataggio, il LTCM ha continuato ad operare sotto il
controllo del pool delle 14 banche; aiutato dal recupero dei mercati
finanziari, il portafoglio ha guadagnato il 13% fino a dicembre 1998
ed è stato sciolto nei mesi successivi.
 

Fleursdumal

फूल की बुराई
3 La strategia del LTCM in Italia
Il 1994 è stato, per l’Italia, un anno caratterizzato da debolezza
e volatilità del mercato obbligazionario. Alla debolezza dei corsi dei
titoli di Stato hanno contribuito le attese di un peggioramento
dell’inflazione e della finanza pubblica. Le incertezze, sia finanziarie
che politiche, hanno incrementato il premio di rischio, per la
detenzione di titoli emessi dal Tesoro, richiesto dagli investitori.
I rendimenti sui Buoni del Tesoro Poliennali (BTP) a dieci anni
sono cresciuti di 5 punti percentuali, tra la fine del 1993 e la seconda
metà di marzo del 1995, quando il rendimento dei BTP si collocava al
13,7%. Il premio di rischio elevato per la detenzione di BTP era la
causa di un’anomalia nel mercato: la curva dei rendimenti swap
italiana stazionava al di sotto della curva dei rendimenti BTP, sia per
le scadenze di breve periodo, che per quelle di medio periodo. Infatti,
la situazione delle due curve il 31 dicembre del 1993 era la seguente: a
2 anni il rendimento BTP era pari a 8,75% contro il 7,66% della curva
swap (109 basis point di differenza) e a 10 anni rispettivamente 8,26%
e 8,16% (10 basis point di differenza).
In altre parole, nel 1994, il mercato attribuiva al Tesoro italiano
un merito di credito inferiore rispetto alle banche, mentre
normalmente è il Tesoro che ha standing creditizio maggiore. Il fondo
LTCM ha sfruttato tale anomalia, confidando nel miglioramento della
situazione finanziaria e politica dell’Italia.
Nel settembre del 1992, l’Italia era uscita dall’Unione
Economica Monetaria (UEM) poiché non rispettava i parametri

Nel gennaio del 1999, avrebbe avuto la
possibilità di essere di nuovo ammessa nell’UEM a condizione che
fosse rientrata in tali parametri; era tuttavia necessario il riequilibrio
della finanza pubblica finalizzato alla convergenza dell’indebitamento
netto e del debito pubblico verso i valori previsti dal trattato.
Tale riequilibrio avrebbe anche migliorato il merito di credito
del Tesoro e quindi la strategia utilizzata dal LTCM, che puntava sul
ritorno alla normalità delle due curve (BTP e swap), ovvero sulla loro
inversione, avrebbe funzionato. Era un impresa ardua, ma Meriwether
era convinto che l’Italia sarebbe stata ammessa nell’UEM. I fatti
hanno dimostrato che aveva ragione.
In base al trattato firmato a Maastricht il 7 febbraio 1992 possono partecipare
all’Unione economica e monetaria soltanto i paesi che soddisfano i seguenti
requisiti di convergenza:
1) un tasso di inflazione che non superi di oltre l’1,5% quello medio dei tre paesi
a minore inflazione;
2) un tasso di interesse a lungo termine che non superi di oltre il 2% quello
medio degli stessi tre paesi;
3) un rapporto tra deficit (indebitamento netto) e Pil inferiore al 3%;
4) un rapporto tra debito pubblico e Pil inferiore al 60%.

Il LTCM acquisiva BTP dal Tesoro senza l’impiego del proprio
capitale, bensì utilizzando il repurchase agreement (contratto di
riacquisto) o repo. Attraverso il repo, il LTCM stabiliva l’ammontare
di titoli da acquistare ed era Morgan Stanley che tratteneva i titoli
come garanzia e provvedeva al pagamento; il prestito veniva
remunerato al tasso Libor. La transazione aveva termine quando il
LTCM vendeva i titoli sul mercato e, una volta ricevuto il
corrispettivo, riacquistava da Morgan Stanley i BTP che
contestualmente consegnava al compratore.
Con tale sistema il LTCM poteva acquistare qualsiasi
quantitativo di titoli, nei limiti posti dal suo standing creditizio;
ovviamente maggiore era l’ammontare e maggiore era il grado di leva
finaziaria utilizzato.
Parallelamente, il LTCM poneva in essere contratti interest rate
swaps con un’altra banca, forse la Deutsche Bank, nei quali si
impegnava a pagare il tasso fisso swap e riceveva il tasso variabile
Libor. Con quest’ultimo il LTCM pagava il finanziamento di Morgan
Stanley. Il lucro di questa strategia nasceva dal fatto che il LTCM
riceveva dal Tesoro il tasso fisso del BTP e pagava il tasso fisso swap;
essendo le due curve invertite, ovvero la curva swap situata al di sotto
della curva BTP, il fondo guadagnava il differenziale dei tassi
d’interesse fissi (tasso BTP – tasso swap), fino a quando permaneva
l’anomalia di posizione delle due curve.
La situazione delle due curve è tornata alla normalità nel corso
dell’anno. Tra l’inizio del 1995 e i primi mesi del 1996, infatti, il
miglioramento del quadro dei conti pubblici ha favorito il
contenimento dei premi per il rischio richiesto dai mercati sulle
emissioni del Tesoro italiano. In altre parole, il miglioramento del
merito di credito della Repubblica aveva permesso il processo di
convergenza dei due tassi (BTP e swap). Ha contribuito all’inversione
delle due curve anche l’ingresso nel mercato degli operatori che,
accorgendosi anch’essi dell’anomalia, montavano posizioni analoghe
a quelle del fondo LTCM. A seguito del processo di convergenza, il
LTCM ha venduto sul mercato i BTP, ha restituito il capitale alla
Morgan Stanley e ha chiuso i contratti interest rate swaps.
A questo punto, occorreva cercare altrove altre opportunità per
porre in essere altri convergence trades. Nel 1995 era sempre il
mercato dei titoli di Stato che offriva un’opportunità per trarre profitti.
Questa volta si trattava di un puro arbitraggio privo di rischio
realizzabile utilizzando i Certificati di Credito del Tesoro (CCT).
Innanzitutto occorre premettere che i CCT sono titoli a medio-
lungo termine, emessi dal Tesoro, con rendimento a tasso variabile.
Tali titoli però non pagano un tasso Libor, ma un tasso variabile che
dipende dal rendimento dei Buoni Ordinari del Tesoro (BOT). Il
criterio di indicizzazione, introdotto nell’ottobre del 1986, utilizzava,
come parametro di riferimento, il tasso medio di aggiudicazione dei
BOT annuali emessi nelle 4 aste effettuate 2 e 3 mesi prima dell’inizio
della cedola. Nel gennaio 1995 sono state modificate le modalità di
indicizzazione dei CCT di nuova emissione, per favorire la gestione
del rischio da parte degli operatori: il tasso di riferimento è divenuto
quello semestrale, di durata pari al periodo di maturazione delle
cedole; l’adeguamento di queste ultime ai tassi di mercato è stato reso
più tempestivo.

Le nuove modalità di indicizzazione prevedono che le cedole
semestrali dei CCT successive alla prima, fissata al momento
dell’emissione, siano indicizzate al rendimento semestrale dei BOT a
sei mesi, relativo all’ultima asta del mese precedente la decorrenza
della cedola. Il tasso di interesse così ottenuto viene aumentato di un
premio, che nel 1995 era pari a 30 punti base.
Lo spread di 30 basis point (attualmente lo spread ammonta a
15 punti base), introdotto dal nuovo metodo di indicizzazione,
assicura un rendimento complessivo superiore a quello che si ottiene
rinnovando di continuo l’investimento in BOT semestrali e
rappresenta un premio per la liquidità. In altre parole, se non ci fosse
lo spread non vi sarebbe convenienza ad acquistare CCT, poiché si
otterrebbe medesimo rendimento con i BOT a 6 mesi, titoli con
maggior grado di liquidità secondaria. Attraverso un arbitraggio non
rischioso, nel 1995, era possibile estrarre parte di tale spread, ma
nessun operatore pensava di applicare questa tecnica, poiché il ritorno
era apparentemente trascurabile. I gestori del LTCM invece hanno
giustamente rilevato che, considerando un quantitativo molto elevato
di titoli, il ritorno diveniva interessante.


Il fondo LTCM, con l’aiuto finanziario di Salomon Brothers’,
acquistava un enorme quantità di CCT e contemporaneamente poneva
in essere contratti asset swaps
con alcune banche tedesche ed altre
europee, con l’assistenza di Deutsche Bank. Con tali contratti, il
LTCM scambiava il tasso CCT con un tasso variabile pari al Libor più
un certo ammontare di punti base. Il profitto certo scaturiva dal fatto
che il LTCM, consegnando i CCT, riceveva, a seguito degli asset
swaps, il tasso Libor più i punti base e doveva pagare il Libor al
finanziatore dei titoli. Quindi, per tutta la durata dell’operazione, il
LTCM lucrava il profitto derivante dai punti base.
Se si pensa che il totale delle emissioni lorde
di CCT nel
biennio 1995-1996 era pari a circa 230.000 miliardi di lire e che,
l’asset swap è un contratto composto da un titolo obbligazionario, di norma a
tasso fisso, e da un contratto IRS in cui si cede il servizio del titolo stesso in
cambio del pagamento di un tasso di interesse variabile, indicizzato di solito al
tasso interbancario. I flussi dell’IRS sono calcolati su un ammontare di
riferimento pari al nominale del titolo.

Per emissioni lorde la Banca d’Italia intende il valore nominale dei titoli
collocati, mentre per emissioni nette intende il valore nominale dei titoli collocati
al netto degli scarti di emissione e del valore nominale dei titoli rimborsati
secondo alcune stime, il 25% dei titoli è passato attraverso il fondo
LTCM durante tale periodo, si può affermare che circa 60.000 miliardi
di lire di CCT sono stati acquistati dal fondo nell’arco dei due anni.
Per avere un’idea del guadagno che il fondo ha realizzato con questa
strategia, si pensi che per ogni punto base, se si manteneva una
posizione di 30.000 miliardi di lire per un anno, si otteneva un ritorno
di 3 miliardi di lire. È ovvio che il fondo LTCM non ha mantenuto
una posizione tale per un anno consecutivo, ma è anche vero che i
punti base che questa strategia offriva, come profitto certo, erano più
di uno.
Lo spread è rimasto pari a 30 basis point fino al 1° settembre
del 1996 e successivamente è stato abbassato a 15, un margine troppo
modesto per utilizzare nuovamente la tecnica di arbitraggio.
 

aldiladellaldiqua

THE REAL MATRIX is ECONOMIC
è stato un problema di quantità (leva) o qualità (startegie usate) ...

difficile dirlo perchè in borsa la (eccesso di) quantità diventa (minus di) qualità
 

f4f

翠鸟科
aldiladellaldiqua ha scritto:
è stato un problema di quantità (leva) o qualità (startegie usate) ...

difficile dirlo perchè in borsa la (eccesso di) quantità diventa (minus di) qualità

bundì bbbanda

è stato un problema di hubris, secondo me
la LTCM era convinta di avera LA formula, IL metodo
e non hanno più guardato al mercato

LA formula.... esiste !
ma solo finchè esiste, finchè il mercato non ha un cambiamento 'discreto' e non 'continuo' (discreto e continuo in senso matematico...)
 

ditropan

Forumer storico
giorno banda .... torniamo alle vecchie e sane tradizioni. :)


110544438420041229ft_big.jpg
 

Fleursdumal

फूल की बुराई
Bonjour a tout les bondaroles

ahh finalmente una gnocca da urlo, grassie maialun :lol:

striscione livornese in Juventus - Livorno

Del Piero te lo appoggiamo noi l'uccello sulla spalla :smile: :D
 

Fleursdumal

फूल की बुराई
continuo il postaggio del materiale sull'LTCM e alla fine metto il link

4 La strategia del LTCM con le MBS
Un’altra strategia, utilizzata dal fondo LTCM, era quella che
riguardava il mercato delle mortgage backed securities (MBS). Come
già detto, la facoltà concessa al mutuatario di estinguere
anticipatamente il debito, è la causa di un particolare rischio in cui
incorrono gli acquirenti di MBS: il rischio di prepagamento
(prepayment risk). I prepayments, infatti, rendono incerti il timing e
l’entità del cash flow di tali prestiti. La presenza di tale rischio fa sì
che i titoli mortgage backed offrano un rendimento superiore rispetto
ai titoli di Stato di pari durata.
Solitamente, le MBS hanno un rendimento superiore di un
punto percentuale rispetto ai titoli di Stato, ma, in alcune circostanze, i
titoli mortgage backed possono deprezzarsi rispetto ai titoli di Stato e
in tal caso aumenta il loro rendimento e, di conseguenza, diverge
maggiormente lo spread tra i rendimenti dei due titoli. Questa ipotesi
si verifica a seguito di anomalie nel mercato delle MBS.
La strategia che il LTCM adottava in tale circostanza era quella
di convergence trading, che scommetteva sul ritorno dello spread ai
valori normali. Questo significa che il gestore si aspettava una crescita
del prezzo dei titoli mortgage backed, tale da ridurre la differenza di
rendimento coi titoli di Stato ad un punto percentuale, valore usuale
dello spread.
La strategia consisteva nell’acquisto delle MBS e nella vendita
allo scoperto dei titoli di Stato. Il rendimento, che il gestore incassava
dalle prime, compensava le cedola che doveva pagare per i secondi e
garantiva un profitto pari alla differenza dei due rendimenti, se nulla
mutava tra questi per il periodo in cui la posizione era in essere.

Tale operazione comportava due rischi. Il primo era che lo
spread potesse aumentare ulteriormente e quindi non si verificasse il
processo di convergenza che il gestore si aspettava. Il secondo era il
rischio di prepagamento: se i tassi scendevano, i titoli mortgage
backed perdevano valore, poiché al mutuatario era concessa la facoltà
di estinguere il prestito per indebitarsi a condizioni migliori.
Per quanto riguarda il rischio di divergenza dello spread, il
gestore non adottava alcuna copertura, in quanto riteneva altamente
improbabile che la situazione anomala non tornasse alla normalità,
ovvero riteneva minimo il rischio che lo spread aumentasse. Riguardo
al prepayment risk, il gestore utilizzava una copertura acquistando
interest rate options in modo tale che, se i tassi fossero scesi, e quindi
la posizione lunga del portafoglio perdeva valore, il profitto derivante
dalle opzioni avrebbe compensato tale perdita. Ovviamente il costo
dello strumento derivato, utilizzato per la copertura del rischio di
prepagamento, riduceva i guadagni derivanti dalla strategia.
Il seguente esempio chiarirà quanto esposto. Si ipotizzi che la
differenza di rendimento tra MBS e titoli di Stato, per un’anomalia del
mercato, sia pari a 1,5%. Il gestore può porre in essere la seguente
strategia:
acquistare 5 miliardi di dollari di titoli mortgage backed con
rendimento pari al 10,5%;
vendere allo scoperto 5 miliardi di titoli di Stato con rendimento
pari al 9%;
acquistare 25 milioni di dollari di interest rate options, pari allo
0,5% del valore delle MBS.

Ogni anno i titoli mortgage backed incassano un rendimento
che compensa le cedole che il gestore deve pagare al Tesoro e che
garantisce un guadagno di 75 milioni di dollari. A questa cifra deve
essere stornato il costo della copertura, pari a 25 milioni di dollari; il
profitto ammonta dunque a 50 milioni di dollari annui. Quando lo
spread torna al livello normale, pari a circa un punto percentuale, il
gestore chiude le posizioni corte e vende le posizioni lunghe.
Supponendo che il rendimento dei titoli di Stato non cambi, a seguito
del processo di convergenza, diminuisce il rendimento delle MBS di
mezzo punto ed aumenta il prezzo degli stessi. Ipotizzando un
aumento di prezzo del 2,5%, il gestore, all’atto della vendita, per ogni
1.000 dollari di titoli mortgage backed, realizza 25 dollari e dunque,
complessivamente, ha un ritorno, relativo alle posizioni long del
portafoglio, di 125 milioni di dollari. Il profitto totale del convergence
trade è pari a 175 milioni di dollari.
 

Fleursdumal

फूल की बुराई
5 Considerazioni finali
La grave crisi dei mercati finanziari internazionali dell’estate
del 1998 è stata la causa delle ingenti perdite del fondo LTCM. In
Italia ha suscitato scalpore il fatto che tra gli investitori vi fosse
l’Ufficio italiano dei cambi, ente pubblico che, tra le varie funzioni cui
è preposto, gestisce anche le riserve valutarie italiane. La stampa
specializzata esprimeva perplessità sull’operazione ritenendo
addirittura avventato e poco corretto che il denaro degli italiani fosse
impiegato in un hedge fund nella convinzione che l’adesione
all’iniziativa LTCM avrebbe potuto causare, nelle riserve ufficiali
italiane, ingenti perdite, atteso il carattere aleatorio del prodotto
finaziario utilizzato.
I fatti hanno dimostrato il contrario. Dal 1991 il Consiglio di
amministrazione dell’UIC aveva deciso che una parte minima delle
riserve potesse essere impiegata in forme d’investimento più
dinamiche, denominate portafogli pilota. Al 30 settembre 1998,
risultavano investiti, in 5 portafogli pilota, 600 milioni di dollari, pari
a circa l’1% delle riserve ufficiali. L’investimento destinato al fondo
LTCM, dunque, si inquadrava nella logica dei portafogli pilota.
I guadagni realizzati dal LTCM nel periodo che va dal 1994 al
1997, hanno permesso all’UIC di compensare le perdite del 1998 e di
realizzare un utile di circa il 30% dell’arco di un quinquennio. Infatti,
alla fine del 1998, l’UIC aveva già percepito, a titolo di utili, 122,9
milioni di dollari, a cui si deve sommare il valore di liquidazione
dell’investimento in conto capitale di 100 milioni di dollari. Il valore
della quota, alla fine di Ottobre 1998, era pari a 8 millioni di dollari,
mentre alla fine dell’anno, a seguito del recupero dei mercati
finanziari, aveva raggiunto i 9 milioni di dollari.
Il caso LTCM ha messo in evidenza come non esista modello in
grado di funzionare qualora accadano eventi estremi, che hanno una
probabililtà di verificarsi prossima allo zero. Lo stress testing,
procedimento che viene utilizzato per testare i modelli finanziari,
ipotizza eventi straordinari che turbano i mercati e determina le
conseguenze per le posizioni in essere. Tuttavia, tale approccio ignora
completamente la liquidità e considerato che, generalmente, la crisi di
liquidità è un effetto automatico della crisi sistemica, il problema
permane insoluto.
Il fondo LTCM, dotato dei più efficienti sistemi per la
valutazione dei rischi, nulla ha potuto di fronte alla crisi russa e alla
conseguente crisi di liquidità.
La crisi di liquidità è un problema a cui devono prestare
attenzione le banche centrali che devono tempestivamente intervenire
qualora si verifichi tale evento. Le capacità di reazione del mercato e
le azioni poste in essere dal Governo, a pochi giorni dal crollo delle
torri gemelle a New York dell’11 settembre dello scorso anno,
costituiscono un valido esempio di come sia possibile risolvere una
crisi di liquidità. I fondi messi a disposizione gratuitamente dalla
Federal Reserve hanno permesso alle società di riacquistare sul
mercato i propri titoli, bloccando così il trend ribassista innescato
dalla spirale di vendite, che ha caratterizzato i mercati nei giorni
successivi al disastro. Alan Greenspan non ha avuto problemi a gestire
tale crisi, considerata la sua esperienza relativa a questo tipo di
problemi: già nell’ottobre del 1987 aveva risolto una disastrosa crisi di
liquidità che aveva coinvolto i mercati americani.



http://spazioinwind.libero.it/cobas...o/crackltcm.htm

http://www.lawprofessorblogs.com/ta...longtermcap.pdf
 

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