Banca Carige (CRG) Carige - Piano industriale e risultati

Lo si sapeva da tempo in realtà.
Comunque quando esce il bilancio facciamo i conti come si deve sulle necessità della banca.
Sinceramente il rischio risoluzione lo vedo anche io.

la media a due mesi è una novità, almeno per me (stimo svalutazione 1B NPLs nell’ordine dei 70mil, le 7%)

in ogni caso, tra dta ‘fottute’, creditis barzelletta, gacs per aria e sub nel mondo dei sogni, la vedo hopeless ... CET1 imporrà un altro aucap ... azzeramento certo, aucap unsuccesful ... se nn ne mette altri 200, Mala perde tutto ... meritatamente
 
la media a due mesi è una novità, almeno per me (stimo svalutazione 1B NPLs nell’ordine dei 70mil, le 7%)

in ogni caso, tra dta ‘fottute’, creditis barzelletta, gacs per aria e sub nel mondo dei sogni, la vedo hopeless ... CET1 imporrà un altro aucap ... azzeramento certo, aucap unsuccesful ... se nn ne mette altri 200, Mala perde tutto ... meritatamente

Boh, vediamo cosa succede. Comunque in linea di massima condivido il tuo pensiero.
Vorrei solo capire quanto sub emettono (se lo emettono) e a che prezzo.
Poi con la nuova trimestrale farsi qualche conto sarà facile.
La cessione Creditis comunque la pompano solo sul Fol, di fatto serve solo a spostare dall'attivo all'equity.
 
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Boh, vediamo cosa succede. Comunque in linea di massima condivido il tuo pensiero.
Vorrei solo capire quanto sub emettono (se lo emettono) e a che prezzo.
Poi con la nuova trimestrale farsi qualche conto sarà facile.
La cessione Creditis comunque la pompano solo sul Fol, di fatto serve solo a spostare dall'attivo all'equity.

la cessione creditis produrrebbe un utile di quasi 50mil ... direi decisivo, visto l'andazzo

crg ha a bilancio il 100% a 40mil .... e 'vendeva' l'80,1% a 80,1mil ... -> con un utile di 48mil circa

credo che la cessione creditis aiuterebbe anche a creare un clima leggermente migliore per [sperare di] collocare i sub a terzi ... 'compenserebbe', in parte, la perdita sugli utp di bain, almeno per la quota maggiore del previsto (è abbastanza evidente che quella 'cessione' sarà a condizioni molto peggiori del previsto, altrimenti l'avrebbero già chiusa ed annunciata)

in ogni caso il destino del cesso è segnato ... ora accetterei scommesse solo sul quando verrà gettata la spugna, certo non sul se ... il se non esiste più

Il controllo di Creditis passa a Chenavari per 80,1 milioni
 
Dl fiscale: Castagna, su banche non ci saranno tanti utili da tassare 23/10/2018 15:15 - MF-DJ
MILANO (MF-DJ)-"Non avendo ancora letto nei dettagli non abbiamo ancora l''idea di quale possa essere la portata" sul sistema bancario del Dl fisco firmato oggi dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. "Sicuramente con i chiari di luna che ci sono in questo periodo tanti utili da tassare non ci saranno". Lo ha detto l''a.d. di Banco Bpm Giuseppe Castagna a margine del convegno ospitato nella sede milanese della Banca d''Italia.
cce
 
intanto, globally ....

Bank Stocks.JPG
 
nemmeno la banca del Tesoro riesce a collocare 200mil di sub ... il Cesso sicuramente si :titanic:

Mps, roadshow nei giorni scorsi con investitori, non obbligata a subordinato entro 2018 -fonti 23/10/2018 18:05 - RSF
MILANO/ROMA, 23 ottobre (Reuters) - Mps (BMPS.MI) ha fatto un roadshow nei giorni scorsi per incontrare gli investitori mentre i titoli bancari sono penalizzati dall'andamento dello spread, legato ai burrascosi rapporti fra governo italiano e Ue.

Lo riferiscono due fonti vicine alla situazione.

Secondo quanto riferiscono le fonti, oggetto degli colloqui è stata anche -- ma non solo -- la possibile emissione di un altro bond subordinato, operazione prevista dal piano della banca ma resa praticamente impossibile dal congelamento del mercato dei bond bancari seguito all'impennata dello spread.

Una delle fonti riferisce che Mps valuta un'emissione di titoli subordinati -- 200 milioni potrebbe essere la size -- ma non necessariamente entro l'anno. Le condizioni devono essere accettabili, aggiunge.

La seconda fonte, presente al roadshow, aggiunge che la banca è avanti con gli obiettivi del piano per quest'anno -- e per alcuni aspetti anche per il 2019 -- e anche per questo non ci sarebbe troppa pressione da parte della Commissione Ue a far rispettare l'impegno a emettere quest'anno.

No comment da soggetti interessati.

Mps ha emesso a inizio anno titoli subordinati tier 2 per 750 milioni a 10 anni a tasso fisso con un rendimento del 5,375%.

Dopo l'ampliamento dello spread seguito alla formazione del governo giallo-verde, c'è stata una sola emissione di bond subordinati bancari, per Intesa SanPaolo che ad agosto ha collocato 1 miliardo di euro a un rendimento del 2,15%.

Mps il 9 novembre diffonderà la trimestrale in un clima di pressione per le banche. Il titolo ha perso il 35% da inizio mese, ben oltre il calo del 13% messo a segno dall'indice italiano dei bancari.

Oggi lo spread di rendimento fra la carta decennale tedesca e italiana è arrivato a 319 punti base
 
Credito, scommessa Utp per le banche, bilanci puliti e imprese salve
23/10/2018 17:16 RSF
* A fine giugno sui bilanci delle banche Utp per 84 miliardi
* Sinora pochi deal, ma accelerazione alle porte
* Gacs sostanzialmente inutile, forse persino dannosa
* Banche prediligono gestione in-house, ma mercato vuole vendite
* Utp richiedono portafogli clusterizzati e servicer sofisticati

di Massimo Gaia
MILANO, 23 ottobre (Reuters) - E' la prossima frontiera dei crediti non performing. Si chiamano 'unlikely-to-pay' (Utp), gli ex incagli o sofferenze probabili, e rappresentano un maxi-bastone da 84 miliardi infilato negli ingranaggi delle banche italiane. Anche se il mercato sinora ha faticato a partire, siamo probababilmente alla vigilia del decollo in parte per inerzia e in parte perché sono maturate le condizioni ideali. E la nascita di un mercato degli Utp è vitale per il sistema economico, perché rilanciare le aziende in difficoltà significa salvare un pezzo di Paese.

Cedere gli 84 miliardi di Utp a bilancio delle banche al 30 giugno è una priorità perché la Bce li ha equiparati agli Npl, inserendoli nella categoria delle 'non performing exposures' (Npe). Il problema è che, trattandosi di crediti ancora vivi, nei bilanci delle banche sono valutati di più rispetto alle sofferenze e hanno coperture più basse. Vi è, poi, una motivazione psicologica: al contrario degli Npl, destinati alla liquidazione, gli Utp sono pesci che, per quanto si dibattano in cattive acque, non sono morti. E potrebbero tornare a guizzare.

Rinunciarvi è come derogare alla funzione della banca.

Tutto ciò s'intreccia con le esigenze del sistema economico.

Dietro gli Utp, infatti, ci sono attività e asset (aziende e immobili, perlopiù), la cui tutela è cruciale. Riportare gli Utp in bonis, in sostanza, significa salvare posti di lavoro, rilanciare la crescita, creare ricchezza.

Su questo terreno, insomma, s'incontrano e si scontrano le richieste dei regolatori europei, le politiche di credito delle banche, le strategie industriali a livello governativo, la crescita di creditori diversi dalle banche tradizionali. Come conciliare tutto?

IL PARADOSSO GACS
Sinora le transazioni di portafogli comprendenti Utp sono state poche e di modesta entità. Formalmente i crediti incagliati delle banche salvate (gli istituti del centro e le venete) sono passati a Quaestio e a Sga, ma si tratta di operazioni non di mercato. Sga, ad ogni modo, ha posto gli Utp al centro del piano strategico al 2023. (news)

Rispetto ai deal dal 2015 alla fine del 2017 , quest'anno c'è stata un'accelerazione. Mps (BMPS.MI) (news)
e Carige (CRG.MI) , in particolare, hanno ceduto portafogli di Utp o avviato gli iter per farlo.

Come segnala Alessandro Biondi, co-head of NPL per l'Italia di PwC, nel 2018 sono passati di mano anche cinque portafogli del Credito Valtellinese (CVAL.MI) (il più grande da 245 milioni), uno di UniCredit (UCG.MI) e un portafoglio da 450 milioni di CariParma. Inoltre, sul mercato, a parte i già citati deal di Carige e Mps (Alpha 2 da 500 milioni, Morgana da 700 milioni e un altro da 500 milioni), ci sono due portafogli di Intesa Sanpaolo (ISP.MI) (Luce e Levante, entrambi da 250 milioni). E per l'anno prossimo è atteso Sandokan 2, maxi-portafoglio UniCredit da 2 miliardi.

Esperti perplessi sull'uso della Gacs. (news)

Antonio Solinas, partner di Deloitte, sottolinea che "bisognerebbe stimare quale volume di crediti potrebbe beneficiare della garanzia. Si tratta di crediti ancora vivi e per tutte le forme tecniche che prevedono una movimentazione degli affidamenti (scoperti di conto corrente, working capital financing) non si può procedere alla cartolarizzazione, salvo congelare l'esposizione creditizia della banca al momento dell'operazione. Questa scelta potrebbe avere ripercussioni sull'operatività delle aziende affidate, fino a causarne lo scivolamento a sofferenza".

Paradossalmente, insomma, la Gacs potrebbe avere l'effetto di trasformare l'Utp in Npl. Un disastro.


QUELLI CHE COLGONO FIOR DA FIORE
Ma cosa c'è dentro i portafogli di Utp? Non esistono dati pubblici. Gli operatori tendono a sovrapporre la fotografia degli Npl agli incagli. Grosso modo, su 84 miliardi lordi (54 miliardi netti), 35-40 miliardi hanno come sottostante asset real estate, 4 miliardi sono crediti di grandi aziende (i cosiddetti 'large files'), 7-8 miliardi riguardano crediti di imprese di medie e piccole dimensioni e il resto sono microimprese o crediti che, più in generale, le banche possono gestire internamente. Il real estate, però, va depurato dei capannoni, che, per ovvi motivi, hanno un valore legato alla sopravvivenza delle aziende. A grandi linee, due terzi sono crediti corporate o assimilabili.

Gli Utp con sottostante immobili sono i più semplici da mettere in vendita, dato che c'è la garanzia dell'asset. In effetti, i pochi portafogli che sono passati di mano sinora erano quasi esclusivamente di questo tipo. E gli operatori prevedono che le banche continueranno su questa strada.

La musica cambia allorché si parla di crediti corporate.

Sinora l'approccio è stato principalmente il cosiddetto 'single name', ovvero i crediti di una sola azienda, ovviamente di dimensioni rilevanti, comprati da un soggetto finanziario, che si prefigge lo scopo di effettuare il turnaround industriale.

A fare questo mestiere, allo stato, sono quattro soggetti.

Pillarstone, che ha alle spalle il colosso del private equity Kkr (KKR.N), i fondi IDeA Corporate Credit Recovery (Ccr) (DEA.MI), Oxy Capital e QuattroR.

A questi si è aggiunta DoBank (DOB.MI), che ha reclutato Andrea Giovanelli, manager che da tempo naviga nel mondo dei crediti non performing, per guidare la struttura dedicata agli Utp che punta soprattutto a quelli corporate. (news)

Vincenzo Manganelli, managing director di IDeA Ccr I e II, ha raccontato come operano i fondi. (news)

Stefano Focaccia, partner di QuattroR, sottolinea l'approccio differente agli Utp della sgr: "Il punto d'ingresso è sempre l'equity. Ci prendiamo il rischio, siamo gli unici a farlo in Italia in operazioni di grandi dimensioni. I turnaround richiedono nuova finanza. In situazioni già distressed non mettiamo altro debito, facciamo un aumento di capitale e rinegoziamo i finanziamenti outstanding".

A un convegno recente, Gaudenzio Bonaldo Gregori, partner di Pillarstone Italy, ha spiegato che "ci vorrebbero investitori più evoluti, gli Utp non sono una proxi degli Npl. Gestire gli Utp come se fossero Npl è come mettere al pronto soccorso un medico legale che fa autopsie".


LA STRADA DELLA GESTIONE IN-HOUSE
Il nodo è che l'esigenza delle banche, che hanno il fiato sul collo degli organi di vigilanza, di 'scaricare' in fretta la massa di Utp mal si concilia con il 'cherry picking' dei potenziali compratori.

La soluzione, indicano gli interlocutori, è creare portafogli omogenei, "clusterizzare i crediti" in base al settore, alle dimensioni dell'azienda, al distretto territoriale. Questo è un lavoro che devono fare le banche. Lato compratori, il trend è specializzare i servicer, renderli più sofisticati rispetto al mero recuperatore di crediti.

Francesco Guarneri, amministratore delegato di Guber Banca, sottolinea che "ci vogliono competenze di processo diverse rispetto agli Npl, perché non sono crediti da liquidare.

L'approccio deve essere completamente differente: bisogna stilare un piano di risanamento, erogare nuova finanza". La strada, secondo Guarneri, è "siglare alleanze tra banche e operatori specializzati per creare piattaforme".

Alleanze sul modello di quella siglata, relativamente al factoring, tra Banca Ifis (IF.MI) e Sga.
Giovanni Bossi, AD di Banca Ifis, recentemente ha spiegato che "sarà difficile che il mercato degli Utp si manifesti nel modo spumeggiante, in termini di volumi, degli Npl". Bossi ha sottolineato che "non si tratta di recuperare soldi in fretta, ma di riportare in bonis l'impresa".

Stesso obiettivo espresso, durante un convegno di qualche settimana fa, da Flavio Giannetti, responsabile direzione gestione investimenti e operazioni straordinarie di Intesa Sanpaolo Capital Light Bank (ISP.MI). "Abbiamo 13 miliardi di euro di Utp e stiamo valutando come gestirli, in primis internamente, magari con il supporto di partner con specifici skill industriali".

Pier Paolo Masenza, partner di PwC, nota: "Le banche dovranno sempre più focalizzarsi sulla gestione interna, ma anche porsi la domanda se convenga tenere queste posizioni in portafoglio: giusto o sbagliato che sia, il mercato valuta, a sconto, le banche in funzione dell'asset quality".


SERVICER SPECIALIZZATI E SOFISTICATI
E' possibile, dunque, ipotizzare uno scenario che veda acquisti di portafogli di Utp da parte di coppie fondi-servicer con matrice bancaria e competenze industriali.
Riccardo Serrini, AD di Prelios, recentemente ha spiegato che "il rischio di credito, e la vita stessa dell'azienda creditrice, si risolve solo con competenze, managerialità e team di lavoro ultra specializzati".

I soggetti che paiono rispondere al profilo di un soggetto che misceli l'autorizzazione a erogare credito e competenze industriali sono le cosiddette 'challenger banks'. "Potrebbero configurarsi come i futuri partner industriali e finanziari delle banche tradizionali", dice Biondi di PwC. "Possono fare lending, hanno un costo del funding basso, beneficiare di un cost/income ridotto, fare leva su piattaforme IT e di recovery innovative, coprire segmenti di mercato di nicchia".

I nomi? La già citata doBank, Credito Fondiario, Illimity (SPAX.MI), Credito di Romagna. Che già hanno avviato collaborazioni con le società di turnaround. A fine settembre, per esempio, Credito Fondiario e Oxy Capital hanno finalizzato il rilancio e la ristrutturazione di Manuli Stretch.
 
B.Mps: studia un bond da 200 mln (MF)

MILANO (MF-DJ)--Mps si riavvicina al mercato del debito. La banca starebbe sondando il mercato per l'emissione di bond subordinato Tier2 da circa 200 mln euro.
Ieri il Financial Times riportava di un incontro organizzato da Jp Morgan a Londra tra manager dell'istituto e rappresentanti degli hedge fund e di altri investitori istituzionali. Il collocamento. spiega MF. scatterebbe solo su richiesta dei regolatori e avrebbe luogo attraverso un private placement con rendimento a doppia cifra.
 
se ne parlava qualche giorno fa

Moda - Kering consolida la crescita anche nel 3Q 2018, ricavi a 3,4 mld (+27,6%) 24/10/2018 09:16 - MKI

Il gruppo francese del lusso ha comunicato i dati sul fatturato relativi al terzo trimestre 2018, periodo durante la quale ha registrato un fatturato consolidato di circa 3,4 miliardi, in crescita del 27,6% a cambi correnti (+27,5% a cambi costanti) rispetto al pari periodo 2017.
Un andamento guidato dalla forte crescita registrata sui mercati piu' consolidati, con aumenti dei ricavi vendite del 36,1% in Nord America e del 33,3% nella regione Asia-Pacifico.
Dall' analisi del fatturato per marchi, emerge il progresso del 34,9% a 2,01 miliardi dei prodotti targati Gucci e del 16,5% a cambi correnti a 447 milioni delle linee Yves Saint Laurent, che hanno seguito la vivace traiettoria di crescita in linea con la strategia espansiva del brand.
In calo invece del 7,8% a 259 milioni le vendite di Bottega Veneta (-8,4% a cambi costanti), che scontano il calo del numero di turisti registrati in Europa. Infine, da segnalare la performance dei ricavi degli altri marchi del gruppo, saliti del 32,2% a 516,4 milioni, un andamento sostenuto dalla crescita robusta registrata da un anno a questa parte da Balenciaga, cui segue il forte sviluppo di Alexander McQueen.
In merito ai brillanti risultati raggiunti dal gruppo per il terzo trimestre consecutivo, il presidente di Kering, François-Henri Pinault, ha cosi' commentato: “Siamo orgogliosi delle straordinarie prestazioni che Kering offre ogni trimestre. La nostra crescita, il cui ritmo non ha precedenti nel settore del lusso, e' solido, ben bilanciato e sostenuto in tutte le regioni e canali di distribuzione”.
E ha aggiunto: “Al di la' degli sviluppi a breve termine, sappiamo che la crescita secolare del mercato del lusso, ma in particolare la nostra, i fondamentali solidi e la disciplina con cui implementiamo la nostra strategia, continueranno a supportare la nostra crescita operativa e finanziaria.”
 

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