Ci SONO UOMINI DI "PAROLE" E UOMINI DI "PAROLA".

Stasera è di moda la parola "idiota"........non trovo altro termine.

ROMA - Poste Italiane assume mille postini a tempo determinato. I candidati dovranno non solo essere laureati, ma avere preso un voto di almeno 102 su 110. Non sono previsti limiti di età, ma chi ha già lavorato per l’azienda verrà scartato dalla selezione. Sono richiesti anche la patente di guida e un certificato di idoneità generica rilasciato dal medico, ed è prevista una prova di idoneità di guida del motorino aziendale.
I nuovi postini e addetti allo smistamento della posta, spiega Francesco Bisozzi sul Mattino, verranno assunti nei primi mesi del 2015 con un contratto di durata triennale. L’azienda, ora sotto le gestione di Francesco Caio, cerca anche figure di front e figure commerciali che parlino arabo e cinese.
 
Pilu, non credo che siano indispensabili delle intercettazioni "estorte" o meglio "illegali" in luogo delle prove concrete. Si trovino le prove concrete -come si faceva una volta - ed il caro Azzolini verrà giudicato.

non solo sono indispensabili ma obbligatori tutti i mezzi leciti e non leciti come si fece per la mafia.. chi ci governa deve governare e non rubare i soldi degli italiani.. carta bianca e fare piazza pulita una volta per sempre.. con tutti i mezzi.. ci vuole un super prefetto come si fece con la mafia ..ora la mafia è la politica del malaffare ..SOLO PIAZZA PULITA ... altro che art. 41 bis
 
la cosa bella è che i nomi dei politici mafiosi si sanno da sempre .. ma sono li imperterriti ..una marea di indagati che continuano a fotterti.. e io devo usare solo i non mezzi che mi vuoi dare ma ripeto ogni mezzo lecito e non lecito.. ti levo tutti i beni tuoi e di tutta la tua razza fino al 3 grado e poi li lascio in mezzo alla strada con un solo paio di mutande senza alcun tetto dove dormire.. lui o lei e tutta la razza fino al 3 grado.. e poi vediamo chi si sogna più di fare il furbetto..:-o

una bell'indagine di tutti i politici sui loro bene degli ultimi 20 anni esteso sempre a tutta la razza.. sai quanti ne scopriremmo..non c'è la volontà di intervenire.. come se roma fosse un caso isolato
 
Ultima modifica:
e vedere in tv alemanno come un santo martire che non sapeva nulla ..e che alla fine afferma che ora è più povero di quando ha iniziato a fare il sindaco... beh è onestamente un po troppo ..sopratutto se sta su un programma rai.. dove la gente paga il canone :-o:wall:

peccato che la sua fondazione riceveva laute sovvenzioni...:wall::wall: e magari non lo sapeva neanche che chi gli mandava i soldi era un mafioso... lui viveva su un altro pianeta... poverello...:wall::wall:
 
Pilu, capisco la tua "ingenuità", nel senso che probabilmente sei fuori dal giro per il fatto che hai un lavoro "ovattato". Ma hai avuto anche un'attività.
Mai dovuto ungere qualcuno per avere un documento, un'autorizzazione, non so, lo spazzino che ti portava via i rifiuti, una pratica da accellerare, o quant'altro ?

Io credo che nell'80% dei comuni questo è l'andazzo.
Li porti tutti in galera ?

Un'alternativa c'è. Libertà di licenziamento......e per quanto riguarda i politici, la nostra libertà di voto.

Poi sono scettico anche sul fatto di tornare alle liste aperte.
C'è il pro ed il contro. Chi vincerà ?
 
Ce ne sarebbero di sassi da tirare oggi, o quanti ce ne sarebbero ....



Nell'Ottocento fu assunto a mito della volontà italiana di «risorgere» contro l'occupazione straniera mentre nel Novecento divenne addirittura uno dei principali simboli dell'italianità: l'Ansaldo chiamò con il suo nome un caccia ricognitore, per non parlare poi del fascismo.
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Durante il Ventennio la Fiat gli dedicò un'utilitaria e il regime un sommergibile e un Ente per l'educazione, e l'irrigimentazione, dei bambini, costretti a marciare sulle note di «Fischia il sasso/il nome squilla». Fu infatti proprio con un sasso, scagliato il 5 dicembre 1746 contro un soldato che Giovan Battista «Balilla» Perasso scatenò la rivolta di Genova contro l'occupante austriaco. Ma soprattutto entrò «gigante nella storia». Anche se ancor oggi, a distanza di quasi 170 anni e dopo innumerevoli ricerche, la sua figura è ancora a cavallo tra realtà e mitologia.
Certa è comunque la grande rivolta popolare che nel 1746 consentì a Genova di liberarsi delle truppe austriache da poco entrate in città. La secolare repubblica, dopo aver dominato il Mediterraneo, era ormai da un secolo esposta alle mire espansionistiche delle superpotenze europee. Dopo la Francia anche Austria allungò dunque le mani sull'antica Repubblica, inviando nel 1746 le sue truppe a occuparla. Il 5 dicembre un reparto asburgico stava trascinando un pesante cannone attraverso il popolare quartiere Portoria, quando le ruote sprofondarono nel fango. L'ufficiale ordinò ai popolani di liberarlo ma all'intimazione rispose appunto Giovanni Battista Perasso detto «Balilla» che scagliò un sasso contro i soldati gridando «Che l'inse?», cioè «La comincio?», «Volete che cominci io?». La rivolta divampò per tutta Genova e costrinse dopo cinque giornate di furiosi combattimenti gli austriaci alla fuga.
 
Avessimo un 10% della disciplina di allora, probabilmente certi fatti non accadrebbero.

Nacquero così i «Figli della lupa», dai 6 agli 8 anni, i «Balilla», fino ai 10, i «Balilla moschettieri», fino ai 13 anni e gli «Avanguardisti», fino ai 18 anni. Non andò meglio alle ragazze costrette dai 6 anni ad arruolarsi nelle «Figlie della lupa», per poi diventare «Piccole italiane» a 8 e «Giovani italiane», dai 14 ai 18 anni. Il tutto sotto la supervisione di un Ente creato appositamente nel 1926, ovviamene l'Opera Nazionale Balilla. All'adolescente genovese venne dedicata una canzone per narrarne l'epica: «Fischia il sasso,/il nome squilla/del ragazzo di Portoria/e l'intrepido Balilla/sta gigante nella Storia/Era bronzo quel mortaio/che nel fango sprofondò/ma il ragazzo fu d'acciaio/e la Madre liberò». La Madre ovviamente era la Patria. Balilla fu chiamata anche una classe di sommergibili entrati in servizio nel 1928, mentre già dieci anni prima un caccia ricognitore Ansaldo A 1, aveva ricevuto lo stesso nomignolo. Nel 1932 la Fiat presentò alla Fiera di Milano una delle prime utilitarie della storia che, proprio perché «piccola», fu subito chiamata «Balilla».
Un mito inossidabile (tanto che nel 1947 il famoso «calcio da tavolo» fu chiamato anche «calcio Balilla») pur se l'esistenza di Giovanni Battista Perasso non fu mai storicamente accertata. L'esistenza di un non meglio precisato «ragazzo» viene confermata del diplomatico veneziano Cavalli che in un dispaccio inviato al proprio governo il 13 gennaio 1747 scrisse: «La prima mano, onde il grande incendio s'accese, fu quella di un picciol ragazzo, qual diè di piglio ad un sasso e lanciollo contro un ufficiale tedesco». Senza però aggiungere il suo nome o soprannome. Nel 1881 una commissione nominata dal Comune di Genova sentì i vecchi di Portoria che riferirono come i loro nonni avessero conosciuto di persona il Balilla, fornendo anche indicazioni precise sulla sua identità. Si stabilì pertanto «la quasi certezza» che Giambattista Perasso figlio di Antonio Maria tintore di seta, era nato a Genova nella parrocchia di Santo Stefano il 26 ottobre 1735. Dunque il Balilla avrebbe avuto all'epoca dei fatti 11 anni. L'anno dopo Giuseppe Perasso nato il 27 novembre 1800 a Genova assicurò «sul suo onore» che il nonno Gian Battista detto Balilla era «quel desso che ancora fanciullo in Portoria il 5 dicembre 1746 pronunciò il famoso "Che l'inse?"».
 
Invece stanno "sverginando" i compagni comunisti ......

Roma - Salvatore Buzzi, un condannato per omicidio ora agli arresti nell'ambito dell'operazione «Mondo di mezzo», ha creato una potenza di fuoco da 60 milioni di euro.
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Non sono solo le intercettazioni della Procura di Roma a svelare la forza della sua cooperativa, la «29 Giugno», ma lo stesso bilancio del 2013. Da cooperativa sociale per il recupero degli ex detenuti la realtà si è trasformata in una holding di servizi in grado di interfacciarsi con primarie realtà del mondo finanziario italiano: da Unipol fino a Intesa. Tutto grazie alle collusioni con la politica e alla copertura di un boss come Massimo Carminati.
Nel 2013 il gruppo 29 Giugno ha conseguito un fatturato di 58,8 milioni di euro, con un incremento annuo del 26,5 per cento. I principali campi di attività sono tre: raccolta dei rifiuti (39% dei ricavi), gestione centri di accoglienza con la consociata Eriches 29 (26%), cura del verde (13%). La formula cooperativa ha consentito di ottenere un buon margine, circa 6 milioni di euro e un utile netto di 3 milioni. Cifre che hanno portato il patrimonio a 15,3 milioni.
Grazie agli appalti pubblici conseguiti con metodi illeciti, la Coop 29 Giugno ha conquistato una solidità patrimoniale che molte imprese italiane possono solo ambire. Tant'è vero che, a fronte di 18,9 milioni di affidamenti bancari, al 31 dicembre dello scorso anno ne risultavano utilizzati meno di 8,2 milioni, ossia il 43 per cento. Buzzi, nell'assemblea del maggio scorso, non mancò comunque di ringraziare i partner finanziari per la loro «vicinanza» citando «Banca Prossima, Banca Etica, Unipol Banca, Coopfond e Cooperfactor».
 
Non contesto il fatto che i lampioni siano stati riaccesi....anzi.....tutto fa "turismo" ma,
50000 euro per ripristinare 4 lampioni ?.?.?.?.?.?.?.

ROMA – Tornano ad accendersi i quattro lampioni monumentali del Palazzo di Giustizia a Roma, sede della Cassazione, dopo decenni di blackout e in piena spending review. Costo dell’operazione: 50mila euro estratti direttamente dal fondo assegnato alla Cassazione dal ministero della Giustizia.
 

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