CINQUE MINUTI PER FARE UNA CAZZATA LI TROVO SEMPRE

Scusatemi. Sono tornato. Ho trovato questa notizia.
Mi chiedo. Chi decide se una notizia è vera ? Vi siete mai posti il quesito ?
Questi mi mettono 39 persone delegate a decidere. Sono gli "unti del Signore" ?
Quando sono uscite notizie su determinati fatti che sembravano impossibili ?
E questi le riterranno delle "notizie false", a priori ?

Così non va. Così si limita l'informazione. Così si arriva ad un regime. Verranno - gli altri - tutti inquadrati in uno standard.
Basta libertà di pensiero. Basta fantasia. Un mondo grigio. Io sono per il mondo a colori. Vivaci, pure.

Soluzione. Eliminiamo l'algoritmo. Troppo semplice, vero ? Troppo troppo semplice.

Continua senza sosta il lavoro dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni nel contrasto alla disinformazione online,
percorso avviato lo scorso anno con la nascita del Tavolo per la garanzia del pluralismo e della correttezza dell’informazione sulle piattaforme digitali.

Scopo dell’iniziativa dell’Autorità guidata da Angelo Marcello Cardani quello di favorire e promuovere l’autoregolamentazione delle piattaforme digitali
e lo scambio di buone prassi per l’individuazione ed il contrasto delle fake news frutto di strategie mirate.

Il proliferare delle “bufale” in rete, ormai, è avvertito da tutte le istituzioni come una vera minaccia per il sistema democratico,
specie in vista delle prossime lezioni europee a maggio 2019. Da qui la recente iniziativa della Commissione europea
che ha chiesto una maggiore responsabilizzazione da parte delle big companies di Internet
per arginare la diffusione di notizie semplicistiche,
fuorvianti e, in ultima battuta, sostanzialmente false. Persino la Santa Sede è corsa ai ripari ragionando su possibili iniziative mirate ad osteggiare
i numerosi siti che divulgano notizie ingannevoli sull’attività del Papa.

Tra i numerosi approfondimenti condotti dal Tavolo AGCOM, anche uno specifico rapporto tecnico sulle strategie di disinformazione online
e la filiera dei contenuti fake, presentato la settimana scorsa a Roma.

Il Rapporto muove dalla presa d’atto del radicale mutamento delle dinamiche di produzione e consumo dell’informazione,
oggi perlopiù basate su una miriade di contenuti disponibili online, spesso autoprodotti dagli utenti e non più (soltanto) dalle tradizionali filiere giornalistiche.
Dalla carta stampata al web il salto è triplo carpiato.


Sulla rete, infatti, si configura un processo di disaggregazione, autoproduzione e disintermediazione dell’offerta informativa tradizionale,
con una successiva riaggregazione e re-intermediazione dei contenuti da parte delle c.d. “fonti algoritmiche”, principalmente motori di ricerca e social network.
Grazie proprio agli algoritmi, le piattaforme sono in grado di filtrare le notizie disponibili e presentarle agli utenti secondo un ordine prestabilito,
spesso personalizzato, assumendo così un ruolo decisivo nel determinare le modalità di fruizione dell’informazione da parte degli internauti,
orientando significativamente il successo o meno in termini di audience di una notizia rispetto ad un’altra.
È il web che decide cosa dobbiamo leggere, ponendo in evidenza alcune informazioni a scapito di altre, e non sempre veritiere.
Molto spesso questa preferenza è dettata da motivi commerciali, ma non solo.

L’informazione che corre su Internet, infatti, continua ad essere finanziata in modo prevalente attraverso la pubblicità online,
con una pletora di inserzionisti che, alla continua ricerca di visibilità, cercano di legarsi a piattaforme capaci di attirare,
in virtù proprio del contenuto messo in rete, i lettori. Da ciò si comprende come la disinformazione può rappresentare
un volano pubblicitario per molte aziende
che, anziché spingere sul freno in nome della qualità,
potrebbero pigiare l’acceleratore e incentivare la diffusione di qualsiasi genere di news, anche fasulla,
purché letta dall’utente insieme alla reclame che l’accompagna. Ma se da un lato si evince una chiara strategia commerciale
sottesa alla diffusione di bufale, dall’altra lo studio mette in evidenza una disegno ben preciso per pilotare il consenso politico e ideologico,
tratteggiando uno scenario preoccupante: dietro la disinformazione online c’è una vero e proprio disegno,
diretto da organizzazioni stabili accomunate da interessi specifici, mosso da precisi obiettivi di natura economica e/o politico-ideologica,
e con dotazioni finanziarie, tecnologiche e organizzative non di poco conto.
Tutto ciò pregiudica notevolmente un serio pericolo per il pluralismo e la correttezza dell’informazione.
 
Oh, poveri noi. Che pena.

L’impresa di trovare un comandante al corpo di Polizia locale della città di Lecco sembra impossibile.
Dopo il pensionamento, nel marzo dello scorso anno, di Franco Morizio i vigili sono rimasti senza una guida stabile:
l’avviso di mobilità che aveva portato alla nomina di Paolo Borgotti si è rivelato un fallimento,
dal momento che quest’ultimo è stato richiamato dall’Ente di provenienza - il Comune di Bovisio Masciago -
che ha revocato il nulla-osta incondizionato al trasferimento del comandante prima che questi prendesse definitivamente servizio.

Il Comune di Lecco ha poi indetto un vero e proprio concorso, bandito martedì 6 novembre,
e alla scadenza delle candidature si era fatta avanti una sola persona: Ivano Berti.

“Speriamo che riesca a superare le prove di selezione” mormoravano alcuni consiglieri comunali
durante l’assise di lunedì scorso, una volta appresa la notizia del candidato unico.

Una profezia quanto mai azzeccata.

Ieri si è svolto infatti il primo "test" scritto del concorso e pare che Berti non l’abbia superato.
 
Una volta si diceva: ma va a bagg a sunà l'orghen

Sono cinque i testimoni che smentiscono la versione di Mara Lapia.

La parlamentare 5 Stelle ha raccontato di essere stata «offesa eaggredita da un uomo
che si è poi allontanato a bordo di una Ford Fiesta» domenica scorsa in un supermercato di Nuoro,
ma chi c’era fornisce un racconto molto diverso su quanto accaduto.

Oltre alle due cassiere, la polizia ha interrogato altre tre persone e al termine delle verifiche
— effettuate esaminando anche i filmati delle telecamere a circuito chiuso —
la ricostruzione contenuta nelle informative trasmesse alla magistratura avvalora l’ipotesi
che si sia trattato di una lite, peraltro scatenata proprio dall’onorevole.

L’uomo — che lei ha poi deciso di denunciare — è stato identificato: R. I., ha 73 anni e alcuni precedenti.

Lapia chiama il 113 alle 11.40.
Quando i poliziotti arrivano mostra le foto scattate all’auto che si allontana e aggiunge di essere stata
«insultata nel supermercato e aggredita nei parcheggi dall’uomo che voleva impedirle di fotografare la targa»,
le avrebbe «colpito la mano» con cui teneva il cellulare «facendolo cadere a terra e spingendolo via con un calcio».

Aggiunge che l’avrebbe poi minacciata: «Questa volta ti ammazzo, non ti lascio viva».
E per questo dice di aver avuto «un mancamento e mi sono appoggiata a una vettura dove alcuni mi hanno poi soccorsa».

Qualche ora dopo Francesco D’Uva, capogruppo grillino alla Camera, dichiara:
«È gravissimo e intollerabile che un uomo, in modo becero e disumano, si accanisca violentemente nei confronti di una donna fino a ridurla in quelle condizioni».
 
Ohi ohi ohi. Una nota per questo.........

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Nuovi particolari. La notiza fa sensazione. Elettrizza.

Due delle testimoni sono le cassiere del supermercato che dicono di essere state derise dalla Lapia
(la frase incriminata è “Vedete questo vestito? Vale quanto i vostri stipendi messi insieme”).
E su questo diverbio ci sarebbero audio e video girati coi cellulari e con le telecamere di sicurezza.
Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera parla poi di altri tre testimoni.

Dopo l’audio di una testimone che smentisce la ricostruzione della parlamentare,
ad innescare un nuovo battibecco su Facebook è un lungo post pubblicato da Pierfranco Devias,
leader di Liberu, uno dei movimenti in cui si è spezzettata la galassia dell’indipendentismo sardo.
Il politico condanna “la profonda mancanza di rispetto che la deputata ha esercitato sulle lavoratrici del supermercato”,
dopo che inavvertitamente una confezione di lattine di Coca cola si è aperta alla cassa sporcando abito e scarpe dell’esponente cinquestelle.

Fatto che è non passato inosservato, provocando la reazione di un cliente in fila, prima verbale e poi fisica all’esterno del market.
L’uomo è stato denunciato per lesioni: Lapia infatti ha riportato 30 giorni di prognosi.

“Non esiste nessuna giustificazione per la violenza su una donna – premette Devias – ma condanno la mancanza di rispetto:
la deputata sarebbe infatti andata in escandescenze, gridando che le avevano rovinato le scarpe di camoscio,
che il suo vestito costava duemila euro e che, riferendosi alle lavoratrici, ‘vale più di tutti i vostri stipendi messi insieme’.
Non è questa violenza sulle donne? – si chiede polemicamente l’esponente indipendentista –
Da una deputata ci si aspetta che combatta per far aumentare gli stipendi dei lavoratori”.

A stretto giro, sempre su Fb, la replica della parlamentare.
“Non ho mai detto il prezzo dei miei vestiti, non ho mai avuto uno da 2mila euro, mai detto chi fossi. Si stanno facendo processi sommari”.

“Quindi le commesse hanno mentito?”, domanda Devias. “Ci saranno degli audio e dei video – risponde la deputata – posso essermi scocciata perché inondata di Coca cola”.
Poi il battibecco vira sulla politica. “Una bella stoccata non si nega mai all’avversario politico – scrive Lapia – se poi è una donna viene anche più facile”.

“Non rispondi alle domande – ribatte Devias – e te la giri dicendo che ti do una ‘stoccata’ in quanto avversario politico e donna? Incredibile.
Sulla vicenda si aprirà un processo, sentiremo la ricostruzione dei fatti sotto giuramento”.

Gli esami testimoniali raccolti dagli uomini della Questura di Nuoro sono completi,
così come la visione delle immagini delle telecamere posizionate all’interno e al’esterno del supermercato di Nuoro, teatro dell’aggressione.
Il fascicolo è sul tavolo della procuratrice Patrizia Castaldini.
La deputata è tutelata dall’avvocato Basilio Brodu. “Non ci sono novità sul fronte giudiziario – ha confermato all’Ansa –
attendiamo gli esiti delle indagini da cui ci aspettiamo venga fuori la verità dei fatti”.

La Sarzanini poi aggiunge che

“La terza testimone, un’ infermiera, assiste invece a quanto accade all’ esterno.
Dice che «dopo aver pagato, l’ uomo è stato inseguito dalla Lapia che lo filmava con il suo telefonino
e gli diceva di consegnare i documenti e non allontanarsi perché stava arrivando la polizia.
Ho visto che una signora anziana (la madre dell’ uomo, ndr ) si avvicinava e le appoggiava una mano sulla spalla e lei si accasciava a terra.
Mi avvicinavo e quando lei mi diceva di essere stata aggredita le ho subito detto
che non era vero perché io avevo visto tutta la scena e non avevo visto alcuna aggressione».


A confermare queste dichiarazioni c’ è un’ altra donna, ma soprattutto un uomo
che assiste alla scena prima nel supermercato e poi fuori, vede Lapia che insegue la vettura e poi,
quando R. I. scende e cerca di fermarla nota che «l’ onorevole fingeva di essere svenuta»”.
 
CHIETI – Durante la messa, per scherzo, sostituiscono l’incenso con la marijuana.
E il parroco e diversi fedeli finiscono intossicati in ospedale. Tutto è successo in una piccola Chiesa di Chieti.

Secondo le prime testimonianze, durante il solito rituale dell’incenso, in Chiesa si è alzata una nuvoletta di fumo.
Nuvoletta più consistente del solito. E dopo qualche minuto la perpetua ha notato che il prete era in uno stato confusionale.
Preoccupati, alcuni fedeli, hanno interrotto la messa e hanno accompagnato il parroco in ospedale.
E qui, dopo alcuni esami, si è scoperto che il prete era vittima di una intossicazione da cannabinoide sintetico JWH 122.
Quindi marijuana. E non solo il prete. In pronto soccorso, infatti, si erano presentati anche altri fedeli.

Per i carabinieri si è trattato di una bravata da parte di alcuni ragazzini della parrocchia.
E ora in città, dove in questi giorni non si parla d’altro, è caccia ai colpevoli.
 
Occhio a questa notizia.

Pagare le tasse in ritardo costerà di più, esattamente (quasi) il triplo di interessi, rispetto a oggi.

Dal prossimo primo gennaio passa dallo 0,3% allo 0,8% l’interesse legale da pagare per chi versa i tributi in ritardo.

Lo ha deciso il Mef – e la notizia era stata anticipata da Il Sole 24Ore – con un decreto
a firma del ministro Giovanni Tria del 12 dicembre e pubblicato lo scorso 15 dicembre in Gazzetta Ufficiale.
Sarà così ad esempio più caro il ravvedimento per chi non ha versato le tasse sulla casa entro lo scorso 17 dicembre.
Ma il conto diventerà più salato anche per i ritardatari della nuova pace fiscale.https://www.blitzquotidiano.it/economia/condono-pace-fiscale-2956648/

La legge prevede infatti che il Ministro dell’economia e delle finanze possa modificare l’interesse da corrispondere
“sulla base del rendimento medio annuo lordo dei titoli di Stato di durata non superiore a dodici mesi
e tenuto conto del tasso di inflazione registrato nell’anno”.
Così il Mef ha deciso che dopo il rialzo dello scorso anno (dallo 0,1 allo 0,3%) si passi appunto allo 0,8% a partire dal prossimo primo gennaio.

“La misura del saggio degli interessi legali di cui all’art. 1284 del codice civile – si legge nel testo –
e’ fissata allo 0,8 per cento in ragione d’anno, con decorrenza dal 1° gennaio 2019”.
 
Se "cultura" deve essere, che lo sia davvero. Eliminiamo la parte musicale, che nulla ha a che vedere con la "Cultura".

ROMA – Cosa hanno comprato i ’99 con i soldi del Bonus Cultura?

Bonus Cultura ovvero i 500 euro messi a disposizione dal governo Renzi (e poi confermato dagli altri governi) per ogni neo maggiorenne.
500 euro da spendere in libri, teatri, musei, cd o concerti. E cosa hanno comprato i neo maggiorenni nel 2018?

Amazon.it, una delle piattaforme di e-commerce più amate dai giovani, ha stilato una classifica per rispondere a questa domanda.
Classifica dei prodotti più acquistati su Amazon con il Bonus. Classifica divisa in due settori: libri e cd.

Il libro più acquistato con il Bonus Cultura? “L’interpretazione dei sogni” di Sigmund Freud.
Al secondo posto c’è “Origin” di Dan Brown e al terzo posto c’è “1984” di George Orwell. Questa la classifica:

  1. L’interpretazione dei sogni. Ediz. integrale – Sigmund Freud
  2. Origin – Dan Brown
  3. 1984 – George Orwell
  4. La coscienza di Zeno. Ediz. integrale – Italo Svevo
  5. L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita – Alessandro D’Avenia
  6. Il fu Mattia Pascal. Ediz. integrale – Luigi Pirandello
  7. Dragon Ball Super: 3 – (Manga di) Akira Toriyama
  8. Ossessioni, fobie e paranoia. Ediz. integrale – Sigmund Freud
  9. Quando tutto inizia – Fabio Volo
  10. Ogni storia è una storia d’amore – Alessandro D’Avenia
Ma è nel settore dischi che il discorso si fa più complicato.
Perché qui i giovani hanno deciso di spendere i soldi del Bonus Cultura soprattutto per comprare cd… di Sfera Ebbasta e compagni.
Sfera Ebbasta è il “trapper” che avrebbe dovuto tenere un dj set a Corinaldo.
Sfera Ebbasta, il “trapper” finito nella tempesta in questi giorni per i suoi testi spesso giudicati troppo violenti e spinti.

Questa la classifica:

  1. Rockstar – Sfera Ebbasta
  2. Faccio Un Casino – Coez
  3. ÷ – Ed Sheeran
  4. Album – Ghali
  5. Sfera Ebbasta – Sfera Ebbasta
  6. Enemy – Noyz Narcos
  7. Ultimo: Peter Pan – Ultimo
  8. Midnite – Salmo
  9. Davide – Gemitaiz (Doppio CD, Edizione Autografata – Esclusiva Amazon.It)
  10. Mr Simpatia – Fabri Fibra
 

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