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15/03/19 - Lettere a l Sole 24 Ore
Le vicende estere di Cmc costruzioni
Gentile direttore, l' articolo di ieri dal titolo "Il fronte estero di CMC. Cantieri a metà e operai in ostaggio", offre una ricostruzione parziale, distorta e fuorviante.
CMC non è, e non è mai stata, in bancarotta ma, in data 7/12/2018 il Tribunale di Ravennaha autorizzato l' avvio della procedura di concordato preventivo finalizzato alla continuità aziendale. La situazione di CMC è stata tempestivamente comunicata e rappresentata in totale trasparenza a tutti gli stakeholder, anche all' estero, ed in conformità agli obblighi di legge.
CMC è attualmente impegnata nella ultimazione del piano concordatario.
Relativamente ai fatti avvenuti in Kuwait, i due dipendenti di CMC sono rientrati con un normale volo di linea (e non con volo di stato): si trattava dell' accusa infondata di un presunto furto di un mezzo di lavoro che, invece, è poi risultato trovarsi all' interno delle aree di cantiere. I lavori per altro erano oggetto di un contratto di subappalto che CMC ha risolto in quanto a distanza di quasi un anno dall'inizio lavori, non aveva ancora ottenuto il riconoscimento ufficiale come subappaltatore. Pertanto CMC non aveva alcun rapporto contrattuale con le Autorità dell' Emirato.
Relativamente agli appalti in Kenya al momento non vi è alcuna accusa formalizzata da parte delle autorità locali; CMC, così come le circa 50 (e non 110 ) aziende fornitrici, sono state sentite per fare chiarezza sui fatti riportati dalla stampa locale e rispetto ai quali CMC ritiene di essere estranea.
Nessun documento risulta oggi sequestrato dalle Autorità e la due-diligence citata nell' articolo è stata debitamente eseguita nei modi e nei tempi previsti.
Tutti i contratti di CMC in Kenya, inclusi quelli sottoscritti dalla Joint Venture di CMC e Itinera S.p.a., sono stati firmati tra il 2015 e il 2017, e CMC non ha ricevuto alcun pagamento riferito a tali contratti dopo il 04/12/2018. Non corrisponde poi a verità quanto riportato circa il trasferimento dei 165 milioni di dollari, cosi come riferito nel pezzo: infatti gli importi degli anticipi contrattuali destinati alla Joint Venture CMC-ITINERA (meno della metà dei 165mln di dollari) sono stati pagati in Italia da parte della sede inglese dei finanziatori, così come previsto nel relativo contratto di finanziamento.
Relativamente agli appalti in Sud Africa deve precisarsi altresì che a quanto ci risulta CMC non è sotto inchiesta da parte delle Autorità giudiziarie per corruzione ne lo è per gli appalti in Uganda.
Per quanto riguarda le attività in Nepal, lo scorso dicembre alcuni dipendenti di CMC sono stati fermati dall'ufficio immigrazione dell' aeroporto dopo che CMC aveva terminato il contratto in essere dal 2013 con il governo Nepalese a causa di mancati pagamenti relativi a lavori già eseguiti. Nessun passaporto sequestrato e i dipendenti hanno lasciato il paese senza alcuna pendenza. Inoltre, il secondo contratto non è mai partito in quanto non è mai stato versato l' anticipo contrattuale previsto.
Infine nessun dipendente o collaboratore di CMC è mai stato messo agli arresti domiciliari per i fatti ipotizzati; ogni situazione di lavoro sospeso o terminato è stata presentata e dichiarata a tutti gli organi competenti ed è attualmente oggetto di valutazioni al fine del piano concordatario; non è stata presentata, alcuna richiesta di liquidazione totale degli asset per rimborsare investitori e fornitori.
CMC Ravenna
Prendo atto della reazione della Cmc, ma faccio presente alcune cose: tutte le informazioni contenute nell' articolo sono state riscontrate con i governi interessati dagli appalti e pubblicate dalla stampa internazionale, compresa quella keniota e nepalese: la CMC non ha mai smentito nessun articolo (perché solo in Italia?). Per quanto riguarda gli appalti in Nepal, 10 dipendenti della Cmc hanno subìto il ritiro del passaporto allo scalo di Kathmandu il 16 dicembre 2016, altri due dipendenti hanno consegnato i passaporti alla polizia che si era recata al loro domicilio: la stampa internazionale ha riportato che era stato detto loro di non lasciare il paese e la residenza.
Anche in questo caso, nessuna smentita della CMC. Sul SudAfrica, ho usato il condizionale (sarebbe sotto inchiesta) perché si trattava di informazione off the record.
Infine, sulla liquidazione degli asset, questo è quanto sostengono i creditori del gruppo, che ha 900 milioni di debiti da ripagare. Allego dichiarazione del presidente Porcelli pochi mesi prima di portare i libri in tribunale: «Ringrazio il presidente uscente perché è stato un maestro in questi anni: ho preso la guida di una cooperativa in buone condizioni». (A.Pl.)
Ma qualcuno crede ancora in quello che dice la dirigenza della CMC, dopo le incredibili balle raccontate poco prima di finire in concordato? Ma che avessero almeno la decenza di starsene zitti, con le loro patetiche scuse. Le uniche verità si trovano nelle quotazioni, che al momento non conosco, ma che immagino siano ancora ai livelli di poche settimane addietro, ovvero da liquidazione, con fiducia a zero verso CMC.
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