Corriere di Romagna 09/04/19
IL COLOSSO PROVA A USCIRE DALLA CRISI di ALESSANDRO CICOGNANI
Cmc, presentato in tribunale il piano per evitare il fallimento
Ora i creditori dovranno votare il loro gradimento, l' esposizione maggiore è quella verso le banche
RAVENNA A quattro mesi da quando la crisi del colosso Cmc è diventata di dominio pubblico - attraverso la presentazione della richiesta di concordato con riserva -ieri mattina i legali della cooperativa della costruzioni hanno finalmente depositato in tribunale il piano concordatario. Alcune centinaia di pagine, nella quali i tecnici hanno scandagliato la situazione economica della società ravennate, andando a spiegare nel dettaglio in che modo hanno intenzione di riportare la Cmc a galla.
La proposta è stata firmata dagli avvocati Fabrizio Corsini e Andrea Zoppini ed è stata elaborata sulla base della consulenza aziendale e finanziaria di Domenico Livio Trombone di Mediobanca. Il piano e la proposta, come noto, prevedono la continuità aziendale di Cmc e la soddisfazione integrale dei creditori in prededuzione, dei creditori privilegiati e dei fornitori strategici, «nonché si legge in una nota della stessa Cmc - la soddisfazione parziale e non monetaria degli altri creditori chirografari mediante attribuzione di strumenti finanziari partecipativi, da emettere entro 90 giorni dall'omologazione. A questi ultimi saranno destinati dal 2021 sino al 2030 i risultati attivi che si attendono dalla continuità aziendale, oltre rilevanti diritti amministrativi sia in Consiglio di Amministrazione che nell'assemblea dei soci».
Il piano I capitoli più importanti dovrebbero essere essenzialmente tre. Il primo riguarda i creditori - con le banche in prima fila che vogliono rientrare dei capitali investiti. L' esposizione finanziaria della coop si aggira intorno ai 900 milioni di euro. Una cifra imponente, generata da due bond da 325 e 250 milioni che vede tra gli obbligazionisti anche Credit Agricole, Algebris, Muzinich, Ubs, Mediolanum, Vontobel, Julius Baer e Alliance Bernstein. A questi si aggiungono un revolving credit facility da 160 milioni e un' altra esposizione bancaria che varia tra i 100 e i 150 milioni. Una voce importante dunque, perché il primo compito della cooperativa è proprio quello di ripianare il debito che l' ha costretta a fare richiesta di concordato. Per di più il passo successivo sarà quello dell' adunanza dei creditori, che a breve verranno chiamati ad esporre una propria valutazione sul piano concordatario presentato da Cmc e, nel caso, a chiedere eventuali modifiche prima di passare alla votazione (che richiede la maggioranza degli aventi diritto per poter essere omologato).
Cessioni e cantieri Il secondo capitolo fondamentale riguarda invece la possibilità immediata per la cooperativa di via Trieste di fare cassa, in modo da poter ripianare al più presto quei debiti. Sul tema già qualche settimana fa sono uscite le prime indiscrezioni, in particolare per quanto riguarda le controllate di Cmc negli Stati Uniti. Le società nel mirino sarebbero la Di Fazio industries inc con sede a New York, di cui Cmc detiene il 66,6 per cento dell' azionariato e che ha un fatturato oltre i 60 milioni di dollari all'anno, e la LM Heavy Civil Construction di Westford nel Massachussets, di cui invece detiene il 100 per cento delle quote e che ha chiuso il 2017 realizzando circa 73 milioni di dollari di ricavi. A questi potrebbero poi aggiungersi altri immobili ritenuti non più funzionali ai fini dell' operatività aziendale.
Trattandosi di un concordato misto ci sono asset che dunque spariranno dalla galassia Cmc e altri cantieri che invece andranno avanti. Ed è così che si arriva al terzo capitolo fondamentale del piano, ossia garantire la continuità dell' azienda una volta portata fuori dalla crisi. Nel frattempo un primo passo è già stato fatto, attraverso il raggiungimento di un accordo con Anas per la ripartenza dei cantieri siciliani della cooperativa.