CMC Ravenna 6,875% 2017-22 (XS1645764694) - 6% 2017-23 (XS1717576141)

Cooperativa Muratori &

Cementi (CMCRAV)

Houlihan Lokey, who have been formally engaged by a group of bondholders of Italian construction

group CMC di Ravenna (CMCRAV) will hold a "public basis" investor conference call "mainly aimed

at discussing the ongoing restructuring process." No private information will be discussed and no

additional details on the Concordato Plan will be shared according to a statement from the financial

advisers. Houlihan Lokey states that they are currently in touch with 2022 & 2023 holders representing

more than 35% of the notes. The call will be held tomorrow 17 April at 12.00pm UK Time / 1.00pm
Si è saputo qualcosa ???
 
25/04/19 il Fatto Quotidiano
Il piano - L' aumento da 500 milioni
Costruzioni: Salini vuole la fusione dei big con Cdp, ma è scontro sul suo ruolo - di CDF
Sulla maxi-operazione di sistema (il "Progetto Italia") per salvare i colossi delle costruzioni in crisi è in corso uno scontro furibondo tra la pubblica Cassa Depositi e Prestiti e la Salini-Impregilo guidata da Pietro Salini. Ieri l' ad del gruppo è uscito allo scoperto annunciando all'assemblea dei soci che oltre all'aumento di capitale per rilevare Astaldi (225 milioni) - per cui formalizzerà un' offerta entro il 20 maggio - servirà "un aumento anche su Salini-Impregilo, che servirà a comprare anche altre aziende" per dar vita a "un gruppo da 15 miliardi di ricavi".
Da tempo è allo studio un salvataggio che passi per la fusione dei big in crisi, da Astaldi a Condotte, a Trevi e Cmc. L'aggregatore è stato individuato in Salini-Impregilo, con Cdp a fare da regista. Salini punta a un aumento di capitale da 300 milioni in cui far entrare, oltre alle banche, direttamente il colosso pubblico. I negoziati al momento sono in stallo.
La Cassa guidata da Fabrizio Palermo è disponibile a entrare nel capitale ma ha posto come condizione che la governance vada rivista, evitando che il gruppo rimanga a conduzione familiare (oggi la famiglia di costruttori romani controlla il 74% del capitale). Salini, però, non ne vuol sapere e ieri ha alzato il tiro per mettere pressione a Cdp. Dall'esito dello scontro dipende un pezzo dell' economia italiana. In ballo ci sono commesse per 37 miliardi, 28 mila dipendenti e un fatturato di 6,5 miliardi, a fronte di debiti lordi, tra banche e obbligazioni, di 7 miliardi.
 
Il Resto del Carlino Ravenna 26/04/19
«Scelsero di non informarsi»
L' ATTESA per le motivazioni della sentenza, si concentrava soprattutto sul meccanismo con il quale il giudice Federica Lipovscek ha vagliato le posizioni dei sei imputati arrivando a pronunciare tre condanne e tre assoluzioni. Una diversificazione partita dall'individuazione del «produttore di rifiuti», da «riconoscersi indubbiamente» in Cmc in quanto «aggiudicataria dell' appalto» dei lavori di dragaggio del Candiano.
Ciò implica, «sotto il profilo penale», la «responsabilità dei suoi organi per i reati ambientali commessi». Attenzione però perché se la carica di chi si trovava in posizione apicale era decaduta prima dei tre anni, limite massimo di permanenza del rifiuto nelle casse di colmata, o era arrivata dopo, ecco che allora il diretto interessato non poteva essere chiamato a risponderne. Viceversa chi quella carica l' aveva assunta durante i tre anni mantenendola anche dopo, ecco che allora era divenuto responsabile per lo stoccaggio di quei fanghi anche se non era presente durante il loro deposito.
Un questione di competenze insomma. E l' assoluzione di Alfredo Fioretti, vicepresidente Cmc dal giugno 2014, è stata pronunciata proprio per le competenze visto che «ricoprì di fatto una funzione meramente vicaria». Opposto il discorso per Dario Foschi, ad di Cmc tra il 2009 e il 2015 e accusato per due casse. Secondo il giudice, si può parlare di «dolo eventuale» dato che «lo svuotamento entro tre anni, non solo è previsto da una norma ma era oggetto di uno specifico obbligo contrattuale». E Foschini «scelse volontariamente di non informarsi circa la condizione del materiale depositato accettando il rischio» di incappare nel reato «di discarica abusiva».
Sul punto, «la tesi difensiva dell' errore scusabile o inevitabile, non appare convincente».
RAGIONAMENTO simile ma per una sola cassa, è stato proposto anche per Maurizio Fucchi, vicepresidente Cmc con procura speciale del 2009 per «gestire i rapporti con stazioni appaltanti»: a lui «il reato va ascritto in concorso» con Foschini. Per quanto riguarda Ap, la legge le conferisce «il compito della manutenzione portuale, compresi i fondali». E «in senso giuridico», sulla base di un orientamento della Cassazione, in qualità di committente lavori può essere considerata «produttore di rifiuti». Il conferimento delle operazioni di dragaggio a Cmc, «non può avere determinato l' esonero delle responsibilità» dato che chi si aggiudicò l' appalto, «non era munito di tutte le autorizzazioni». Anche in questo caso è stato rimarcato il concetto del dolo eventuale: la difesa dell' ex presidente Galliano Di Marco non poteva cioè invocare la mancanza di informazioni sulla condizione delle autorizzazioni. Né la responsabilità dell' imputato «può essere esclusa invocando la concorrente responsabilità di Provincia e Arpa, posizioni parallele suscettibili di separato accertamento senza che ciò faccia venire meno la responsabilità del presidente di Ap» per cinque casse.
Da ultimo Sapir, spa tutelata dagli Ermanno Cicognani e Mauro Cellarosi e uscita indenne da tutte le imputazioni. «È principio pacifico - ha precisato il giudice - che il proprietario di un terreno non possa essere chiamato a risponde del reato discarica non autorizzata» commesso da altri. E Sapir «mise a disposizione di Ap i terreni» in ragione di convenzioni che prevedevano la loro restituzione dopo ripristino.
Quando cioè diede i terreni, non aveva la consapevolezza» di destinarli a «discarica abusiva».

IL PUNTO FU «STOCCAGGIO» E NON «DEPOSITO INCONTROLLATO»
«Ecco perché i dragaggi sono rifiuti»
LA PRIMA questione che il giudice ha affrontato per decidere la sorte degli imputati, è stata quella relativa alla «natura giuridica» dei fanghi di dragaggio. La giurisprudenza - si legge nelle motivazioni della sentenza - li ha «costantemente qualificati» come «rifiuti speciali», escludendo cioè che «possano essere considerati inerti» al pari di «materiale litoide» come pietre o ghiaia. Anzi, ai dragaggi è «attribuito uno specifico codice cer», il catalogo europeo del rifiuto. Per il magistrato, dunque «non risultano conviventi le tesi difensive» secondo le quali i fanghi di dragaggio non posseggano le caratteristiche necessarie per essere classificati come rifiuti. L' analisi delle norme in materia, in particolare del decreto legislativo del 2006 che descrive l' utilizzo dei materiali di dragaggio, consente all' opposto di «riconoscere ai fanghi di dragaggio provenienti dai lavori di escavo del Candiano, la qualità di rifiuti». Infine visto che gli «sversamenti nelle casse di colmata» erano avvenuti «in modo sistematico e continuativo», si deve parlare di «stoccaggio» e non di «deposito incontrollato».

GLI ENTI L' ANALISI SU SOGGETTI FUORI DAL PROCESSO
«Arpa e Provincia non influenti»
I COMPORTAMENTI della Provincia e di Arpa, «di cui le difese si sono ampiamente lamentate», non sono utili per valutare la «buona fede e l' errore inevitabile» invocati dagli imputati. Del resto - ha sottolineato il giudice - «le determinazioni di tali enti non hanno mai fatto venire meno l' obbligo di Cmc, in quanto produttore del rifiuto, di provvedere allo svuotamento delle casse di colmate». E poi «i provvedimenti rilasciati da tali amministrazioni, seppure discutibili nel merito e nella forma», non hanno «mai impedito agli imputati di avere conoscenza della normativa vigente» e in particolare di «quella che individua il tempo massimo di deposito dei rifiuti», tre anni. Alla Provincia in particolare è stato contestato l' avere «autorizzato lo sversamento dei fanghi nelle casse quando vi era ancora materiale», contribuendo così a «rallentare il processo di sedimentazione dei fanghi già presenti». Ma ciò «non integra un' ipotesi di concorso nel reato» visto che non veniva contestato lo «sversamento continuativo» ma «il mantenimento dopo la scadenza dell' autorizzazione».
 
Il Resto del Carlino Ravenna 26/004/19

«Un accumulo sistematico e continuativo di rifiuti: ovvero discarica abusiva»
Ecco le motivazioni di tre condanne e tre assoluzioni
I FANGHI di dragaggio del Candiano, erano stati collocati in quelle otto casse di colmata «in modo sistematico e continuativo». Materiale «ripetutamente riversato nel corso di molteplici anni». Nel suo complesso, «un accumulo sistematico di rifiuti» per il quale, dopo un lungo periodo di permanenza, si deve «ritenere definitivo l' abbandono». In due sole parole: «discarica abusiva».
In 35 pagine il giudice Federica Lipovscek ha fissato le motivazioni delle condanne inflitte per la gestione dei fanghi del porto a Galliano Di Marco, ex presidente di Ap-autorità portuale (1 anno e 4 mesi); a Dario Foschini, già amministratore delegato di Cmc (9 mesi); e a Maurizio Fucchi, in qualità di consigliere del cda di Cmc (9 mesi). E delle assoluzioni pronunciate sempre nel gennaio scorso al termine del medesimo processo, per Matteo Casadio e Roberto Rubboli (presidente e amministratore delegato di Sapir spa); e per Alfredo Fioretti, vicepresidente Cmc.
Antefatto di tutto, la necessità di Ap di «procedere all' esecuzione dei lavori di approfondimento del Candiano a -11,50». La conseguente gara, si era conclusa con «l' aggiudicazione» a un raggruppamento rappresentato da Cmc. E il conseguente contratto di appalto porta la data del novembre 2006.
ED ECCO il ruolo delle otto casse di colmata, vere protagoniste del procedimento: aree nelle quali fare confluire temporaneamente i fanghi di dragaggio. Ma «l' istruttoria dibattimentale ha consentito di appurare» che là dentro «i fanghi rimasero oltre il termine di tre anni dalla scadenza delle singole autorizzazioni» e senza «essere destinati a ulteriori trattamenti».
Ovvero, «sebbene movimentati e trattati per favorirne la solidificazione», non erano stati «oggetto di operazioni di recupero» entro i tre anni, né fu domandato il «rinnovo dell' autorizzazione per allungare il periodo di messa a riserva». E così, per quanto definita «meritevole di pregio», non è stata accolta la tesi difensiva secondo cui «la messa a riserva dei fanghi di dragaggio costituirebbe essa stessa un' operazione di recupero dei rifiuti», scenario che come tale avrebbe escluso ogni reato ambientale.
Ed è proprio su questo solco che si erano inserite le indagini dei carabinieri forestali coordinate dai pm Alessandro Mancini e Marilù Gattelli e a suo tempo approdate a vari sequestri (le aree sono tutte dissequestrate).
Per quanto riguarda infine le autorizzazioni rilasciate dalla Provincia, è vero, come hanno sostenuto le difese, che «erano semplicemente volte a consentire il conferimento dei fanghi nelle casse di colmata» e che dunque «la data di scadenza era da riferire alla sola attività di deposito del materiale». Ma «è evidente come tale soluzione non incida sulla configurazione dell' illecito». E cioè «sul mancato avvio del materiale a un' operazione di recupero nei tre anni successivi».
 
Il Resto del Carlino Ravenna 26/004/19

«Un accumulo sistematico e continuativo di rifiuti: ovvero discarica abusiva»
Ecco le motivazioni di tre condanne e tre assoluzioni
I FANGHI di dragaggio del Candiano, erano stati collocati in quelle otto casse di colmata «in modo sistematico e continuativo». Materiale «ripetutamente riversato nel corso di molteplici anni». Nel suo complesso, «un accumulo sistematico di rifiuti» per il quale, dopo un lungo periodo di permanenza, si deve «ritenere definitivo l' abbandono». In due sole parole: «discarica abusiva».
In 35 pagine il giudice Federica Lipovscek ha fissato le motivazioni delle condanne inflitte per la gestione dei fanghi del porto a Galliano Di Marco, ex presidente di Ap-autorità portuale (1 anno e 4 mesi); a Dario Foschini, già amministratore delegato di Cmc (9 mesi); e a Maurizio Fucchi, in qualità di consigliere del cda di Cmc (9 mesi). E delle assoluzioni pronunciate sempre nel gennaio scorso al termine del medesimo processo, per Matteo Casadio e Roberto Rubboli (presidente e amministratore delegato di Sapir spa); e per Alfredo Fioretti, vicepresidente Cmc.
Antefatto di tutto, la necessità di Ap di «procedere all' esecuzione dei lavori di approfondimento del Candiano a -11,50». La conseguente gara, si era conclusa con «l' aggiudicazione» a un raggruppamento rappresentato da Cmc. E il conseguente contratto di appalto porta la data del novembre 2006.
ED ECCO il ruolo delle otto casse di colmata, vere protagoniste del procedimento: aree nelle quali fare confluire temporaneamente i fanghi di dragaggio. Ma «l' istruttoria dibattimentale ha consentito di appurare» che là dentro «i fanghi rimasero oltre il termine di tre anni dalla scadenza delle singole autorizzazioni» e senza «essere destinati a ulteriori trattamenti».
Ovvero, «sebbene movimentati e trattati per favorirne la solidificazione», non erano stati «oggetto di operazioni di recupero» entro i tre anni, né fu domandato il «rinnovo dell' autorizzazione per allungare il periodo di messa a riserva». E così, per quanto definita «meritevole di pregio», non è stata accolta la tesi difensiva secondo cui «la messa a riserva dei fanghi di dragaggio costituirebbe essa stessa un' operazione di recupero dei rifiuti», scenario che come tale avrebbe escluso ogni reato ambientale.
Ed è proprio su questo solco che si erano inserite le indagini dei carabinieri forestali coordinate dai pm Alessandro Mancini e Marilù Gattelli e a suo tempo approdate a vari sequestri (le aree sono tutte dissequestrate).
Per quanto riguarda infine le autorizzazioni rilasciate dalla Provincia, è vero, come hanno sostenuto le difese, che «erano semplicemente volte a consentire il conferimento dei fanghi nelle casse di colmata» e che dunque «la data di scadenza era da riferire alla sola attività di deposito del materiale». Ma «è evidente come tale soluzione non incida sulla configurazione dell' illecito». E cioè «sul mancato avvio del materiale a un' operazione di recupero nei tre anni successivi».

Se non sbaglio la vicenda dovrebbe portare ad un costo di circa 10 milioni per CMC, ovviamente se sopravvive. Della cosa non dovrei gioire, ma visto che ritengo la situazione attuale della CMC non solo da imputare agli attuali massimi dirigenti, ma anche a quelli delle passate gestioni, contrariamente alla logica ora mi sento un pò, solo un pò, più contento pensando alle condanne di questa gente, peccato per il Fioretti, ma sono convinto che avrà ciò che si merita viste le recenti vicende, possibilmente da parte della magistratura. Spero che i danni verranno girati ai dirigenti condannati una volta che risulterà definitiva (tra qualche anno), questa gente deve finire in miseria.
 
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Titoli sprofondati a 4.5 bid

Si fa per dire sprofondati, anche a 7 erano comunque da liquidazione e ci sono rimasti per mesi. Chiaramente un prezzo ancora più basso la dice lunga su quello che si aspetta il mercato dalla proposta fatta da questi incapaci (per non dire altro) e ben poco si aspettano dalla continuità dell'attività e dall'eventuale (molto improbabile) acquisizione da parte di Salini e dal suo fantomatico progettone di creazione di un grande player internazionale delle costruzioni.
 
Si fa per dire sprofondati, anche a 7 erano comunque da liquidazione e ci sono rimasti per mesi. Chiaramente un prezzo ancora più basso la dice lunga su quello che si aspetta il mercato dalla proposta fatta da questi incapaci (per non dire altro) e ben poco si aspettano dalla continuità dell'attività e dall'eventuale (molto improbabile) acquisizione da parte di Salini e dal suo fantomatico progettone di creazione di un grande player internazionale delle costruzioni.
Salini vuol comprare tutto tranne Cmc, loro non vendono (gli serve la supremazia territoriale) e per fare l’operazione dovrebbero cambiare statuto.
 

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