Corriere di Romagna 21/12/19
Truffa sui lavori al porto di Molfetta Cadono le accuse, Cmc assolta - di ALESSANDRO CICOGNANI
Il giudice accoglie le richieste di assoluzione avanzate dalla stessa procura pugliese
RAVENNA Il processo a Trani per i lavori al porto di Molfetta si chiude con una piena assoluzione per la Cmc di Ravenna. Già il pubblico ministero, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto l' esclusione della responsabilità amministrativa «perché il fatto non sussiste» per quattro delle cinque ipotesi di truffa e di reati ambientali (relativi a presunti caso di inquinamento) che venivano contestate al colosso del cemento di via Trieste. Richieste sposate anche dal giudice pugliese, che infatti ha assolto tutte le società coinvolte e i loro legali rappresentanti dalle ipotesi accusatorie. Solo in unico caso l' assoluzione della Cmc - difesa in aula dagli avvocati Ermanno Cicognani e Filippo Sgubbi- è arrivata con la formula «per intervenuta prescrizione». In quest' ultima contestazione, secondo l' ipotesi accusatoria, la Cmc aveva truffato il Comune di Molfetta utilizzando dei massi, per i lavori di realizzazione del porto, più piccoli rispetto a quelli contrattualmente previsti e quindi di un pregio differente. Ipotesi per la quale Cmc è stata appunto assolta, ma non le altre tre società coinvolte Fontozzi Group, Molfetta Newport Scarl srl e Società italiana dragaggi spa, condanne al pagamento di una sanzione pecuniaria del valore di 52mila euro ciascuna, oltre al pagamento delle spese processuali.
L' inchiesta L' indagine della procura pugliese era nata quando i lavori per il porto turistico di Molfetta - opera rimasta incompiuta- avevano subito un brusco stop per via del ritrovamento di ordigni bellici nei fondali dove si stava operando. Così, l' opera che sarebbe dovuta costare 72 milioni di euro, lievità fino a 170 milioni per via delle operazioni di bonifica. A causa di quella bonifica i lavori subirono un forte ritardo e la Cmc - facendo valere una clausola contrattuale - ottenne 8 milioni di euro dal pagamento di una penale. Ma secondo l' accusa la coop ravennate avrebbe saputo di quella situazione prima di aprire i cantieri. Accuse che i manager ravennati hanno sempre respinto. Tre anni fa il peso di queste accuse rischiò di far bloccare tutti i cantieri della Cmc e portò ai domiciliari il manager 56enne Giorgio Calderoni (procuratore speciale della Cmc, capofila dell' Ati che si aggiudicò i lavori).
Imputati a vario titolo per truffa, falso, abuso d' ufficio e violazioni ambientali erano i vertici della coop nella figura dell' allora presidente Massimo Matteucci (venuto a mancare nell' agosto del 2017) e dell' allora amministratore delegato Dario Foschini. Gli altri imputati (anche loro con posizioni più defilate) erano gli altri tre manager che ricoprirono cariche nel cda della Molfetta Newport nel corso degli anni e alcuni dipendenti della Cmc impiegati in diversi ruoli operativi nel cantiere pugliese. Anche per loro è stata dichiarata ieri la piena assoluzione.