Il Resto del Carlino (ed. Ravenna) 30/05/20
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«Pensavano che non ci saremmo mai riusciti»
Approvato il concordato della Cmc. II presidente della cooperativa, Alfredo Fioretti: «Prive di fondamento le voci su fusioni con delle s.p.a.»
Alfredo Fioretti è presidente di Cmc da maggio 2017. Quella di ieri è stata certamente una delle giornate più importanti del suo mandato.
Come sono stati questi 19 mesi di duro lavoro per arrivare al risultato dell' omologa?
«È stata un' attività straordinariamente complessa, piena di insidie. Abbiamo dovuto affrontare praticamente ogni giorno problemi potenzialmente distruttivi. Abbiamo però mantenuto equilibrio e polso fermo. Molti dei soggetti che ci guardavano dall' esterno pensavano che non ci saremmo mai riusciti. E invece, con l' aiuto di tutti, siamo arrivati a cogliere un risultato incredibile, se consideriamo anche il contesto della enorme crisi in cui versa il mondo delle costruzioni. Guai però a pensare di essere arrivati al traguardo. È solo il punto di partenza».
Un miliardo di debito, 1300 creditori: mai pensato che la montagna fosse troppa alta da scalare?
«L' eredità che abbiamo dovuto gestire in realtà è stata anche maggiore. Il passivo ammontava a circa due miliardi, quindi la 'montagna' sembrava molto più alta. Il senso di vertigini era inevitabile. Ho provato però ad affiancarlo alla cultura del lavoro che mi è stata insegnata. Se ti dedichi al lavoro con grande determinazione, con passione e con coraggio, le paure assumono toni diversi».
Oggi, certamente è stata una giornata positiva. Ma quella domenica del 2 dicembre 2018, quando il cda decise di avviare la procedura concordataria, cosa provò?
«Oggi sono veramente molto felice per la cooperativa, per i soci, i dipendenti e le loro famiglie che, purtroppo, hanno sofferto con noi. Il giorno in cui fummo costretti a prendere quella decisione provai un grande dolore, rabbia e tristezza. Fortunatamente ho sempre avuto vicino a me molte persone, care alla cooperativa, che non hanno mai smesso di sostenermi».
Gli ingredienti che hanno portato al successo odierno?
«Voglio dire, senza falsa retorica, che gran parte del merito va ai soci e dipendenti della cooperativa, al grande senso di responsabilità che hanno dimostrato e alle rinunce che con grande dignità hanno saputo sopportare. Lo hanno notato tutte le persone che hanno aiutato la cooperativa. Si è rilevata fondamentale anche la scelta degli advisors, tra i quali Domenico Trombone, Fabrizio Corsini che hanno dato un contributo fondamentale. Non dimentico però il supporto, importantissimo, della cooperazione con Mauro Lusetti, Giovanni Monti, Mario Mazzotti e Lorenzo Cottignoli».
Si è rivelata azzeccata anche l' idea di andare da soli, senza fusioni con altri gruppi?
«Le voci sul cosiddetto 'Progetto Italia' erano prive di fondamento, come pure le altre su improbabili fusioni con società per azioni: siamo una cooperativa e vogliamo rimanere così.
Siamo stati bravi a non farci distrarre da voci messe in giro per interessi di bottega».
Quali conseguenze ha determinato la pandemia e cosa serve al settore per riprendersi?
«È fondamentale per il settore delle costruzioni che il Governo attui in breve tempo una cura choc. Servono forti investimenti, nell' ordine di qualche decina di miliardi. È questo il momento giusto per farlo, non bisogna indugiare oltre. Le costruzioni hanno sempre fatto da volano per l' economia del Paese e penso che si possa ripartire proprio dal nostro settore. È evidente però che le regole del gioco non possono essere sempre quelle che hanno contribuito a portare il settore in crisi, altrimenti sarà tutto inutile. C' è bisogno perciò di modificare la normativa e di renderla meno farraginosa. Lo si può fare con pochi correttivi. Noi, da parte nostra, continueremo a valutare tutte le opportunità che i mercati potranno offrirci, con rinnovata fiducia grazie anche all' ottenimento dell' omologa».
Lorenzo Tazzari.